5 febbraio 2008

«Rianimare? Crudeltà» Scoppia la bufera sulla frase della Turco. Carlo Casini: «Rianimare? Basta applicare la 194»


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BATTAGLIA DI CIVILTÀ

«Rianimare? Crudeltà» Scoppia la bufera sulla frase della Turco

DA ROMA GIANNI SANTAMARIA

La polemica sulla presa di posizione dei ginecologi romani scoppia anche nei palazzi della politica. Una deflagrazione che sorprende Paola Binetti, medico e senatrice del Pd, visto che rianimare chi nasce vivo è previsto dalla stessa 194. «Evidentemente – commenta – c’era bisogno di riaffermare con insistenza questo principio perché non si desse adito a nessun dubbio». Dubbi sul documento, invece, sono stati espressi sui giornali da più esponenti del mondo scientifico e politico. Come Carlo Flamigni e Livia Turco. Quest’ultima, intervistata da Repubblica, ha definito una «crudeltà insensata voler rianimare un feto contro la volontà della madre». Al ministro della Salute replicano numerosi esponenti del centrodestra.
Per Rocco Buttiglione la logica va rovesciata: «Crudeltà» è «non rianimare un feto che può vivere, solo perché la madre lo vuole morto».
Luca Volontè, pure lui Udc, ricorda alla Turco che «i genitori non sono padroni e il figlio neonato non è una proprietà, né il ministro della Salute può trasformarsi in garante dei figli 'adatti' e 'inadatti'». Per Riccardo Pedrizzi (An) «l’aborto terapeutico deve avere come fine la tutela della salute della madre, non l’attribuzione di un potere di vita e di morte sul nascituro». Franca Bimbi (Pd) invita a evitare scontri ideologici e ricorda come per i minori serva sempre il consenso informato dei genitori.
Un’altra senatrice del neonato partito, Vittoria Franco, vede addirittura in pericolo il concetto di maternità responsabile. Rianimare è un «preciso dovere» del medico e la maternità responsabile «non c’entra nulla», replica Sandra Monacelli (Udc). Ma il riferimento al ruolo delle donne è stato ieri occasione per un vero e proprio appello dello stesso ministro Turco alle donne, perché a difendano la 194. Intervenendo a un convegno sulle immigrate dell’associazione Nostri Diritti, ha definito quello in corso un «dibattito strampalato» in cui parlano «solo gli uomini». C’è una «strumentalizzazione deprimente» in atto, rincara la dose Barbara Pollastrini (Pari Opportunità). Nel dibattito tutto in rosa interviene anche la senatrice azzurra Elisabetta Casellati. La Turco «dovrebbe fare un appello a se stessa perché non ha speso una parola affinché la legge 194 sia finalmente applicata nella sua interezza». C’è, poi, chi invita polemicamente le forze politiche che avversano la 194 a mettere il tema della sua riforma al centro della prossima campagna elettorale. Lo fa Silvana Mura (Idv), certa che la «grande maggioranza degli italiani è contraria». Il ministro Vannino Chiti, invece, non chiude la porta a una «riflessione serena e oggettiva» sulla legge, per vedere «tutti insieme quali sono gli aspetti attuati e quelli che devono essere attuati meglio». Infine, non manca chi si appella alle ingerenze vaticane. Come Chiara Moroni (Fi) e Maria Luisa Boccia (Prc) per la quale la Chiesa è «ossessionata dalla scienza», mentre il documento dei medici è un «monumento alla concezione astratta della vita». Voce fuori dal coro quella di Peppino Caldarola (Pd) che dal suo blog «Vaicolmambo» ragiona: «Il Papa ha ragione a mettersi dalla parte della vita. Tocca a noi laici ricominciare a ragionare su di essa in modo aperto. Senza fare passi indietro, senza riconsegnare le donne ad antiche pratiche, senza accanimenti di ogni tipo, ma partendo dalla vita e non sentendoci turbati dalla formula 'diritto alla vita'».

© Copyright Avvenire, 5 febbraio 2008


«La legge impone che quando il feto è espulso vivo occorre fare di tutto per salvaguadarne l’esistenza. Purtroppo non sempre si fa così»

«Rianimare? Basta applicare la 194»

