14 dicembre 2007

Mons. Amato: la Nota sull'Evangelizzazione indica l'urgenza della missione (Radio Vaticana)


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Mons. Amato: la Nota indica l'urgenza della missione

Sugli obiettivi di questa Nota ascoltiamo l’arcivescovo Angelo Amato, al microfono di Giovanni Peduto:

R. - In realtà la finalità di questo documento è proprio quella di riscoprire la missione e di rimotivare l’urgenza e la necessità della evangelizzazione di tutti i popoli. Il magistero pontificio ha più volte ripetuto che dopo duemila anni di cristianesimo la missio ad gentes è ancora ai suoi inizi. La Chiesa quindi è chiamata al suo compito primordiale: annunciare la buona novella della salvezza in Cristo a tutta l’umanità. Diceva San Paolo: «Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1Cor 9,16).

D. - Ci sono delle difficoltà al riguardo?

R. - Si tratta piuttosto di confusione, presente anche negli stessi istituti missionari.

D. - Di che si tratta?

R. - Spesso e a torto, si ritiene che l’evangelizzazione sia un limite posto alla libertà altrui. Sarebbe sufficiente esporre le proprie idee senza l’invito alla conversione a Cristo e senza il battesimo. In concreto quindi si disattende l’evangelizzazione per impegnarsi nella sola promozione umana e in concreto nell’apostolato per la giustizia, la pace, la solidarietà. Anzi, si arriva anche a sostenere che non si dovrebbe annunciare Cristo a chi non lo conosce né favorire l’adesione alla Chiesa con il battesimo, poiché la salvezza sarebbe disponibile nella stessa misura anche fuori della Chiesa, nelle varie religioni del mondo. Quindi niente annuncio di Cristo, niente invito alla conversione, niente battesimo, niente Chiesa. Solo impegno nel sociale.

D. - Sembra una situazione piuttosto grave. Quali sono le cause?

R. - Le cause sono di indole teorica. Si è introdotta nella teoria, e poi anche nella prassi di non poche istituzioni, l’idea del pluralismo religioso non solo di fatto ma di diritto, con la conseguente affermazione del relativismo religioso: ogni religione porterebbe alla salvezza allo stesso modo del Cristianesimo. Di qui il raffreddamento dello spirito missionario fino alla sua estinzione.

D. - Si tratta di un fenomeno recente?

R. - Non del tutto. Già nel 1990 Giovanni Paolo II aveva parlato dell’urgenza dell’annuncio di Cristo come salvatore dell’umanità intera e della necessità della Chiesa come sacramento universale di salvezza. Nel 2000 la stessa Congregazione per la Dottrina della Fede aveva rilevato gli errori della teologia pluralistica delle religioni nella nota dichiarazione Dominus Iesus, che aveva riaffermato l’universalità della rivelazione cristiana, l’unicità e l’universalità salvifica del mistero dell’incarnazione e l’universalità salvifica della Chiesa.

D. - Come la Nota fa fronte a questo insieme di difficoltà?

R. - Mediante una triplice considerazione: antropologica, ecclesiologica ed ecumenica. Da un punto di vista antropologico la Nota ribadisce tre concetti: la libertà di ogni persona umana nelle sue scelte religiose; la sua capacità di ricercare e di accogliere liberamente il bene e la verità; il suo diritto a condividere con altri i propri beni non solo materiali ma anche spirituali: «è proprio dell’uomo il desiderio di rendere partecipi gli altri dei propri beni» (n. 7). La piena adesione a Cristo e alla sua Verità non diminuisce ma esalta la libertà umana protendendola verso il suo compimento.

D. - Quali sono le implicanze ecclesiologiche alle quali accenna la Nota?

R. - La Chiesa fin dall’inizio è stata chiamata da Gesù alla conversione e, a sua volta, ha chiamato le genti alla conversione al Vangelo, come espressione della vita nuova in Cristo. L’incorporazione alla Chiesa non è l’estensione di un gruppo di potere, ma l’ingresso libero nella rete di amicizia con Cristo. Si tratta di un dono di comunione nella carità. Il dilatarsi della Chiesa nella storia non è altro che un servizio alla presenza di Dio nella storia e uno strumento di autentica umanizzazione dell’uomo e del mondo. Chi annuncia il Vangelo diventa ambasciatore di Cristo, della sua verità e della sua salvezza.

D. - Cosa dice delle implicanze ecumeniche?

R. - La Nota chiarisce un equivoco. Nelle regioni a maggioranza cattolica vige una grande libertà di culto e di azione per i non cattolici. Spesso non c’è una adeguata reciprocità, nel senso che la cura dei cattolici, da parte di sacerdoti e di vescovi, in territori a grande maggioranza non cattolica, viene considerata proselitismo. La Nota riafferma l’urgenza e il rispetto della libertà religiosa di ogni persona umana, anche per chi vuole accedere alla Chiesa cattolica: «se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione» (n. 12). Non si tratta quindi di proselitismo ma di rispetto della dignità della persona e di rispetto delle sue scelte religiose. Niente si impone con la forza, ma nella totale gratuità della condivisione di un dono.

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1 commento:

Luisa ha detto...

Ecco che cosa succede in Belgio:

"Décoration de Noël retirée “afin de rester neutre”
Les décorations de Noël placées aux deux bureaux situés dans l’entrée du Palais de justice de Bruxelles ont été retirées peu après avoir été installées.

“On nous a demandé de tout enlever pour ne pas choquer une partie de la population qui rentre dans le Palais. On devait rester neutre pour les musulmans“. ->

Musulmans qui sont “bien entendu” complètement “respectueux” des coutumes du pays d’accueil et “intégrés”.

La reciprocità? Purtroppo ancora non esiste negli Stati a maggioranza musulmana dove i cristiani soffrono e dai quali spesso devono fuggire, per non parlare delle offese ai luoghi di culto cristiani.

L`apostasia in Europa è una realtà dolorosa.
Il bisogno di una nuova evangelizzazione, testimonianza cristiana è urgente, anche se l`accusa di proselitismo tuonerà come un fulmine.
Come diceva ancora ieri il Papa la libertà e la ragione si sono sganciate dalla fede, da Dio, la nostra volontà deve essere sempre di nuovo reorientata verso il bene, come una conversione permanente ed è particolarmente difficile in questi tempi dove gli attacchi diretti o sotterranei contro la fede cattolica sono legioni.
Gurdate i film che sono proposti nelle sale per Natale "soi-disant" per le famiglie, i messaggi veicolati contro la Chiesa e i valori fondanti della nostra fede, sono ampiamente visibili.
Non vorrei io stessa essere apocalittica, ma sento che ci vorrà molto coraggio e perseveranza nel nostro annuncio ,nella nostra testimonianza, molta finezza anche e intelligenza.
È molto facile correre il rischio di rinchiudersi in gruppi che condividono la nostra fede, ci si sente in sicurezza ed è vero che quando si mette il naso fuori e che si osa proclamare il Vangelo e la nostra fede, ci facciamo facilmente se non insultare almeno deridere, è in ogni caso quello che io vivo .

Allora accolgo con riconoscenza questa nota che ci aiuterà ,ci darà chiarezza, forza e coraggio.