10 maggio 2008

Tornielli intervista Mons. Guido Marini sui paramenti liturgici del Santo Padre, sulla croce pastorale e sul posizionamento del crocifisso sull'altare


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«Ho rifatto il look al Papa»

di Andrea Tornielli

A Genova, dov’è cresciuto, invece che Marini lo chiamavano don «Guidino», perché è alto e magro. A Roma, dov’è arrivato per scelta di Benedetto XVI lo scorso ottobre, si è fatto stimare per la sua gentilezza ma anche per la sua decisione di mettere fedelmente in pratica le idee liturgiche di Ratzinger. Monsignor Guido Marini, classe 1965, è da qualche mese il nuovo maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, succeduto all’omonimo Piero Marini, per molti anni artefice delle liturgie di Giovanni Paolo II e degli inizi dell’attuale pontificato.
Se dal punto di vista del nome non ci poteva essere passaggio più soft, l’arrivo di don Guido - plurilaureato, già cerimoniere e cancelliere di due arcivescovi genovesi - non è passato inosservato, grazie al recupero di alcuni paramenti tradizionali. Sono stati riesumate mitrie antiche e il Pontefice ha cambiato pure pastorale abbandonando quello moderno d’argento per prendere una «ferula» (bastone sormontato dalla croce) di Pio IX. Al punto che, durante il recente viaggio negli Usa, la stampa ha parlato di un Papa «vintage».
Il Giornale ha incontrato il cerimoniere nel suo ufficio, dal quale si gode una delle più belle vedute su piazza San Pietro.

Innanzitutto per chiedergli la ragione del recupero dei preziosi copricapi dei predecessori: ad esempio, lo scorso Natale, Ratzinger ha usato mitrie appartenute a Paolo VI, Giovanni XXIII e Benedetto XV.

«I paramenti adottati, come anche alcuni particolari del rito - spiega il maestro delle cerimonie - intendono sottolineare la continuità della celebrazione liturgica attuale con quella che ha caratterizzato nel passato la vita della Chiesa. La chiave interpretativa della continuità è sempre il criterio esatto per leggere il cammino della Chiesa nel tempo. Questo vale anche per la liturgia». «Come un Papa cita nei suoi documenti i Pontefici che lo hanno preceduto, in modo da indicare la continuità del magistero della Chiesa - continua Marini - così nell’ambito liturgico un Papa usa anche paramenti e suppellettili sacre dei predecessori per indicare la stessa continuità anche nella celebrazione. Vorrei però far notare che il Papa non usa sempre paramenti antichi. Ne indossa spesso di moderni. L’importante non è tanto l’antichità o la modernità, quanto la bellezza e la dignità, componenti importanti di ogni celebrazione liturgica».

Un altro vistoso cambiamento, più recente, è l’abbandono della moderna croce pastorale d’argento di Paolo VI. Ratzinger ne ha infatti adottata una più grande, di Pio IX.

«Ovviamente - spiega Marini - vale ancora ciò che ho appena detto a proposito della continuità. In questo caso, però, c’è anche un elemento di praticità: la ferula di Pio IX risulta più leggera e maneggevole. Tanto che il Papa ha deciso di usarla abitualmente, come si è visto anche negli Stati Uniti».

In qualche occasione, come nel concistoro per la creazione dei nuovi cardinali, è stato ripristinato l’alto trono papale. Nostalgie per il potere temporale?

«Nessuna nostalgia - risponde con il sorriso sulle labbra il capo dei cerimonieri pontifici -. Il cosiddetto trono, usato in particolari circostanze, vuole semplicemente mettere in risalto la presidenza liturgica del Santo padre».

