31 dicembre 2007

UNA CERIMONIA MERAVIGLIOSA...VESPRI E TE DEUM

Ho appena finito di seguire la diretta dei Vespri Solenni in San Pietro. Una cerimonia meravigliosa con il momento dell'Adorazione del Santissimo Sacramento. Meravigliosa liturgia e straordinaria omelia del Santo Padre. Un ringraziamento al CTV, a Radio Vaticana, a Sat2000 e Telepace per averci permesso di seguire in diretta anche la visita del Papa al Presepe nella piazza. Un ottimo lavoro! BUONA FINE 2007 A TUTTI I FANTASTICI AMICI DEL BLOG!!!

Il teologo della Casa Pontificia, Wojciech Giertych, commenta l'enciclica "Spe salvi" (Osservatore Romano)


Vedi anche:

Intervista esclusiva del cardinale Bertone a "Famiglia Cristiana": "La Chiesa, speranza per il mondo"

Le speranze dell'Europa alla luce dell'Enciclica del Papa "Spe salvi": la riflessione di padre Lombardi

L'ENCICLICA "SPE SALVI": LO SPECIALE DEL BLOG

Quasi 3 milioni di fedeli dal Papa nel 2007, ma come si calcola l'affluenza? Ce lo spiega Avvenire :-)

Buon Anno, Buona Speranza nell'annuncio dell'amore di Dio (Don Antonello Iapicca per "I segni dei tempi")

Tutto il mondo è paese: alla vigilia del voto Zapatero si scopre moderato, parla di famiglia tradizionale e rincorre il voto cattolico...

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento del Corriere della sera

NOTA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PAPABOYS

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento (molto di parte) di "Repubblica"

Il 2008 di Papa Benedetto fra liturgia, Cina, viaggi, enciclica e seconda parte del libro su Gesù

SUCCESSO STRAORDINARIO DEL "FAMILY DAY" SPAGNOLO: LE IMMAGINI

Benedetto XVI: difendiamo la famiglia da cui dipende il bene della società

Aparecida 2007: in Cristo la risposta alle sfide del tempo (Intervista dell'Osservatore al cardinale Re)

Leggo le critiche dei giornaloni, i continui confronti, le cattiverie gratuite e poi vedo la folla di stamattina all'Angelus e dico...

La Chiesa è impegnata a difendere e promuovere "la dignità naturale e l’altissimo valore sacro" del matrimonio e della famiglia (Concilio)

Cattolicesimo e islam: verso uno storico incontro (intervista del card.Tauran all'Osservatore Romano)

Ecco come si scrive un editoriale! Card. Bertone: "C'è un'Italia positiva ignorata dai mass media" (Osservatore Romano)

Bertone: Togliatti e Berlinguer rispettavano di più la Chiesa (Politi per Repubblica)

La fase due di Benedetto XVI (Garelli per "La Stampa")

A colloquio con il teologo della Casa Pontificia sull'enciclica Spe salvi

La pienezza della speranza cristiana nel vuoto della modernità

Nicola Gori

"Io spero che..." o semplicemente "io spero"? È racchiusa in quel "che" la differenza tra le piccole speranze umane e la grande speranza cristiana. Con questa suggestiva chiave interpretativa il domenicano padre Wojciech Giertych, teologo della Casa Pontificia, rilegge la Spe salvi, la seconda enciclica di Benedetto XVI che ha segnato questo ultimo scorcio dell'anno. "Davanti alla sofferenza, davanti alla morte, davanti al futuro sconosciuto - spiega in un' intervista a "L'Osservatore Romano" - cadono tutte le "speranze che", le speranze umane, e rimane solamente "la speranza" fondamentale, aperta all'ineffabile mistero di Dio".

Il 2007 si chiude nel segno di questa enciclica dedicata alla speranza. Con quali parole si potrebbe definire oggi la speranza?

