11 aprile 2008

Vento ortodosso a Occidente (Baget Bozzo per "La Stampa")


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Vento ortodosso a Occidente

GIANNI BAGET BOZZO

Non era stato previsto che le Chiese ortodosse grecoslave sarebbero tornate un soggetto della politica: e che l’epicentro del fenomeno fosse la Russia di Putin, nella sua composizione di zarismo e di sovietismo. Dopo la fine del comunismo, ciò che è rimasto all’Est è la storia precomunista: e la storia precomunista rimasta, vivente in Russia come nei Balcani, è la Chiesa ortodossa. Ciò corrisponde alla natura della Chiesa ortodossa che, non a caso, è intrinsecamente plurale secondo i diversi Stati in cui essa è presente e ha come principio, diversamente dalla Chiesa cattolica, la sinfonia tra Chiesa e Stato. È il potere civile che deve rendere disponibile l’accesso al popolo della rivelazione cristiana. Le Chiese ortodosse non valorizzano la differenza istituzionale tra Chiesa e Stato, vedono nella composizione del possibile conflitto l’essenza stessa del messaggio cristiano. Questo ha reso possibile la loro sopravvivenza anche sotto il controllo del Kgb e la conservazione della loro identità sotto l’infiltrazione e l’oppressione.

Il comunismo impose loro il rapporto con il movimento ecumenico protestante e con il Concilio mondiale delle Chiese come un mezzo d’influenza del partito in quello spazio ecclesiastico internazionale mediante la compiacente Chiesa ortodossa. Ciò avvenne anche nella Chiesa cattolica in Polonia, ma lì fu un problema per la Chiesa cattolica quando i fatti vennero alla luce. Non fu un problema per la Chiesa ortodossa in cui il potere aveva sempre un ruolo sacrale, anche se non era cristiano. Infine ciò era proprio della lettera del Nuovo Testamento e ciò confortava la prassi dell’ortodossia. Per la loro storia culturale le Chiese ortodosse concepivano il Dio trinitario come un mistero che non poteva essere indagato dalla conoscenza umana, nemmeno dalla teologia. I primi quattro Concili ecumenici sono l’unico sguardo in cui è stato concesso ai cristiani ortodossi di intendere il mistero divino della Trinità. Per questo le Chiese ortodosse non danno grande spazio alla ricerca teologica. Non è pensabile in loro l’imponente bagaglio di ricerca dottrinale della Chiesa occidentale, favorevole invece a pensare l’accessibilità della mente umana ai misteri rivelati. Ciò ha consentito alla Chiesa ortodossa di superare l’influenza del moderno e di non accettare i contraccolpi dell’esegesi e della teologia protestanti e quindi la filosofia moderna all’interno della loro identità di pensiero, come avvenne nella Chiesa cattolica e soprattutto nelle Chiese protestanti.

Dopo la fine del comunismo, le Chiese ortodosse avevano abbandonato l’ecumenismo che non faceva parte del loro concetto, identico a quello cattolico di essere l’una santa, cattolica e apostolica Chiesa del Credo.

Il pensiero ortodosso non avrà forse influenza sul mondo cattolico, che ha recepito tanti elementi culturali del mondo protestante. Si comprende perché le Chiese ortodosse guardano con particolare attenzione a Benedetto XVI, che riporta la Tradizione cattolica come determinante nella Chiesa postconciliare. Ma la posizione dell’ortodossia può avere influenza anche sul sentimento religioso dei cattolici non decisi ad accettare l’influenza protestante e il razionalismo teologico come forma culturale.

L’ortodossia ha conservato una lettura credente delle fonti cristiane, come quella espressa da Benedetto XVI nel libro Gesù di Nazareth. Il rapporto tra Russia e Serbia si fonda ora sull’ortodossia e da ciò viene il fatto dell’opposizione degli Stati ortodossi al riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo. Ciò configura uno schieramento politico ortodosso su temi tradizionali che, costruiti nel periodo precomunista, rimasero di fatto anche sotto l’impero sovietico.

Con l’emigrazione, specie romena, ma anche ucraina, moldava, russa, in Occidente l’ortodossia diviene interna alla cultura occidentale e di questo finora non si è preso coscienza. È possibile che con il tempo le caratteristiche ortodosse vengano apprezzate proprio dai cattolici che hanno il senso della tradizione e che trovano, nella spiritualità ortodossa, un linguaggio che permette la semplice adesione della fede al mistero, oltre le complicazioni della giustificazione della fede innanzi alla modernità.

© Copyright La Stampa, 11 aprile 2008 consultabile online anche qui.

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