17 settembre 2008

Messa in latino, ricchezza che non deve dividere (Muolo)


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Messa in latino, ricchezza che non deve dividere

DA ROMA MIMMO MUOLO

La celebrazione della Messa, secondo il nuovo o l’antico rito, non deve diventare motivo di divisione tra i fedeli. L’invito, che riecheggia le parole del Papa durante il recente viag­gio in Francia, è venuto ieri dal cardinale Dario Castrillòn Hoyos nel corso di un convegno sul Mo­tu Proprio Summorum Pontifi­cum, organizzato dall’associazio­ne 'Giovani e Tradizione', con il patrocinio della Pontificia Com­missione Ecclesia Dei, che fu isti­tuita da Giovanni Paolo II.
Il simposio si ripromette di stila­re una sorta di bilancio a un an­no dalla pubblicazione del docu­mento di Benedetto XVI che con­sente e regola l’uso del rito di San Pio V, secondo il Messale varato da Giovanni XXIII. Un bilancio che nell’indirizzo di saluto del car­dinale presidente della Commis­sione è divenuto un appello al­l’unità, evitando in ogni modo po­sizioni 'estremiste'. «Sono arri­vate richieste per dedicare la ba­silica di Santa Maria Maggiore a Roma, in modo esclusivo al rito antico – ha detto Castrillòn Hoyos –Ma ciò è ovviamente impossi­bile. Non bisogna essere insazia­bili ». Il medesimo invito al rifiuto di o­gni intransigenza è venuto anche da don Nicola Bux, consultore della Congregazione per la Dot­trina della fede. «A un anno dalla pubblicazione del Motu Proprio, se ci mettiamo tutti in umile a­scolto della voce del Papa, capi­remo meglio la ricchezza di gra­zia contenuta in questo atto del Pontefice». In particolare, secon­do don Bux, «anche il nuovo rito ha bisogno dell’antico, così come è vero che ci è data oggi un’occa­sione formidabile per 'recupera­re' i cosiddetti tradizionalisti e aiutarli ad aprirsi al rito della Sa­crosanctum Concilium.
La vera ecclesiologia di comunione è quella che ci fa camminare tutti insieme, l’uno in ascolto delle ra­gioni dell’altro». Quanto alla situazione attuale, monsignor Camille Perl, segreta­rio della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ha parlato di una si­tuazione «aperta», dunque «né positiva, né negativa», lamentan­do però che «gran parte dei ve­scovi italiani» avrebbe «posto o­stacoli » e che in Germania «le di­rettive della Conferenza episco­pale renderebbero difficile l’ap­plicazione del Motu Proprio».
Le diocesi, comunque, si stanno at­trezzando per rispondere alle ri­chieste dei fedeli. E queste richie­ste giungono soprattutto da Fran­cia, Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti e Australia.
Del Motu Proprio ha parlato nei giorni scorsi anche il Papa. Ve­nerdì mattina, interpellato sul­l’argomento dai giornalisti men­tre si trovava sull’aereo che lo por­tava in Francia, aveva negato («è una cosa assolutamente infon­data ») che la pubblicazione del documento fosse un passo indie­tro rispetto al Concilio.
«Si tratta piuttosto – aveva spiegato – di un atto di tolleranza e di carità pa­storale verso un gruppo di perso­ne che si sono formate con l’an­tico rito, lo amano, lo conoscono e vogliono continuare a viverlo». Benedetto XVI aveva anche sot­tolineato che «non vi è contrap­posizione » tra il Messale di Gio­vanni XXIII e quello promulgato nel 1970 da Paolo VI.
«I Padri Con­ciliari celebrarono ogni giorno con il vecchio rito, ma questo non gli impedì di concepire la rifor­ma».
Nel discorso di domenica pome­riggio ai vescovi francesi, Papa Ratzinger è tornato sul tema, ri­cordando che «alcuni frutti di queste nuove disposizioni si sono già manifestati, e io spero che l’in­dispensabile pacificazione degli spiriti, sia, per grazia di Dio, in via di realizzarsi».
In Francia, infatti, non sono mancate polemiche e malcontenti in seguito all’entra­ta in vigore del Motu Proprio. «Mi­suro le difficoltà che incontrate – ha aggiunto il Pontefice – ma non dubito che potrete giungere, in tempi ragionevoli, a soluzioni soddisfacenti per tutti, così che la tunica senza cuciture del Cristo non si strappi ulteriormente. Nes­suno è di troppo nella Chiesa. Cia­scuno, senza eccezioni, deve po­tersi sentire a 'casa sua'». I ve­scovi, dunque, si sforzino di esse­re «sempre servitori dell’unità». Un invito, che ovviamente non vale solo per la Francia.

© Copyright Avvenire, 17 settembre 2008

Posso dirlo? Questo articolo mi lascia molto perplessa...
R.

7 commenti:

euge ha detto...

A chi lo dici...... Cara Raffaella!

Luisa ha detto...

Condivido la tua perplessità Raffaella, l`opinione peesonale del giornalista, dunque la perdita dell`oggettività, si intravde ad esempio laddove Muolo mette dei condizionali allorquando mons. Perl è stato molto affermativo, ha detto:

"In Italia la maggioranza dei vescovi» hanno posto ostacoli all’applicazione del motu proprio di Benedetto XVI che nel 2007 ha liberalizzato l’uso dell’antico messale preconciliare."

Non ha detto: "avrebbe posto ostacoli"....

Anonimo ha detto...

Io non vedo problemi, anche se omette di sottolineare per bene che proprio in Italia molti vescovi lo censurano. Ma d'altronde Avvenire è dei vescovi italiani... Marco

Raffaella ha detto...

Avete capito perfettamente dove sono le mie perplessita' :-)
R.

Luisa ha detto...

Giusto Marco...ben visto!
Avvenire è dei vescovi italiani !

Del resto quanto spazio Avvenire ha consacrato al Motu Proprio? Quanto ai fedeli che ne domandavano invano l`applicazione?
Quanto agli interventi dei prelati che si sono espressi sul soggetto ?

IL SP è stato soggetto tabù, finalmente si è rotto il silenzio.
Sperando che si vada nel senso auspicato da Benedetto XVI.

Anonimo ha detto...

Persino Muolo (assieme a Galeazzi, Rodari e Tornielli) chiama ancora Mons. Perl "Segretario" della Commissione Ecclesia Dei, quando da mesi ne è il Vice-Presidente (il segretario essendo Mons. Mario Marini) .

euge ha detto...

Credo che al di là di tutte le perplessità peraltro più che motivate che questo articolo provoca, quello che conta come possiamo tutti constatare è che finalmente se ne parla. L'argomento Motu Proprio con tutti i se e con tutti i ma sta venendo fuori. Ora però, io mi auguro che quanto prima, vengano rispettate le direttive di Sua Santità lascindo perdere il conflitto tra tradizionalisti e non e le impuntature peraltro assai discutibili e fuori luogo di alcuni, sullo spirito preconciliare e postconciliare. Il Motu Proprio Summorum Pontificum è stato promulgato da Benedetto XVI per favorire l'unità nella chiesa e non la sua divisione " nessuno è di troppo nella chiesa c'è posto per tutti" questo dovrebbero stamparsi nella mente certi vescovi ed evitare non solo di lacerare ulteriormante la tunica di Cristo ma, soprattutto, la loro talare. In tempi più remoti qualcun altro si stracciò le vesti ricordate chi?