15 novembre 2007

Patriarcato di Costantinopoli: sì al primato del Papa ma "fra pari". Mosca preferisce un dialogo diretto con Roma


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VATICANO/ ORTODOSSI COSTANTINOPOLI: PRIMATO PAPA, MA 'INTER PARES'
Precisazione sul documento cattolici-ortodossi

Città del Vaticano, 15 nov. (Apcom) - "Primato sì, ma anche collegialità, cioè deve esserci l'accordo di tutti i Patriarchi": è questa la precisazione che arriva da fonti del Patriarcato di Costantinopoli, guidato da Bartolomeo I, sul documento finale scritto congiuntamente da cattolici e ortodossi in seguito alla riunione della Commissione mista che si è svolta a Ravenna dall'8 al 14 ottobre e reso noto ufficialmente oggi.

"Il documento è molto importante - riferiscono dal Patriarcato ad Apcom - e c'è un riconoscimento del Primato del Papa, primo tra i Patriarchi, a livello storico, cioè quando la Chiesa era unita prima dello scisma del 1054. Ma il Papa è un 'primus inter pares', cioè noi vogliamo puntare alla collegialità della gestione nella Chiesa".

Nel documento infatti si legge: "Entrambe le parti concordano sul fatto che Roma, in quanto Chiesa che 'presiede nella carità', secondo l'espressione di Sant'Ignazio d'Antiochia (Ai Romani, Prologo), occupava il primo posto nella taxis e che il vescovo di Roma è pertanto il protos tra i patriarchi. Tuttavia essi - prosegue il testo - non sono d'accordo sull'interpretazione delle testimonianze storiche di quest'epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto protos, questione compresa in modi diversi già nel primo millennio".



VATICANO/ DIALOGO CATTOLICI-ORTODOSSI, MA I RUSSI GIOCANO DA SOLI
Delegazione Mosca non firma documento, punta su confronto diretto

Città del Vaticano, 15 nov. (Apcom) - "Un primo passo" nel dialogo tra cattolici e ortodossi è avvenuto con la firma congiunta del documento finale di Ravenna, reso noto oggi ufficialmente, ma anticipato il 26 ottobre dal Patriarcato di Mosca. Un documento che si inserisce nel dialogo verso l'unità fra cristiani, ma che pone dubbi sul dialogo intra-ortodosso.
Lasciando intravedere anche 'altre priorità' sul fronte moscovita, dove per vari motivi si preferisce il dialogo a due con Roma a un tavolo allargato.
Il documento, infatti, mette in luce le diverse posizioni tra Patriarcato di Costantinopoli e quello di Mosca. Mentre i primi, insieme alle altre delegazioni ortodosse, riconoscono il primato petrino seppure a livello storico, il Patriarcato guidato da Alessio II mantiene le proprie posizioni e distanze.

Nel documento, che non è stato firmato dalla delegazione moscovita, viene riconosciuto il 'protos' del Papa tra i Patriarchi. Con una precisazione: "Le parti, tuttavia - si legge nel documento finale - non sono d'accordo sull'interpretazione delle testimonianze storiche di quest'epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto protos, questione compresa in modi diversi già nel primo millennio".
Riconoscimento formale, dunque, del Primato petrino, ma non sostanziale. "Il Papa è un 'primus inter pares' - dicono dal Patriarcato di Costantinopoli, guidato da Bartolomeo I - riconosciamo il Primato del Papa a livello storico, ma deve esserci una collegialità tra tutti i Patriarchi".

Cosa succede invece con gli ortodossi del Patriarcato di Mosca? L'11 ottobre, quindi tre giorni dopo l'apertura dei lavori della Commissione mista per il dialogo cattolico-ortodosso, la delegazione moscovita ha lasciato i lavori per divergenze con il Patriarcato di Costantinopoli sulla questione dello status della Chiesa ortodossa Estone, legata, appunto, a Costantinopoli pur facendo parte dell'ex Unione sovietica.

Non è dunque un caso che la delegazione russa, non avendo neppure firmato il documento finale di Ravenna, abbia pubblicato con quasi un mese di anticipo il testo del documento sul sito della rappresentanza della Chiesa ortodossa russa presso le istituzioni europee. Un passo irrituale, quasi uno sgarbo, che colpisce soprattutto il patriarcato di Costantinopoli e che non ha mancato di irritare il Vaticano. Il cammino verso l'unità dei cristiani "è ancora lungo", ha commentato Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per l'Unità tra cristiani.
Il riferimento non è solo al delicato confronto tra cattolici e ortodossi, ma anche alle divergenze tra delegazioni ortodosse. Il Patriarcato di Mosca guarda con sospetto al ruolo di Bartolomeo I, considerato il 'papa degli ortodossi'.

E per tentare di contrastare questo primato, lancia segnali su due fronti: da una parte l'abbandono della riunione della Commissione mista a Ravenna (e l'anticipazione del documento), dall'altra i segnali di distensione con la Santa Sede.
L'arrivo a Mosca del nuovo Arcivescovo Metropolita di Mosca, Don Paolo Pezzi, e le sue prime dichiarazioni, sono stati accolti con esplicito apprezzamento dal Patriarcato di Mosca. Tre giorni dopo l'insediamento - avvenuto lo scorso 27 ottobre - il metropolita russo Kirill, ministro degli Esteri di Alessio II, dichiarava che ora "c'è una crescente comprensione reciproca tra le due Chiese su numerose questioni, che riguardano l'umanità e questo crea una certa solidarietà nei loro rapporti a livello di organizzazioni e di dialogo con il mondo laico".

Il tanto atteso vertice tra il Patriarca russo e Papa Benedetto XVI non sembra ancora dietro l'angolo, ma i toni da Mosca sono effettivamente cambiati. La Chiesa ortodossa moscovita, che oggi si sente molto più forte rispetto al primo decennio postsovietico, forse guarda anche con minore preoccupazione alla presenza della Chiesa cattolica in terra russa.

Di recente il Papa ha inviato come suo delegato a Mosca Monsignor Paul Joseph Cordes, per un incontro diretto con Alessio II. Incontro saltato, però, a causa delle condizioni di salute del Patriarca, sempre più precarie.

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