7 aprile 2008

La visita del Papa alla Basilica di San Bartolomeo per onorare i martiri del XX secolo (Radio Vaticana)


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La visita del Papa alla Basilica di San Bartolomeo per onorare i martiri del XX secolo

Ricordare ed onorare la memoria dei testimoni della fede del XX secolo: con questo spirito oggi pomeriggio, alle 17.30, Benedetto XVI si recherà in visita alla Basilica di San Bartolomeo all’Isola Tiberina, memoriale, appunto, dei martiri dei nostri giorni, e vi presiederà la celebrazione della Parola. La nostra emittente trasmetterà la cronaca dell’evento a partire dalle 17.20, sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz. Ad accogliere il Papa, saranno, tra gli altri, il cardinale Vicario, Camillo Ruini, e i responsabili della Comunità di Sant’Egidio a cui, nel 1993, fu affidata la Basilica di San Bartolomeo. Ma quale atmosfera si respira, in queste ore, nella Comunità? Isabella Piro lo ha chiesto al presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo:

R. – Un’atmosfera pasquale, di gioia, per questo dono che riceveremo dal Papa che visita una delle Chiese cui noi siamo più affezionati, più legati, perché la Chiesa di San Bartolomeo all’Isola Tiberina ci fu affidata da Giovanni Paolo II per il 25.mo anniversario della Comunità. È una Basilica che conserva le reliquie dell’Apostolo Bartolomeo e anche del grande Sant’Adalberto che fu l’evangelizzatore della Polonia. Dopo qualche anno, durante il Giubileo del 2000, quando Giovanni Paolo II ebbe l’idea di celebrare, di onorare i nuovi martiri e i testimoni della fede del XX secolo, questa Basilica ne divenne luogo memoriale e venne affidato alla Comunità perché Sant’Egidio ha questa forte vocazione ecumenica: i nuovi martiri sono martiri di tutte le Chiese cristiane.

D. – Quest’anno ricorre il 40.mo anniversario della Comunità di Sant’Egidio: la visita del Papa ha dunque un significato particolare?

R. – Sì, un grande significato: i 40 anni, nel linguaggio biblico, sono l’uscita dal deserto, sono il tempo della Terra Promessa. Per noi, è un grande anniversario che ha un grande significato soprattutto da un punto di vista spirituale. Siamo quindi molto felici che il Papa benedica questi 40 anni di storia, iniziati in anni travagliati, come erano quelli del ’68, gli anni della contestazione, in cui la Comunità non ha mai perso il riferimento della Parola di Dio e dell’amore per la Chiesa, anzi: ne è stata sempre guidata.

D. – Nella Basilica di San Bartolomeo sono conservate numerose reliquie dei martiri del XX secolo. Cosa ci insegnano?

R. –Che la fede viene prima di ogni altra cosa, ci insegnano la fedeltà agli insegnamenti della Chiesa. I martiri non sono degli eroi, sono persone normali come tutti, che hanno saputo, per amore della fede, per amore della Chiesa e molti per amore del Papa, vivere fino in fondo la loro fede, come Gesù sulla Croce: quando tutti gli gridavano “Salva te stesso!”, non scese dalla Croce, ma accettò il martirio fino in fondo. Ed è un testamento che giunge fino al XXI secolo. In fondo, il martirio, purtroppo, non è finito: fino a poco tempo fa, abbiamo pregato e pianto per la morte dell’arcivescovo caldeo di Mossul.

D. – Sull’Isola Tiberina c’è anche l’ospedale “Fatebenefratelli”: quali sono i rapporti tra questa struttura e la Comunità di Sant’Egidio?

R. – Sono rapporti ottimi! Siamo “vicini di casa” e spesso molte persone che vanno a visitare i malati all’ospedale vengono poi a pregare nella nostra Chiesa: c’è una cappellina con un’antichissima immagine della Madonna che è frequentatissima dai parenti dei pazienti dell’ospedale. In fondo, l’Isola Tiberina è stata sempre un luogo in cui si è chiesta la guarigione: sin dall’epoca dei Romani, c’era il Tempio di Esculapio e quindi per millenni è stata un’isola di guarigione. In questo senso, all’interno della Basilica c’è un pozzo scavato all’epoca dei Romani perché sembrava che da lì sgorgasse un’acqua miracolosa. Ecco: noi abbiamo conservato questo pozzo anche come segno della preghiera di guarigione per i malati.

