21 aprile 2008

E Benedetto XVI conquistò l’America (Tornielli)


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E Benedetto XVI conquistò l’America

Andrea Tornielli

nostro inviato a New York

Nell’ultima Messa prima di lasciare gli Stati Uniti, celebrata allo Yankee Stadium di New York gremito da sessantamila fedeli, Benedetto XVI ha lasciato come messaggio ai cattolici americani quello di superare la separazione tra fede e vita anche in politica. Ha chiesto di «essere fiduciosi nella vittoria di Cristo» e di impegnarsi per «superare ogni separazione tra fede e vita, opponendosi ai falsi vangeli di libertà e felicità» e per «respingere la falsa dicotomia tra fede e vita politica» perché, ricorda citando il Concilio, «nessuna attività umana, neanche nelle cose temporali, può essere sottratta al dominio di Dio. Nel «Paese di libertà», il Papa ha invitato a «lottare contro tutto ciò che ci schiavizza, a cominciare dal nostro egoismo e dalle nostre passioni».

È positivo il bilancio che si può trarre dalle giornate americane del Papa tedesco. Benedetto XVI ha conquistato gli Stati Uniti ed è stato a sua volta conquistato dagli Usa. «Ero venuto per confermarvi nella fede, siete stati anche voi a confermare me», ha detto improvvisando al termine della Messa nella cattedrale di St. Patrick.

Certo, Ratzinger non si è nascosto le difficoltà: ha detto tutto ciò che si doveva e poteva dire sullo scandalo degli abusi sessuali perpetrati da sacerdoti, mostrando vicinanza alle vittime e assoluta intransigenza per evitare che episodi simili si ripetano. Ha «strigliato» la Chiesa americana, invitando a una maggiore unità e obbedienza. Ha parlato del diritto alla vita «per i più indifesi, i bambini non ancora nati nel grembo materno»: è stato il suo passaggio più applaudito. Ma al tempo stesso è stato conquistato dal calore dell’accoglienza. È stato detto, e ancora si dirà, che Benedetto XVI non ha raggiunto i livelli di gradimento e di simpatia di cui godeva anche qui Oltreoceano il predecessore. Eppure, nonostante le imponenti misure di sicurezza, i momenti di contatto con la folla sono stati sorprendenti. Il Papa non ha soltanto parlato e insegnato, ha condiviso. Ed è stato capace di gesti inaspettati e imprevisti, come sabato sera, al termine dell’incontro con i giovani al seminario di St. Joseph, quando è sceso dal palco per abbracciare una ragazza nera appoggiando la fronte sulla sua, ridendo insieme a lei. O quando è sceso dalla delegazione apostolica per incontrare qualche centinaio di giovani che gli avevano intonato serenate e volevano salutarlo.

Abituati a conoscerlo attraverso il filtro dei media non proprio benevoli nei suoi confronti, gli americani hanno potuto rendersi conto da vicino chi davvero sia Benedetto «povero successore di Pietro».

© Copyright Il Giornale, 21 aprile 2008 consultabile online anche qui.

Beh, la simpatia o l'antipatia sono emozioni puramente e prettamente personali. Non esiste una "simpatia universale".
Sono i media a fare continui confronti fra Benedetto e il suo predecessori: si tratta, appunto, di un filtro che spesso non ha nulla a che vedere con la percezione delle persone in carne ed ossa
.
R.

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