21 gennaio 2008

Ecco la nuova polemica! Stronchiamola subito: il cardinale Tettamanzi non dice nulla sui divorziati che non abbia già detto Papa Benedetto!


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Cari amici, ci siamo: a meno di ventiquattro ore dall'Angelus i media hanno gia' trovato il modo di fare scoppiare il nuovo "caso", questa volta all'interno della Chiesa. Speriamo che qualcuno intervenga subito a troncare le illazioni perche' non se ne puo' piu'...
Qualche giornale, stamattina, parla di "clamorosa apertura" del cardinale Tettamanzi ai divorziati risposati tanto per accentuare la presunta differenza fra l'arcivescovo ed il Papa.
Parliamoci chiaro da subito: tutto cio' e' falso perche' il cardinale Tettamanzi parla di cura pastorale delle persone separate, divorziate e divorziate risposate. Afferma, nettamente, che la Chiesa non le abbandona, anzi...esse continuano a fare parte della Chiesa, esattamente come ha affermato Papa Benedetto in piu' e piu' occasioni!
Non creiamo antipapi laddove non ce ne sono! E non diciamo cose fuori dal mondo come e' il caso della senatrice Palermi
:

PALERMI (PDCI): DA TETTAMANZI PAROLE DI COMPRENSIONE
Sollievo vedere che ci sono nella Chiesa persone così

Roma, 21 gen. (Apcom) - "Ci sono tantissimi cattolici che non si riconoscono nelle idee di intolleranza e chiusura dell'attuale Papa, che hanno fede e vogliono praticarla senza sentirsi peccatori. Dal cardinale Tettamanzi arrivano finalmente prime parole di comprensione e di pietà verso tante situazioni dolorose". Lo afferma in una nota la senatrice Manuela Palermi, capogruppo Verdi-Pdci a palazzo Madama. "E' un sollievo - conclude - sentire che permangono, all'interno della Chiesa, personaggi che non fanno della loro fede una spada da agitare contro il mondo".

A parte il fatto che non e' piu' possibile parlare di intolleranza del Papa visto che, semmai, l'intolleranza abita altrove, vorrei chiedere alla dottoressa Palermi se ha mai letto i testi di Papa Benedetto...
Ecco qualche "raccolta" del pensiero di Papa Benedetto sul problema, pastorale, dei divorziati risposati
:

I divorziati risposati, tuttavia, nonostante la loro situazione, continuano ad appartenere alla Chiesa, che li segue con speciale attenzione, nel desiderio che coltivino, per quanto possibile, uno stile cristiano di vita attraverso la partecipazione alla santa Messa, pur senza ricevere la Comunione, l'ascolto della Parola di Dio, l'Adorazione eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l'impegno educativo verso i figli.

(Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis)


Un altro sacerdote ha sollevato il tema della comunione ai fedeli divorziati e risposati. Ecco la risposta del Santo Padre:

Sappiamo tutti che questo è un problema particolarmente doloroso per le persone che vivono in situazioni dove sono esclusi dalla comunione eucaristica e naturalmente per i sacerdoti che vogliono aiutare queste persone ad amare la Chiesa, ad amare Cristo. Questo pone un problema.
Nessuno di noi ha una ricetta fatta, anche perché le situazioni sono sempre diverse. Direi particolarmente dolorosa è la situazione di quanti erano sposati in Chiesa, ma non erano veramente credenti e lo hanno fatto per tradizione, e poi trovandosi in un nuovo matrimonio non valido si convertono, trovano la fede e si sentono esclusi dal Sacramento. Questa è realmente una sofferenza grande e quando sono stato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ho invitato diverse Conferenze episcopali e specialisti a studiare questo problema: un sacramento celebrato senza fede. Se realmente si possa trovare qui un momento di invalidità perché al sacramento mancava una dimensione fondamentale non oso dire. Io personalmente lo pensavo, ma dalle discussioni che abbiamo avuto ho capito che il problema è molto difficile e deve essere ancora approfondito. Ma data la situazione di sofferenza di queste persone, è da approfondire.
Non oso dare adesso una risposta, in ogni caso mi sembrano molto importanti due aspetti. Il primo: anche se non possono andare alla comunione sacramentale non sono esclusi dall'amore della Chiesa e dall'amore di Cristo. Una Eucaristia senza la comunione sacramentale immediata non è certamente completa, manca una cosa essenziale. Tuttavia è anche vero che partecipare all'Eucaristia senza comunione eucaristica non è uguale a niente, è sempre essere coinvolti nel mistero della Croce e della risurrezione di Cristo. È sempre partecipazione al grande Sacramento nella dimensione spirituale e pneumatica; nella dimensione anche ecclesiale se non strettamente sacramentale.
E dato che è il Sacramento della Passione di Cristo, il Cristo sofferente abbraccia in un modo particolare queste persone e comunica con loro in un altro modo e possono quindi sentirsi abbracciate dal Signore crocifisso che cade in terra e muore e soffre per loro, con loro. Occorre, dunque, fare capire che anche se purtroppo manca una dimensione fondamentale tuttavia essi non sono esclusi dal grande mistero dell'Eucaristia, dall'amore di Cristo qui presente. Questo mi sembra importante, come è importante che il parroco e la comunità parrocchiale facciano sentire a queste persone che, da una parte, dobbiamo rispettare l'inscindibilità del Sacramento e, dall'altra parte, che amiamo queste persone che soffrono anche per noi. E dobbiamo anche soffrire con loro, perché danno una testimonianza importante, perché sappiamo che nel momento in cui si cede per amore si fa torto al Sacramento stesso e l'indissolubilità appare sempre meno vera.
Conosciamo il problema non solo delle Comunità protestanti ma anche delle Chiese ortodosse che vengono spesso presentate come modello in cui si ha la possibilità di risposarsi. Ma solo il primo matrimonio è sacramentale: anche loro riconoscono che gli altri non sono Sacramento, sono matrimoni in modo ridotto, ridimensionato, in una situazione penitenziale, in un certo senso possono andare alla comunione ma sapendo che questo è concesso "in economia" - come dicono - per una misericordia che tuttavia non toglie il fatto che il loro matrimonio non è un Sacramento. L'altro punto nelle Chiese orientali è che per questi matrimoni hanno concesso possibilità di divorzio con grande leggerezza e che quindi il principio della indissolubilità, vera sacramentalità del matrimonio, è gravemente ferito.
Da una parte, dunque, c'è il bene della comunità e il bene del Sacramento che dobbiamo rispettare e dall'altra la sofferenza delle persone che dobbiamo aiutare.
Il secondo punto che dobbiamo insegnare e rendere credibile anche per la nostra stessa vita è che la sofferenza, in diverse forme, fa necessariamente parte della nostra vita. E questa è una sofferenza nobile, direi. Di nuovo occorre far capire che il piacere non è tutto. Che il cristianesimo ci dà gioia, come l'amore dà gioia. Ma l'amore è anche sempre rinuncia a se stesso. Il Signore stesso ci ha dato la formula di che cosa è amore: chi perde se stesso si trova; chi guadagna e conserva se stesso si perde.
È sempre un Esodo e quindi anche una sofferenza. La vera gioia è una cosa distinta dal piacere, la gioia cresce, matura sempre nella sofferenza in comunione con la Croce di Cristo. Solo qui nasce la vera gioia della fede, dalla quale anche loro non sono esclusi se imparano ad accettare la loro sofferenza in comunione con quella di Cristo.

(Benedetto XVI, incontro con il clero della Diocesi di Aosta, 25 luglio 2005)

Ed ecco che cosa ha realmente scritto il cardinale Tettamanzi:

«Separati e divorziati, la Chiesa è al vostro fianco»

