21 giugno 2008

Bressanone, il rettore del Seminario: «Il Papa ci ha scelto perché ama questi posti». Vacanze con il fratello Georg


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«Ci ha scelto perché ama questi posti»

Don Muser, rettore del Seminario, vivrà con la «famiglia pontificia»

«È stato nostro ospite già altre 10 volte Sarà una gioia enorme»

BRESSANONE. Don Ivo Muser, decano del Duomo e rettore del Seminario Maggiore, conosce bene il Papa visto che quest’ultimo, ancora cardinale Ratzinger, per dieci volte è stato ospite del Seminario di Bressanone.

Come vive l’arrivo del Papa? Felice?

Felice è poco. Provo una gioia immensa nel poter accogliere colui è stato ospite per dieci volte nella nostra Casa da cardinale, e che ora, per l’undicesima volta, ci viene da Papa.

Lo conosce bene?

Direi di sì. Come detto negli ultimi 30 anni Josef Ratzinger, da cardinale e prefetto della Congregazione per la Fede, è stato qui spesso e ho avuto l’onore di incontrarlo tre volte da rettore. Nelle settimane in cui è stato nostro ospite ho celebrato messa con lui e il fratello ogni mattina, abbiamo pranzato assieme e ho avuto modo di parlargli e confrontarmi con lui su diversi temi. Insomma, ho avuto l’onore di stare spesso in sua compagnia.

Nelle due settimane in cui sarà qui il Papa, lei resterà nel Seminario?

Sì, visto che vivo nel seminario, e con me resterà anche l’anima della nostra Casa, suor Maria Pietà. La nostra sorella ha 77 anni, si occupa del Seminario da oltre 40 anni e conosce bene il Papa. Credo, dunque, che potrà collaborare attivamente con la «famiglia pontificia», vale a dire il segretario del Papa e le suore che si occupano di lui a San Pietro.

Perché secondo lei il Papa ha scelto proprio Bressanone per le sue vacanze?

Sua Santità avrebbe potuto scegliere ogni posto al mondo per le sue ferie. Riceve inviti da ogni parte e quindi la scelta non gli mancava. Se ha deciso per Bressanone, dunque, è perché qui si è sempre trovato bene e ha imparato ad amare la nostra città. Da parte mia non posso che augurargli di trascorrere due settimane in serenità, assieme al fratello, e di fare ciò che più gli piace: leggere, scrivere e passeggiare. (t.c.)

© Copyright Alto Adige, 17 giugno 2008

Le escursioni. Forse visiterà Rio, dove nacque la nonna.

Ma il programma delle ferie è top secret
Previste gite ma le mete sono riservate. Vacanze insieme al fratello Georg


BRESSANONE. Nelle due settimane che trascorrerà nella città vescovile, il Santo Padre coglierà l’occasione per riabbracciare la propria famiglia. Con lui, infatti, arriverà a Bressanone anche suo fratello Georg. «Da quando è diventato papa - spiega don Thomas Stürz - Josef Ratzinger non ha più avuto occasione di frequentare la sua famiglia come vorrebbe: a Roma è chiaramente tutto molto più complicato».
Così, dal 28 luglio all’11 agosto il Pontefice dividerà con il fratello Georg lo stesso appartamento che aveva occupato in passato quelle dieci volte che era venuto a Bressanone, dal 1978 in poi.
Il programma delle sue vacanze, però, è per metà top secret, per l’altra metà addirittura sconosciuto agli organizzatori; ancora non si sa, per esempio, se andrà a Rio di Pusteria, il paese da cui proveniva la nonna materna, e nel cui cimitero è sepolto un suo prozio. «Papa Benedetto non è certo un grande montanaro come il suo predecessore - continua don Stuerz - e quindi non riteniamo che voglia abbandonarsi a grandi passeggiate in montagna. Sappiamo che ci sono dei luoghi che vuole visitare, ma per ragioni di sicurezza è meglio non rivelarli. L’imperativo, per lui, è rilassarsi: arriverà alla fine di luglio dopo un soggiorno in Australia ricco di appuntamenti. A Bressanone dovrà recuperare le forze». Trascorrere delle ore di tranquillità, con la famiglia, pregare e scrivere: è nel capoluogo della valle Isarco che ha redatto i primi quattro capitoli del suo libro «Gesù di Nazareth» ed è nello stesso luogo che con molta probabilità Benedetto XVI porterà avanti i lavori per realizzare il secondo volume dell’opera.
Ma non è neppure escluso che il Pontefice possa anche approfittare del soggiorno per dedicarsi alla sua terza enciclica, quella incentrata sul tema della fede: la prima, dal titolo «Deus caritas est», risale al 2005, la seconda - «Spe salvi» - al 2007; fonti vicine al Vaticano confermano che sarebbe in fieri la sua terza enciclica, che potrebbe dunque prendere forma a Bressanone. (lu. ma.)

© Copyright Alto Adige, 17 giugno 2008

4 commenti:

Anonimo ha detto...

La terza enciclica credo sia già finita ed è nelle mani dei traduttori... E non riguarda la Fede, ma sarà di carattere sociale. é probabile che a Bressanone il Papa lavori per la quarta enciclica sulla Fede. Marco

mariateresa ha detto...

io spero che lo lascino in pace a riposare. Che siano serene. Anche nel periodo estivo e feriale ci è capitato di leggere delle ciofeche. I somari non vanno mai in vacanza.

Anonimo ha detto...

Sono d' accordo con Maria Teresa. A Bressanone il Papa ci va per riposare e no per lavorare. In £ anni di pontificato ci ha già donato due magnifiche encicliche ( 3 con quella che uscirà in autunno) uno splendido volume su Gesù e molti discorsi per farci crescere nella Fede. Mi sempre più che mai legittimo che si prenda qualche momento di pausa , visti anche i garvosi impegni dell'autunno, tra cui il viaggio in Francia. Dunque auguriamoli di tutto cuore BUONE VACANZE E BUON RIPOSO e accompagnamolo sempre con le nostre più fervide preghiere

Anonimo ha detto...

Vi vedo ottimisti, e spero che riusciate a contagiarmi perché personalmente penso che non leggeremo niente di nuovo sul fronte editoriale e che
come sempre ci penseranno i soliti noti a farci sapere quello che è bene che il Papa faccia o non faccia in vacanza. Se studierà e scriverà sarà troppo professore e troppo eremita, e si rievocheranno i tempi in cui altri Papi sciavano e bivaccavano; se invece verrà sorpreso a fare una breve passeggiata, o a suonare il pianoforte per una mezz'ora, sarà distante dai problemi del mondo e socialmente poco impegnato. Scusate la scarsa fiducia nei media nostrani, ma dopo tre anni della solita nenia uno ha anche diritto a non aspettarsi granché.
Benedetto XVI queste cose le sa, e comunque non è certo lo stato del giornalismo italiano a preoccuparlo, quanto la condizione della Chiesa nel mondo.