23 agosto 2007

Andreotti: la Santa Sede può fare a meno dei benefici fiscali


Vedi anche:

I giornali e l'udienza generale di ieri: chi l'ha vista?

"Trofeo Ratzinger" per i bambini malati

In attesa dell'enciclica del Papa...

Intervista di Antonio Socci al cardinale Ratzinger nella trasmissione Excalibur (20 NOVEMBRE 2003!)

Paolo Martini si informi e rifletta prima di scrivere falsita'!

Mons. Fisichella racconta Oriana Fallaci e il suo desiderio di incontrare il Papa

La Chiesa è davvero sotto attacco?

Hai un compito, anima: trovare la vera altezza della tua vita. E la tua vita è incontrarti con Dio, che ha sete della nostra sete

Record di presenze in Aula Paolo VI

Il Papa a Loreto: si delinea il programma

Che pazienza...articoli inutili su proposte laiciste...

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

"Privilegi? La Chiesa pronta a rinunciare"

«La Santa Sede può fare a meno dei benefici fiscali»

GIACOMO GALEAZZI

«Il fisco non è un dogma. La Chiesa non ha chiesto privilegi e ora non avrebbe difficoltà a ridiscutere con lo Stato l’intera materia delle tasse secondo il metodo indicato dal nuovo Concordato». Seduto al tavolo degli assessori veneti nello stand del «Caffé Pedrocchi» al Meeting, piluccando dal menù del pranzo riso negro in insalata, scartosso di pesce fritto e veneziana al sorbetto di frutta, Giulio Andreotti, «segretario di Stato vaticano in pectore» secondo la definizione di Francesco Cossiga e «cardinale laico» secondo quella del porporato Achille Silvestrini, dà voce agli umori d’Oltretevere sulle agevolazioni fiscali contestate dal sottosegretario all’Economina, Paolo Cento. E, a sorpresa, l’ex presidente del Consiglio, ascoltato frequentatore dei sacri Palazzi annuncia:«Se ne può discutere in un tavolo bilaterale, con un dialogo franco tra le parti».

Senatore Andreotti, nel governo c’è chi protesta perché la Chiesa non paga le tasse come gli altri contribuenti. Cosa replica?

«Nulla vieta che si riveda insieme la questione delle agevolazioni fiscali per quelle attività che non riguardano specificamente la missione religiosa. Si può pensare di definire insieme nel dettaglio quali luoghi e quali compiti si possano far rientrare nell’attività pastorale della Chiesa. Ciò che conta è non cadere nella trappola del muro contro muro e delle reciproche recriminazioni. Le istituzioni ecclesiali non sono imprese e la Chiesa non è una multinazionale. Da un lato non ha senso rispolverare cavalli di battaglia laicisti, ma da parte cattolica mi sembra controproducente ribattere ad ogni provocazione gridando alla persecuzione anti-ecclesiale. Per quanto conosco della Chiesa, non credo proprio che si faranno le barricate nelle parrocchie a favore delle esenzioni Ici sugli immobili degli ordini religiosi».

E chi denuncia un piano anticlericale?

«L’allora presidente della Cei, Urbani rispondeva "sono anticlericale anch’io" ai politici che nei dibattiti pubblici vantavano credenziali di anticlericalismo. A me sembra una discussione anacronistica e fuori luogo perché la soluzione è scritta nel Concordato con il quale un quarto di secolo fa è stato indicato un metodo costruttivo e di sicura efficacia. E’ un modo pragmatico e razionale per risolvere le controversie. Va benissimo ancora adesso e si può applicare anche al problema delle tasse. Occorre solo sedersi attorno a un tavolo e affrontare, punto per punto, i problemi sul tappeto».

Quali, in particolare?

«Le esenzioni, gli sconti sulle attività produttive, le distinzioni tra attività religiose e attività non pastorali. Di sicuro, la contrapposizione ideologica non serve a nessuno. Meglio il negoziato e il buon senso. La faziosità, come quella di cui dà prova il socialista Boselli quando parla di scuola cattolica, fa male e forse richiede una cura a Chianciano per essere più sereni nelle proprie valutazioni. Certo, essere disponibili ad affrontare la materia fiscale non significa negare che, a parte gli obblighi giuridici, la Chiesa è un’entità da considerare in modo particolare. Piuttosto che alle aziende, è del tutto logico equipararla alle realtà che lavorano senza scopo di lucro e che, infatti, non sono soggette a tassazione».

