23 maggio 2008

Bosetti intervista Hans Küng (dal Concilio a Joseph Ratzinger). Attenzione: il titolo non corrisponde al contenuto!


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Su segnalazione di Eufemia e Marco leggiamo questa intervista di Repubblica al celebre teologo svizzero.
R.

Intervista / Esce l´autobiografia del teologo Hans Küng

Quando il Papa mi delude

"Alla chiesa servono riforme"

"Sono stato io a mettere Ratzinger su una cattedra importante per la sua carriera come quella di teologia dogmatica di Tubinga e per tre anni abbiamo collaborato" "Era necessario che io facessi la mia battaglia: avevo un forte senso della libertà" "Non sono un lupo solitario né un ribelle, sono radicato nella comunità cattolica"

GIANCARLO BOSETTI

Fu Hans Küng, il teologo svizzero, lui, il grande critico della visione curiale-romana della Chiesa a mettere Joseph Ratzinger su una cattedra-chiave per la sua carriera, quella di teologia dogmatica di Tubinga. «Si sono stato io a proporlo unico loco (candidatura secca, senza le «terne» consuete dei concorsi accademici) per la cattedra parallela alla mia, perché era il più qualificato in Germania - spiega - e volevo uno forte che potesse collaborare con me. E infatti abbiamo collaborato. Per tre anni». L´intellettuale e religioso, ottantenne, conosciuto in tutto il mondo per la sua ispirazione conciliare, ecumenica, aperta al dialogo con le altre religioni, favorevole a una procreazione responsabile, avverso al dogma dell´infallibilità, autore di una importante trilogia su Ebraismo, Cristianesimo e Islam, è in Italia per presentare il primo volume della sua autobiografia La mia battaglia per la libertà. Memorie.

Indubbiamente lei fece fare al futuro Benedetto XVI un balzo decisivo nella ascesa gerarchica perché Tubinga era una posizione di enorme prestigio accademico. Qualcuno ironizzò subito: a chiamare professori forti «si rischia».

«Ho chiamato il collega più forte, non il mediocre; professori mediocri chiamano mediocri, professori forti chiamano colleghi forti. Ratzinger aveva solo 37 anni nel 1965, ma che fosse forte è confermato dalla carriera che poi ha fatto. Negli anni del concilio l´ho conosciuto come una persona simpatica. Per tre anni ha funzionato, abbiamo impostato insieme una collana editoriale, "Ricerche ecumeniche", poi è andato a Regensburg ed è diventato sempre più conservatore. E poi prefetto della Congregazione della dottrina fede».

E dunque non è pentito di quella chiamata unico loco?

«No, però in seguito le nostre vie nella Chiesa sono state totalmente differenti. Lui ed io rappresentiamo due modi di essere cattolici, una nel senso della curia romana, una nel senso del Concilio Vaticano II. E io non sono solo. Ci sono molti che condividono con me la convinzione che la Chiesa abbia bisogno di riforme. Solo una minoranza esigua, per esempio, condivide la dottrina ufficiale della Humanae Vitae sulla preclusione a una regolazione responsabile delle nascite».

Il suo era un carattere destinato al ruolo di ribelle, come capita a tanti?

«No, non era il mio destino. Era semplicemente necessario che io facessi la mia battaglia. Certo avevo un forte senso della libertà, che viene dalla mia gioventù in Svizzera, negli anni segnati, oltre i confini, dal nazismo e dal fascismo, e che viene dalla cultura della mia famiglia. Poi anche i sette anni a Roma, al Collegio Germanico e Ungarico e alla Gregoriana, e poi il Concilio mi hanno molto arricchito, anche se portando dei conflitti. Ho vissuto un tempo molto interessante. Ma non ero un ribelle, sapevo essere ubbidiente e collaborare con altri; ho sempre avuto amici, sono radicato nella comunità cristiana cattolica. Non sono un lupo solitario».

Il conflitto con il «partito romano» della Chiesa attraversa la sua vita. Lei descrive i metodi di controllo in modo molto crudo: l´inquisizione e gli inquisitori, terrorismo spirituale, mobbing, dossier sui dissidenti, compreso quello su di lei. Per la cronaca (e gli archivisti) c´è anche il numero di codice: «399/57i».