DA MILANO
ANNALISA GUGLIELMINO

Estranei che hanno manca­to a un patto? Non è que­sto «lo sguardo della Chie­sa » verso chi ha visto «il falli­mento di quel progetto in cui a­veva creduto», il matrimonio. Pa­role di «un padre» e di «un fratel­lo ». Che si «siede accanto», e la «prima cosa» che vuole dire è: «la Chiesa non vi ha dimenticati. Tanto meno vi rifiuta o vi consi­dera indegni. La vostra ferita è an­che la nostra». Il cardinale Dioni­gi Tettamanzi esprime in una let­tera il desiderio di «entrare nelle case» di chi, sposato, è oggi sepa­rato, divorziato e in situazione di nuova unione.
Di quanti cioè «forse non si con- siderano più credenti» o «si con­siderano esclusi dalla grande co­munità dei discepoli del Signo­re » dice l’arcivescovo di Milano, in quello che vede come «l’inizio di un dialogo».
Nessuna scomunica, come a vol­te si dice in maniera confusa. Ma accoglienza. Dialogo. Cittadi­nanza a tutti i cattolici, nella Chie­sa. È l’Epifania l’occasione for­male per la lettera (ed. Centro Ambrosiano, 23 pagine, 3 euro, in libreria da domani, presentata oggi su www.chiesadimilano.it e Avvenire Milano 7). Il punto di partenza è il salmo 34,19: il Si­gnore è vicino a chi ha il cuore fe­rito. Il tenore dello scritto è, ap­punto, di «affetto particolare, co­me quello di fratelli che dopo che per molto tempo hanno faticato a parlarsi apertamente si sosten­gono con maggiore delicatezza». Il punto nodale è l’Eucaristia. L’impossibilità di accedere alla comunione eucaristica per gli sposi che vivono un secondo le­game sponsale. Tettamanzi pre­cisa come sia «errato ritenere che la norma significhi che i coniugi divorziati risposati siano esclusi da una vita di fede e di carità vis­suta all’interno della comunità ecclesiale».

Anzi. Chiede espres­samente la partecipazione alla Messa, nel solco del pensiero già espresso da Benedetto XVI, che nella lettera Sacramentum Cari­tatis, afferma che i divorziati ri­sposati «continuano ad apparte­nere alla Chiesa, che li segue con speciale attenzione nel desiderio che coltivino uno stile cristiano di vita».

La norma della Chiesa, aggiunge il cardinale, «non e­sprime un giudizio sul valore af­fettivo e sulla qualità della rela­zione che unisce i divorziati ri­sposati. Il fatto che spesso que­ste relazioni siano vissute con senso di responsabilità e con a­more nella coppia e verso i figli è una realtà che non sfugge alla Chiesa e ai suoi pastori». Non c’è dunque «un giudizio sulle perso­ne e sul loro vissuto, ma una nor­ma necessaria a motivo del fatto che queste nuove unioni nella lo­ro realtà oggettiva non possono e­sprimere il segno dell’amore u­nico, fedele, indiviso di Gesù per la Chiesa», quel segno presente proprio nell’Eucaristia. Gesù ha parlato anche del matrimonio, spiega Tettamanzi, e «ne ha par­lato con una radicalità tale da sorprendere gli stessi primi di­scepoli ». Ha affermato che «il le­game sponsale tra un uomo e u­na donna è indissolubile» e l’a­more di Dio «viene mostrato co­me in un segno luminoso nell’a­more reciproco tra un uomo e u­na donna». E la Chiesa «mai si è sentita autorizzata a sciogliere un legame sacramentale celebrato validamente ed espresso nella piena unione». Non ha gli occhi bendati, la lettera di Tettamanzi: «Anche la Chiesa sa che in certi casi non solo è lecito, ma può es­sere addirittura inevitabile pren­dere la decisione di una separa­zione: per difendere la dignità delle persone, per evitare traumi più profondi». Perfino, aggiunge «per custodire la grandezza del matrimonio, che non può tra­sformarsi in un’insostenibile tra­fila di reciproche asprezze». Suc­cede che «si sente che non si può più continuare la vita insieme». Ma «tutto quello che è ancora possibile fare per porre rimedio alle conseguenze negative che toccano la propria famiglia, dev’essere fatto con coraggio». I canali privilegiati sono «il dialo­go e l’incontro con coppie e fa­miglie cristiane che sappiano ac­cogliervi » e «con i sacerdoti», a cui non chiedere però «soluzioni facili o scorciatoie superficiali».

Lettera dell’arcivescovo di Milano agli «sposi in difficoltà». Incoraggiamento affettuoso, vicinanza nella verità e una richiesta: «Partecipate alla Messa anche se non potete accostarvi all’Eucaristia»

© Copyright Avvenire, 20 gennaio 2008

Mi pare tutto molto chiaro: nessuna contrapposizione, piena sintonia fra il Papa ed il cardinale Tettamanzi.
R.

