13 agosto 2007

Irlanda: anche la stampa si scusa con i preti e le suore accusati ingiustamente di pedofilia


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Grazie a Martina possiamo leggere questa interessante inchiesta che smaschera una volta per tutte l'atteggiamento prevenuto nei confronti della Chiesa Cattolica.
Ancora un ringraziamento a Martina e una domanda: perche' solo Avvenire riporta questi dati? Perche' i giornaloni di casa nostra tacciono spudoratamente tentando, invece, di alimentare gli scandali?
:-)
R.

IL FATTO

Provocazioni, ricatti, intimidazioni: c’è di tutto dietro le decine di presunti casi di pedofilia che hanno scosso l’Eire e fatto il vuoto intorno agli imputati. Nel 2002 il governo varò una commissione per risarcire le potenziali vittime: 14mila le richieste arrivate, solo lo 0,4% fu respinto

Preti irlandesi, ora le scuse

Dopo le assoluzioni, anche la stampa cambia registro

A giugno Paul Anderson è stato condannato a 4 anni per calunnia: aveva denunciato Padre X, dell'arcidiocesi di Dublino. Il sacerdote: ringrazio gli agenti che con le indagini mi hanno restituito la vita. E ha chiesto clemenza per il suo accusatore

Le persone che avevano intentato una causa civile contro padre Kinsella, uno dei prelati finiti
nello scandalo della diocesi di Ferns (fu al centro
del contestato documentario della Bbc trasmesso anche in Italia) hanno fatto marcia indietro


Dal Nostro Inviato A Dublino Andrea Galli

C'è chi ha citato in questi giorni l'Irlanda come esempio di Paese europeo che ha affrontato il problema degli abusi sessuali commessi da sacerdoti o religiosi. Un'occhiata a quello che è successo nell'Isola di smeraldo, dopo che l'orgia di accuse durata una decina d'anni si va ormai placando, può effettivamente insegnare qualcosa.
Il 7 giugno scorso, Paul Anderson, 34 anni, è stato condannato a quattro anni di carcere per avere accusato Padre X, un sacerdote dell'arcidiocesi di Dublino rimasto anonimo, di aver abusato sessualmente di lui 25 anni fa, durante la preparazione alla prima comunione. Il giudice Patricia Ryan ha spiegato nella lettura della sentenza come Anderson, personaggio segnato da tossicodipendenza, tendenze suicide e debiti personali, avesse costruito racconti infamanti contro Padre X per un fine molto semplice: estorcere quattrini alla Chiesa. «Avrei preferito che mi sparassero in testa, piuttosto che costringere me e la mia famiglia a vivere le sofferenze che abbiamo vissuto», ha detto Padre X, in una testimonianza finale davanti alla corte.
Il sacerdote non ha risparmiato parole taglienti nei confronti dell'Arcidiocesi, che in nome di una malintesa "tolleranza zero" l'aveva costretto ad abbadonare immediatamente qualsiasi attività pastorale, senza aspettare gli accertamenti giudiziari, costringendolo a quattro anni di isolamento gravati dalla vergogna e dal pubblico sospetto: «una reazione da Baia di Guantanamo». Ha voluto ringraziare solamente alcuni agenti di polizia, che con le loro indagini accurate hanno smontato una a una le accuse - «mi hanno restituito la vita» - , ha parlato di una sua maggiore comprensione della Passione di Gesù Cristo, primo sacerdote a essere condannato fra gli sputi e gli oltraggi della folla, e, perdonando Anderson, ha chiesto per lui un gesto di clemenza.
La storia è parsa talmente eclatante che anche la "grande" stampa dal piglio anticlericale, Irish Times in testa, non ha potuto non dare il debito spazio alla vicenda e chiedersi se qualcuno non si sia lasciato prendere la mano sulla questione dei "preti pedofili".
Joe Duffy, popolare conduttore della nazionale RTE Radio 1 e giornalista solitamente acido nei confronti della Chiesa, il 28 giugno ha dedicato un'ora e un quarto di trasmissione alle storie di religiosi falsamente accusati di abusi sessuali, distrutti nell'onore e poi discolpati nell'indifferenza generale. Con una serie di testimonianze strazianti.

A finire nel mirino degli intervenuti in trasmissione, come giorni prima nelle riflessioni amare di alcuni giornali, è stata anche One in Four, l'associazione a sostegno alle vittime di abusi sessuali fondata e diretta da Colm O'Gorman, il militante omosessuale ed esponente politico dei Progressive Democrats, noto anche in Italia per aver partecipato alla puntata di Annozero, Rai 2, su Chiesa e pedofilia. One in Four, che già in passato era stata accusata da più parti di alimentare la caccia alle streghe, negando il problema enorme delle false accuse e delle speculazioni ai danni della Chiesa, è stata colei che aveva assistito e sostenuto lo stesso Anderson nel suo sporgere denuncia.