«Vero, ma a Roma ho anche avuto molti amici e a Roma ho potuto vivere da vicino esperienze straordinarie, seguire il pontificato di Pio XII, assistere e celebrare riti nella basilica di San Pietro. Sono un insider della vicenda della Chiesa e non ho nessun risentimento antiromano. Vero anche che le esperienze romane mi hanno reso critico verso una concezione del Papato che è un prodotto dell´XI secolo. Sono stato un membro leale della Chiesa, leale ma critico».

Le sue memorie raccontano delle delusioni, anche a proposito del «Papa dei tedeschi», Pio XII.

«Certo all´inizio ci aveva entusiasmati, a noi del Collegio Germanico. Era come uno di noi, per la sua cultura, per la sua attenzione alla cultura tedesca, sembrava essere aperto, poi è diventato sempre più rigido e sono arrivate le condanne, con la Humani Generis di teologi come Teilhard de Chardin, di Yves Congar, moniti, epurazioni nei confronti dei preti operai, scelte che mi lasciarono seri dubbi che potessero corrispondere a uno spirito cristiano».

E delusione anche nel caso di Ratzinger. Ci furono momenti in cui lei pensava con lui e con Karl Rahner di formare un «club di avanguardia» nella riforma teologica in senso ecumenico e aperto all´idea della salvezza anche nelle altre fedi. Ratzinger invece è l´autore della Dominus Iesus, l´epistola del 2000, che chiude ogni varco: nulla salus extra ecclesiam.

«La mia visione è stata ecumenica fin dalla mia tesi di laurea sul grande teologo svizzero protestante Karl Barth e fin dai miei primi anni a Roma. Ma non dimentichiamo che il Concilio ha affermato una visione ecumenica, ha aperto le porte alla riconciliazione con gli Ebrei, ha valorizzato la Bibbia nella liturgia, vi ha introdotto l´uso delle lingue nazionali, ha riconosciuto il valore del laicato, ha riformato la devozione popolare: tutto questo era l´aspetto positivo, ma era solamente una metà. Ce n´era purtroppo anche un´altra».

«La «settimana nera» nella terza sessione del Concilio, dopo la morte di Giovanni XXIII, con Paolo VI. Che cancella buona parte del lavoro cominciato nelle prime due.

«Non solo purtroppo una "settimana nera". C´è stata l´opposizione del nucleo duro della curia romana contro il Concilio, per tutto il Concilio, prima, durante e dopo. Hanno dato battaglia contro il decreto sulla libertà religiosa, sugli ebrei, contro il rinnovamento della liturgia e hanno impedito di portare a compimento le riforme lasciando irrisolte questioni di enorme importanza: il rifiuto di un controllo delle nascite affidato alla responsabilità personale, la mancata soluzione del problema dei matrimoni misti, la questione del celibato dei sacerdoti, la mancata riforma della curia romana, il no al coinvolgimento del clero nelle nomine dei vescovi e dei vescovi nell´elezione del Papa. La Dominus Iesus è soltanto uno dei documenti, pubblicato sotto Papa Wojtyla, che segnano una tappa verso una restaurazione dello status quo ante Concilium. E´ una grande tragedia per la Chiesa di oggi che essa non riesca ad avanzare sulla via del Vaticano II e che a Roma continuino a fare di tutto per bloccare il rinnovamento, a bloccare il processo unitario ecumenico con i protestanti e con gli ortodossi. Solo qualche parola e gesto, ma non un´azione efficace».

Ancora delusioni.

«Ma la mia vita non è solo fatta di delusioni. Ho scritto e sono stato letto e seguito, sono avanzato nel mio lavoro scientifico, nelle ricerche ecumeniche, e dal problema dell´unità dei cristiani a quello della pace tra le religioni, fino al tema dell´etica mondiale, che è adesso al centro del mio lavoro. Non è come per alcuni politici delusi, c´è una linea di lavoro che continua e che sono convinto servirà».