Nella sua lunga esperienza politica ricorda polemiche così intense sui privilegi fiscali della Chiesa?

«Un tempo era un cavallo di battaglia di una certa sinistra, più socialista che comunista. Adesso, per la verità, mi sembra una battaglia di retroguardia, poco centrata come il rimprovero di Prodi alla Chiesa di tacere sull’evasione fiscale mentre il nuovo catechismo dedica addirittura un intero capitolo all’argomento. In realtà, sento nell’aria una certa confusione. Il Papa re non esiste più da tanto tempo ma c’è chi continua a creare confusione tra Stato e Chiesa. Nel dopoguerra abbiamo fatto un passo in avanti con la riforma Vanoni, però è illusorio e fuorviante pensare di arrivare alla perfezione fiscale».

Ma l’Unione europea ha avviato una procedura d’infrazione verso l’Italia proprio sulle agevolazioni fiscali concesse alla Chiesa e alle organizzazioni non aventi fini di lucro...

«Lo status fiscale delle istituzioni religiose non è una questione teologica. Non sono in discussione le relazioni internazionali tra l’Italia e la Santa Sede, ma una questione interna che si può risolvere in via negoziale. Mi meraviglia tutta questa confusione per le foresterie delle suore e gli alberghi del Giubileo. E’ come per la tassa di soggiorno: si fece un’eccezione per Roma non per compiacere il Vaticano ma per favorire i pellegrinaggi religiosi nella capitale della cattolicità e quindi il turismo. Magari alle casse del comune i soldi delle imposte sugli immobili religiosi possono far comodo, però non mi sembra un gran vantaggio penalizzare la capacità ricettiva. Ogni pellegrino in più, è anche una fonte di ricchezza. No?».

Il segretario di Stato, Bertone, ha richiamato all’equità nell’utilizzo del gettito fiscale e il vescovo ciellino Negri ha definito "legittima difesa" non pagare le tasse quando sono eccesive. E’ sorpreso?

«Io sono laico e noto che quando un esponente della Chiesa parla di temi civili la reazione è sempre: "Perché si impiccia?". L’intervento al Meting del cardinal Bertone, invece, ha avuto un’accoglienza diversa dal solito e in tanti hanno detto: "Bene o male, ha fatto bene a far sentire la sua voce".
L’evasione è un terreno scivoloso. Le motivazioni degli evasori sono tradizionalmente tante. Durante lo Stato pontificio a Roma molti non pagavano le tasse perché non volevano dare i soldi al Papa. Poi, dopo la breccia di Porta Pia nel 1870, quegli stessi romani hanno continuato a non pagarle perché non volevano dare i soldi a chi il Papa lo teneva prigioniero. E’ vero che le tasse alte spingono a frodare il fisco. Però il catechismo condanna gli evasori senza tanta indulgenza».

© Copyright La Stampa, 23 agosto 2007

Il Senatore Andreotti si riferisce all'art. 7 della Costituzione (accordo delle due parti). Ne abbiamo parlato ieri.
Il titolo dell'articolo e' fuorviante perche' il Vaticano e' uno Stato straniero: l'esenzione dall'ICI e l'otto per mille riguardano la Chiesa italiana.
A mio modesto avviso Roma dovrebbe solo ringraziare il Papa per la sua presenza. L'anno scorso e quest'anno la capitale ha visto un incremento di turisti-pellegrini straordinario, in particolare Tedeschi, Austriaci ed Americani.
E non parliamo di tutti gli studenti (italiani e stranieri) che frequentano "fuori sede" le Universita' Pontificie.
Meno demagogia e piu' pragmatismo: la presenza del Pontefice in Italia non solo da' lustro al nostro "povero" Paese, ma e' anche una straordinaria fonte di reddito. Attenzione a non tirare troppo la corda...
Proposta: via le esenzioni e restituzione alla Santa Sede di tutti i beni confiscati dopo la breccia di Porta Pia. Come no? Sono tantissimi? Non ci guadagneremmo? Appunto
!

Raffaella


Meeting, Andreotti: ''La Chiesa non e' un'azienda''

Rimini, 22 ago. "A parte gli obblighi giuridici sappiamo che la Chiesa non e' un'azienda. E' quindi logico non considerarla come soggetto passivo per il fisco. Come del resto altre realta' che lavorano senza scopo di lucro e non sono soggette a tassazione". A sostenerlo il senatore a vita Giulio Andreotti, oggi al Meeting di Rimini, appuntamento al quale non e' mai mancato fin dalla sua prima edizione, commentando la proposta del sottosegretario all'Economia Paolo Cento, che ha chiesto di rivedere i privilegi fiscali nei confronti della Chiesa.