Come domenicano, vorrei iniziare con san Tommaso, il quale distingue quattro tipi di speranza. Il primo è l'affetto della speranza, cioè la passione, l'emozione, che anche gli animali possiedono. Per fare una cosa difficile, ardua, si deve avere una forza fisica e una dinamica affettiva per affrontare le difficoltà. San Tommaso chiama questo spes; però questo significa qui il livello corporale delle passioni, il livello delle emozioni.
Il secondo tipo è la virtù della magnanimità. Si tratta qui di una virtù morale acquisita che tramite la direzione della ragione e della volontà inserisce la forza affettiva in un'attività scelta. Questa virtù dà vigore per affrontare le difficoltà di questo mondo. In polacco, la parola speranza - nadzieja - deriva da agire; dunque la speranza è la virtù che dà la forza per agire. La magnanimità è una virtù morale che permette di affrontare le difficoltà, le realtà di questo mondo facendo le cose grandi e di valore.
Il terzo tipo di speranza è la stessa virtù della magnanimità, però infusa, dunque collegata con la vita della grazia. L'oggetto di questa virtù è la stessa realtà di questo mondo, ma vista nel contesto del rapporto personale con Dio realizzato attraverso le virtù teologali, della fede, speranza e carità.
Il quarto tipo del quale il Papa scrive nella sua enciclica, è proprio la virtù teologale della speranza. Essa ha come oggetto non le cose di questo mondo, ma Dio, il Dio vivente. Come frutto della grazia, radicato nella nostra volontà, la speranza teologale fa sì che possiamo affrontare le cose difficili ed accettare volontariamente il futuro, convinti che tutto è nelle mani di Dio. La virtù teologale della speranza collega il nostro futuro con Dio misterioso, però sempre buono e misericordioso.
Con questa distinzione di san Tommaso, si vede la differenza tra la speranza umana - spero che ci sarà lo sviluppo economico, spero che domani ci sarà il sole - e la speranza indirizzata verso Dio. La speranza teologale è una realtà diversa, simile alla speranza umana, ma non uguale. Benedetto XVI ha scritto questa enciclica soprattutto sulla speranza teologale, notando però che nei secoli della modernità la speranza umana, la speranza nel progresso, ha preso nel pensiero di molti in Europa il posto della speranza teologale.

Da cosa si differenzia la speranza cristiana da quella laica?

La differenza sta soprattutto nell'oggetto e nella provenienza di questa speranza. L'oggetto della speranza laica è solamente il progresso economico, il successo, la riuscita in politica. Nella modernità - il Papa lo dice - la speranza laica è nata dalla scoperta della mancanza della giustizia nel mondo. In fondo nel marxismo c'era la coscienza dell'ingiustizia nel mondo: dunque, occorreva avere la speranza e lottare per creare un sistema politico giusto. Poi gli stessi marxisti si sono accorti che anche questo non si poteva realizzare, che le ingiustizie rimanevano. Quindi, in questa speranza laica, che aveva la prospettiva ridotta solo a questo mondo, vi era il momento dell'orgoglio, della fiducia nelle forze solamente umane. La speranza teologale è una realtà diversa, che non nega le speranze umane, però apre una prospettiva più lontana, più profonda. La speranza teologale è un dono della grazia, dato insieme con la fede e la carità che caratterizzano la vita spirituale, la vita sacramentale iniziata con il battesimo. Questo dono della grazia è radicato nella nostra facoltà, nella nostra volontà che si apre ad una prospettiva più lontana dove c'è Dio. Questa speranza teologale ha delle conseguenze anche per questa vita, non soltanto per la vita futura, perché offre una forza duratura. La differenza tra un rivoluzionario laico e un cristiano sta in questo: il rivoluzionario laico vede che le cose non vanno nella società, che manca la giustizia, e trova la forza in se stesso per affrontare queste difficoltà, sperando di vedere i frutti del suo lavoro nella sua vita prima di morire. I rivoluzionari lottavano per la rivoluzione perché volevano vederla realizzata durante la loro vita e se non vedevano il cambiamento profondo finivano nella delusione. Un cristiano invece - che anche reagisce alle ingiustizie con la sua magnanimità e la sua carità - allo stesso tempo sa che l'ultimo risultato del suo sforzo viene da Dio, attraverso la redenzione. Quindi sa che insieme con il suo agire si deve anche pregare, e forse anche soffrire, e che il frutto finale della sua speranza si realizzerà nell'eternità, perché l'oggetto di questa speranza non sono le cose di questo mondo; l'oggetto è Dio e la sua bontà. Nello sviluppo della vita spirituale Dio stesso purifica la speranza, per assicurare che il cristiano sia veramente ancorato, radicato in Lui, perché abbia una prospettiva più sicura, più fondamentale. Per questo il simbolo della speranza cristiana è l'ancora. La speranza cristiana è dunque più solida, più sicura di quella laica.