Lei si chiede in qualche pagina a proposito di «grandi occasioni» della sua vita: poteva andare diversamente?

«Di "grande occasione" della mia vita io parlo a proposito del mio incontro con Papa Montini. Alla fine del Concilio mi invitò a entrare al servizio della Chiesa. Gli risposi: Santità, sono già al servizio della Chiesa. Lui pensava alla curia, alla gerarchia. Io non ho voluto entrare in questo sistema. Ma non per principio. Sarebbe stato diverso se lui avesse fatto una vera riforma della curia. Entrare invece dentro il sistema attuale non avrebbe avuto per me alcun senso. Così ho cercato di rendermi utile per un´altra via: continuare lo studio, facendo una teologia critica costruttiva».

Ma certe riforme si possono davvero aiutare da fuori, non si può fare di più da dentro?

«No, non quando non c´è uno spiraglio di democrazia, non quando vige un regime come quello di Luigi XVI. Non avevo intenzione di fare il teologo di corte. Il ruolo non faceva per me. Il mio destino sarebbe stato identico a quello di Ratzinger o altri. Ho continuato a seguire la mia via come Bing Crosby, nel film Going my way».

Bella la storia del personaggio del film, un cappellano che si rifiuta di seguire gli ordini del parroco conservatore. Mi dica sinceramente: ritiene chiusa la storia di questo pontificato in senso conservatore?

«Questo Papa ha fatto sbagli seri però si è mostrato anche capace di correggersi. Gli devo essere grato perché il suo predecessore non ha mai risposto a nessuna mia lettera, lui invece mi ha immediatamente ricevuto nel 2005: una cena e diverse ore di colloquio impegnato. E´ stato un atto veramente coraggioso. Dunque nonostante molti passi indietro non ho perduto la speranza che sia capace di altri atti coraggiosi».

© Copyright Repubblica, 22 maggio 2008

Come si puo' notare (e l'ha notato Marco per primo) Küng non afferma mai di essere deluso da Papa Benedetto.
E' l'intervistatore che batte sempre sullo stesso chiodo rimanendo appeso al martello del teologo, se mi passate l'espressione...
Küng ripete gli stessi concetti da decenni (dove sta la novita'?) ed e' incredibile come sia sicuro di essere l'unico depositario della verita' del Concilio.
Non ha mai avuto dubbi? Io li avrei...
Trovo meravigliosa (ed illuminante) questa frase:

"Non avevo intenzione di fare il teologo di corte. Il ruolo non faceva per me. Il mio destino sarebbe stato identico a quello di Ratzinger o altri"...

Eh si', e' l'eterna storia della volpe e dell'uva, non e' vero? :-)

Credevo che Hans Küng avesse studiato teologia in Svizzera e Germania e ora scopro (ho controllato anche sul web) che si e' laureato a Roma.
Niente di male, ma preferisco i teologi formati nelle Universita' tedesche...

R.

26 commenti:

Anonimo ha detto...

Due anni fa 30 giorni pubblicò a puntate la biografia di Ratzinger. A Tubinga la goccia che fece traboccare il vaso fu il mobbing di Kung. Questi stava sempre in giro per conferenze e pretendeva che Ratzinger gli coprisse le assenze all'università. Comunque, rispetto alle interviste alla stampa estera, qui almeno non rinfaccia al suo ex-collega di aver fatto il doppiogioco per la sanzione che gli comminò il Sant'Uffizio. Dalle università cattoliche tedesche di teologia e filosofia, sia i laici che i consacrati sono usciti antipapisti più dei protestanti, e forse solo adesso qualcuna tenta un recupero. Ma non basta un Marx per fare primavera.Saluti, Eufemia

Raffaella ha detto...

Ciao Eufemia.
Ah, gia'...il doppiogioco.
Kung dimentica sempre di ricordare che la sanzione gli fu comminata nel 1979 e Joseph Ratzinger divento' Prefetto della CDF nel 1982.
R.

Anonimo ha detto...

