22 ottobre 2008

Il Papa e il Patriarca Bartolomeo I: «Un’esperienza di vera comunione» (Muolo)


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SINODO DEI VESCOVI SULLA PAROLA DI DIO (5-26 OTTOBRE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

il gesto

Nella Cappella Sistina, per la prima volta teatro di un evento ecumenico di questa portata, Benedetto XVI e Bartolomeo I hanno pregato insieme i Vespri. In mattinata l’aula del Sinodo ha accolto con un lungo applauso la bozza del messaggio finale, letta dall’arcivescovo Ravasi

Il Papa e il Patriarca «Un’esperienza di vera comunione»

DA ROMA MIMMO MUOLO

Il Papa e il Patriarca ecumenico di Costan­tinopoli insieme, ai due lati dell’altare maggiore. La preghiera comune dei Ve­spri e la benedizione finale impartita da en­trambi, uno dopo l’altro. In quasi sei secoli la Cappella Sistina non aveva mai fatto da cor­nice ad una celebrazione simile. E dire che tra queste mura si è fatta la storia della Chiesa e dell’arte. Ma l’evento di ieri pomeriggio è straordinario sotto molti profili.
Innanzitutto per la contemporanea presenza di Benedetto XVI e di Bartolomeo I, primo Patriarca di Co­stantinopoli a prendere la parola nella Cap­pella dove vengono eletti i successori di Pie­tro. E poi per la partecipazione dei padri si­nodali, che hanno elevato a una voce l’ora­zione vespertina, dando così concretezza ad una delle proposte più ricorrenti nel Sinodo sulla Parola di Dio: cioè quella di valorizzare al massimo la liturgia delle ore (all’interno del­la quale si collocano anche i vespri), che pro­prio della Parola di Dio è densamente impre­gnata.
Così, sotto le storiche volte affrescate da Mi­chelangelo l’assemblea sinodale, che ieri ha chiuso la sua seconda settimana di lavori, ha vissuto uno dei suoi momenti più significati­vi. La presenza di Bartolomeo I in qualità di de­legato fraterno («un evento storico», come e­gli stesso lo ha definito) e il suo discorso (di cui Avvenire pubblica un’ampia sintesi) hanno rafforzato lo spirito ecumenico dell’assise, già manifestatosi del resto in molti interventi, e confermato che davvero la Parola di Dio – co­me hanno ricordato sia numerosi Padri sino­dali, sia le relazioni dei gruppi di studio – può favorire la ricerca dell’unità fra i cristiani. Il Pa­pa, infatti, concludendo la preghiera, ha sot­tolineato: «In questo momento abbiamo ve­ramente vissuto il Sinodo. Infatti, se abbiamo i padri comuni, come non possiamo essere fratelli?».
Quindi rivolgendosi direttamente a Bartolomeo, ha aggiunto: «Saremo in cammi­no comune con lei, Santità». Un cammino, per il momento, fatto di pre­ghiera in un clima di grande raccoglimento, sottolineato anche dalle melodie gregoriane intonate per proclamare i Salmi. «Con questa celebrazione – ha ricordato al termine Bene­detto XVI – abbiamo elevato la nostra lode a Dio, usando le sue stesse parole». Quindi il Pontefice ha fatto riferimento alla presenza di Bartolomeo I, manifestando «la gioia» per la sua partecipazione al Sinodo, salutandolo a nome degli altri Padri e invitandoli ad ascol­tare la riflessione del Patriarca sul tema del­l’assemblea in corso di svolgimento.
Bartolomeo, che ha parlato in inglese, ha e­sortato ad un impegno comune di tutti i cri­stiani. «Come discepoli di Dio – ha detto – è og­gi più imperativo che mai fornire un’unica pro­spettiva sulla necessità di sradicare la povertà, promuovere equilibrio nel mondo globale, combattere il fondamentalismo o il razzismo e sviluppare la tolleranza religiosa in un mon­do conflittuale». Il Patriarca ha poi espresso l’auspicio che si possa giungere un giorno al­la «piena unità» tra ortodossi e cattolici, supe­rando le attuali differenze. La celebrazione dei vespri era stata precedu­ta nella mattinata di ieri dal lavoro in aula. Og­getto della XIX Congregazione generale la pre­sentazione della prima bozza del Messaggio fi­nale redatto dall’apposita Commissione e let­to ai Padri sinodali dal presidente dell’organi­smo, monsignor Gianfranco Ravasi. Un testo, nelle intenzioni degli estensori, «essenziale, semplice e incisivo», che conterrà anche un ringraziamento per i catechisti, gli insegnan­ti e tutti coloro che annunciano e testimonia­no la Parola di Dio, affrontando sacrifici e met­tendo a rischio la propria vita. Il Messaggio non rappresenta in sé il risultato del Sinodo (costituito invece dall’esortazione apostolica che il Papa scriverà sulla base delle proposi­zioni votate dai padri sinodali), ma ha il com­pito di accogliere alcune «declinazioni» della Parola di Dio, intesa come voce (ossia la Rive­lazione), volto (ovvero Cristo), casa (cioè la
Chiesa) e strada, cioè la missione.
La prima stesura è stata lungamente applau­dita dall’Aula, che ha poi avanzato alcuni sug­gerimenti in vista del testo definitivo: con­centrarsi sulle sfide pastorali concrete ed ur­genti, come quella della libertà religiosa, e met­tere in evidenza il duplice aspetto della mis­sione, sia verso coloro che non conoscono an­cora la Parola di Dio, sia verso coloro che l’han­no dimenticata, come spesso accade nei Pae­si occidentali. Qualcuno ha avanzato l’ipote­si di una sintesi da distribuire ai fedeli, riser­vando l’integrale ai vescovi, ai sacerdoti e agli operatori pastorali.

© Copyright Avvenire, 19 ottobre 2008

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