L'episodio non ha certo giovato alla già scarsa popolarità di O'Gorman, il quale, bocciato alle elezioni di aprile per la Camera dei deputati, non è stato confermato a luglio dal Primo ministro Bertie Ahern nella carica di senatore (carica che in Irlanda è, appunto, di nomina governativa).
Nel frattempo un'altra notizia è passata un po' più in sordina. Pochi giorni dopo la sentenza contro Anderson, le tre persone che avevano intentato una causa civile contro padre John Kinsella, uno dei sacerdoti finiti nel tritacarne dello scandalo della diocesi di Ferns - scandalo fatto scoppiare sempre da Colm O'Gorman e al centro del documentario della BBC proiettato nella puntata di Annozero - hanno pensato bene di ritirare le loro denunce. Anche Padre Kinsella si era proclamato fin dall'inizio totalme nte innocente.
C'è, poi, un caso ancora più recente. Il 19 luglio, a Galway, Petre Zsiga, rumeno, è stato condannato a quattro anni di carcere per estorsione, mentre la moglie irlandese ha ottenuto una sospensione della pena. Costei, entrata in contatto con padre Brendan Lawless, parroco di Portumna, era riuscita a farsi mostrare la canonica e a filmare di nascosto il sacerdote che le mostrava l'abitazione, tra cui la camera da letto. Dopo aver offerto prestazioni sessuali a padre Lawless, debitamente respinte, gli aveva chiesto 14.500 euro, sotto la minaccia di dare alla stampa sia una parte del video che un racconto di molestie sessuali. Il prete, atterrito, aveva pagato. Ma la donna era tornata alla carica sei mesi dopo. Da lì la denuncia, l'arresto dei due, marito e moglie, il processo e la condanna.
Queste storie degli ultimi due mesi rendono l'idea di come un certo clima in Irlanda stia cambiando. Dopo più di dieci anni di accuse contro sacerdoti, religiosi, suore ecc., il fenomeno comincia a essere visto anche dall'opinione publica nella sua dimensione autentica. Che non è quella di un clero sempre senza macchie e attaccato da una legione di assoluti falsari. È piuttosto quella di un cortocircuito generatosi nel tempo, dove casi relativamente poco numerosi di abusi commessi da uomini di Chiesa sono stati enfatizzati e alla fine strumentalizzati per una campagna di denigrazione contro la Chiesa stessa. Campagna che ha dato la stura a ogni tipo di speculazione, falsità, vendetta anche per futili motivi.
Nel 2002 il Governo irlandese, sotto la pressione di una campagna mediatica martellante, ha dato vita al Residential Institutions Redress Board, una commissione incaricata di offrire un risarcimento a tutti coloro che avessero subito abusi in una serie di scuole statali appaltate a ordini religiosi ed entrate nell'occhio del ciclone. In pratica le cosiddette industrial schools e altri istituti simili che avevano ospitato, dalla fine dell'800 agli anni '70, orfani e figli di famiglie disastrate. Nessuna seria prova era richiesta (era, perché la possibilità di fare appello è terminata nel 2005), bastava una testimonianza verosimile. Il risultato non era difficile da prevedere.
Circa 14mila sono le denunce arrivate, di cui solo lo 0,4% è stato respinto. Lo Stato, che deve ancora finire di pagare tutti, si calcola che alla fine avrà di gran lunga superato il miliardo di euro negli esborsi. Immancabili gli "inciuci" del sistema. Pochi giorni fa è nata una polemica quando si è saputo che il Redress Board ha versato 83,5 milioni di euro agli studi legali che avevano assistito i denuncianti, alcuni dei quali messisi dal 2002 in cerca di ex alunni delle industrial schools finiti anche in Nuova Zelanda, Canada o Stati Uniti, per far conoscere loro l'interessante proposta statale.
Nel mentre un ordine tra i più meritori nella storia dell'Irlanda moderna, la Congregazione dei Fratelli Cristiani, a cui furono affidate molte delle scuole infamate, ha visto il 90% dei suoi membri toccati da almeno un'accusa di abusi sessuali. Religiosi, spesso molto anziani, che dopo una vita di generosità e di servizio hanno incontrato la vergogna più atroce. Un destino che non è stato riservato solo ai "soldati semplici": dal 1994 a oggi sei vescovi (per avere una proporzione, in Irlanda le diocesi sono 26) hanno visto il proprio nome infangato con storie di abusi sessuali poi finite in una bolla di sapone.
«Non ci stancheremo di lottare contro queste ingiustizie» dice oggi Florence Horsman Hogan, fondatrice di Let Our Voice Emerge, una delle associazioni che si sono battute contro l'isteria collettiva ai danni della Chiesa Cattolica. Florence, un'infermiera protestante, figlia di una madre schizofrenica e di un padre alcolizzato, è stata cresciuta in una delle industrial schools dirette dalle Sisters of Mercy. Non ha mai dimenticato la carità cristiana che gli ha permesso di farsi una vita, e nel 2002 ha deci so di offrirsi come portavoce delle vittime innocenti di false accuse, soprattutto sacerdoti e suore. A spingerla a nell'arena pubblica è stato però un altro motivo: il racconto di vere vittime di abusi, che si sono sentite strumentalizzate e oltraggiate nel trovarsi a fianco un esercito di truffatori, piccoli balordi e anticlericali ossessivi.