Infine, è stata notata, da quando monsignor Marini ha preso possesso dell’incarico, la presenza di una croce al centro dell’altare, come si usava un tempo. Anche in questo caso, il cerimoniere ci tiene a far comprendere il significato profondo di una scelta che non ha nulla di nostalgico:

«La posizione della croce al centro dell’altare indica la centralità del crocifisso nella celebrazione eucaristica e l’orientamento esatto che tutta l’assemblea è chiamata ad avere durante la liturgia eucaristica: non ci si guarda, ma si guarda a Colui che è nato, morto e risorto per noi, il Salvatore. Dal Signore viene la salvezza, Lui è l'Oriente, il sole che sorge a cui tutti dobbiamo rivolgere lo sguardo, da cui tutti dobbiamo accogliere il dono della grazia».

Il telefono squilla in continuazione. Ci sono da mettere a punto gli ultimi dettagli per le liturgie che Benedetto XVI celebrerà a Savona e a Genova il 17 e 18 maggio.

Chiediamo se sia difficile fare il maestro delle cerimonie.

«È un compito impegnativo non solo per la quantità del lavoro, ma anche e soprattutto per la responsabilità che comporta. Ho avvertito molto la responsabilità di vivere con totale fedeltà al Santo padre il compito che mi è stato affidato, tenendo conto che la liturgia che sono chiamato a servire e “organizzare” è la liturgia della Chiesa, del Papa».

© Copyright Il Giornale, 10 maggio 2008 consultabile online anche qui.

Dal blog di Andrea Tornielli (su segnalazione di Luisa):

Sul Giornale di oggi pubblico un’intervista con monsignor Guido Marini, il nuovo cerimoniere di Papa Ratzinger, che spiega il significato di alcune scelte del Pontefice, a partire dalla croce al centro dell’altare. Non tutto il colloquio che ho avuto con don Marini è potuto entrare in pagina. Ho dovuto tagliare due significative risposte, dedicate all’orientamento dell’altare e al motu proprio. Invitandovi alla lettura del testo pubblicato, ve le propongo qui.

Per i battesimi nella Sistina Benedetto XVI ha celebrato dando le spalle ai fedeli, come prima del Concilio. Un fatto che ha creato sorpresa…

“Nelle circostanze in cui la celebrazione avviene secondo questa modalità, non si tratta tanto di volgere le spalle ai fedeli, quanto piuttosto di orientarsi insieme ai fedeli verso il Signore.

Da questo punto di vista “non si chiude la porta all’assemblea”, ma “si apre la porta all’assemblea” conducendola al Signore. Si possono verificare particolari circostanze nelle quali, a motivo delle condizioni artistiche del luogo sacro e della sua singolare bellezza e armonia, divenga auspicabile celebrare all’altare antico, dove tra l’altro si conserva l’esatto orientamento della celebrazione liturgica.
Non ci si dovrebbe sorprendere: basta andare in San Pietro al mattina e vedere quanti sacerdoti celebrano secondo il rito ordinario scaturito dalla riforma liturgica postconciliare, ma su altari tradizionali e dunque orientati come quello della Sistina”.

Benedetto XVI celebrerà una messa usando il rito antico, da lui liberalizzato con il motu proprio?

“Non lo so e non sono in grado di rispondere. Io credo che sia importante comunque una lettura serena, ecclesiale e non ideologica, di queste decisioni del Pontefice.

La liturgia della Chiesa, come d’altronde tutta la sua vita, è fatta di continuità: parlerei di sviluppo nella continuità. Ciò significa che la Chiesa procede nel suo cammino storico senza perdere di vista le proprie radici e la propria viva tradizione: questo può esigere, in alcuni casi, anche il recupero di elementi preziosi e importanti che lungo il percorso sono stati smarriti, dimenticati e che il trascorrere del tempo ha reso meno luminosi nel loro significato autentico. Mi pare che il Motu proprio vada proprio in questa direzione: riaffermando con molta chiarezza che nella vita liturgica della Chiesa c’è continuità, senza rottura.

Dal blog di Andrea Tornielli

16 commenti:

Anonimo ha detto...

Va bene un simbolo di continuità e tradizione, ma spero che almeno stia attento a non rovinare paramenti che possono risalire anche a metà 1800 (Pio IX)! Valgono una fortuna oltre a essere particolarmente belli...