Malgrado tutto ricavo l'impressione che Hans Kung stimi sinceramente il suo vecchio amico-nemico. Non stupiscono le evoluzioni di Repubblica per far dire a Kung quello che loro pensano del teologo e Papa Joseph Ratzinger. Kung però è troppo intelligente per farsi manovrare. Ma è veramente così libero, così "lupo solitario" come vuol far credere?

Anonimo ha detto...

I soliti giochetti a quanto vedo nulla di nuovo sotto il sole!!!!!!
L'esempio della volpe e dell'uva calza a pennello cara Raffaella!

mariateresa ha detto...

sono d'accordo con Eufemia, di Kung ho letto interviste decisamente peggiori. Per non ricordare cosa disse di GPII mentre il papa era praticamente agonizzante. Una tale prova di durezza e mancanza di sensibilità che mi lasciò di stucco.
E' un uomo intelligente e innamorato di se stesso.
Infine questo Bosetti come intervistatore è simpatico come una cambiale scaduta. Insiste sempre con le solite domande per mettere in bocca le risposte. Veramente odioso.

mariateresa ha detto...

Raffaella, la fama di insegue. Il blog è citato su Avvenire nell'articolo di Folena in risposta al libro di carta igienica scritto da Maltese, cioè la raccolta dei suoi articoli sui privilegi alla Chiesa.

Raffaella ha detto...

Scherzi, Mariateresa?

Anonimo ha detto...

Sì, Raffaella, come avrai già verificato, Maltese cita il blog ("benedetto da Ratzinger"), malignamente, tentando di farne un supporto all'impalcatura (fragile) sulla quale si regge una sua fantasiosa tesi (i rapporti Chiesa-Moggi). E Folena gli replica come si deve. Ma una "benedizione" sul blog da parte di Papa Benedetto (intesa naturalmente nel verso senso, di apprezzamento e incoraggiamento) spero tanto che arrivi presto !!!...

mariateresa ha detto...

no, che non scherzo, se hai Avvenire, vai a pag.13, "Il fantasma di Luciano Moggi".
Quando penso che Maltese legge il blog mi viene l'itterizia.

Anonimo ha detto...

Wow Raffaella,
Curzio ne esce ammaccatissimo.
Anch'io spero tanto arrivi una benedizione da Papa Benedetto. Credimi te la meriti.
Alessia

Anonimo ha detto...

Condivido toto corde la speranza di Alessia!

Luigi

Gianpaolo1951 ha detto...

Effettivamente, cara Raffaella, per chi cerca notizie del Santo Padre Benedetto XVI – e non solo – nel tuo “Blog” trova di tutto e di più!!!

Raffaella ha detto...

Grazie a tutti :-)
R.

Luisa ha detto...

Niente di nuovo sotto il cielo Kungiano, veramente niente di nuovo.
La sua battaglia può continuarla con pace sua, quella che lui chiama libertà io la chiamo divisione, separazione, insubordinazione, orgoglio intellettuale, di chi crede aver capito il CV II contro chi non l`ha capito alla sua stessa maniera e chiaramente è lui ad aver capito bene. Sempre gli stessi argomenti che conosciamo a memoria.
Kung è uno di quelli che pensava che il Concilio avrebbe segnato l`inizio di una nuova Chiesa al passo con la modernità.
Perchè Paolo Vi h aparlato di fumo di Satana entato nella Chiesa?
Perchè Joseph Ratzinger si è allonatanto da quel movimento ?..."sono loro che sono cambiati non io" ebbe a dire .
Il risultato lo vediamo oggi con una Chiesa divisa, lacerata nel suo interno, con ogni sacerdote che nel suo angolo si improvvisa teologo, biblista e liturgista -animatore, seguendo il suo "magistero", le sue idee, e obbedendo sempre meno al Magistero del Papa.
Lo vedo qui da noi, dove i laici hanno letteralmente preso possesso di certe chiese o comunità e il parroco si adegua...ad una mia osservazione, uno di loro mi ha risposto, ma se faccio loro un`osservazione si arrabbiano...allora liturgie spattacolo, preghiere nuove ecc..una vera sofferenza.
Il nostro Papa Benedetto cerca di rimediare , fa quel che può, ma temo che il male sia troppo profondo.
Ma non vorrei sembrare troppo pessimista, quando vedo Liturgie come quella di ieri sera , riprendo speranza.
Anche se.. sapete che il Corpus Domini è una di quelle feste che hanno fatto le spese dello spirito del CV II ? Cancellata, passata sotto silenzio !
Anche questo è uno dei frutti avvelenati non del Concilio ma del post-concilio, di chi se ne impadronito e lo ha snaturato .