Che ruolo ha la preghiera per alimentare la speranza?

Benedetto XVI indica tre momenti per lo sviluppo della speranza: la preghiera, l'azione e la sofferenza, la prospettiva del giudizio ultimo. Nella preghiera si entra nel rapporto personale con Dio. La preghiera è una maniera per esprimere e sviluppare la fede, la carità, la speranza. Senza la preghiera non c'è speranza teologale. Però si può aggiungere l'insegnamento di san Giovanni della Croce: la purificazione della speranza teologale avviene attraverso la purificazione della memoria. La memoria come fatto psichico è una cosa buona; è bene ricordarsi delle cose. Però l'uomo può essere troppo attaccato alla sua memoria, sia positiva, sia negativa. Per accettare il mistero che Dio ha in programma nella nostra vita è importante purificare la memoria, per non essere attaccati ad essa ed accettare le novità che Dio ha per noi. Anche i ricordi buoni si devono lasciar cadere. La purificazione dei ricordi buoni è un elemento necessario per approfondire la speranza. Vi sono anche dei ricordi cattivi, per esempio di coloro che hanno sofferto molto nel passato. Si deve lasciare questa sofferenza nelle mani di Cristo, che ha vinto il peccato e la morte, e accettare la novità della vita. La preghiera aiuta in questa purificazione della memoria, perché Dio è il Signore della storia, il Signore del passato, del presente e del futuro. Possiamo lasciare il passato nel Cuore di Cristo e accettare il futuro che ci è sconosciuto. Quindi nella speranza teologale possiamo indirizzare la nostra volontà verso questo futuro che rimane sempre misterioso ed è un dono di Dio. Un approfondimento di questo atteggiamento della virtù della speranza attraverso la preghiera dà la forza per accettare il futuro e per andare avanti nella vita. Questo è fondamentale non soltanto per gli individui, ma anche per la società, per le Chiese locali, per le nazioni. Occorre purificare la memoria storica per non esser attaccati troppo alla sofferenza o alla gloria del passato e per vivere il presente, sperando il futuro che Dio ha preparato per noi, piuttosto che il futuro che vogliamo imporre a Dio.

Il Papa nell'enciclica cita i due grandi temi della "ragione" e della "libertà". Qual è il loro rapporto con la speranza?

La modernità ha ripreso l'antica tentazione che vi era nella Bibbia - basti ricordare la torre di Babele - di creare un impero, una città che risolvesse tutti i bisogni dell'uomo: cioè, una speranza nel progresso scientifico ed economico, che deve creare un mondo migliore dove saremo felici. Sembrava una prospettiva ragionevole, che dava anche la libertà.
L'illuminismo e la rivoluzione francese hanno messo al centro la ragione contro la fede, intesa come una superstizione, e la libertà contro la religione. Per elevare la ragione sembrava che fosse necessario distruggere la fede. Adesso, invece, vediamo che il mondo sta cadendo nello scetticismo, nel nichilismo, nel relativismo e proprio c'è la Chiesa che difende la dignità della ragione contro le correnti attuali, come si vede nell'enciclica di Giovanni Paolo II Fides et ratio e nel discorso di Benedetto XVI a Ratisbona. La Chiesa anche difende la libertà umana dall'oppressione, dai fondamentalismi, dalle ideologie nate dalla modernità. Il grande sforzo della modernità cercava di offrire una risposta al desiderio di felicità dell'uomo, però solamente dentro la storia, dimenticando l'apertura spirituale dell'uomo che sempre desidera una risposta più profonda, più fondamentale, la quale può solo venire da Dio.
Benedetto XVI nell'enciclica invita dunque la modernità a fare un'autocritica, come diceva Giovanni Paolo II prima dell'anno 2000, quando invitava la Chiesa a fare un esame di coscienza sul suo passato. Sia tutta la modernità, sia la Chiesa devono rendersi conto che la speranza puramente umana, apparentemente ragionevole e basata sulla libertà, non è riuscita a dare una risposta ai desideri più profondi dell'uomo. Proprio la ragione e la volontà hanno bisogno di Dio, hanno bisogno della pienezza della verità e della bontà, dunque di Dio. Senza Dio non si può dare una risposta ultima alla fame di felicità che è nel cuore dell'uomo. Oggi possiamo notare che le grandi speranze della modernità e le grandi ideologie sono fallite. Dopo il nazismo, il razionalismo, il comunismo, il mondo occidentale si trova in una situazione nella quale sembra che le uniche cose rimaste siano lo sviluppo economico e il piacere. E ciò non può rispondere ai desideri più profondi dell'uomo. Il piacere non è lo stesso che la felicità. Il Papa avverte che la fame spirituale attuale è un momento favorevole per l'evangelizzazione. All'inizio dell'enciclica cita una frase trovata in un epitaffio antico: In nihil ab nihilo quam cito recidimus, cioè "Nel nulla dal nulla quanto presto ricadiamo": ciò esprime bene la mentalità moderna, cioè che il mondo vive dal niente fino al niente per niente; esistono soltanto il piacere e lo sviluppo economico. Nella società possiamo notare che fino a quaranta anni fa c'erano le masse popolari che lottavano per diverse cose in una prospettiva umana, laica, però almeno con una speranza ed una generosità. Adesso tutto è vuoto. Anche le speranze umane, laiche sono cadute. Benedetto XVI paragona questa realtà a quella che san Paolo ha visto ai suoi tempi. La religiosità pagana era diventata sorda come il mondo di allora, e non offriva nessuna risposta all'uomo. In tale contesto culturale vuoto entrò la parola salvatrice di Cristo. Similmente la Chiesa può oggi rispondere con la parola di speranza ad un mondo che sembra non averne, offrendo una speranza indirizzata a Dio.

