12 novembre 2007

Ancora sul cardinale Etchegaray e la sua "apertura" circa l'ordinazione di preti sposati


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Il vicedecano del collegio dei cardinali rompe il tabù del celibato. «Ma non è la soluzione alla crisi vocazionale»

«Sacerdoti sposati, la questione si pone»

L'apertura di Etchegaray: «Nella Chiesa greco-cattolica avviene già»

Luigi Accattoli

CITTA' DEL VATICANO — La questione dell'ordinazione di preti sposati «può essere posta», ma non risolverebbe il problema della «crisi vocazionale »; la timida apertura a un argomento tabù — che l'ufficialità vaticana da sempre respinge — viene da un grande vecchio della Curia romana: il cardinale francese Roger Etchegaray, 85 anni, vicedecano del collegio dei cardinali. Ne ha parlato in un'intervista al quotidiano Le Parisien.
Etchegaray è in Vaticano quello che il cardinale Martini è nell'insieme della Chiesa cattolica: una voce libera, di grande prestigio personale ma di nessuna responsabilità istituzionale. In quella posizione uno può andare in avanscoperta e dire quello che pensa.
«La questione può essere posta, come avviene nella Chiesa greco-cattolica», ha detto il cardinale a Le Parisien.
«Ma deve essere chiaro: non sarebbe la soluzione al problema della crisi vocazionale ».
Il cardinale Etchegaray è notoriamente un liberal. In quella stessa intervista — data in occasione della pubblicazione delle sue memorie presso Fayard: J'ai senti battre le coeur du monde. Conversations avec Bernard Lecomte — afferma anche che «Dio non può essere conservatore» e che «il mondo è sempre nuovo».
Ai grandi vecchi in Vaticano si permette tutto, ma non c'è alcuna verosimiglianza che la questione del celibato possa essere affrontata a breve. Cardinali possibilisti sul celibato ce ne sono sempre stati, dal Concilio Vaticano II a oggi: i più noti tra quelli ancora attivi sono il nostro Martini, il belga Danneels, l'ucraino di rito orientale Husar. Ma la loro voce è fortemente minoritaria.
Parole possibiliste erano venute il dicembre dell'anno scorso anche da un cardinale brasiliano che il Papa aveva appena nominato prefetto della Congregazione per il clero, Claudio Hummes: aveva detto al quotidiano O Estado de S. Paulo che una «riflessione » sul celibato era possibile, benché bisognosa di tempi lunghi, perché esso «non è un dogma ma una norma disciplinare ». Aveva accennato alla «sfida» della diminuzione dei preti come a una spinta a quella riflessione e aveva concluso che la Chiesa «non è reazionaria e cambia quando deve cambiare».
Hummes — insomma — non vede male i cambiamenti, proprio come Etchegaray. Ma in Vaticano non la presero bene e appena arrivato a Roma per iniziare il suo lavoro in Curia dovette fare una precisazione che sgombrava il campo da ogni illusione sulla possibilità che quel tema venisse posto all'ordine del giorno: «La norma del celibato per i sacerdoti nella Chiesa latina è molto antica e poggia su una tradizione consolidata e su forti motivazioni, di carattere sia teologico-spirituale sia pratico-pastorale, ribadite anche dai papi». Conclusione lapidaria: «Tale questione non è attualmente all'ordine del giorno delle autorità ecclesiastiche».
Al Sinodo dei vescovi del 2005, l'unico che si è tenuto dopo l'elezione di Benedetto XVI, l'ordinazione di «uomini maturi» che vivono nel matrimonio — intesa come questione da sottoporre alla valutazione del Papa — fu scartata a maggioranza nella gran parte dei dodici gruppi linguistici.
Della faccenda si è riparlato in Curia l'ultima volta il novembre di un anno addietro con riferimento al caso Milingo, che sta chiamando a raccolta — con poco successo, si direbbe — i preti sposati di tutto il mondo. A conclusione di una riunione dei capidicastero con il Papa fu pubblicato un comunicato che tra l'altro diceva: «È stato riaffermato il valore della scelta del celibato sacerdotale secondo la tradizione cattolica».

© Copyright Corriere della sera, 12 novembre 2007

4 commenti:

Luisa ha detto...

Ringrazio Luigi Accattoli per le precisazioni....non fa che confermare le mie impressioni,dopo aver ascoltato il cardinale su diverse radio francesi.
I giornalisti provocano, conoscendo la persona,sanno quale domanda porre e non sono stati delusi....ma non è solo su quell` argomento che il cardinale ha dato l`impressione di essere, diciamo, in margine. E visto la situazione della Chiesa in Francia non è forse il momento di lanciare mine vaganti o sollevare dubbi e confusioni. Voler pubblicizzare un libro appena uscito non giustifica tutto.

mariateresa ha detto...

per gli amici che leggono il francese:
http://blog.la-croix.com/rome/
il contributo dell'inviata a Roma della Croix, sotto il titolo
"Attention, sujet sensible !".
Appare ironico il modo con il quale presenta la stampa italiana...sempre alla caccia dello scoop.
Per il resto questo giornale e anche questa inviata non mi hanno mai esaltata, a dire tutta la verità.

Anonimo ha detto...

Grazie, Mariateresa :-)

Luisa ha detto...

A prova di qunto si debba diffidare dei cosidetti corrispondenti esteri. Io qui dalla Svizzera è una lezione che ho imparato da tempo... le cose false che sono dette sulla situazione in Italia ,sopratutto quando rigurdano la Chiesa,sono legioni.
Ma nel caso presente la corrispondente mi sembra aver descritto una certa realtà dei media italiani anche se non è vero che il soggetto dei preti sposati sia un soggetto sensibile e d`attualità, qui è lei a fare quello che rimprovera ai suoi colleghi italiani.
La croix non esalta nemmeno me, Mariateresa,è da tempo che metto il decoder per leggerlo.