4 giugno 2008

Le parole di Benedetto XVI alla Fao: una scossa per cambiare davvero (Fazzini)


Vedi anche:

Benedetto XVI su San Gregorio Magno: insegnò la grandezza dell'umiltà che ogni vescovo deve testimoniare (Radio Vaticana)

Il Papa: "Il vescovo ha il dovere di riconoscere ogni giorno la propria miseria, in modo che l’orgoglio non renda vano, dinanzi a Dio, il bene compiuto" (Seconda catechesi dedicata a San Gregorio Magno)

Il cardinale Tauran: in elaborazione nuovo documento sulle Linee guida per il dialogo interreligioso (Radio Vaticana)

BENEDETTO XVI: UDIENZA, “LA BIBBIA NON È CONOSCENZA TEORETICA, MA NUTRIMENTO QUOTIDIANO”

Lasciatevi abbracciare dai libri. Parola di Efrem il Siro (Osservatore Romano)

Mons. Bruguès: "L’emergenza educativa è emergenza della Chiesa" (Zenit)

Il Papa: va fatto valere il diritto al cibo e alla vita (Bobbio)

La promessa di Papa Ratzinger: verrò a Torino (Martinengo)

Ostensione nel 2010. Il Papa: "Spero di esserci anch´io". Vicinanza alle popolazioni colpite dall'alluvione (Griseri e Viotti)

Card. Poletto: "Benedetto XVI sarà uno stimolo per la città" (Griseri)

FAO: PAPA, "GLOBALIZZARE ATTESE DI SOLIDARIETA'" (Agi)

Il Papa a Sydney per il viaggio più lungo (Osservatore Romano)

Il Papa spiazza tutti: annuncia personalmente l'ostensione della Sindone e si "autoinvita" a Torino :-)

Messaggio del Papa alla FAO: "Occorre ribadire con forza che la fame e la malnutrizione sono inaccettabili"

LE PAROLE DI BENEDETTO XVI

UNA SCOSSA PER CAMBIARE DAVVERO

GEROLAMO FAZZINI

«Riforme strutturali». In voga negli anni Ottanta, nei docu­menti finanziari che prescrivevano 'aggiustamenti' drastici ai Paesi po­veri, questo binomio ieri è stato rilan­ciato dal Papa per dare la scossa alla comunità internazionale sull’emer­genza alimentare.
È il segnale di una richiesta precisa, che va ben oltre il linguaggio di chi do­mandava ai soli governi del Sud del mondo passi decisi, scelte coraggiose.
È quanto il Papa ha chiesto ai rappre­sentanti dei Paesi riuniti per il vertice della Fao: non gesti di buonismo o so­luzioni- tampone, ma «un’azione poli­tica ». Ovvero: «Provvedimenti corag­giosi, che non si arrendano di fronte al­la fame e alla malnutrizione, come se si trattasse semplicemente di feno­meni endemici e senza soluzione».
Se 100 milioni sono i 'nuovi affamati', vittime dell’impennata mondiale dei prezzi dei generi alimentari, non me­no di 800 milioni sono le persone che soffrono la fame. Ergo: o gli interven­ti saranno profondi, convinti e corali o non si andrà lontano.
Contrariamente a quanto talune inte­ressate Cassandre vanno sostenendo, il punto non è la scarsità di risorse a di­sposizione (comodo alibi spesso sban­dierato per porre un freno alla nata­lità). «La fame e la malnutrizione – scri­ve il Papa – sono inaccettabili in un mondo che, in realtà, dispone di livel­li di produzione, di risorse e di cono­scenze sufficienti per mettere fine a ta­li drammi». È tempo di mettere questi temi al centro dell’agenda politica, compiendo «riforme strutturali indi­spensabili per affrontare con succes­so i problemi del sottosviluppo, di cui la fame e la malnutrizione sono diret­te conseguenze».
Ben venga, allora, un soprassalto di so­lidarietà per affrontare la fase più a­cuta della crisi, come ha chiesto il di­rettore generale della Fao. Ben venga la proposta avanzata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, di non considerare, nei vincoli di bilancio im­posti agli Stati membri della Ue, le quo­te destinate agli aiuti umanitari.
Ma c’è bisogno di sforzi più radicali. Gli aiuti internazionali, infatti, talora si sono rivelati un boomerang, nel mo­mento in cui la gente rinuncia a com­prare dal produttore locale quanto può avere gratis. La soluzione – come ha spiegato il segretario generale dell’O­nu, Ban Ki-moon – sta nel garantire al contadino del Sud del mondo l’essen­ziale del suo fabbisogno, offrendogli opportunità effettive di produzione a­deguata e di accesso al mercato.
C’è in gioco, insomma, un ridisegno urgente della logica economica glo­bale, nel segno di una più equa distri­buzione dei beni, di pari opportunità sul mercato globale. Ad essere chia­mati in causa siamo tutti. Vale per spe­culatori di Wall Street che si stanno ar­ricchendo in modo scandaloso con i futures sulla pelle dei poveri. Vale per l’Europa e gli Stati Uniti: la loro politi­ca agricola, condotta nel segno del protezionismo e dei sussidi, è uno de­gli ostacoli allo sviluppo delle econo­mie del Sud del mondo. Vale anche per il Brasile, che ha scelto la via dei bio­carburanti come una corsia preferen­ziale: il presidente Lula ieri ha toccato i cuori dei presenti parlando della fa­me come di 'un insulto all’umanità', ma si è guardato dal promettere cam­bi di rotta circa la sua politica pro-eta­nolo.
La vera domanda, a questo punto, è: al di là delle dichiarazioni di principio, in che misura – singoli, popoli e co­munità internazionale – siamo dispo­sti a farci carico della crisi alimentare? Un esempio per tutti: se abbiamo a cuore il destino dei popoli nella mor­sa della fame potremo continuare in­disturbati a mangiare frutti esotici fuo­ri stagione, sapendo che per coltivarli i contadini locali hanno rinunciato a seminare riso o grano?

© Copyright Avvenire, 4 giugno 2008

2 commenti:

Lapis ha detto...

solo una riflessione personalissima: spero che il vertice della FAO non si concluda, come altri precedenti, con la promessa di arrivare a stanziare mirabolanti cifre "entro il..."
perché poi succede che i governi cambiano, cambiano le circostanze e i problemi contingenti che ogni Stato si trova ad affrontare sul lungo termine, così che chi raccoglie l'eredità di quelle promesse fatte dieci, quindici anni prima trova immancabilmente una ragione per non mantenerle.
E allora mi auguro che, invece di promettere risultati eclatanti sulla lunga distanza, si faccia magari meno, si faccia anche poco, ma subito.

brustef1 ha detto...

Un primo provvedimento concreto, da farsi "entro subito", sarebbe sciogliere la FAO, un enorme carrozzone di privilegiati internazionali che macina in un anno le risorse sufficienti a sfamare -davvero- milioni di persone. La prova della sua inutilità sta nel fatto che, da quando esiste, la FAO non ha minimamente intaccato il fenomeno della fame nei Paesi terzi. I funzionari sono quasi tutti "figli di papà" di politici di tutto il mondo, inviati a farsi delle meravigliose, lunghissime e costosissime vacanze romane, a spese della comunità internazionale. L'elenco dei benefits che elargisce la FAO a se stessa è impressionante, a cominciare dallo spaccio interno dove si acquistano prodotti di lusso a prezzi stracciati, grazie all'extraterritorialità. Insomma, una vergogna da eliminare senza indugi.