15 aprile 2008

Il Papa, voce di speranza negli Usa (Paglialunga)


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Il Papa, voce di speranza negli Usa

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Arcangelo Paglialunga

CITTÀ DEL VATICANO

Il Papa parte oggi a mezzogiorno per il suo primo viaggio negli Stati Uniti: lo ha definito «pellegrinaggio missionario». Ne seguiranno certamente altri, sulla scia di Wojtyla che ne compì sei.
Questa volta l’itinerario è limitato, ma estremamente importante. Il Papa va infatti in visita all’Onu nel 60° anniversario della sua Istituzione; poi visiterà le due più importanti diocesi americane: New York e Washington.

Il cardinale segretario di Stato Bertone, che lo accompagnerà, ha dichiarato in una intervista alla Tv americana «Fox News»: «Il Papa, alle Nazioni Unite parlerà nella medesima linea in cui ha saputo cogliere ed esprimere fin dagli inizi del suo pontificato la grande sfida del secolo e cioè il rapporto tra ragione e fede».

E naturalmente nella sua parola echeggeranno i grandi problemi mondiali del momento: la difficile situazione economica che non risparmia neanche gli Stati Uniti, le situazioni belliche in atto che, per quanto si riferiscano al Medio Oriente, riguardano da vicino l’America, la lentezza dei colloqui di pace in Libano, Israele e palestinesi.
Il Papa nel suo messaggio televisivo ai cattolici degli Stati Uniti ha detto: «Il mondo ha bisogno più che mai di speranza, di pace, di libertà, ma non potrà realizzare questa speranza senza obbedire alla legge di Dio che ha portato a compimento nel comandamenti di amarci gli uni gli altri».

Ma in più di un discorso, in più di un intervento, il Papa ha fatto capire che egli non predica l’amore platonico ma un amore fattivo.

E, dunque, il suo richiamo va ai Paesi ricchi a farsi carico delle difficoltà dei Paesi poveri, nel momento in cui si paventa lo spettro della fame che potrebbe portare a situazioni difficili in campo politico.
Il Papa nella sua visita avrà colloqui con il presidente Bush: ma avvengono mentre il presidente si accinge a lasciare la Casa Bianca e il Paese è impegnato nella scelta dei candidati alla sua successione.

Bush ha detto: «Benedetto XVI è una figura importante per molte ragioni. Parla a milioni di persone. Non viene qui come un politico, ma come uomo di fede. Voglio rendere omaggio alle sue convinzioni».

Ma è da dire che anche i politici vogliono stare attenti alla sua disamina della situazione mondiale e alle prospettive di soluzione che egli propone.
Nella visita alle due diocesi di New York e di Washington il Papa vivrà momenti importanti: nella prima avrà di fronte, quasi in assemblea, i quattrocento vescovi americani.

Ha fatto sapere che, con la presenza dei sacerdoti, vuole promuovere una riunione di pentimento e riconciliazione per tutta la Chiesa americana, con evidente riferimento al triste problema della pedofilia che ha sconvolto più di una diocesi. Benedetto XVI vuol per la Chiesa americana «un inizio di nuova vita».

Da sottolineare che ha voluto, nel programma, la visita di preghiera a New York sul luogo delle Torri Gemelle, distrutte nel drammatico attentato. È un modo per sentirsi ancor più vicino alla Nazione Americana che ancora non ha superato l’incubo di quella giornata tragica e funesta.Un momento importante nel viaggio, i due colloqui a New York ed a Washington dedicati alla comunità ebraica e l’incontro ecumenico in una liturgia di preghiera, con i rappresentanti di altre religioni e confessioni in America.
Durante gli spostamenti Benedetto XVI utilizzerà la «Papamobile» e durante la Messa all’aperto nel National Stadium di Washington, imponenti saranno le misure di sicurezza. «Il Papa è tranquillo», ha detto il card. Bertone alla Radio Vaticana pur affermando che «minacce non sono mancate...». Susan Gibbs, portavoce dell’archidiocesi di Washington ha dichiarato: «La visita del Papa riflette i tempi in cui viviamo... Occorre tenere il livello di sicurezza degli eventi a massimo rischio molto più alto di quello che si ebbe con Karol Wojtyla».

© Copyright Il Giornale di Brescia, 15 aprile 2008

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