19 febbraio 2008

Il Vaticano: più rigore nel proclamare i santi (Accattoli per "Il Corriere")


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Il Vaticano: più rigore nel proclamare i santi

«Diminuire le cause, maggiori controlli»
Le nuove indicazioni sono contenute in una istruzione presentata dal cardinale José Saraiva Martins


Luigi Accattoli

CITTA' DEL VATICANO — Sotto Benedetto XVI si fanno ancora più beati e santi che sotto Giovanni Paolo, ma il papa teologo richiama i vescovi locali a maggiore rigore e sobrietà nell'introdurre e nel condurre le cause: le nuove indicazioni sono contenute in una istruzione presentata ieri alla stampa dal cardinale José Saraiva Martins prefetto della Congregazione per le Cause dei santi.
Si intitola «Istruzione per lo svolgimento delle inchieste diocesane e eparchiali (le eparchie sono le diocesi di rito orientale, ndr) nelle cause dei santi» ed è stata pubblicata il dicembre scorso.
Due sono le preoccupazioni che hanno deciso le autorità vaticane a emanare questo documento, che è di tipo tecnico ed è diretto alle persone che si devono occupare delle «cause» nelle Chiese locali: che non si introducano cause per personaggi «meritevoli» ma che non morirono in «fama di santità»; che si rispetti l'intera procedura della causa, mantenendone il carattere processuale — con tanto di verifica documentale e di raccolta di testimonianze giurate coperte da segreto — e non la si riduca a una «inchiesta di carattere storico».
Che in materia ci fosse un rilassamento che impensieriva il papa tedesco — anche a motivo del gran numero di cause introdotte negli ultimi decenni — lo si era visto da quanto aveva affermato il 17 dicembre scorso parlando al «Collegio dei postulatori», cioè delle persone che hanno l'incarico di promuovere le cause: «Le prove testimoniali e documentali vanno raccolte sia quando sono favorevoli sia quando sono contrarie alla santità e alla fama di santità o di martirio dei Servi di Dio».
Sempre in quell'occasione il papa aveva richiamato i postulatori a svolgere il loro «basilare » lavoro in modo «ineccepibile », ispirandosi a «rettitudine e assoluta probità», in modo di istruire «inchieste complete, obiettive e valide tanto dal punto di vista formale che sostanziale ».
Il papa si attende che i vescovi avviino meno cause, meglio vagliate.
«La procedura non deve essere iniziata — ha detto ieri il cardinale Saraiva Martins — se non consta mediante prove inconfutabili che il servo di Dio al quale si riferisce la causa è in concetto di santità o di martirio presso una parte consistente dei fedeli, i quali si rivolgono a lui nella loro preghiera e attribuiscono grazie e favori alla sua intercessione».
Il cardinale ha diffuso dati interessanti sul numero di beati e santi nei pontificati di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II. Finora nel pontificato di Benedetto XVI 40 sono state le cerimonie di beatificazione, durante le quali sono stati beatificati 563 Servi di Dio fra i quali 48 sacerdoti diocesani, 485 religiosi e religiose, 30 laici e laiche. In totale 509 uomini e 54 donne.
Le canonizzazioni sono state finora 4 (3 a Roma e 1 in Brasile), durante le quali sono stati canonizzati 14 persone (2 vescovi, 4 sacerdoti, 5 religiosi e 3 religiose). Nei quasi tre anni di papa Ratzinger sono stati proclamati un terzo del totale dei santi e dei beati del pontificato di Wojtyla durato 26 anni e mezzo.
Sulle cause in corso il cardinale ha detto che «stanno andando bene» quelle di Giorgio La Pira e Giovanni Paolo II, mentre per Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador assassinato nel 1980, c'è ancora da lavorare e per Pio XII sono in corso approfondimenti negli archivi vaticani ed è stata istituita una commissione per decidere sull'opportunità della proclamazione.

© Copyright Corriere della sera, 19 febbraio 2008

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