11 luglio 2008

Sentenza Englaro. Le parole scritte da Joseph Ratzinger nel Catechismo non c'entrano nulla con questo caso!


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Prima di leggere l'articolo: Mino Fuccillo si astenga dallo spiegare a noi telespettatori che cosa dovrebbero o non dovrebbero dire le suore che accudiscono Eluana.
L'"indottrinamento" tentato da questo giornalista e' molto fastidioso e quindi, personalmente, sto cambiando canale.
Posso esercitare "obiezione di coscienza"? Si'? No? Sono gia' passata su altra emittente...


Il padre al Vaticano: «La volontà di mia figlia conta più di ogni cosa»

di Gaia Cesare

Ha fretta di uscire dal circuito mediatico Beppino Englaro. Per lui la battaglia in prima linea per sua figlia Eluana si è chiusa col pronunciamento della Corte d’Appello civile di Milano: «Ho lottato fino a ieri (giovedì, ndr) per arrivare alla sentenza -, ora non è più necessario, è tutto chiaro - ha detto -. La vicenda umana deve rientrare nel privato a questo punto. E lì rientrerà», ha insistito per spiegare la rinuncia a portare in tv il dramma della sua famiglia e la testimonianza di questo controverso epilogo.
Eppure è difficile che il caso di Eluana rientri nel privato. La questione riguarda la vita e la morte, e così il destino di decine di malati terminali (25 quelli che a marzo hanno protestato con uno sciopero della fame «contro l’indifferenza dello Stato» per la loro condizione). Il vuoto legislativo del nostro ordinamento finisce per alimentare il dibattito tra scienza ed etica e la sentenza milanese ha provocato la reazione del Vaticano, che ha definito «grave» la decisione di sospendere l’alimentazione di Eluana e che ha spinto il neopresidente della Pontificia Accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, a sostenere che i giudici di Milano hanno giustificato «di fatto un’azione di eutanasia». Così Englaro non ha potuto fare a meno di replicare. Lo ha fatto a modo suo, cercando soprattutto di circoscrivere la questione ai desideri di sua figlia: «Quello che dice il Vaticano vale per il Vaticano, quello che diceva mia figlia vale per mia figlia». È questa, insomma, l’unica cosa che conta per papà Beppino. Che non vuole entrare in polemica, che precisa di avere «massimo rispetto per quello che dice il Vaticano», ma che cita poi il catechismo della chiesa cattolica dell’allora cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, quando diceva che «l’interruzione di procedure mediche dolorose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti può essere legittima». «Secondo voi - insiste di fronte ai microfoni di Sky Tg24 - questo non corrisponde alla situazione di Eluana?».
Inevitabilmente anche papà Beppino entra nel vivo della questione, quella delle scelte di uno Stato, e difende la sentenza: «La Corte Suprema di Cassazione ha enunciato questi principi di diritto attinenti pienamente alla Costituzione e per uno Stato laico e civile come l’Italia questo è sufficiente». Una replica meno conciliante rispetto ai toni usati nelle precedenti dichiarazioni, probabilmente la risposta all’Osservatore romano che ha definito «discutibile» «il potere di vita e di morte che di fatto viene attribuito alla figura del tutore».
Per la famiglia della donna ora è tempo di fermare le polemiche. E di agire: «Sono dell’idea di non aspettare perché il provvedimento dei giudici di Milano è immediatamente esecutivo e ritengo che non ci sia spazio per un ricorso perché il decreto che autorizza la sospensione è ben motivato, preciso e ineccepibile», ha detto l’avvocato di famiglia Franca Alessio. C’è fretta di interrompere le sofferenze della donna. E forse anche di impedire stop indesiderati.

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Leggo:

...cita poi il catechismo della chiesa cattolica dell’allora cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI, quando diceva che «l’interruzione di procedure mediche dolorose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti può essere legittima». «Secondo voi - insiste di fronte ai microfoni di Sky Tg24 - questo non corrisponde alla situazione di Eluana?».

No, non corrisponde affatto a questa situazione perche' l'idratazione e l'alimentazione non sono procedure mediche, non sono cure!
Se si vuole citare il Catechismo, si citi anche il parere della Congregazione per la dottrina della fede: "La somministrazione di cibo e acqua, anche per vie artificiali, e' in linea di principio mezzo ordinario e proporzionato di conservazione della vita".
Qui non si tratta di sospendere cure dolorose o sproporzionate rispetto al caso concreto. Non solo: Eluana non e' una malata terminare, in pericolo di morte.
C'e' una sentenza del tribunale di Milano, immediatamente esecutiva: ciascuno si assuma le proprie responsabilita' di fronte alla sua coscienza ed a Dio, se e' credente, ma, per favore, chiamiamo le cose con il loro nome!
Dare cibo ed acqua non e' curare ma permettere la sopravvivenza di un essere umano.

R.

Vedi anche:

«Adesso serve una legge con parametri oggettivi»

«Per noi è una persona normale continueremo ad alimentarla»

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