3 dicembre 2007

Pöttering (Presidente Parlamento Europei) ai giovani: "Scegliete di fare la differenza" (Osservatore Romano)


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All'inaugurazione milanese dell'Anno accademico della Cattolica il presidente del parlamento europeo Pöttering ai giovani

Scegliete di fare la differenza

Alberto Manzoni

I valori cristiani, che hanno contribuito in maniera sostanziale a formare l'Europa; l'importanza del dialogo interculturale ed interreligioso; le sfide del mondo attuale alla "vocazione" propria dell'università e di ogni istituzione che deve formare le nuove generazioni e quindi le prospettive per il futuro degli stessi giovani che vi si stanno preparando: è stato uno sguardo ampio ed alto quello offerto dalle tre autorità intervenute venerdì scorso per l'inaugurazione dell'Anno accademico 2007/2008 dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, il magnifico rettore della Cattolica Lorenzo Ornaghi ed il presidente del parlamento europeo Hans-Gert Pöttering.
La data scelta per la cerimonia, il 30 novembre, ha coinciso da un lato con la festa liturgica di sant'Andrea apostolo e dall'altro con la data della firma, da parte di Benedetto XVI, della sua seconda lettera enciclica, Spe salvi. Sono state due circostanze messe in rilievo anzitutto dall'arcivescovo durante l'omelia della santa messa celebrata nella basilica di Sant'Ambrogio, adiacente la sede della Cattolica. Il cardinale Tettamanzi, nella sua veste di presidente dell'istituto "Giuseppe Toniolo" di studi superiori (ente fondatore della Cattolica), ha poi tenuto il tradizionale saluto nell'aula magna di largo Gemelli, dopo il discorso inaugurale del rettore e prima della prolusione dell'ospite tedesco.
Pöttering si è concentrato sul rapporto tra i giovani e la politica: ciò gli ha consentito di spaziare dagli avvenimenti dell'ultimo quarto di secolo, che hanno rivoluzionato il volto dell'Europa, alle grandi domande che i giovani si pongono rispetto agli anni a venire, anche a causa di processi globali che sono sotto gli occhi di tutti: l'enorme progresso di Paesi fino a pochi decenni fa "in via di sviluppo", i cambiamenti climatici che sembrano mettere a rischio le condizioni di vita del pianeta, le questioni che sorgono a causa di fenomeni migratori da un continente all'altro.
Sono tematiche alle quali le persone responsabili pongono attenzione da tempo; e i Pontefici, in particolare Benedetto XVI ed il suo predecessore Giovanni Paolo II, hanno dato parecchi motivi di riflessione: la scelta della speranza, virtù alla quale è dedicata la Spe salvi, è indicativa rispetto ai modelli cui i giovani dovrebbero ispirarsi nella loro crescita. A tale proposito il cardinale Tettamanzi ha voluto sottolineare che "parliamo ai giovani e dei giovani, ma dobbiamo parlare prima di tutto agli adulti, perché i giovani hanno bisogno di esempi virtuosi".
A cosa dovrebbero porre attenzione, allora, gli adulti e specialmente quelli che per vocazione e professione si dedicano alla formazione delle nuove generazioni? Secondo il presidente dell'assemblea di Strasburgo, deputato per la Germania dal 1979, il ruolo dei giovani in Europa è e sarà decisivo, ma persistono alcuni dati preoccupanti: per esempio, la cosiddetta "fuga di cervelli" dal nostro continente a quello nordamericano, nel momento in cui "l'Europa dispone di troppo pochi centri di eccellenza. Le classifiche internazionali evidenziano che, anche se duecento delle cinquecento principali università del mondo si trovano in Europa, solo due delle prime venti e solo dodici delle prime sessanta sono negli Stati dell'Unione. Analogamente, la spesa globale per l'istruzione superiore è scarsa rispetto agli standard di molti dei concorrenti internazionali. L'istruzione superiore europea avreb- be bisogno di altri 150 miliardi di euro di finanziamenti all'anno, mentre non si è ancora affermata la modalità di interventi finanziari privati, come avviene negli Usa, dove peraltro vi sono ancora meno laureati che in Europa".
Di questioni economiche ha parlato anche Ornaghi, il quale ha fatto dei rilievi critici alla situazione dell'università in Italia ed in special modo a quella degli atenei non statali, per ricordare che se si parla di importanza dei corpi sociali occorre anche sostenerli concretamente: "Riforme e rivolgimenti del sistema universitario, in cui siamo immersi e a cui siamo senza tregua sottoposti da ormai sette anni, richiedono ogni volta interventi di integrazione, correzione o rattoppo. Dell'estenuante e in termini economici assai costoso accavallarsi di nuove misure legislative e ministeriali, si rischia persino di non capire più quale pur autoreferenziale logica o quale sopravvivenza di mentalità vetero-statalistica lo ispiri e possa dargli un ragionevole senso. Una progressiva burocratizzazione minaccia di appiattire non solo le Università non statali, ma anche l'intero sistema universitario, costringendo a consumare e sprecare molte energie e risorse intellettuali". Ma il discorso del rettore non si è certo consumato in un cahier de doléance. La domanda essenziale e non retorica è un'altra: "Una Università come la nostra a quali compiti e a quali responsabilità è chiamata, in modo speciale e senza possibilità di surroghe, quando essa ancora realmente sia e si senta una istituzione protagonista della vita del Paese?". Il punto è capire cosa significhi in realtà essere protagonista: le aspettative di concreti cambiamenti, da parte delle "parti più vitali del Paese", interpellano la politica. Queste aspettative emergono - afferma Ornaghi - "negli strati maggiormente responsabili di istituzioni e associazioni, imprese ed enti non profit, corpi