Luisa ha detto...

Riporto qui , ripreso dal blog di Tornielli, le domande che ha posto ma che non figurano nell`articolo.

"Sul Giornale di oggi pubblico un’intervista con monsignor Guido Marini, il nuovo cerimoniere di Papa Ratzinger, che spiega il significato di alcune scelte del Pontefice, a partire dalla croce al centro dell’altare. Non tutto il colloquio che ho avuto con don Marini è potuto entrare in pagina. Ho dovuto tagliare due significative risposte, dedicate all’orientamento dell’altare e al motu proprio. Invitandovi alla lettura del testo pubblicato, ve le propongo qui.
Per i battesimi nella Sistina Benedetto XVI ha celebrato dando le spalle ai fedeli, come prima del Concilio. Un fatto che ha creato sorpresa…
“Nelle circostanze in cui la celebrazione avviene secondo questa modalità, non si tratta tanto di volgere le spalle ai fedeli, quanto piuttosto di orientarsi insieme ai fedeli verso il Signore. Da questo punto di vista “non si chiude la porta all’assemblea”, ma “si apre la porta all’assemblea” conducendola al Signore. Si possono verificare particolari circostanze nelle quali, a motivo delle condizioni artistiche del luogo sacro e della sua singolare bellezza e armonia, divenga auspicabile celebrare all’altare antico, dove tra l’altro si conserva l’esatto orientamento della celebrazione liturgica. Non ci si dovrebbe sorprendere: basta andare in San Pietro al mattina e vedere quanti sacerdoti celebrano secondo il rito ordinario scaturito dalla riforma liturgica postconciliare, ma su altari tradizionali e dunque orientati come quello della Sistina”.
Benedetto XVI celebrerà una messa usando il rito antico, da lui liberalizzato con il motu proprio?
“Non lo so e non sono in grado di rispondere. Io credo che sia importante comunque una lettura serena, ecclesiale e non ideologica, di queste decisioni del Pontefice. La liturgia della Chiesa, come d’altronde tutta la sua vita, è fatta di continuità: parlerei di sviluppo nella continuità. Ciò significa che la Chiesa procede nel suo cammino storico senza perdere di vista le proprie radici e la propria viva tradizione: questo può esigere, in alcuni casi, anche il recupero di elementi preziosi e importanti che lungo il percorso sono stati smarriti, dimenticati e che il trascorrere del tempo ha reso meno luminosi nel loro significato autentico. Mi pare che il Motu proprio vada proprio in questa direzione: riaffermando con molta chiarezza che nella vita liturgica della Chiesa c’è continuità, senza rottura."

Raffaella ha detto...

Grazie Luisa :-))
Provvedo all'integrazione del testo.

Anonimo ha detto...

mi lasciano perplesso certe spiegazioni, con buona pace, spero non si offenda non ha mail letto un libro di teologia liturgica, vabbè, problema suo.....
rimango perplesso sull'uso di quella Croce-pastorale, potevano allungarla un pochino perchè ho notato che batte contro la Mitra, e allora o prima o poi se la fa cadere dal capo oppure è costretto, come si vede in foto a portare quella strana croce di lato.
Spero nessuno si offenda, ma a me sto Marini convince sempre meno. Chissà se troverà qualcosa che ha usato Gregorio VII o Bonifacio VIII e perchè no, anche Alessandro VI e fors forse qualcosa di San Pietro, allora si avremo continuità con uno sguardo ahimè al passato, finora solo fronzoli ottocenteschi di dubbio gusto tendente al cicisbeo. Magari, potrebbe esere utile guardare avanti.... di solito chi cammina ha lo sguardo in avanti, mi preoccupano certi fenomeni di nostalgia fuori tempo. Cmq sopravvivo anche con questo!!! :)

euge ha detto...