13 commenti:

brustef1 ha detto...

E' incredibile come atei non devoti, massimalisti e comunisti intervengano sempre più spesso con faziose banalità nel dibattito teologico. Per usare il loro linguaggio, è una pesantissima ingerenza

Luisa ha detto...

La sincronicità è talmente evidente e grossolana che spero non sfuggirà a nessuno!

Usciamo dalla manifestazione di affetto a Papa Benedetto e che cosa trovano i media ? Danno eco ad una lettera del cardinal Tettamanzi con commenti che darebbero a pensare che quello che scrive sia in contraddizione con il Papa e così non è.
Beh il cardinale , che senza dubbio non è ingenuo, avrebbe potuto evitare di dare l`intervista al Tg1, e farsi così manipolare dai giornalisti.
Sa benissimo che quando è Papa Benedetto a ribadire la dotrrina della Chiesa le sue parole sono ricevute e comentate dai media, sempre in maniera negativa....una piccola frase per chiarire l`eventuale malinteso sarebbe stata la benvenuta! Quando è il cardinale di Milano, supposto progressista, a dire le stesse cose...la sua lettera arriva direttamente sui nostri schermi ...come se fosse un`apertura...una nuova maniera di trattare questo doloroso problema. Mah !
Veramente i media mi sorprenderanno sempre, hanno delle risorse insospettabili,di malafede...ma questa trovata è talmente grossolana che bisogna essere ciechi per non rendersene conto.

E con ciò non giudico la lettera del cardinale Tettamanzi, giudico il suo tempismo.

mariateresa ha detto...

Si tratta di un vecchio, usato e strausato espediente. Non vale nemmeno il caso di sprecare il fiato . Oltretuto il cardinale Tettamanzi è già intervenuto su questo stesso argomento già altre volte, è un punto che gli sta a cuore.Sembra di essere a teatro ad assistere a una farsa sempre con lo stesso copione.
Penseranno che chi legge è un povero cretino con un pulsante da spingere alla bisogna.

mariateresa ha detto...

e ve ne aggiungo un'tra da copione con i buchi, le toppe e le ragnatele. Il sondaggio Eurispes che esce sempre prima della riunione della CEI.
Così, si può metterlo nella credenza, insieme a quello IPSOS e insieme ai vecchi arnesi da cucina che non si usano più.
Sì, c'è un tempismo che fa tenerezza.

Anonimo ha detto...

salve a tutti,

voi in italia comminicate a travedere cosa significa essere perseguitati perchè cattolici e fedele all'insegnamento della Chiesa.

Ora commincia pure da voi ma ora imaginate vivere in un paese dove i cattolici sono minoritari, dove non hanno accesso ai media, dove in continuazioni su tutti canali e in tutti giornali si ridicolizzano i cattolici, si accusano i preti, si ride del papa e cosi via. Dove mai niente di positivi viene detto sulla chiesa cattolica e sempre accuse di ogni tipo vi vengono buttate in faccio neil luoghi publici o negli incontri.

Ringraziate il celo di aver vescovi che prendono la parola, di aver sacerdoti che sono visibili e sopratutto di capire la lingua italiana per capire quello che il Santo Padre dice.

Per tanti cattolici nel mondo quello che avete vissuto con l'evento dell'università La Sapienza cioè censura della parola, è pane quotidiano e continuo.

Ringraziati il Signore per la libertà che via a dato di poter parlare liberamente e di poter dire che siete cattolici senza aver paura di perdere il lavoro, la casa o la vita.

Un cattolico in nome di tutti cattolici che vivono nelle minoranze cattoliche sparse per il mondo.

Zharia

Luisa ha detto...

