4 aprile 2008

Benedetto XVI visiterà la sinagoga di New York (Osservatore Romano)


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Benedetto XVI visiterà la sinagoga di New York

di Gianluca Biccini

Il Papa visiterà la Sinagoga di New York e incontrerà anche a Washington una delegazione della comunità locale, in occasione della Pasqua ebraica.

A dieci giorni dall'inizio dell'ottavo viaggio internazionale di Benedetto XVI, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha confermato la notizia resa nota dalla Conferenza episcopale statunitense, che al programma del viaggio sono stati aggiunti due brevi appuntamenti con rappresentanti della comunità ebraica. Il primo a Washington, al termine dell'incontro interreligioso del 17 aprile; il secondo il giorno dopo a New York, alla Park east Synagogue, vicina alla sede della nunziatura apostolica.
Intanto mentre gli americani mostrano un rinnovato interesse verso la figura e il ruolo del Pontefice, quotidiani come il "Washington Post" e il "New York Times" cominciano a dedicare sempre più spazio all'evento, e il settimanale "Time" addirittura la copertina.
Un'attesa testimoniata anche dalle centinaia di migliaia di richieste giunte all'arcidiocesi della capitale per la partecipazione alla messa che il Papa celebrerà nel nuovissimo stadio di baseball dei Nationals il 17 aprile; ma solo quarantaseimila persone troveranno posto. Cifre analoghe per New York, dove secondo il portavoce dell'episcopato le "richieste eccedono enormemente la disponibilità dei biglietti": duecentomila a fronte di cinquantasettemila posti.
L'arcivescovo di Washington, monsignor Donald William Wuerl, in questi giorni a Roma per un convegno sul dialogo interreligioso, usa il termine "impact" per sottolineare il carattere dirompente che ha avuto la decisione di Benedetto XVI di visitare il Paese. L'arcidiocesi ha distribuito in allegato a riviste e giornali centomila pieghevoli - in lingua inglese e spagnola - in cui si spiega cos'è il Papato e chi è il Papa. "Soprattutto i giovani - confida monsignor Wuerl - sembrano interessati ad approfondire la conoscenza della figura del Pontefice, non tanto come capo di uno Stato, quanto piuttosto come Successore di Pietro".
Ad accogliere Benedetto XVI un Paese che si avvia verso le elezioni presidenziali, in un periodo di forte recessione economica, come testimoniato dai ventotto milioni di americani, quasi il dieci per cento della popolazione, costretti a ricorrere ai food stamps, il sussidio statale per fare la spesa destinato alle famiglie a basso reddito. Un Paese impegnato da cinque anni in un conflitto - quello in Iraq - in cui già quattromila soldati sono morti, che attende un messaggio di speranza.
E il Pontefice della Spe salvi si reca negli Stati Uniti anche per questo. Il "Time" titola: "Il Papa che ama l'America" e il nuovo ambasciatore presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon, ha fatto notare in una recente intervista: "Benedetto XVI è molto interessato al modo in cui fede e ragione si sono intrecciate nel nostro esperimento democratico. È molto colpito anche da certi contrasti tra Europa e America e da alcune figure della nostra cultura. Sembra inoltre incuriosito dalla nostra versione del rapporto Chiesa Stato e dalla sua compatibilità con una grande vitalità religiosa".
Non è un caso - ha commentato l'arcivescovo Timothy Broglio, ordinario militare per gli Stati Uniti - "ed è forse un tributo a questo Paese, che Papa Ratzinger abbia accettato di venire in un anno elettorale perché, di solito, questa sarebbe stata una condizione per evitare una visita papale".
Ecco allora la mobilitazione delle parrocchie, dei movimenti, delle associazioni: tutto il mondo cattolico è all'opera per accogliere il Papa. A Washington, dove sarà dal 15 al 17 aprile e festeggerà l'ottantunesimo compleanno, si lavora alla realizzazione dell'altare per la messa. Il progetto è di John Paul Mikolajczyk, di New York, e Ryan Mullen di Manchester, laureati all'Università Cattolica d'America, vincitori di un concorso al quale hanno partecipato ventuno persone.
Il progetto scelto rappresenta un altare con una solida copertura, un modello ripetitivo di archi parabolici decorativi al di sotto di essa e una base più piccola. I due studenti sono stati coadiuvati da Rachel Bailey, di Napa, e da Victoria Engelstad di Bradley Beach.
Il modello include anche un pulpito, un leggio e una cattedra che saranno parte dell'allestimento al Nationals stadium. Il pulpito è arricchito da immagini bibliche e trinitarie.

