21 gennaio 2008

L’Italia riscopre la ricchezza del rito di Pio V


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CELEBRARE LA FEDE

Il documento del Papa sul messale in latino approvato da Giovanni XXIII nel 1962 ha trovato applicazione in tutte le regioni

L’Italia riscopre la ricchezza del rito di Pio V

DA ROMA MIMMO MUOLO

Non è rimasto certamente inapplicato nelle diocesi italiane il motu proprio Summorum Pontificum di Bene­detto XVI.
Diverse diocesi, più o meno in tutte le regioni della Pe­nisola, hanno, infatti, prontamen­te raccolto le indicazioni del Papa e, ove ci sono state esplicite ri­chieste da parte di gruppi di fede­li, hanno messo a disposizione chiese (per lo più rettorie, ma in alcuni casi anche delle parroc­chie), per la celebrazione in de­terminati orari della Messa secon­do il Messale di san Pio V nell’edi­zione del 1962, promulgata dal beato Giovanni XXIII. Il quadro della situazione che presentiamo in questa pagina non è certamen­te esaustivo delle iniziative prese in tutta Italia, ma può offrire una prima idea della situazione.

Biso­gna ricordare, inoltre, che in pa­recchie Chiese locali non si parti­va certamente da zero, poiché ce­lebrazioni secondo il vecchio rito esistevano già, in seguito all’in­dulto di Giovanni Paolo II.

In que­sti casi, dunque, oltre ad una con­ferma della prassi precedente, la promulgazione del motu proprio ha costituito l’occasione per una catechesi di approfondimento del valore della liturgia, anche alla lu­ce della Costituzione apostolica
Sacrosanctum Concilium, ampia­mente richiamata, del resto nel documento di Benedetto XVI. Si veda a questo proposito un re­cente incontro dei vescovi del Tri­veneto, che hanno messo al cen­tro della loro riflessione la vita li­turgica, la partecipazione alla Messa nelle comunità e il valore della festa, sottolineando «l’im­portanza di valorizzare la dome­nica – anche contro il rischio di un consumismo disumano – e risco­prire in essa l’incontro comunita­rio della Messa quale dono del Si­gnore ».
A Venezia, ad esempio, la possibi­lità di celebrare secondo il rito di San Pio V esiste già dal 1984 e la chiesa ciò preposta è quella di San Simeon Piccolo, non lontano dal­la stazione ferroviaria. Fino a tre anni fa la Messa veniva celebrata da un sacerdote diocesano, men­tre negli ultimi tempi la celebra­zione è stata affidata a un sacer­dote della Fraternità sacerdotale di San Pietro, la cui presenza non si limita all’Eucaristia, ma si e­stende anche alle confessioni, al­la recita dei Vespri e all’animazio­ne della comunità di fedeli. Nella chiesa, infatti, c’è anche un grup­po di persone che si formano al canto gregoriano. Il sacerdote è re­golarmente inserito nel presbite­rio diocesano e partecipa alla Mes­sa crismale del Giovedì santo.
Anche a Treviso il motu proprio ha confermato una consuetudine che risale al 1999. Da allora, infatti, o­gni sabato precedente la prima do­menica del mese si celebra secon­do il messale pubblicato da Gio­vanni XXIII nella chiesa di San Li­berale a Porta Altinia curata dai sa­cerdoti oblati diocesani.
Stessa situazione anche a Napoli,dove si celebra tutte le domeniche e le feste di precetto nella rettoria di Santa Maria della Catena, vici­na a Castel dell’Ovo, e a Firenze, dove la Messa secondo il vecchio rito già esisteva in base all’indul­to di Papa Wojtyla. Due le chiese in cui era ed è possibile partecipar­vi: l’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote (dove la celebrazione è quotidiana) e la Confraternita di San Francesco Poverino che ha u­na periodicità variabile, a seconda delle esigenze. In seguito al motu proprio di Benedetto XVI si sta stu­diando la possibilità di celebrare secondo il vecchio messale anche in due parrocchie.
Sono due anche a Bologna le chie­se deputate a questo particolare servizio liturgico: Santa Maria del­la Pietà in via San Vitale, dove la Messa è celebrata tutte le dome­niche e nelle feste di precetto alle 18 (anche con una buona parteci­pazione di giovani) e la chiesa del­l’oratorio dei Padri Filippini.
Anche nella diocesi di Roma la possibilità di celebrare secondo il messale di San Pio V esiste da di­versi anni. Naturalmente dopo l’indulto di Giovanni Paolo II. Il motu proprio, dunque, ha confer­mato la situazione precedente. Le chiese (nessuna delle quali è par­rocchiale) sono diverse: Gesù e Maria a via del Corso (la domeni­ca e feste di precetto alle 10), San Gregorio dei Muratori, dove cele­brano i sacerdoti della Fraternità sacerdotale di San Pietro (alle 9, alle 10,30 e alle 18,30 nei festivi; al­le 7,15 e alle 18,30 nei giorni feria­li); San Nicola in Carcere (dome­nica e feste di precetto alle 9,15, giorni feriali alle 12,15). Si celebra anche nella Basilica di Santa Ma­ria Maggiore (e più precisamente nella Cappella del Santissimo Cro­cifisso) l’ultimo mercoledì del me­se alle 16,30.
Possibilità di partecipare alla Mes­sa secondo il vecchio rito ci sono pure a Genova. Si celebrava già in base all’indulto e si continua a far­lo anche oggi nella chiesa di San Carlo in via Balbi (ogni domenica alle 11), a cura della Congregazio­ne Fraternità della Santissima Ver­gine Maria. Si celebra poi nella parrocchia di Fegino: la terza do­menica del mese alle 17 nella chie­sa principale e il primo venerdì del mese alle 16,30 in quella succur­sale. Cadenza settimanale (il sa­bato alle 17) ha la Messa nella chie­sa di San Pancrazio dei Cavalieri di Malta, mentre nella parrocchia di Santo Stefano, la celebrazione si svolge una volta al mese a cura dei Cavalieri del Santo Sepolcro.
Nella diocesi di Pesaro c’è stata u­na sola celebrazione, subito dopo la pubblicazione del motu proprio, mentre a Macerata, la prima Mes­sa con il messale del 1962 è stata celebrata lo scorso 3 gennaio nel­la parrocchia del Santissimo Cro­cifisso, vicaria di Tolentino. Si con­tinuerà a cadenza mensile. A Pa­lermo, invece, si celebra a San Ba­silio tutte le domeniche e nelle fe­ste di precetto (ore 20).
Così, anche attraverso queste e­sperienze, e le altre in atto nelle diocesi italiane, si sperimenta quanto il Papa scriveva nella let­tera ai vescovi che accompagnava la pubblicazione del motu proprio. «Non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Mis­sale romanum. Nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e gran­de, e non può essere improvvisa­mente del tutto proibito o, addi­rittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti – concludeva Bene­detto XVI – conservare le ricchez­ze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e dar loro il giusto posto».

