5 maggio 2007

Rassegna stampa del 5 maggio 2005



Cari amici, ecco la prima parte degli articoli quotidiani.
Trovo splendido l'editoriale di Briguglio

Raffaella


Gli attacchi alla Chiesa

Attenzione agli integralisti della laicità

Melchiorre Briguglio

Stupisce il profilo minimalista, con il quale talune autorità ritengono di trattare i ripetuti e inquietanti attentati alla libertà – persino di esprimersi – degli uomini di Chiesa. Ritorniamo sull'argomento perché non vorremmo che l'invito di abbassare i toni e di valutare le minacce rivolte al presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, quasi come ragazzate o goliardate nascondesse una sottovalutazione dell'allarmante fenomeno. Sembra quasi che si abbia la voglia di esorcizzarlo, immaginando sia questa la cura adatta per ridurne le conseguenze. Purtroppo, lo stesso errore venne commesso, nel periodo più buio della Repubblica, quando si lasciò agli intellettuali e ai cattivi maestri l'incontrastata possibilità di aggredire istituzioni e persone.
Come ben sappiamo, dalle parole si passò ai fatti e, solo dopo, si risvegliarono le coscienze dei dormienti. C'è anche la possibilità che si faccia finta di non capire, perché non si ha voglia di confrontarsi con "gli integralisti laici". Costoro sono ben strane persone. Si autoproclamano sacerdoti delle libertà, beninteso proprie, ma non degli altri. Dovrebbero spiegare una volta per tutte come il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti possano esercitare il Magistero senza condizionamenti, se devono stare attenti ai valori che difendono e al momento in cui intervengono.
Sembra che in questo Paese solo i comici e i guitti di regime abbiano diritto di dire qualsiasi scempiaggine e che sia addirittura necessario l'impegno del capo dello Stato per garantire la libertà del Papa. I laici "duri e puri" dovrebbero pure rendersi conto che i continui interventi si risolvono in attentati al diritto di ricevere informazioni, anche di carattere spirituale, da chiunque provengano. In breve, non c'è principio che autorizzi l'onorevole o l'intellettuale tal dei tali d'intromettersi pesantemente in una comunicazione religiosa tra chi la svolge e chi è disposto ad ascoltarla. I cittadini non hanno proprio bisogno di tutori neppure per scelte di tale tipo. Qual è la paura? Che possano seguire gli insegnamenti del Pontefice più dei messaggi dell'onorevole vattene a pesca? A ben riflettere, bisognerebbe allarmarsi solo se accadesse il contrario.

La Gazzetta del sud, 5 maggio 2007


Diplomatici islamici a lezione di Vaticano

di Redazione

Il dialogo interculturale fra cristiani e musulmani diventa sempre più urgente e così nei prossimi giorni diplomatici dell’Iran, dell’Irak, dell’Arabia Saudita e di molti altri Paesi musulmani del Mediterraneo e del Medio Oriente frequenteranno a Roma un corso per conoscere le istituzioni della Chiesa cattolica e le linee guida della politica internazionale della Santa Sede. Il corso, che durerà tre settimane (due a Roma e una a Torino) è stato organizzato dalla Fondazione dell’Università Gregoriana e dall’Istituto Jacques Maritain. A inaugurare i lavori sarà il «primo ministro» di Benedetto XVI, il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, insieme al cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e pace. L’obiettivo del corso è quello di far conoscere al mondo musulmano la realtà della Santa Sede contribuendo «alla formazione di figure chiave di mediatori nei rapporti tra gli Stati, i popoli e le culture al fine di favorire una migliore conoscenza tra i popoli e le religioni nel difficile contesto attuale». L’iniziativa ha avuto un’accoglienza «straordinaria», hanno spiegato ieri, nel corso di una conferenza stampa padre Franco Imoda, presidente della Fondazione e il direttore dell’Istituto Maritain.

Il Giornale, 5 maggio 2007


L'EX PRESIDENTE

Khatami ospite del Papa «Dialogo contro le tensioni»

