20 ottobre 2008

«La targa a Gerusalemme ostacolo alla visita papale». Ma padre Gumpel viene corretto Padre Lombardi (Bartoloni)


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Esteri Il caso La causa di beatificazione di papa Pacelli sarebbe bloccata per non inasprire i rapporti con gli ebrei

Pio XII torna a dividere Vaticano e Israele

«La targa a Gerusalemme ostacolo alla visita papale». Ma padre Gumpel viene corretto Padre Lombardi: «Per quanto rilevante, questo fatto non è determinante» per un viaggio del Papa in Terra Santa Il portavoce d' Israele «Non si possono chiudere gli occhi di fronte al controverso ruolo storico di Pio XII»

Bruno Bartoloni

CITTA' DEL VATICANO - La beatificazione di Pio XII è bloccata perché Benedetto XVI non vuole inasprire i rapporti con gli ebrei, ma nello stesso tempo il Pontefice non va a Gerusalemme fintanto che non verrà rimossa dal museo Yad Vashem sull'Olocausto la fotografia di Pio XII con un duro commento sui suoi «silenzi».
Lo ha detto senza mezzi termini il postulatore della causa di papa Pacelli, padre Peter Gumpel, commentando delle nuove supposte rivelazioni sul silenzio di Pio XII sulla retata delle SS nel ghetto di Roma nell' ottobre del ' 43.
«Il Papa vuole avere buoni rapporti con gli ebrei», ha spiegato padre Gumpel, confermando che la causa è stata di fatto congelata. Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, si è mostrato meno categorico del postulatore. Con una successiva precisazione ha riaffermato in sostanza quanto aveva detto il giorno del cinquantesimo anniversario della morte di Pio XII, quando il Pontefice aveva invitato a pregare per la sua beatificazione: «Il Papa non ha ancora firmato il relativo decreto ritenendo opportuno un tempo di approfondimento e di riflessione».
Un tempo che, secondo padre Gumpel, rischia di essere lungo se non lunghissimo. Quanto ad Israele, dove «il Papa vuole andare al più presto», padre Gumpel sostiene che «ciò è impossibile fino a quando la didascalia sotto la fotografia di Pio XII al museo della Yad Vashem, un' evidente falsificazione storica, non sarà rimossa». Padre Lombardi ha auspicato che la didascalia «sia oggetto di una nuova, obbiettiva e approfondita considerazione», ma ha precisato che «per quanto rilevante, non si può considerare questo fatto come determinante» per un eventuale viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa.
Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano Yossi Levy si è affrettato a sottolineare che Benedetto XVI resta per Israele, «dove è stato invitato, un ospite gradito ed amato». Sulla causa di beatificazione e sulla didascalia ha evitato commenti, ricordando però che «non si possono chiudere gli occhi di fronte al controverso ruolo storico di Pio XII», una questione «aperta e dolorosa fintanto che non saranno aperti gli archivi del Vaticano». La didascalia accusa papa Pacelli di «non aver reagito con proteste scritte o verbali anche quando i resoconti sulle stragi degli ebrei raggiunsero il Vaticano».
«Quando vennero deportati da Roma ad Auschwitz - dice ancora - Pio XII non intervenne». Proprio su questo ultimo punto, padre Gumpel contesta la validità di un rapporto dell' inviato straordinario di Londra sir D' Arcy Osborne su un suo incontro con Pio XII, recuperato negli archivi storici inglesi dagli studiosi Mario Cereghino e Giuseppe Casarubbea. Secondo gli studiosi l' incontro avvenne il 18 ottobre del ' 43, mentre gli ebrei romani venivano avviati dalla stazione Tiburtina verso i campi di concentramento, due giorni dopo il loro arresto. Il diplomatico si mostra colpito dall' atteggiamento del Papa che non dice nulla sulla retata mentre dice di non aver motivo di lamentarsi del generale Von Stahel, comandante della piazza militare di Roma. Secondo padre Gumpel quell' incontro avvenne il 14 ottobre, due giorni prima della retata, e non due giorni dopo: «Come poteva il Papa parlare di qualcosa che non era ancora accaduto?». Duro, infine, il giudizio di Francesco Cossiga su padre Gumpel: «Gratta gratta dal prussiano, anche se gesuita, esce fuori sempre l' antisemita e un poco anche il nazista».

© Copyright Corriere della sera, 19 ottobre 2008 consultabile online anche qui.

Mi dissocio completamente dalle dichiarazioni del senatore Cossiga che offende un sacerdote solo perche' tedesco.
Inizio a non sopportare piu' simili atteggiamenti anche perche' (parliamoci chiaro!) non mi pare che noi Italiani possiamo permetterci di giudicare il prossimo
.
R.

2 commenti:

euge ha detto...

portavoce del ministero degli Esteri israeliano Yossi Levy si è affrettato a sottolineare che Benedetto XVI resta per Israele, «dove è stato invitato, un ospite gradito ed amato».


Amato? ma davvero!!!!! Beh quello di apporre svastiche sulle sue foto non mi sembra il modo più adatto per dimostrare rispetto e benevolenza a Benedetto XVI.
Riguardo a Cossiga non commento! Di baggianate per oggi ne ho sentite a sufficienza da far venire il volta stomaco.

Anonimo ha detto...

amato? ahahahahahahahah