Un altro aspetto che sta impegnando gli organizzatori è quello della sicurezza: dopo l'11 settembre niente è più come prima negli Stati Uniti. "La visita di Benedetto XVI - afferma una portavoce dell'arcidiocesi di Washington - riflette i tempi in cui viviamo. Occorre tenere il livello di sicurezza degli eventi a massimo rischio, molto più alto di quello che si ebbe con Karol Wojtyla". Tanto che non sembra ipotizzabile rivedere le scene del 1979, quando Giovanni Paolo II viaggiava con la papamobile scoperta.
A ribadire la dimensione ecclesiale dell'avvenimento è stato il nunzio apostolico negli Stati Uniti, l'arcivescovo Pietro Sambi, che ha dichiarato: al di là dell'incontro con il Presidente Bush e del discorso alle Nazioni Unite, la visita è soprattutto un viaggio pastorale. Benedetto XVI "giunge per consolidare la fede, la speranza e l'amore della Chiesa cattolica negli Stati Uniti". Inoltre egli "porterà anche la sua amicizia e la sua parola santa a tutto il popolo degli Stati Uniti". Il Papa, del resto, "non è un capo politico, ma un responsabile religioso, che porterà all'America la voce e l'amore di Gesù Cristo. Egli - ha concluso - troverà una Chiesa veramente viva negli Stati Uniti: ovunque ci sono cattolici di qualità eccellente, giovani, gioiosi, pieni di energia e creatività".

(©L'Osservatore Romano - 5 aprile 2008\)

5 commenti:

Anonimo ha detto...

E' la prima volta che trovo un'informazione più dettagliata su quotidiani stranieri. Finora da noi non se n'è parlato della visita in USA del papa. Ho letto l'articolo del Time (non ho capito bene alcuni punti, ma ci sono alcuni pregiudizi che spero verranno spazzati via dai fatti e dalle parole del papa). Poi anche sul New York Times ci sono vari articoli. Sono felice che il variegato popolo americano si interessi del papa, speriamo vada tutto bene e che possano farsi un'opinione buona.

Non capisco per quale motivo non abbiano previsto dei luoghi più aperti per le Messe per permettere la presenza di più persone. Forse per quei dannati motivi di sicurezza...

Ah, Raffaella, riusciremo per via del fuso orario a seguire gli appuntamenti televisivi senza che mi debba svegliare nella notte? Grazie, Marco

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, avevo appena finito di leggere questi articoli nel Blog sull'accoglienza generalmente molto positiva di Papa Benedetto negli USA, poi dai siti di "Repubblica" e del "Corriere" di nuovo lo sconforto, sta impazza il "Monica Bellucci-pensiero" esternato nelle ultime ore e così condensato: "non ho nulla contro la prostituzione" e, sull'aborto " rischiamo un ritorno al Medioevo" . Un'altra opinion maker s'avanza?

Anonimo ha detto...

Ciao Marco, ci sono sei ore di differenza fra noi e Washington e New York.
Quando negli USA sono le 12, da noi sono le 18, quindi nessuna levataccia ma ore piccole :-))
Credo che le misure di sicurezza abbiano avuto la meglio, pero' capisco le ragioni degli USA.
R.

Ecco il programma (orario statunitense):

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Anonimo ha detto...

Ciao Carla, purtroppo provo un "anticipo di antipatia" per la Bellucci.
Come nei film e' meglio quando non parla :-)
Che cattiva...

gemma ha detto...

Diciamoci la verità... Quando mai una come la Bellucci potrà porsi il problema di dover ricorrere all'aborto perchè abbandonata dal compagno (solidale solo nelle piazze) e perchè non può mantenere, magari da sola, un figlio? Per le fortunate come lei, il problema da tutelare è solo il principio di autodeterminazione della donna. Della solidarietà alla donna che in Consultorio trova solo belle parole dette dallo psicologo di turno, ma nessuna possibilità di aiuto pratico, sembra non importare a nessuna delle belle vip. Dire che la 194 va migliorata nella parte preventiva, a tutela della maternità, è visto come un tabù, un attacco all'autodeterminazione. Idem la possibilità di riconsiderare i tempi, lasciando almeno un anticipo di umanità ad un essere che a sei mesi sfido chiunque a dire che è ancora una cosa.