Anonimo ha detto...

Se Kung afferma di non essere un ribelle ( è ancora prete regolare), perchè la sua autobiografia, particolareggiata e in molti volumi, viene presentata in Francia come Le memorie di un ribelle? http://www.temoignagechretien.fr/journal/article.php?num=3228&categ=Croire
Almeno Ratzinger ne ha scritto una corta e senza allusioni amiccanti. Saluti, Eufemia

Raffaella ha detto...

Grazie, Eufemia.
Mi chiedo come mai Kung non abbia ancora preso la decisione di aderire alla confessione religiosa piu' consona alle sue idee.
Nonostante il suo essere "ribelle" (io direi conformista...il vero "ribelle" e' il Papa) non mi risulta che la CDF lo abbia ridotto allo stato laicale.
Con buona pace del buon Kung, la Chiesa Cattolica e' molto piu' democratica dei suoi censori.
R.

Gianpaolo1951 ha detto...

Il fatto di aver spostato delle ricorrenze importantissime come per l’appunto il “Corpus Domini”, dal giovedì alla domenica – giorno di festa di per sé stesso - , ha sminuito in certo senso la portata dell’evento e tutto ciò è avvenuto - mi dispiace ripeterlo - sotto il pontificato di Paolo VI, che non seppe resistere alle fortissime pressioni riformiste cui era sottoposto (per poi pentirsene in un secondo momento, vedi fumo di satana etc.).
Ricordo come fosse ieri, l’affermazione di un noto politico che in quei tempi puntava il dito contro la Chiesa, rea secondo lui – con le sue troppe festività religiose - di alimentare il popolo dei vacanzieri che ne approfittava per prolungare il “ponte festivo” dal giovedì alla domenica, con grave danno all’industria, in quegli anni bisognosa soprattutto di un potenziale maggior numero di ore lavorative!
Mi risulta poi, che tale solennità è festa civile nei cantoni cattolici della Svizzera, in Spagna, in Germania, Croazia, Polonia, Brasile e in Austria e che sia ancora celebrata di giovedì (Luisa mi smentisca se ho fatto un’affermazione errata).
Mi risulta ancora, che in Italia sia stato presentato alla Camera e al Senato un disegno di legge per il ripristino del Corpus Domini quale giorno festivo a tutti gli effetti civili (Camera ddl. n. 1647 e Senato n. 940) e che. il 29 aprile 2008, sia stato ripresentato di nuovo tale disegno di legge al nuovo Parlamento.
Spero tanto che ciò possa accadere… La Chiesa sicuramente, ne acquisterebbe anche in termini di “credibilità”!

Anonimo ha detto...

Un Segretario particolare di Papa Giovanni Paolo II mi aveva confidato che Papa Wojtyla aveva manifestato più volte l'intenzione di ricevere privatamente il teologo Hans Kung, ma che consigliandosi con l'allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Cardinal Ratzinger, dal quale pendeva una condanna dottrinale sui libri di Kung, lo aveva sempre dissuaso.
L'Arcivescovo Segretario del Papa aggiungeva poi che Ratzinger infatti temeva, data la minore capacità teologica di Wojtyla, che Kung potesse in qualche modo convincere il Papa delle sue idee di riforma...
Oggi Ratzinger, da Papa, che non teme il confronto con Kung (che ben conosce dalla gioventù) ha potuto riceverlo in udienza personale a Castel Gandolfo...
ecco una aneddoto inedito e di prima mano per i lettori di questo sito...

Un VESCOVO italiano

Luisa ha detto...

Posso permettermi di dirlo ?

