21 settembre 2008

Gli ultrà hindu bruciano una cattedrale in India (Fraschetti). Card. Martino: "Il Vaticano sfiderà le persecuzioni" (Galeazzi)


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Gli ultrà hindu bruciano una cattedrale in India

VALERIA FRASCHETTI

NEW DELHI

San Pietro e Paolo sono neri in volto: le loro statue sono state trasfigurate dalle fiamme. Bibbia e altare ne sono stati divorati. La puzza di kerosene si sente ancora nella cattedrale di Jabalpur, nello stato centrale indiano Madhya Pradesh, dopo che due fondamentalisti hindu sono entrati giovedì sera rompendo le finestre e dando fuoco alla navata. L'assalto alla chiesa, vecchia 150 anni, è l'ultimo episodio della sequela di violenze anti-cristiane iniziate tre settimane fa in Orissa ma dilagate in pochi giorni in altri stati del subcontinente.
«Ultimamente avevamo ricevuto delle minacce da alcuni estremisti, temevamo che presto ci avrebbero colpiti», ha raccontato al telefono il vescovo di Jabalpur, Gerald Almeida. Sempre in Madhya Pradesh, a fine agosto un'altra chiesa era stata date alle fiamme, mentre lunedì scorso un guardiano alla Carmel Convent School è stato picchiato. A sud, nel Kerala la rabbia dei fondamentalisti si è scagliata contro una scuola temporaneamente adibita a chiesa. Una statua della Madonna è stata presa a sassate.
Ma è soprattutto nello stato del Karnataka che l'ondata di odio anti-cristiano sembra aver attecchito meglio. Qui, dall'inizio di settembre, una ventina di chiese sono state assalite dalla foga dei militanti hindu e scontri nella città di Mangalore hanno provocato numerosi feriti. A guidare le violenze sono soprattutto i militanti del Bajrang Dal, la formazione giovanile del Bharatiya Janata Party (Bjp), il partito dei radicali hindu, che contesta alle diocesi locali di forzare gli abitanti al cristianesimo. Lo stesso Bokanakere Yeddyurappa, governatore del Karnataka e membro del Bjp, invece di condannare le violenze ha chiesto ai missionari di «fermare le conversioni». «In una democrazia - ha dichiarato - non c'è spazio per le conversioni forzate».
L'inerzia, se non connivenza, delle autorità locali ha spinto ieri il governo centrale a inviare loro un monito affinché la situazione venga riportata sotto controllo. New Delhi sta anche valutando se bandire il Bajrang Dal, che in tutta l'India conta circa tremila sezioni e sostiene di avere più di un milione di attivisti. Esponenti locali dell'opposizione dicono di temere una «jihad cristiana», mentre ieri le persecuzioni hanno mobilitato anche la comunità musulmana. Il Consiglio degli Imam del Karnataka ha indetto una manifestazione a Bangalore per condannare gli attacchi. «I raid ai luoghi di preghiera sono una minaccia all'unità del Paese», ha affermato un membro del consiglio.
In Orissa, a tre settimane dalla deflagrazione delle violenze che hanno ucciso 24 persone, la situazione resta critica. Migliaia di cristiani si trovano ancora nei campi di rifugio allestiti dal governo in seguito alle persecuzioni scoppiate in rappresaglia all'uccisione del capo hindu Swami Saraswati, vittima - secondo i suoi seguaci - del «complotto cristiano».
Anche se i seguaci di Gesù in India sono solo il 2,5% della popolazione, negli ultimi vent'anni partiti estremisti hindu come il Bjp hanno sempre più spesso accusato i missionari cristiani di praticare conversioni forzate. E' la loro propaganda in nome dell'«hindutva», l'ideologia che reclama un'India senza «infedeli» cristiani e musulmani. Le elezioni nazionali in India sono previste nel 2009 e quello della «cristianizzazione» sembra essere diventato un'efficace spettro da agitare per amalgamare l'elettorato radicale. «Le violenze sono un feroce gioco politico per unire il voto hindu e creare divisioni nella società», ha dichiarato il portavoce di Varkey Vithayathil, presidente della Conferenza episcopale indiana.

© Copyright La Stampa, 20 settembre 2008

Il cardinale Martino

“Dossier all’Onu
Il Vaticano sfiderà le persecuzioni”


GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Gli estremisti ci attaccano perché rompiamo il sistema delle caste. L’Onu non può più tacere, sto preparando un dossier sulle persecuzioni anticristiane in India». Di fronte alla nuova ondata di violenza contro la Chiesa, il cardinale Renato Raffaele Martino annuncia un importante passo ufficiale del Vaticano, una protesta «documentata» della Santa Sede alle Nazione Unite.

«Presenteremo al Palazzo di Vetro un’istanza per il martirio dei nostri fedeli nella più grande democrazia del mondo», spiega il ministro vaticano di Giustizia, Pace e Immigrazione.

Il Vaticano lancia l’allarme alla Nazioni Unite. Perché ora?

«Non sono più episodi isolati di fanatismo come vogliono far credere le autorità indiane. La sistematica persecuzione in atto contro la Chiesa è una vergogna per l’India, un paese ammirevole per la varietà di culture. Ci odiano perché infrangiamo il sistema castale e combattiamo la schiavitù della discriminazione di casta da cui l’India non si è ancora liberata. La nostra dottrina sociale è basata sulla centralità della persona, ogni essere umano nasce dotato di diritti. Per la Chiesa sono tutti figli di Dio, con la stessa dignità umana, e ciò non è accettato dal fanatismo hindu, coperto da connivenze istituzionali. Scontiamo la colpa di trattare da uguali i 160 milioni di “dalit”, costretti a guardare il mondo dal basso della loro infima condizione di fuori casta.».

Quanto incidono le complicità statali?

«Molto. I cristiani sono una presenza da due millenni, non sono identificati con i colonizzatori occidentali e i missionari come San Francesco Saverio operano lì da sempre. Infastidisce il nostro dare attenzione a chi, secondo gli estremisti, non ne avrebbe diritto. I fanatici godono di coperture a livello sia locale sia centrale. Sto lavorando ad un dossier da presentare alle Nazioni Unite attraverso i canali diplomatici. Il terrore scatenato in India è sì un problema di rispetto delle minoranze, ma mette pure a rischio il futuro della democrazia più vasta del pianeta».

© Copyright La Stampa, 20 settembre 2008

Complimenti a "La Stampa", uno dei pochissimi quotidiani che ha dato spazio a questa notizia.
Riflettano gli altri media sul loro comportamento nei confronti delle violenze anticristiane!
R.

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