21 agosto 2007

Messa tridentina: l'entusiamo dei giovani, la frenata dei piu' anziani


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di CATERINA MANIACI

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Sorpresa: il rito tradizionale, il latino a messa, con tanto di canti gregoriani, non solo non sembra affatto preoccupare i fedeli in Italia, ma anzi attira e "incuriosisce" soprattutto i più giovani e gli intellettuali. Mentre le gerarchie ecclesiastiche e molte diocesi ne scoraggiano l'uso, in qualche caso minacciano addirittura chi pensasse di prenderlo in considerazione. Monsignor Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa, monsignor Luca Brandolini, vescovo di Sora, Aquino e Pontecorvo, il priore di Bose, Enzo Bianchi, per esempio, non hanno usato mezzi termini per mostrare i loro forti dubbi. Attraverso alcune testimonianze "sul campo" a Roma e Milano abbiamo potuto farci un'idea, sia pure parziale, di quel che sta succedendo nella chiesa italiana, dopo il documento papale.

"LEZIONI" A SETTEMBRE

Chiesa di San Carlo, in una delle vie più importanti e animate di Roma, via del Corso. Nonostante sia una torrida mattina di agosto, c'è molta gente, in gran parte turisti. Chiediamo ad un giovane sacerdote che parla con un gruppo di ragazzi se in questa chiesa si pensa di celebrare la messa secondo il rito del Messale del '62, quello pre-conciliare, tutto in latino, ora che il Papa, con il suo motu proprio, ne ha liberalizzato la celebrazione. Il sacerdote risponde: «A settembre abbiamo intenzione di studiare la questione, magari invitando i fedeli, soprattutto i giovani, a conoscere le differenze di messale». Stessa domanda a San Lorenzo in Lucina e una laconica risposta: «No, qui nessuno ha chiesto nulla, ai fedeli non interessa la questione». Nella barocca chiesa Gesù e Maria, invece, la messa in latino non è un ricordo lontano, perché «qui si celebra da sempre e si continuerà a farlo», spiegano, sottolineando però che non si tratta del rito preconciliare e che i fedeli attratti dal latino sono numerosi. A Santa Susanna, sempre nel centro della capitale, ci sono le monache cistercensi. Qui si celebrano le messe in canto gregoriano, che ha molti estimatori. «Spesso vengono ragazzi, professori, persino giornalisti. Sono appassionati del gregoriano. E arrivano anche da lontano», ci spiega una gentile suora. Sostiene con semplicità che il ripristino del rito preconciliare non è un pericolo di ritorno al passato. Anzi, «è un modo per ritrovare le nostre antiche tradizioni e pregare meglio». «Alcuni sacerdoti di Milano si informano per sapere come celebrare la messa in latino secondo il rito ambrosiano. Ma mi hanno detto che la prima reazione della Curia è stata negativa», spiega Don Emanuele du Chalard, superiore del Priorato di Montalenghe (TO), la sede dell'Italia settentrionale della Fraternità San Pio X. La sua associazione è quella di Monsignor Lefebvre, che negli anni Sessanta rifiutò il Concilio Vaticano II perché lo considerava contrario allo spirito della Chiesa. I lefebvriani sono i tradizionalisti che non hanno mai smesso di celebrare la messa tridentina. Vescovi che appaiono chiaramente contrari al ripristino del rito antico: perché? Don Emanuele ha una sua spiegazione: «Dopo il Concilio i vescovi hanno ampliato molto i loro poteri sulla liturgia, il ripristino della messa in latino può ridurre la loro influenza». E poi «gli stessi vescovi sostengono che il problema della liturgia non esiste, ma non è vero: da quando è stata introdotta la messa in italiano la frequentazione dei fedeli è molto diminuita. Non vogliono ammettere che molti giovani preferiscono la tradizione. A Parigi, nella nostra chiesa di Saint Nicolas du Cardonnet, ogni domenica ci sono tra le tre e le quattromila persone, tra cui famiglie, giovani, studenti». Anche per i sacerdoti la situazione rivela delle sorprese: «Se i preti che hanno vissuto il dopo Concilio sono poco interessati, i giovani invece sono molto aperti. Sono ben disposti verso il motu proprio perché apre loro un mondo sconosciuto. In queste ultime settimane ho ricevuto sacerdoti e seminaristi, giovani o giovanissimi, al 90% in favore della tradizione. Spesso sono delusi dalla liturgia, nella messa latina trovano più spiritualità».

ISTRUZIONI SU DVD Nei seminari alcune encicliche ottocentesche verrebbero lette di nascosto, come testi proibiti: «Alcuni hanno scoperto da noi le encicliche di '800 e '900, c'è una specie di vuoto tra i Padri della Chiesa e il Vaticano II. Ma se perseverano nella tradizione in seminario vengono isolati. Qualcuno studia sotto banco, ma la maggior parte si lascia trascinare dal progressismo attuale». Addirittura i lefebvriani, per colmare i vuoti di cui soffre il clero nostrano in questo campo, hanno realizzato un dvd, «in cui si spiega come si celebra una messa tridentina. In Italia è stato ordinato da 500 religiosi. Di questi, il 10% è composto da seminaristi, gli altri sono sacerdoti. Dopo il motu proprio, abbiamo consacrato una settimana per fare "ripetizioni": abbiamo spiegato la spiritualità della messa latina e il ruolo del sacerdote secondo la tradizione a quattro religiosi». E per i sacerdoti milanesi, ecco i consigli: «Il motu proprio riguarda la liturgia romana; anche se Milano ha sempre conservato la liturgia primitiva deve accettare le leggi universali. Comunque ho già consultato i canonisti romani: possono tornare al vecchio rito ambrosiano. Rispetto alla messa tridentina, che si è arricchita nei secoli, è più legata ai primi secoli». (Ha collaborato Claudia Gualdana)

© Copyright Libero, 21 agosto 2007

3 commenti:

euge ha detto...

Ecco cosa fa veramente paura a Don Farinella a Plotti e a tutti coloro che sono contrari al rito tridentino la curiosità dei giovani il loro interesse per qualcosa che fa parte del patrimonio culturale della chiesa ma, che in nome di un falso progressismo, è stato ingiustamente accantonato anche se mai abolito o vietato; non sono i tradizionalisti a far paura ma, la gente comune che desidera in qualche modo conoscere e capire e magari perchè no amare o preferire; mi auguro che non si ripetano tentativi di boicottaggio, minacce ed altri soprusi simili ma, si lasci la possibilità di venire a conoscenza di un rito ingiustamente ed a torto, collegato a qualcosa di oscuro di antico di medioevale a qualcosa che sa più mdi caccia alle streghe che non di tradizione.
Sta adesso a noi fedeli, difendere il nostro patrimonio culturale della chiesa.
Eugenia

Anonimo ha detto...

Come le canzonette usa e getta dei nostri giorni, così anche certe messe “moderne” finiranno - a breve - per stancare i giovani che, una volta scoperta la bellezza e la magnificenza del canto gregoriano, ne saranno talmente coinvolti al punto di propendere per il rito antico, la cui sacralità è e sarà sempre unica ed eterna!!!

euge ha detto...

Lo soero vivamente Giampaolo perchè non se ne può più!!!!!!!!!!!!!!!!
Eugenia