Qual è l'aspetto che più l'ha colpita dell'enciclica?

La frase in latino che ho citato in precedenza: In nihil ab nihilo quam cito recidimus. Queste parole riprese dall'antichità mi hanno colpito come fossero un'espressione del mondo nel quale viviamo oggi. La critica che il Papa in qualche senso fa dell'illuminismo, della rivoluzione francese, di Kant e di Marx, è una risposta alle grandi speranze laiche del secolo passato. Per il secolo attuale forse il problema più grande è la mancanza di speranza piuttosto che la critica della speranza laica, che sembra essere già morta. Paradossalmente questo vuoto spirituale presenta un terreno pronto per l'evangelizzazione, per la speranza cristiana.

In definitiva, di che cosa ha bisogno l'uomo contemporaneo?

L'unico dono che la Chiesa offre al mondo è il Cristo. Lui è l'unica risposta alle profonde domande dell'uomo, l'unico dono che abbiamo. Benedetto XVI nell'enciclica ha fatto una bella distinzione: Dio non è soltanto "comunicativo", ma anche "formativo". Possiamo dire lo stesso dell'enciclica: non è soltanto "informativa" - cioè ha un contenuto intellettuale, che possiamo leggere e capire - ma indirizza anche verso il Dio vivente. La speranza teologale è dono della grazia, dunque una realtà che Dio offre, anche se lo sviluppo delle virtù dipende dal nostro sforzo. L'iniziativa però è sempre un dono di Dio. Possiamo essere consapevoli di aver ricevuto questo dono di Dio che cambia la nostra vita, in modo da essere ancorati in Lui. Quando, attraverso le virtù teologali, c'è questo contatto con Dio, l'unione con Lui e la sua grazia guariscono le ferite umane e danno un senso alla vita. Si può dire dunque che l'enciclica non sia solo "informativa", ma anche "formativa", perché come parola predicata dal Santo Padre è accompagnata dalla sua fede e dalla sua speranza. Benedetto XVI l'ha scritta nella preghiera e nella sua disposizione dell'apertura al dono dello Spirito Santo. Questo è un dono "formativo" per noi tutti, perché noi viviamo di più la nostra vita, radicati in Dio. In alcune lingue si fa la distinzione tra "io credo che" e "io credo", tra "io spero che" e "io spero". La speranza senza "che" è quella fondamentale. La "speranza che", per esempio, domani farà bel tempo, non è importante. Invece, la speranza senza "che" è la speranza essenziale. Davanti alla sofferenza, davanti alla morte, davanti al futuro sconosciuto tutte le "speranze che", le speranze umane cadono e rimane solamente la speranza fondamentale aperta all'ineffabile mistero di Dio. Se questa speranza inaridisce, rimangono la tragedia, la morte nell'assurdità e disperazione. Se invece questa speranza fondamentale continua l'uomo è radicato in Dio, la sua esistenza ha un senso. Tutta l'enciclica parla di questa speranza fondamentale che viene da Dio, che dà forza ad ognuno e che indirizza alla pienezza dell'amore di Dio.