© Copyright Avvenire, 21 gennaio 2008

Purtroppo non in tutte le diocesi c'e' questa apertura...
R.

SAN MARINO

Da Negri un telegramma a Benedetto XVI: «Così educhiamo le comunità a una fede viva»

«La diocesi di San Marino-Montefeltro, stretta attorno al suo Pa­store, ha accolto con gratitudine e responsabilità il motu proprio Summorum Pontificum riconoscendo nelle direttive proposte dalla santità vostra una più ampia possibilità di educazione del popolo cristiano ad una fede che divenga realmente forma della persona e presenza viva nell’intera società». Così scrive monsignor Luigi Ne­gri, vescovo di San Marino-Montefeltro, in un messaggio inviato a dicembre al Papa. È uno dei frutti del recente motu proprio di Be­nedetto XVI, che ha trovato applicazione anche nella diocesi roma­gnola, dove la Messa secondo il messale del 1962 viene celebrata a Sant’Agata Feltria (Montefeltro) ogni domenica in un orario distin­to dalle celebrazioni eucaristiche della comunità parrocchiale. «La nostra diocesi – prosegue il messaggio – non ha potuto non senti­re pena per un persistente silenzio di troppo mondo cattolico che sembra rivelare quanto meno disagio se non distanza dalle vostre direttive, e non può non indicare come fonte di preoccupazione prese di posizione pubbliche che sono suonate problematiche nei confronti del magistero di vostra santità». Per questo il presule, ri­conferma la fedeltà al Successore di Pietro e conclude confidando che «tale nostra fedeltà, che abbiamo inteso esplicitare con questo gesto, la conforti nel suo servizio». (M.Mu.)


POTENZA

A Bella la liturgia accompagnata dalla catechesi Una comunità per ora di circa trenta persone si riunisce una volta al mese a Santa Maria Assunta, nel paese di Bella (Potenza) per celebrare secondo il Messale del 1962.
Così nella diocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo è stato recepito ed applicato il motu proprio di Benedetto XVI «Summorum Pontificum». Non ci si è limitati, però, alla celebrazione della Messa, spiega l’arcivescovo, monsignor Agostino Superbo. «Dopo la richiesta da parte dei fedeli, il parroco ha tenuto un’apposita catechesi sul significato della liturgia, che come insegna il Papa, rimane una sola, anche in presenza di due forme diverse dello stesso rito, e sono stati preparati i sussidi liturgici». Un camino di accompagnamento e approfondimento che proseguirà anche in futuro. (M.Mu.)

© Copyright Avvenire, 21 gennaio 2008

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Volete verità?

E' stato impossibile metterlo in pratica perchè tanti vescovi si sono opposti a questo in tante diocesi.

Conoscete la strategia usata?

Semplicemente con la modifica la strutura interna di tante chiese col fine di rendere impossibile al celebrazione di un tale rito. Tutto li.

un sacerdote come tanti che vede quello che succede ma che non puo dire niente a voce alta

ondeb ha detto...

Piccola correzione per chi è eventualmente interessato; a Palermo si celebra a S. Basilio, ma l'orario della Messa domenicale è alle 17.

euge ha detto...

Questo problema, credo che si ponga in tante parrocchie romane tra le quali la mia.