Zharia, il tuo messaggio mi ha toccata, io non abito lontano abito a Ginevra, in Svizzera, eppure quello che tu scrivi è una delle prime cose che avevo scritto, credo da Accattoli, mi ricordo aver scritto che in Italia almeno la Chiesa e i suoi vescovi, avevano ancora il diritto di parola, il Papa era amato e ascoltato, che se c`erano articoli negativi, c`era anch espazio per le reazioni cattoliche.
Non c`è bisogno di andare lontano, qui da noi, non si parla mai del Papa ,e quando se ne parla è per criticarlo o deriderlo.
Ancora ieri, il servizio di Tf1( canale privato e tg più ascoltato in Francia) sull`Angelus era pessimo, falso, disonesto, vergognoso. Ho scritto alla redazione per protestare.
Io però ho la netta impressione, che i cattolici si stanno svegliando, non amo adoperare la parola "orgoglio",ma un certo orgoglio cattolico, il senso della nostra identità osa manifestarsi sempre più, di fronte ai media e alla loro opinione che si vorrebbe unica e dominante.
Le reazioni che a Ginevra ha suscitato l`orribile articolo di Zizola sulla Spe Salvi, mi hanno confortato, il giornale è stato sommerso dalle reclamazioni, un altro giornalista ha scritto un commento molto postivo e hanno anche pubblicato la mia lettera di protesta.
È sopratutto verso i cattolici del medio Oriente che soffrono, che vanno i miei pensieri e le mie preghiere.

brustef1 ha detto...

Tutta la mia solidarietà a Zharia, per quanto mi ruguarda, e DA LAICO, combatto volentieri per la libertà religiosa in questo declinante Paese

brustef1 ha detto...

Corriere della Sera - NAZIONALE -
sezione: Politica - data: 2008-01-22 num: - pag: 15
categoria: REDAZIONALE
Reazioni
Cossiga: Tettamanzi parla di cose che non sa


MILANO — «La novità? Il cardinal Tettamanzi la pensa come Pannella». Il leghista Roberto Castelli commenta così l'apertura dell'arcivescovo su separati e divorziati. L'ex capo dello Stato, Francesco Cossiga, attacca: «Discetta di cose di cui, per la poca esperienza pastorale, non credo capisca nulla».
Ma le voci che sottolineano l'importanza delle parole del cardinale di Milano sono tante. «È bello e nuovo è l'atteggiamento del non nascondersi dietro le regole ma affrontare i problemi» dice Alberto Melloni, storico della Chiesa. Il socialista Roberto Villetti esulta: «La Chiesa non è solo Ruini. Si infrange l'aura infernale che aveva fatto di chi ha vissuto la crisi coniugale uno scomunicato». Stefano Pedica, Italia dei Valori, invita la politica a «ascoltare l'insegnamento». Chiude Manuela Palermi, Verdi-Pdci: «Parole di comprensione verso situazioni dolorose».

Toh, Melloni batte un colpo. Per difendere Tettamanzi. Credo che ormai la scuola bolognese dovrebbe occuparsi soprattutto di tortellini e ragù.

Anonimo ha detto...

Caro Melloni, Lei e' un docente universitario. Che ne pensa del fatto che il Papa sia stato invitato a NON andare alla Sapienza?
Tettamanzi dice cio' che ha sempre detto il Papa e mi risulta che ieri fosse seduto a due passi dal cardinale Ruini...

gemma ha detto...

se magari il cardinal Tettamanzi si esponesse un pochino per chiarire che le sue parole non sono in contraddizione con la dottrina della Chiesa non sarebbe male. Altrimenti, è ragionevole pensare ciò che in primis i soliti (e non noi) hanno pensato, visto che chi tace acconsente

Anonimo ha detto...

@ brustef: per favore giù le mani da ragù e tortellini, visto che almeno in quel campo, la tradizione è fondamentale. Non sia mai che si arrivi al rinnovamento dello spirito del tortellino, con rimaneggiamento del ripieno per non offendere le altre sensibilità culturali e religiose ad opera di alcuni suoi componenti tradizionali.

brustef1 ha detto...

Hai ragione malapenna, e c'è anche il rischio che si sia costretti a mangiarli spalle al crocifisso!

Anonimo ha detto...

Suvvia, però... non facciamo i finti tonti pensando che Tettamanzi è la vittima dei giornalisti. Certo non vuole mettersi in contrapposizione al Papa (ci mancherebbe altro) come vorebbero i politici vetero-socialisti-comunisti-laicisti... Però la scelta di non far celebrare messe in latino nella sua diocesi... Però i "toni bassi" chiesti ai parroci sul mancato discorso del Papa alla Sapienza...
Comunque se c'è qualcuno che veramente ama mettersi in contrapposizione al Papa, quello è il cardinal Martini.
Amen