2 ottobre 2007

Don Guido Marini e la stima del Papa per la curia genovese


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GIACOMO GALEAZZI

CITTA’DEL VATICANO
La Santa Sede parla sempre più genovese. Ieri Benedetto XVI ha scelto come Maestro delle Celebrazioni Liturgiche, don Guido Marini, dell’arcidiocesi di Genova. D’ora in poi sarà lui ad affiancare il Pontefice nelle funzioni religiose e a realizzare sull’altare la «correzione di rotta» di Joseph Ratzinger: il Papa è intenzionato a ripristinare una liturgia più legata alla tradizione rispetto a quella abbastanza creativa e innovatrice di Giovanni Paolo II e soprattutto i suoi viaggi internazionali.
Ordinato sacerdote dal cardinale Giuseppe Siri, don Marini è l’ultimo degli allievi dello storico arcivescovo ad essere nominato in un posto-chiave d’Oltretevere negli ultimi mesi. Altri discepoli di Siri come l’arcivescovo Angelo Bagnasco (presidente Cei), il vescovo Mauro Piacenza (segretario della congregazione per il Clero) e l’arcivescovo Domenico Calcagno (segretario dell’Apsa, il dicastero che amministra il patrimonio della Santa Sede) sono stati chiamati da poco ad assumere le massime responsabilità nella Curia.
Inoltre si è appena trasferito a Roma (passando da Genova alla Conferenza episcopale), don Nicolò Anselmi, nuovo responsabile del servizio nazionale per la pastorale giovanile, finora direttore dell’ufficio diocesano di Genova e incaricato regionale della Liguria per la pastorale giovanile. Un «exploit» senza precedenti per la diocesi del segretario di Stato, Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova fino allo scorso anno. Di Bertone, don Marini è stato anche segretario particolare e responsabile diocesano delle celebrazioni liturgiche, curando la redazione dei libretti liturgici e costituendo il «Collegium Laurentianum», associazione di volontari per il servizio d’ordine e d’accoglienza della Cattedrale.
E la Lanterna splende anche nell’episcopato: per gli imminenti avvicendamenti nelle sedi di Savona e La Spezia la «scuola Siri» è in prima fila. E da lì sono già usciti i presuli di Chiavari (Alberto Tanasini), Tortona (Martino Canessa) e Imperia-Albenga (Mario Oliveri). «Con Benedetto XVI, Genova è diventata la diocesi più importante d’Italia - osserva don Gianni Baget Bozzo, anch’egli pupillo del cardinale Siri - Il cardinale Bertone puntella la Santa Sede coi suoi “pretoriani” e Genova è il vivaio dei principali incarichi curiali. Prima il clero genovese era penalizzato nella carriera perché “siriano”, ora con Bertone e Ratzinger gli stessi ecclesiastici vengono valorizzati proprio perché forgiati da Siri».
Dai sessantenni Bagnasco e Calcagno ai quarantenni Marini e Anselmi, il profilo rimane lo stesso. «Assoluta ortodossia cattolica, fedeltà alla Chiesa tradizionale, fedeltà alle istituzioni ecclesiastiche, omogeneità e obbedienza alla Santa Sede - spiega Baget Bozzo - Hanno i riferimenti non nel mondo culturale e civile, ma tutti interni alla Chiesa. Siri li ha formati come sacerdoti obbedienti al vescovo e adesso questa scuola apprezzata da Joseph Ratzinger è il massimo punto di riferimento per le nomine più importanti».
Quell’impostazione tradizionale che prima, per le carriere ecclesiastiche, era il «punto di debolezza nella Curia modernizzatrice di Wojtyla», è diventata un «formidabile trampolino di lancio nel Vaticano “tradizionale” di Benedetto XVI».

© Copyright La Stampa, 2 ottobre 2007

4 commenti:

francesco ha detto...

sinceramente a me pare che questa equazione Benedetto XVI = tradizionalismo = curia di Genova... sia abbastanza balzana e sappia più di "politichese" applicato alla Chiesa che di realtà dei fatti...
l'avvicendarsi dei Marini non è così rivoluzionaria come potrebbe sembrare... e pare che prima di Genova ci sia Milano, a far le statistiche... con gente cresciuta all'ombra del cardinal Martini...
non può essere che invece il Papa non guarda ai "partiti" ma al bene della Chiesa e al valore delle persone? ...andando oltre i chiacchiericci politichesi e di curia...

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con te, caro Francesco.
Se il Papa seguisse logiche "politiche" eviterebbe di promuovere chi proviene dalla curia di Milano. A me pare che il Papa scelga i collaboratori in base all'esperienza e all'assoluta moralita'. Tutti si aspettavano che Benedetto avrebbe promosso solo prelati in assoluta linea con il suo pensiero teologico ed invece si dimostra sempre piu' "Pontefice di sorprese".
Ciao

mariateresa ha detto...

Sono completamente d'accordo con entrambi. Del resto Galeazzi è recidivo in queste sottospecie di analisi.Mi sembra inoltre che di cose di Chiesa se ne intenda come me ne intendo io di cinese antico.

Anonimo ha detto...

lex orandi, lex credendi.
cerimonie o liturgie?

artifex