"Non e' clericale dare benefici alla Chiesa", spiega Andreotti, chiarendo che "lo Stato ponticifio e' finito, ma si riportano ancora modelli di quando si poteva fare un po' di confusione tra Stato e Chiesa".

Infine un suggerimento: "Molte volte vedo Boselli in televisione. Sembra che non dorma la notte, preoccupato dalla scuola cattolica. Certa faziosita' fa male. Alcuni dovrebbero fare una cura a Chianciano per essere un po' piu' sereni nelle proprie valutazioni".

Sempre in tema di tasse, il senatore a vita commenta la polemica sullo sciopero fiscale proposto dal leader del Carroccio Umberto Bossi. "A Roma quando c'era il Papa molti romani non pagavano le tasse, perche' non volevano dare i soldi al Papa - spiega -. Dopo il 20 settembre hanno continuato a non pagarle perche' non volevano dare i soldi a chi teneva prigioniero il Papa. Quindi le motivazioni degli evasori sono sempre molte". "Anche il fatto che le tasse sono alte - fa notare Andreotti - spinge a frodare. Abbiamo fatto un passo avanti nel dopoguerra con la riforma Vanoni (che ha introdotto l'obbligo della dichiarazioni dei redditi, ndr). Pensare di arrivare alla perfezione fiscale e' un'illusione".

Riferendosi poi all'intervento del cardinale Tarcisio Bertone, il senatore osserva che "quando un esponente della Chiesa parla di temi civili, dicono: 'perche' si impiccia?'. In questo caso hanno detto: 'meno male, ha fatto bene'".

E a proposito del Partito delle Liberta' dice: "Non ne so niente. Sono un indipendente. Nel giorno in cui la Dc, sbagliando, ha cambiato nome io ho chiuso con i partiti". A chi gli domanda se c'e' spazio ancora per nuovi partiti, risponde "non lo so. Io ho 88 anni, quindi lasciamo ai giovani il da farsi".

Il senatore afferma poi che non cambierebbe la legge Biagi: "Ha un significato di indirizzo''. ''E poi - aggiunge - con il tempo si puo' sempre fare qualche aggiustamento. Ma intanto cominciamo ad attuare l'indirizzo della legge stessa".

Andreotti commenta poi la finestra che la manifestazione di Comunione e liberazione dedica quest'anno alla Resistenza con un convegno e una mostra dal titolo 'Testimoni della verita' nell'Italia in guerra'. "Puo' aiutare a mettere le luci su qualcosa che ancora, come debito di giustizia, deve essere pagato", osserva.

© Copyright Adnkronos, 22 agosto 2007

2 commenti:

euge ha detto...

Dovremmo provare Raffaella a fare se si potesse una stima di quanto il Vaticano dovrebbe avere indietro dallo Stato Italiano!!!!!!!!!!! Condivido il tuo parere sul fatto che il Papa a Roma porta non solo turismo ma, anche guadagno Vedi anche la sede estiva di Castel Gandolfo che nel periodo di Agosto Settembre si rianima e sembra un centro di villegiatura di prima grandezza ed i negozianti traboccano di affari; provate ad andare quando il Papa non è in sede è unja trsistezza infinita e di una desolazione allucinante!!!!!!!!!!!!!..... senza trascurare poi come hai detto anche tu tutti coloro che usufruiscono delle scuole e dove lo mettiamo il fatto che tanta gente inviperita contro il Papa ed il Vaticano poi va costantemente alla farmacia Vaticana perchè molti farmaci non si trovano nelle farmacie italiane oppure costano il triplo?????????? Forse è il caso di non sputare tanto veleno sulla chiesa e sul Vaticano perchè poi chissà perchè anche i più acerrimi mangiapreti se hanno bisogno di qualcosa ricorrono a Vescovi e Cardinali!!!!!!!!!!!!
Eugenia

francesco ha detto...

ah! ci fosse di più il sano pragmatismo e la discrezione del buon andreotti!
tra quelli di chiesa (e della chiesa parlante) e tra gli anticlericali!
il dogmatismo e la voce grossa sono dannosi... sempre...
francesco