Marco Nese

ROMA — Ottima idea la Conferenza di Sharm El-Sheikh. Plaudono all'iniziativa papa Benedetto XVI e un suo ospite speciale, l'hojatoleslam Mohammad Khatami, che fu presidente dell'Iran dal 1997 al 2005. Col suo turbante nero, Khatami ha varcato ieri mattina il portone di bronzo per un colloquio con il papa, durato mezzora. Secondo le informazioni ufficiali fornite dalla Santa Sede, durante l'incontro hanno parlato della necessità di approfondire un «dialogo tra la religione cristiana e quella islamica». Hanno convenuto sul fatto che, nella loro qualità di capi religiosi, devono compiere ogni sforzo per attenuare le «gravi tensioni che affliggono i nostri tempi» e promuovere la pace.
Il colloquio, che le fonti ufficiali definiscono «cordiale», in realtà era stato programmato per ottobre scorso. Ma fu annullato perché tutto il mondo musulmano entrò in fibrillazione, protestando contro il pontefice che in Germania citò la frase di un imperatore bizantino del XIV secolo su Maometto. Quella frase, ritenuta offensiva, scatenò un putiferio. E adesso Khatami dice che «le ferite sono ancora profonde». Non basta un incontro per sanarle. Insomma non si può far finta di niente. Tuttavia, «stiamo facendo uno sforzo comune per iniziare a curarle».
Anche i regali possono essere utili a ristabilire un clima di fiducia: Khatami ha portato in omaggio al papa una pubblicazione di pitture iraniane, e il papa gli ha offerto una penna artistica cesellata per celebrare i 500 anni dei musei vaticani.
Non è la prima volta che Khatami arriva in visita alla Santa Sede. Nel 1999, quando a Teheran deteneva il potere come presidente, fu ricevuto da papa Wojtyla. Erano altri tempi, non si parlava ancora di «scontro di civiltà», e dal colloquio uscì un Khatami giubilante. «È una giornata bellissima — disse —. Superiamo le divergenze tra musulmani e cattolici».
A differenza del suo successore Ahmadinejad, Khatami è considerato un riformista, un moderato, esprime preoccupazione per la situazione incandescente del Medio Oriente. Dice che «i rapporti tra i governi non devono essere basati sulla forza delle armi». Ritiene fondamentale «realizzare la pace ed eliminare il terrorismo», però, con chiaro riferimento all'invasione dell'Iraq, condanna quelle guerre che «con l'inganno tentano di sminuire e nascondere crudeltà e barbarie», con la scusa di dover combattere il terrorismo.
Di questo ha parlato a Palazzo Chigi con il premier Romano Prodi. Si è lamentato per il fatto che gli Stati Uniti diffondono «messaggi di violenza». Il suo desiderio è di veder calare la tensione fra Washington e Teheran. Crede che l'Europa possa fare molto per creare un rapporto più ragionevole fra i due Paesi. Lo ha detto a Prodi: «Io confido in un ruolo pacificatore dell'Europa, un ruolo importante in grado di tenere la situazione sotto controllo».
Non si può usare il nome di Dio, dice Khatami, «per giustificare la guerra e l'odio». Ciò dimostra, secondo il leader dell'Udc Pierferdinando Casini, che pure ha ricevuto l'ex presidente iraniano, che «l'Islam non è quello degli estremisti, ma una religione di pace e dialogo».

Il Corriere della sera, 5 maggio 2007

Caspita! C'e' una bella differenza fra l'udienza del 1999 e quella di ieri! Ricordo al giornalista che fra il 1999 e il 2007 c'e' di mezzo il 2001 e, io aggiungerei, il 2006!
Raffaella


G8:Papa Appoggia Cardinali E Vescovi Contro Debito Estero

(AGI) - CdV, 4 mag . - ''Pieno sostegno'' di Benedetto XVI alla campagna delle organizzazioni cattoliche che chiedono al G8 il rispetto degli impegni assunti in tema di aiuti internazionali e cancellazione del debito estero. Il Papa ha incontrato oggi i cardinali e vescovi che sponsorizzano l'iniziativa e, come ha riferito mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente della commissione Giustizia e pace della Cei, ha detto loro: ''continuate a fare il bene per il mondo''. Mons. Miglio ha riferito inoltre che al Papa e' stato fatto un ''resoconto degli incontri di queste settimane''. La delegazione ha incontrato oggi anche il presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco il quale, ha detto ancora mons. Miglio, ha assicurato che tutta la Chiesa Ialiana continuera' ad impegnarsi nella campagna per la riduzione del debito. Come e' noto, su richiesta di Giovanni Paolo II la Cei aveva promosso nell'anno 2000 la Campagna Giubilare sul debito estero dei paesi poveri, che ha portato alla legge di cancellazione. Attualmente la Cei e' impegnata nella sua attuazione attraverso la Fondazione Giustizia e Solidarieta'. Il gruppo di cardinali e vescovi e' stato nei giorni scorsi a Berlino e Londra e ieri ha incontrato il premier italiano Romano Prodi. Al G8, hanno affermato, si chiede di rispettare gli impegni presi anche per quanto riguarda il contributo ai Paesi in via di sviluppo, la trasparenza nelle transazione internazionali, la lotta alla corruzione e il controllo del commercio di armi.


Visto che si invoca, spesso a sproposito (perche' si e' ignoranti in materia) San Francesco, ecco qualche riflessione:

I francescani e le francescane tra autorità e obbedienza
Giornata di Studio dell’Istituto Francescano di Spiritualità all’Antonianum

ROMA, giovedì, 3 maggio 2007 (ZENIT.org).- L’Istituto Francescano di Spiritualità della Pontificia Università Antonianum di Roma ha tenuto il 27 aprile la sua annuale Giornata di Studio, incentrata per questa edizione sul tema: “Autorità ed obbedienza. L’attuale dibattito nella vita consacrata e nella famiglia francescana”.

Celebrata in preparazione del 2009, anno in cui ricorrerà l’VIII centenario dell’approvazione della Protoregola di san Francesco d’Assisi da parte di Papa Innocenzo III, la Giornata di Studio è stata introdotta da alcuni saluti da parte delle autorità accademiche che hanno richiamato il senso, l’attualità e l’importanza del tema affrontato.