© Copyright Avvenire, 12 agosto 2007

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo per dire come basta poco per infangare e screditare... che razza di corsa oscena, puntare il dito per dire...lo sapevo,sono tutti uguali.
Faccio fatica ad appartenere ad una società che si classifica umana mentre si diverte a gridare a morte. Che unità fantastica per denigrare e nessun impegno per capire! Come in certi Blog.
Ora chi restituisce la dignita sociale a coloro che sono stati lapidati? E la fiducia? Come vivranno coloro che sono stati uccisi dentro!
Sentivo fin dall'inizio che c'era tanto schifo, tutto cosi all'improvviso, i peccati esistono da sempre... ma cosi eclatanti e specialmente su un settore in particolare. La colpa e degli avvoltoi che gridano: a morte, tutti, quelli che lo fanno verbalmente e socialmente e istituzionalmente.E cosi facendo alzano le parcelle quegli avvocati,che sono sempre di più a favore dell'inganno,che complottano e guadagnano insieme ai loro assistiti fior di quattrini,perchè tutto questo clamore ha solo un motore:il denaro.
Quante persone ci cascano? Quanti scandali sessuali,stupri e violenze fasulle? Oppure prima consenzienti e poi davanti ad un giudice,o per vendetta o perchè si annoiano.
Se ci si girasse a classificare adeguatamente questi comportamenti,ora non ci sarebbe cosi tanta melma.
In nome della libertà, del diritto,oggi viviamo senza educazione e rispetto.
E se nonostante l'evidenza puntassero ancora il dito sarebbe
scontato, chi ha l'inferno dentro non può seminare pace, con quelli
bisogna aver pazienza la zizzania è inevitabile nel campo dell'Eterno, l'importante e non diventarci anche noi.

Su Avvenire on line oltre questo servizio sui preti irlandesi c'è quella storia di Magdalene che hanno fatto un film e la storia di un altra suora

Rosmy

Anonimo ha detto...

Era una mattina del dicembre 1961, avevo 10 anni e frequentavo la 5ª elementare. Il bidello bussa alla porta e annuncia l’ispezione della direttrice. Subito dopo questa fa il suo ingresso con uno scolaro al suo seguito. Il mio maestro le fa i convenevoli di rito e poi le chiede il motivo di tale inaspettata visita. Senza tanti giri di parole, la direttrice gli dice che nella sua classe c’è un alunno colpevole di scritte blasfeme sulle porte dei gabinetti. Invita quindi il testimone oculare a passare in rassegna i componenti della scolaresca e a indicare con l’indice il colpevole di tale misfatto. Cala un silenzio tombale su tutta la scolaresca, interrotto solo dall’atto finale di tale rito: l’individuazione del colpevole…, e quel colpevole sono proprio io!!! Esterrefatto e incredulo, manifesto subito la mia estraneità…, ma non c’è niente da fare, il testimone oculare ha decretato l’inappellabile sentenza...!!! Accompagnato dal mio maestro, che in tutti i modi cerca di rassicurarmi sull’esito positivo della faccenda, vengo condotto in direzione e sottoposto ad un lungo interrogatorio durante il quale cerco disperatamente di provare la mia più assoluta estraneità al fatto addebitatomi. Vengono convocati anche i miei genitori che, indignati, manifestano la loro più ampia sicurezza sulla mia innocenza e il loro più grande dubbio sull’attendibilità del testimone. Alla fine, l’integrità morale della mia famiglia, prevale su tutto e, con il beneficio di inventario, vengo scagionato. Un anno più tardi, mi ritrovo casualmente a tu per tu l’autore di tale nefandezza e, chiedendogli perché mai avesse indicato proprio me…, ottengo come risposta: sapevo che non eri tu, ma non so per quale motivo, hai attirato la mia attenzione e ho indicato proprio te!!! Che ne dici Raffella?!?

Anonimo ha detto...

Grazie per i contributi :-)
Caro Gianpaolo, il tuo racconto mi ha sconvolto perche' e' la prova di come basti poco per accusare ingiustamente una persona. L'episodio e' avvenuto a scuola ma poteva benissimo svolgersi in una caserma o in una questura. Cio' che mi lascia l'amaro in bocca e' che nessuno ha voluto credere a te e si e' preferito prendere per oro colato cio' che usciva dalla bocca del "testimone". Per fortuna e' intervenuta la tua famiglia ma che cosa sarebbe successo se, per qualche ragione, anche i tuoi familiari fossero stati ignorati?
E' giusto sentire tutti i testimoni ma poi il racconto deve essere provato dai fatti. Oggi accade invece che cio' che dice una accusatore diventi il "Vangelo" non tanto per i giudici quanto per i media. Titoloni in prima pagina...interviste...scoop veri o presunti. E se l'autore viene scagionato? Trafiletto in ultima pagina.
Questo ovviamente non vale per tutti gli "imputati" ma solo a quelli "additati" dai mass media.
R.