D. - Cosa vi aspettate dalla visita di Benedetto XVI, quali speranze, quale nuovo slancio sperate di ricavare da questo incontro?

R. – Noi speriamo di essere benedetti nel nostro cammino e soprattutto nell’essere confermati da questo amore per la Chiesa che ci porta sulle grandi frontiere del mondo. La Comunità di Sant’Egidio è ormai diffusa in 70 Paesi del mondo e dovunque c’è la Comunità di Sant’Egidio c’è un po’ di spirito romano, ovvero un po’ di spirito universale, quel respiro universale della Chiesa che ci fa prendere cura delle ferite del mondo e soprattutto della vita dei più poveri. Ecco: noi speriamo e crediamo che la visita di Papa Benedetto XVI ci aiuti a vivere questa vocazione pienamente.

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I martiri cristiani, testimoni dell’amore di Dio, nel magistero di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

Con la visita di Benedetto XVI, oggi pomeriggio, alla Basilica di San Bartolomeo all’isola Tiberina, si porrà l’accento sulla straordinaria testimonianza dei martiri cristiani del XX secolo. Un tema fortemente presente nel Magistero del Papa e del suo predecessore Giovanni Paolo II che volle proprio dedicare la chiesa di San Bartolomeo ai testimoni eroici della fede del secolo scorso. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi militi ignoti della grande causa di Dio”: Giovanni Paolo II lo sottolinea con forza nella Lettera apostolica Tertio Millennio Adveniente del 1994. E aggiunge: “Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze”. Proprio per rispondere a questa esigenza, Giovanni Paolo II nell’Anno Giubilare presiede al Colosseo una commemorazione ecumenica dei testimoni della fede del XX secolo. “Quanti cristiani – avverte - in ogni continente, nel corso del Novecento hanno pagato il loro amore a Cristo anche versando il sangue”. Ed anche ai giovani, nell’indimenticabile GMG di Torvergata del 2000, Papa Wojtyla rammenta l’attualità del martirio che sempre accompagna la vita della Chiesa:

“Anche oggi credere in Gesù, seguire Gesù sulle orme di Pietro, di Tommaso, dei primi apostoli e dei testimoni, comporta una presa di posizione per Lui e non di rado quasi un nuovo martirio: il martirio di chi, oggi come ieri, è chiamato ad andare contro corrente per seguire il Maestro divino, per seguire ‘l’Agnello dovunque va’”.

Due anni dopo il Giubileo, Giovanni Paolo II decide di associare la Basilica di San Bartolomeo alla memoria degli eroici testimoni della fede del Novecento. A suggellare questa nuova dimensione della Basilica del X secolo è una solenne celebrazione ecumenica presieduta, il 12 ottobre 2002, dal cardinale vicario Camillo Ruini e dal Patriarca ortodosso romeno Teoctist. San Bartolomeo diventa dunque “Luogo memoriale dei Nuovi Martiri del XX secolo”. Come il suo predecessore, anche Benedetto XVI mette l’accento sulla fecondità del martirio cristiano. Ecco come ne tratteggia il significato all’Angelus del 26 dicembre scorso, solennità di Santo Stefano Protomartire:

“Il martire cristiano attualizza la vittoria dell’amore sull’odio e sulla morte. Preghiamo per quanti soffrono a motivo della fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Maria Santissima, Regina dei Martiri, ci aiuti ad essere testimoni credibili del Vangelo, rispondendo ai nemici con la forza disarmante della verità e della carità”.

Già nella prima uscita pubblica dopo l’elezione alla Cattedra di Pietro, visitando la Basilica di San Paolo il 25 aprile del 2005, Benedetto XVI aveva sottolineato che “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”.
Dunque, era il suo auspicio, “all’inizio del terzo millennio è lecito attendersi una rinnovata fioritura della Chiesa, specialmente là dove essa ha maggiormente sofferto per la fede e per la testimonianza del Vangelo”.
E proprio la memoria, il ricordo è il messaggio che s’irradia da San Bartolomeo all’Isola Tiberina: sono ben 13 mila le testimonianze del martirio custodite nei locali della Basilica. Raccontano storie conosciute come quella di don Andrea Santoro, del vescovo Oscar Romero, di padre Massimiliano Kolbe, ma anche, come richiamato da Karol Wojtyla, di militi ignoti della grande causa di Dio.

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