organizzati della società e movimenti"; esse non riescono più a "tollerare a lungo lacerazioni e antagonismi più o meno reali o ideologici tra il sistema partitico-politico e quello dell'economia e della società". "Per questo - continua - una visione autenticamente politica dell'interesse futuro, una politica come tessuto connettivo dell'intero Paese e come fattore di positivo cambiamento richiedono non solo la presenza, ma anche la continua formazione e preparazione di quell'insieme di "minoranze creative" da cui è costituita la classe dirigente". Si comprendono allora le ragioni dell'invito al presidente Pöttering a tenere il suo discorso sul rapporto tra giovani e politica e nel contempo si capisce in quale senso la Cattolica, pur nel suo carattere originariamente e genuinamente popolare, intende essere protagonista: proprio nella formazione ed educazione delle persone che potranno costituire la futura classe dirigente.
Tornando alla prolusione e rimanendo nel tema della formazione universitaria, va notato uno dei principali accenti posti dal relatore: "Priorità politica dell'Unione Europea - ha detto Pöttering - dev'essere investire nel "capitale umano" delle generazioni future, quindi nell'istruzione, nella formazione e nella ricerca, garantendo la necessaria autonomia alle istituzioni universitarie". Se i giovani avranno una preparazione adeguata, potranno anche affrontare il ruolo di "custodi del creato", proseguendo nel cammino intrapreso dall'Ue in tema ecologico. Ma potranno anche diventare "costruttori di ponti" fra culture: lo dice chi ricorda che "se nel 1979 mi avessero detto che si sarebbe riunificata la Germania o disfatto il blocco sovietico o realizzata la moneta unica, avrei detto che era solo un bel sogno". I sogni sono diventati realtà, ecco perché - e torna il richiamo al Santo Padre - occorre non perdere mai la speranza.
Allora anche la scelta di dichiarare il 2008 "Anno europeo del dialogo interculturale" non è un sogno. "Ci sono milioni di abitanti dell'Unione di religione e cultura islamica - ha detto ancora Pöttering - che noi dobbiamo conoscere meglio per poter avere un vero dialogo, il quale può basarsi solo sul rispetto reciproco, sul riconoscimento della dignità dell'altro, con disponibilità reciproca e sincerità"; ed il suo riferimento alla libertà religiosa in ogni Paese è stato tutt'altro che sottinteso.
Il ruolo che può - e deve giocare - l'Europa nel mondo è enorme: basti pensare a ciò che essa già fa e può ancora fare in Medio Oriente. Per questo, e in tutti gli altri campi di impegno politico e sociale, i giovani devono sentirsi "ambasciatori ed alleati dell'Europa", attenti alle esigenze di una autentica formazione ed alle scadenze istituzionali importanti come le prossime elezioni europee del 2009.
Così in conclusione il presidente Pöttering è tornato all'appello iniziale: "Cari giovani, vogliamo e abbiamo bisogno del vostro pensiero e del vostro consiglio per compiere le giuste scelte ora. Lavoriamo insieme nel migliorare la politica e per mostrare al pubblico in che modo possiamo migliorare la nostra vita. Scegliete di fare la differenza! La vostra opera di costruzione dell'Italia e dell'Europa di domani inizia qui, oggi, in questa università".
Questa stessa università, con le sue quattordici Facoltà ed i 38.671 iscritti al termine dell'anno accademico 2006/07 (+ 2 per cento rispetto al precedente), sta attendendo con fiducia l'avvio della conferenza dei servizi per l'acquisizione della vicinissima caserma Garibaldi, che significherebbe tantissimo per la vita futura della Cattolica. Ma, secondo Ornaghi, per questo futuro non bastano i muri: per tutti, a partire dall'ateneo che fra tre anni celebrerà il 90° anniversario di fondazione e fra due il 50° della morte del fondatore padre Agostino Gemelli, è necessario un ritorno alle virtù dimenticate, ma così necessarie, come l'umiltà, la pazienza, l'esperienza della fatica. Sono quei valori ai quali Benedetto XVI ha richiamato i giovani nel recente incontro di Loreto, senza dimenticare quanto aveva detto all'apertura dell'anno accademico 2005/06 a Roma.
I temi del dialogo fra culture e religioni e della "vocazione" propria dell'università sono stati richiamati dal cardinale Tettamanzi, che ha sottolineato come "la celebrazione liturgica di sant'Andrea ci spinga a ravvivare l'impegno, a testimoniare il Vangelo all'interno e attraverso il nostro operare quotidiano nell'Università Cattolica. Andrea, secondo il vangelo di Giovanni, fu il primo degli apostoli ad essere chiamato a seguire Gesù; la liturgia della Chiesa bizantina lo onora con l'appellativo di protóklitos, che significa appunto "primo chiamato"". Tradizioni, ha detto il porporato, "molto antiche raccontano che Andrea ha trasmesso il Vangelo ai greci". Andrea, ha concluso il cardinale Tettamanzi, "è infatti il santo patrono della Chiesa di Costantinopoli, sorella della Chiesa di Roma. Il racconto giovanneo ci può offrire un duplice insegnamento sul nostro impegno universitario, essenzialmente educativo e culturale. Il primo impegno: l'Università Cattolica deve essere un "luogo" in cui si possa sperimentare ciò che l'evangelista Giovanni riassume nel verbo "dimorare", cioè di conoscere in profondità, in modo reale e vitale. Il secondo insegnamento ci riporta all'incontro fra la fede cristiana della Chiesa delle origini e la cultura greca, a cui veniamo richiamati da Benedetto XVI. Un frutto davvero prezioso, questo, che non possiamo limitarci a contemplare come una ricchezza del passato, ma che dobbiamo rinnovare e rielaborare nell'oggi per il presente e per il domani".

(©L'Osservatore Romano - 2 dicembre 2007)

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