«A nessuno è permesso minimizzare il dramma, umano ma anche professionale, del medico che si trova di fronte, sul tavolo operatorio, un gran prematuro che emette piccoli gemiti e nelle cui vene si vede pulsare il sangue». Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, interviene nel dibattito sulle cure da prestare a feti sopravvissuti ad un aborto e capaci vita autonoma, «È un dramma strettamente connesso all’aborto cosiddetto terapeutico e che quindi può venire aggravato dalla non accettazione da parte della madre del neonato.
Può anche capitare - e il Movimento per la vita ha raccolto le incredibili testimonianze di medici, ostetriche ed infermiere ­che i bimbi vengano messi sul davanzale delle finestre o addirittura in frigorifero per affrettarne la fine o semplicemente abbandonati a se stessi sul tavolo operatorio in attesa che la scintilla di vita autonoma si spenga in loro così da sollevare dall’imbarazzo genitori e medico». «La prospettiva di una vita gravemente menomata è certamente drammatica, ma almeno quando l’aborto è volontario c’è un modo sicuro per evitarla. Una volta tanto basta applicare la legge 194 che, su questo punto, frena la sua complessiva ingiustizia.
Infatti l’articolo 7 non si stabilisce soltanto che se il feto è espulso vivo dal corpo materno occorre mettere in atto tutte le cautele necessarie atte a salvaguardarne la vita, ma impone che 'quando vi è possibilità di vita autonoma' l’aborto è ammissibile solo nel caso di pericolo per la vita della madre». «Dunque se sul tavolo operatorio si trova un esserino gemente a seguito di una Ivg, vuol dire che la legge è stata violata e dovrebbe scattare la sanzione di cui all’articolo 19», osserva ancora Casini». «La 'possibilità' di vita autonoma è cosa diversa dalla 'probabilità' e l’autonomia di vita è qualcosa di diverso dalla pienezza in salute della vita. Conclusione: se si deve stabilire un limite temporale all’aborto terapeutico, esso deve essere il più prudenziale possibile ed essere così basso da escludere in ogni caso che all’orrore dell’aborto venga aggiungo l’orrore di un corpicino gemente che per sopravvivere deve correre il rischio di gravi malformazioni».

© Copyright Avvenire, 5 febbraio 2008


L’OPINIONE

«Salvaguardiamo i diritti del feto»

«In un’ottica d’informazione corretta che riguardi tutti i genitori, ripetiamo che la salvaguardia deve essere sempre quella dei diritti del feto». Interviene con queste parole, Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Movimento italiano genitori (Moige), sulla questione sollevata dal documento firmato dai direttori delle cliniche ginecologiche delle facoltà di medicina delle università romane, Tor Vergata, La Sapienza, La Sapienza Sant’Andrea, Cattolica e Campus Biomedico, sulla necessità della rianimazione di un neonato se ancora vitale.
«Oggi – prosegue la Munizzi – bisogna rendersi conto che, anche grazie ai progressi della medicina, un aborto tardivo dalla 22esima settimana in poi equivale praticamente ad un parto prematuro; esistono quindi diverse possibilità di sopravvivenza del piccolo ed esiste soprattutto in questi casi l’obbligo di rianimazione». Il diritto alla vita del feto «esula da quelle che giudichiamo sterili polemiche sul diritto alla decisione da parte dei genitori o da parte dei ginecologi: qui si tratta di salvaguardare il diritto del feto stesso, che ha la meglio su qualsiasi altro presunto diritto», conclude il presidente del Moige.

© Copyright Avvenire, 5 febbraio 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Da Repubblica leggo l'ultima proveniente dalla Gran Bretagna: "creato in Inghilterra embrione da tre genitori". Alleluia, anche qui ci siamo arrivati. Vi chiedete quali sono i vantaggi?

1) si potranno creare individui scegliendo secondo le mode del momento le caratteristiche (geni) più belle dai tre (o più) genitori. Il naso del papà biondo che è dritto, gli occhi dell'altro papà, le labbra della prima mamma (quella che poi ha accettato di affittare l'utero per nove mesi) e dall'altra mamma ancora dobbiamo decidere cosa prendere... Ah, naturalmente tutte le malattie possibili sono state tolte (anche l'inclinazione all'influenza invernale). Inoltre è stata fatta richiesta di riesumare il corpo di Einstein per prelevare il suo DNA e cercare il gene dell'intelligenza (che si troverà nel giro di pochi giorni) e lo si inserirà nel prodotto genico o nuovo bambino. Stiamo aspettando la risposta per avere il DNA del grande genio.

2) Si potrà dare un bambino a famiglie allargate e poligame.

Beh, perchè non darsi da fare per tutto ciò? Naturalmente i vari criteri di bellezza e quindi la scelta dei geni da inserire nel nuovo individuo seguono l'ultima moda. Nel caso in cui la moda cambiasse mentre si sta costruendo il bambino si verrà risarciti o si può fare ricorso appena nato alla chirurgia plastica neonatale.

L'ho messa sul ridere per non piangere. Stiamo esagerando! Spero solo che non si arrivi ad un punto di non ritorno. Marco.

euge ha detto...

A questo punto siamo arrivati...... bene tra poco riabiliteranno Mengele e tutti coloro che desideravano creare la super razza.

Che schifo! sulla frase della Turco non voglio fare commenti perchè si commenta da sola e la dice lunga sull'umanità del ministro della salute.