Nel prendere la parola fr. Francesco Bravi, Vice Gran Cancelliere della Pontificia Università Antonianum e Vicario Generale dei Frati Minori, ha sottolineato l’urgenza di questo tema e la necessità di proseguire nella linea indicata dal Concilio Vaticano II, che ha sottolineato l’importanza di una obbedienza attiva e responsabile.

Fr. Manuel Blanco, Vice Rettore dell’Antonianum, ha contestualizzato la relazione autorità e obbedienza all’interno dei mutamenti culturali del XX secolo, facendo riferimento alla riscoperta della soggettività antropologica e al valore della libertà.

Sulla stessa scia si è posto anche fr. Paolo Martinelli, Preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità, che ha ricordato come la relazione autorità ed obbedienza costituisca per il nostro tempo “il caso serio della libertà”, tesa tra autonomia e autotrascendenza.

La prima relazione è stata affidata al Segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e Società di vita apostolica, monsignor Agostino Gardin, il quale ha offerto una comunicazione assai concreta sui processi di rinnovamento in atto nella vita religiosa, senza tralasciare esempi assai concreti per documentare il cambiamento negli stili diversi di relazione.

Monsignor Gardin ha poi messo in evidenza sia gli aspetti positivi (rapporti più schietti, partecipati, immediati) che preoccupanti (individualismo, personalismo, perdita di ruolo dell’autorità), sottolineando come dalla subordinazione del singolo alla comunità a volte si è passati alla subordinazione della comunità al singolo.

Il presule ha quindi spiegato che l’autentica obbedienza ha la sua radice in una fede viva e non è praticata perché si facciano prestazioni al Superiore, ma alla comunità e alla sua missione per la Chiesa e per il mondo, perché la comunità sia evangelica.

La relazione della prof. Vittorina Marini, docente al Pontificio Istituto Giovanni Paolo II dell'Università Lateranense e all’Antonianum, ha mostrato la complessità delle tematiche che il magistero della Chiesa ha dovuto affrontare in questo anni, sia per la necessità di rileggere la relazione autorità – obbedienza alla luce della crescente ecclesiologia di comunione, sia per l’esigenza di contrastare l’ingresso indebito nella vita religiosa di tendenze individualistiche e secolaristiche proprie del nostro tempo.

La prof.ssa Marini ha quindi fatto osservare che il binomio autorità/obbedienza negli anni del Postconcilio, a partire da un contesto comunionale-partecipativo, si è sviluppato secondo uno spirito più evangelico, più ecclesiale e più apostolico.

Allo stesso tempo però il Magistero ha dovuto ammettere, una progressiva crisi della vita religiosa connessa sia all’autorità che la regge, sia all’espressione del voto di obbedienza, ha spiegato.

“Il versante dell’obbedienza, nei testi magisteriali, richiama l’attenzione sull’adesione/realizzazione di un comune sentire, illuminato dalla ricerca della volontà divina e dall’accoglienza di quel carico di sacrificio e di fatica che a volte essa comporta”, ha detto in conclusione la Marini.

Il prof. Fernando Uribe, esperto delle fonti francescane e docente all’Antonianum, nel suo intervento ha messo in evidenza le caratteristiche della relazione autorità e obbedienza nella Regola Bollata di san Francesco d’Assisi, leggendola in relazione agli altri scritti del santo.

Lo studioso ha fatto notare come in Francesco è necessario innanzitutto comprendere il significato della parola obbedienza, che negli scritti del Santo ricorre 48 volte e 14 volte come verbo (obbedire), mentre, paradossalmente, la parola paupertas ricorre solo 14 volte.

In effetti, ha detto, la stessa vita fraterna coincide in Francesco con l’essere nell’obbedienza e appare come il luogo teologico dell’obbedienza, in cui si ricerca e discerne la volontà di Dio, senza che tale contesto comunitario, tuttavia, sostituisca la persona nella sua responsabilità.

L’autorità viene vista in Francesco come servizio all’obbedienza e pertanto mantiene al suo centro la volontà di Dio, ha continuato.

La tavola rotonda del pomeriggio ha invece affrontato la tematica dal punto di vista della formazione alla vita consacrata secondo la prospettiva francescana. Una dimensione questa cui l’Istituto Francescano di Spiritualità sta dando ampio spazio ormai da anni, e di cui ha dato una ulteriore prova con l'attivazione, nell’attuale anno accademico, del master per formatori in prospettiva francescana.

“In sintesi si può affermare che questa Giornata di Studio ha reso i partecipanti più convinti della capacità dei carisma di san Francesco di riproporsi con la sua affascinante attualità”, ha commentato infine in una nota fr. Paolo Martinelli.

“In una società in cui, in nome dell’egualitarismo, si tendono ad abolire le differenze e dove, tuttavia, si reintroducono asimmetricità ambigue, che creano disparità in forza della debolezza del pensiero e del senso di responsabilità, Francesco propone una figura reciproca in cui i frati, minori e sottomessi ad ogni creatura, si devono servire e obbedire vicendevolmente, come dice nella sua Regola non Bollata”, ha aggiunto.

Zenit

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