Caro Don Marco noi siamo soppravvissuti per anni alle " suggestive" casule di Piero Marini...... Non ultima quella mezza azzurra e verde evidenziatore con pietre sulla mitria che sembravano luci psichedeliche, che, il nostro povero Benedetto è stato suo malgrado credo, costretto ad indossare a Mariazell con il risultato di sembrare un super eroe dei cartoni animati di ATLAS UFO ROBOT in attesa della sua astronave!
E poi mi scusi mi sembra veramente irriverente definire abbigliamento da cicisbeo paramenti che hanno fatto la storia della chiesa allora per lei i Papi passati cosa erano damerini?????????
Scusi è ma questa mi è sembrata davvero grossa!

euge ha detto...

Mi viene un dubbio Don Marco.......

Non è che per caso lei è Don Francesco sotto mentite spoglie??????? le sue ultime deduzioni sembrano prese pai pari dal repertorio di don Francesco.................:-)))))))))

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con Euge i paramenti del passato sono molto belli e secondo me Mons. Marini è un ottimo cerimoniere. Solo non si potrebbero utilizzare riproduzioni dei vestiti più vecchi così il Papa può utilizzare anche paramenti risalenti all' antica Roma se il cerimonire pensa che siano opportuni ;->

Anonimo ha detto...

Dai, non litigate! Il senso del cerimoniere è chiaro: certo che la Chiesa guarda avanti, ma non cancellando il passato, bensì poggiato sulle spalle della gigantesca Tradizione. Poi, per me, c'è sempre un criterio da rispettare che è la bellezza della liturgia. La parola "bellezza" è soggettiva, ma possiamo intenderla come raffinatezza, eleganza, cura dei particolari senza cadere tuttavia in un vuoto estetismo. Tutto viene fatto per dare gloria a Dio, non per esaltare il Papa. Il Papa durante la messa (ma vale per qualsiasi celebrante) deve accompagnare i fedeli a Dio, deve elevarli in alto, all'incontro con Gesù Cristo. Quindi, come ho già detto in altre occasioni, non mi scandalizza una messa con un bicchiere di vetro semplicissimo e una stola variopinta su una montagna, ma se possiamo rendere più bella e soave la liturgia ben venga!

Marco

Gianpaolo1951 ha detto...

Mi piacerebbe tanto sapere in che tipo di seminario si è “formato” il caro don Marco.
Magari mi sbaglierò, ma da quel che dice e da come si esprime, credo provenga da un “Redemptoris Mater”.
E comunque, tengo a sottolineare un piccolo concetto:
chi non ha un “passato”, non potrà mai avere un “futuro” e a guardare solo e sempre in avanti, si rischia di inciampare!

Anonimo ha detto...

allora non mi sono spiegato!!! Per me può mettere tutte le trine che vuole, ma leggesse qualche libro di teologia. se per mettere in evidenza la Presidenza occorra un trono....beh siamo alla frutta!!! La presidenza si esprime in altro modo, tuttavia, contento lui, contenti tutti.
a proposito dai vangeli in poi fino al 600 o giù di li, si parla sempre di ALBA oppure veste bianca, ma non mi pare si faccia riferimento ai pizzi e alle trine.
Un mio caro amico psicologo mi ha spiegato certe dinamiche, ma evitiamo di scadere. A voi piacciono? fate pure!!

Gianpaolo1951 ha detto...

Da sempre Il trono e lo scettro, sono simboli di comando e suprema autorità.
Visto che oggi sono molti i preti, vescovi e cardinali a mettere in dubbio quella di Sua Santità Benedetto XVI, non fa certo male il buon Monsignor Guido Marini a posizionare in bella mostra, troni e quant’altro possa servire a richiamare all’ordine ed ubbidienza i tanti, forse troppi, contestatori dell’”Autorità Papale”.