Siccome su un blog ci si può firmare come si vuole....non dò gran credito alle affermazioni di questo vescovo....che si permetterebbe di svelare una confidenza di Mons. Dziwisz...che poi guarda caso screditerebbe Benedetto XVI.....e guarda caso su questo blog....e screditerebbe anche Giovanni Paolo che passa per un ignorante influenzabile....

Suvvia...un pò di serietà!
Comunque se non è vero è ben trovato!
Discreditare due Papi in una sola volta!
Quanta fantasia!

Raffaella ha detto...

Mi permetto anche io: il cardinale Ratzinger non avrebbe mai impedito al Papa di incontrare Kung.
Non rientra nello stile dell'uomo...
Inoltre mi e' difficile pensare che il cardinale di Cracovia (allora segretario personale di Giovanni Paolo II) possa diffondere affermazioni gravi, non per Benedetto XVI ma per Papa Wojtyla che passa, ancora una volta, come impreparato e influenzabile.
R.

euge ha detto...

Ragazze io non credo a mezza parole di quello che è stato riportato. A parte che bisogna avere il coraggio di firmare i propri post e comunque questo, è l'ennesimo tentativo come avete detto anche voi, di far passare ratzinger come un cerbero e Giovanni Paolo II come una persona che poteva essere facilmente manovrabile!!!
No, mi dispiace non solo non cicredo anche perchè sappiamo benissimo che Ratzinger non è un cerbero ma, uomo di dialogo aperto a qualsiasi confronto ma, sappiamo anche che Giovanni Paolo II, non era uno sprovveduto. Quindi!!!!! A voi le conclusioni.
Chi non ha il coraggio di prendersi la responsabilità di affermare certe cose che stanno fra il pettegolezzo e la volontà di mettere ancora una volta contro i due Papi, non merita considerazione.

Anonimo ha detto...

Dio ci scampi e ci liberi da determinati Vescovi italiani. Sedicenti o meno che siano. Vergogna!
Alessia

Luisa ha detto...

Beh c`è da credere che chi ha scritto quel post, chiunque egli sia, immaginava che su questo blog scrivessero e leggessero solo persone ingenue e sprovvedute....lasciamo perdere...non diamo inutile eco a spropositi simili.
Però un`idea quel post me l`ha data, d`ora in poi potrei firmare i miei post " contessa Luisa" o " "principessa Luisa"... dopotutto chi va a verificare se è vero?

Anonimo ha detto...

Ciao Rafaella, non sapevo dell'intervista a Martini, sono andato a leggerla sul sito di Repubblica, nell'archivio. Anche se ci sono aspetti non in sintonia con il Magistero credo sia bello se tu inserissi nel blog quell'intervista perchè il bello del Card. martini, secondo me, è quello che si pone sempre grandi domande, importanti, ed è bene riflettere indipendentemente dalle risposte che ci si dà. Sarà lo Spirito, con i suoi tempi, a noi sconosciuti, a fare le tanto sperate (da qualcuno) riforme, ma dobbiamo avere fiducia nei nostri vescovi e nel Papa, di ieri, di oggi e di sempre. Riflettere e ascoltare le opinioni altrui, come ci ricorda Benedetto XVI, non è mai male, purchè, naturalmente non ci siano contenuti offensivi. Grazie, Marco

Raffaella ha detto...

Ecco qui:

Martini, il Cardinale e Dio

Anonimo ha detto...

A proposito del vescovo anonimo, testuale afferma: "dal quale pendeva una condanna ...". Ora, sappiamo bene che la condanna avvenne quando Ratzinger era arcivescovo a Monaco e qui sembra sia opera sua.Certo avrebbe potuto "riabilitarlo" ma è un altro discorso. Ma è quasi universale la lagna che Ratzinger abbia fatto le scarpe a Kung, al pari di quella (ribadita anche da Melloni) che il primo avesse potere di nomina e veto sui vescovi tedeschi. Tant'è che, escluso Meisner, nessuno l'ha votato al conclave e gli hanno eletto un presidente della conferenza episcopale non proprio in linea. Basta leggersi il sito del Katholikentag per vedere come vanno le cose in Germania.Cordiali saluti, Eufemia