13 aprile 2008

Il rabbino Jack Bemporad: "Benedetto XVI è l'uomo del dialogo. Da sempre si impegna perché ebrei e cristiani collaborino" (Il Tempo)


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È l'uomo del dialogo. Da sempre si impegna perché ebrei e cristiani collaborino.

Il rabbino Jack Bemporad direttore del «Center for Interreligious Understanding» in New Jersey e profugo dell'Olocausto in Italia è particolarmente contento della visita negli States di Benedetto XVI.

Mau.Pic.

«Ci fa piacere la visita alla Sinagoga - afferma il rav - Questo significa che è vicino alla nostra comunità».
L'importanza dell'incontro al Tempio di New York è sottolineata dal fatto che nella Grande Mela «c'è il più grande concentramento ebraico di tutto il mondo- ricorda Bemporad - Lì vivono più ebrei che in qualsiasi altra città».

«Questo Papa vuole fare del suo meglio per migliorare il dialogo ebraico-cattolico» sostiene il rabbino del New Jersey, Jack Bemporad, che nei giorni scorsi è intervenuto a Roma alla Pontificia Università di San Tommaso a un convegno interreligioso.

Le polemiche seguite alla reintroduzione della preghiera latina del Venerdì santo dove gli ebrei sono descritti come responsabili della morte di Gesù, non sembrano abbiano conseguenze sulla visita alla sinagoga newyorkese.
«La dichiarazione del Vaticano chiarisce in maniera sincera tutte le incomprensioni che ci sono state sulla preghiera del Venerdì», ha affermato il rabbino del New Jersey. «Si tratta di una dichiarazione chiarificatrice. La Santa Sede afferma ciò che realmente pensa, ossia - ha spiegato l'esponente ebraico - che in alcuna maniera, con la reintroduzione della preghiera del venerdì voleva offendere la sensibilità degli ebrei».
A lui risponde l'arcivescovo di Washington Donald W. Wuerl anche lui impegnato nel dialogo tra ebrei e cristiani. «L'auspicio è che i tratti unificatori delle religioni del mondo - ha spiegato il prelato - possano costituire la base per un terreno comune e siano i princìpi di un sincero pluralismo nella ricerca di rapporti umani migliori e, in ultima analisi, della pace nel mondo».
«Il modo in cui tutte queste cose che accadono abbiano un senso è che sia possibile spiegarle. Generalmente, noi dobbiamo spiegare il legame con certi valori che noi crediamo siano permanenti: la fiducia, il concetto della verità, il concetto del bello e del buono». Su queste basi è possibile costruire il futuro. «Proprio le religioni, che tanta influenza hanno sui popoli, giocano un ruolo fondamentale per costruire la pace -, ha osservato l'esponente ebraico. Spetta a loro lo sforzo maggiore e per farlo devono lavorare sui valori etici comuni e cioè giustizia, misericordia, comprensione».
A New York la scelta di Benedetto XVI di andare alla sinagoga rientra in questo cammino intrapreso tra Chiesa cattolica e ebraismo. Un dialogo che ha ampio spazio proprio degli Stati Uniti.

© Copyright Il Tempo, 13 aprile 2008 consultabile online anche qui.

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