Anonimo ha detto...

errata corrige per euge:
Non metto assolutamente in dubbio la figura del nostro amatissimo Pontefice, non farmi dire cose che non dico :)) Il mio amore e la mia venerazine per il S. Padro non credo abbiano eguali .
Ho solo espresso il mio punto di visto da modestissimo teologo. Certo che passare anni, mesi, giorni e nottate sui libri, alla gregoriana e a S. Anselmo (non alla redemptoris Mater) e poi leggere certe cose mi fa vedere i sorci verdi. Devo ammettere che il mo vecchio Vescovo aveva in parte ragione quando mi disse che per mettere una veste rossa non serve andare a Roma a studiare e a diventare dottori.... contento lui.... cmq ci sono andato :)

altra correzione:
Non sono nessun don Francesco, mi chiamo esattamente don Marco.

ultima cosa x il carissimo Giampaolo: di solito io inciampo quando durante il cammino mi volto indietro, non il contrario, sarà questione di occhiali :))
Buona Pentecoste a tutti, che lo Spirito Santo custodisca il nostro Santo Padre il Papa, gli doni vita e salute e non fugga davanti ai lupi.
aho, ma nessuno ha mai ringraziato Raffaella per quello che fa e per come ci ospita??? beh una preghiera per lei penso non faccia male :)

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella,
ce un articolo interessante di Vittorio Sgarbi chiamato La tradizione di Ratzinger, pubblicato su Il Giornale- 24 aprile 2006. Da ieri si puo trovare anche sul blog www.rinascimentosacro.com

Gianpaolo1951 ha detto...

Buona Pentecoste anche a Lei, don Marco!

gemma ha detto...

Se posso dire la mia, e chi mi conosce sa il rispetto che nutro per il Santo Padre, nelle forme del rispetto, appunto, deve essere possibile ogni tanto esternare qualche dubbio. Il confronto, senza accuse reciproche di infedeltà o eresia, può servirci anche a capire magari ciò che da soli non riusciamo ad interpretare. In tutta onestà, i troppi ori e le troppe trine non piacciono molto nemmeno a me e, come ho già detto altre volte, possono rendere difficoltasa la propogazione di certi messaggi. Ben venga la tradizione del passato ma anche del nostro tempo e, se proprio vogliamo tornare alle origini, anche la vicinanza all'essenziale. Proprio per la continuità che tutti vorremmo, piacerebbe l'alternanza, ecco...invece ultimamente si insiste molto e sempre sui paramenti del passato.
Ben vengano tiare, casule e paramenti di un tempo , ma non dimentichiamoci nemmeno il presente e le comunità cristiane delle origini, che forse sono quelle che in fondo ci attraggono di più.
Riguardo al significato psicologico delle trine e ai cicisbei...forse non è il modo giusto per argomentare sulle scelte liturgiche (e in certi siti molto distanti da noi, sono argomentazioni, oltre che allusive, trite e ritrite)

euge ha detto...

Caro Don Marco io non ho mai detto che lei ha mancato di rispetto al Santo Padre!!!!!! il mio riferimento era ad una frase da lei riportata che mi aveva lasciato alquanto perplessa visto che con lei molto spesso, ho punti in comune con il suo pensiero. Infatti, non molto tempo fa scrissi in un mio post che i suoi interventi mi mancavano..... proprio perchè li trovo su molte cose simili ai miei soprattutto, riguardo Benedetto XVI che, per me, è divenuto un punto di riferimento importantissimo alla quale non posso rinunciare.
Mi dispiace se lei ha frainteso le mie parole però scusi è............ ma quella casula di Mariazell mi perdoni era inguardabile!!!!!!!!! Ringrazio Marco per il suo intervento e mi chiedo perchè sia così difficile, comprendere che senza la tradizione non c'è progresso e soprattutto, non vedo il motivo perchè ogni cosa del passato che comunque è parte di cultura cattolica o no che sia, debba essere percepita come qualcosa di sorpassato, inutile e senza importanza!
Comunque, visto che ogni tanto una salutare discussione serve per comprendersi meglio, caro Don Marco sappia che in me troverà sempre una persona che prova per Benedetto XVI una gratitudine ed un rispetto infinito.
Eugenia