15 luglio 2008

Avvenire aderisce all'appello di Giuliano Ferrara per Eluana: si scongiuri il precipitare degli eventi (Tarquinio)


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SI SCONGIURI IL PRECIPITARE DEGLI EVENTI

MARCO TARQUINIO

Continuano a dirci che, in fondo, si tratta di «staccare la spina». E si può persino coinvolgere emotivamente una qualche par­te dell’opinione pubblica con questa espres­sione che evoca la fredda potenza di una mac­china insignoritasi del fragile calore di una vi­ta umana.
Ma nel caso di Eluana Englaro non c’è una spina da staccare. C’è una persona, E­luana, che da sedici anni vive in stato vegeta­tivo. Dorme e – in parte – si desta, al ritmo del cuore e del respiro, ma non può più provvedere da sola a placare fame e sete. Non c’è una spi­na, ci sono le spine di quest’immane vulnera­bilità.
E ci sono gesti irrimediabili, che in for­za di una sentenza di Corte d’appello e della proclamata disponibilità di un medico, sono diventati possibili e – Dio non voglia – incom­benti. Ormai cominciano a capirlo in tanti, sempre di più, sempre più toccati e sconvolti dalle voci di quegli uomini di legge e di medi­cina che a Eluana, e a noi tutti, hanno spiega­to davanti una via di morte. Proprio così. Una via di morte è stata spa­lancata davanti a E­luana, che si è preteso di destinare «secondo giustizia» alla consun­zione per fame e per sete. Ma anche davan­ti a ognuno di noi, chiamato a inchinarsi al verdetto e ad assi­stere compreso e si­lente alla prima «mi­sericordiosa » esecu­zione capitale nella storia della Repubblica italiana.
Una pena di morte programmata, sentenziata e avviata ad applicazione da un autoproclamato 'su­premo tribunale della salute' composto da toghe nere e camici bianchi.
Una mo­struosità, difficile da affrontare e contrasta­re per chi – medico, giurista, magistrato, politico o semplice cit­tadino – si ritrova al co­spetto dell’inedito e smisurato arbitrio asse­gnato a coloro che hanno sin qui manifesta­to la volontà di spegnere Eluana.
Questo è il punto. E questa è l’ambizione 'nor­mativa' della consorteria che ha deciso – in cadenzato e infine concitato crescendo – mo­di e tempi della «svolta». Ci sono voluti giusto nove mesi – il tempo della vita convertito nel suo contrario – perché da un’inopinata e de­flagrante pronuncia autunnale della Corte di Cassazione si arrivasse a questo triste luglio di annunciate pratiche «terminali». Perché ci ri­trovassimo, Eluana e noi tutti, affacciati su questo oscuro limitare, consegnati a un’an­gosciosa precarietà. E come ci si può, allora, rassegnare all’inchi­no? Come si può chiamare l’opinione pubbli­ca a una dolente comprensione che non sia – da subito, e prima di tutto – una lucida capa­cità di capire il terrificante significato della de­cisione di permettere che non si dia più da be­re e da mangiare a una persona incapace di provvedere da sola? Come si può rinunciare a mettere bene a fuoco il meccanismo di voleri e poteri costruito, in palese e oggettiva siner­gia, da taluni giudici e da taluni medici?
Il fatto che persino la Procura generale mila­nese, ieri, non sia potuta andare più in là di un preoccupato richiamo alla «responsabilità» e alla «ponderazione», sottolinea con forza il ri­schio di un tragico precipitare degli eventi.
E l’altra faccia di questo rischio è un polemico e mortale senso d’impotenza che minaccia di prender piede nella società civile, persino tra coloro che per fede e ragione, o anche solo per ragione, non intendono arrendersi alle derive di morte. Questo è, invece, il momento della chiarezza e della generosità. Per farsi sentire, con l’urgente passione messa in campo da Giu­liano Ferrara (al cui pensiero, mentre i fatti in­calzano, diamo oggi volentieri ospitalità ben­ché sul 'Foglio' di ieri abbia rivolto all’arcive­scovo di Milano Dionigi Tettamanzi e a questo giornale uno strano rimprovero di tiepidezza). Non è l’ora delle permalosità e degli inchini. Serve una pressante mobilitazione delle co­scienze, laiche e cattoliche. E serve adesso.

© Copyright Avvenire, 15 luglio 2008

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La Commissione bioetica valdese solidale con la famiglia di Eluana Englaro

La sofferenza di una persona non va subordinata a principi astratti

Il Parlamento approvi una legge sulle direttive anticipate di fine vita

La Commissione bioetica delle chiese valdesi e metodiste, esprime la propria solidarietà nei confronti della famiglia Englaro e ribadisce la propria posizione a favore della libertà di cura, che è sempre e contestualmente libertà di rifiutare la cura.

"Come cristiani – afferma una nota della Commissione bioetica valdese e metodista -, riteniamo sia necessario guardare alle persone viventi e alla loro sofferenza, che non può essere dimenticata in nome di principi universali e astratti, né può essere subordinata a una norma oggettiva e precostituita che venga ritenuta valida in quanto presunta legge naturale. Crediamo infatti che il cuore dell'etica cristiana debba essere la sollecitudine verso le persone nella loro irrinunciabile singolarità, spesso sofferente, talvolta, come nel caso di Eluana, addirittura tragica: di qui discende, secondo noi, un'idea della medicina come terapia rivolta a soggetti in grado di autodeterminarsi e in grado di decidere il proprio destino.
La libertà individuale non va guardata con sospetto e identificata con l'arbitrio: per questo motivo, e in conformità con le posizioni espresse dall’ultimo Sinodo dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi, come Commissione bioetica sollecitiamo da parte del Parlamento l’approvazione di una legge sulle direttive anticipate di fine vita."

Anonimo ha detto...

i valdesi non perdono mai un colpo.
ma a noi che ce ne cale?

Anonimo ha detto...

vorrei segnalare l'iniziativa dell'associazione Scienza & vita: sottoscrivere un appello in favore della vita di Eluana. Tutti i dettagli si trovano sul sito dell'associazione "www.scienzaevita.org".
Maria Pia

Anonimo ha detto...

vorrei segnalare l'iniziativa dell'associazione Scienza & vita: sottoscrivere un appello in favore della vita di Eluana. Tutti i dettagli si trovano sul sito dell'associazione "www.scienzaevita.org".
Maria Pia

mariateresa ha detto...

La posizione dei valdesi è la più facile del mondo. Aderire all'aria che tira prevalente. Sono contenta di vedere che non tutti sono così adattabili nei protestanti, anche nel sito icn.news.Perchè ci vuole una dose di coraggio relativa a dire quello che i media dicono in larga maggioranza senza un nanogrammo di originalità.
Come non mi piace la loro campagna dell'8xmille e tutte le loro uscite pubbliche. Il vantarsi di non utilizzare un euro per la manutenzione degli edifici sacri(come se il contrario fosse criminale)quando edifici sacri come le nostre chiese non se ne hanno , mi fa venire il latte alle ginocchia. C'è un tono di supponenza insopportabile, almeno per me.