(©L'Osservatore Romano - 31 dicembre 2007 - 1 gennaio 2008)

Intervista esclusiva del cardinale Bertone a "Famiglia Cristiana": "La Chiesa, speranza per il mondo"


Vedi anche:

Le speranze dell'Europa alla luce dell'Enciclica del Papa "Spe salvi": la riflessione di padre Lombardi

L'ENCICLICA "SPE SALVI": LO SPECIALE DEL BLOG

Quasi 3 milioni di fedeli dal Papa nel 2007, ma come si calcola l'affluenza? Ce lo spiega Avvenire :-)

Buon Anno, Buona Speranza nell'annuncio dell'amore di Dio (Don Antonello Iapicca per "I segni dei tempi")

Tutto il mondo è paese: alla vigilia del voto Zapatero si scopre moderato, parla di famiglia tradizionale e rincorre il voto cattolico...

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento del Corriere della sera

NOTA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PAPABOYS

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento (molto di parte) di "Repubblica"

Il 2008 di Papa Benedetto fra liturgia, Cina, viaggi, enciclica e seconda parte del libro su Gesù

SUCCESSO STRAORDINARIO DEL "FAMILY DAY" SPAGNOLO: LE IMMAGINI

Benedetto XVI: difendiamo la famiglia da cui dipende il bene della società

Aparecida 2007: in Cristo la risposta alle sfide del tempo (Intervista dell'Osservatore al cardinale Re)

Leggo le critiche dei giornaloni, i continui confronti, le cattiverie gratuite e poi vedo la folla di stamattina all'Angelus e dico...

La Chiesa è impegnata a difendere e promuovere "la dignità naturale e l’altissimo valore sacro" del matrimonio e della famiglia (Concilio)

Cattolicesimo e islam: verso uno storico incontro (intervista del card.Tauran all'Osservatore Romano)

Ecco come si scrive un editoriale! Card. Bertone: "C'è un'Italia positiva ignorata dai mass media" (Osservatore Romano)

Bertone: Togliatti e Berlinguer rispettavano di più la Chiesa (Politi per Repubblica)

La fase due di Benedetto XVI (Garelli per "La Stampa")

ESCLUSIVO

INTERVISTA CON IL CARDINALE TARCISIO BERTONE

LA CHIESA, SPERANZA PER IL MONDO

«È una risorsa per tutti, anche per il nostro Paese», dice il segretario di Stato. Che lancia l'idea di una rete cattolica nei campi dell'informazione e della solidarietà.

La seconda enciclica di Benedetto XVI Spe salvi, il motu proprio sulla Messa in latino, l’ecumenismo, il dialogo con l’islam, ma anche l’Italia litigiosa, dove slitta un’idea positiva di laicità e dove mai come quest’anno è stato contestato alla Chiesa il diritto di parola.
Poi il Medio Oriente, l’America latina, la Cina, le Nazioni Unite.
E infine i media, con l’auspicio di una rete cattolica di giornali, agenzie, televisioni più incisiva a livello mondiale, le Ong cattoliche e l’idea di una "lobby" del bene e della solidarietà.
Il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, dal Palazzo Apostolico traccia un bilancio e fa il punto su molte questioni.

Eminenza, nell’enciclica Spe salviil Papa non si sottrae al dibattito culturale. Anzi vi entra senza alcun timore: illuminismo, Marx, la Scuola di Francoforte, totalitarismo e relativismo. Come è stata accolta l’enciclica?

«Vi è stato qualche dibattito un po’ critico sul rapporto con la scienza. Ma credo che sia stata ben accolta dai cattolici e dalle altre Chiese e comunità cristiane. Sono state diffuse circa due milioni di copie. Esprime un pensiero preciso, a volte tagliente, sicuramente stimolante dal punto di vista culturale, sui totalitarismi, che hanno fatto balenare false speranze, deluso le masse, disseminato sul cammino dell’uomo tanti miraggi. Riprende, poi, il dialogo con la scienza, senza smentirne il ruolo, la funzione, direi anzi la missione. Certamente stigmatizza anche le deviazioni. È un testo opportuno, sul quale il mondo intero dovrà riflettere e anche l’Italia dove la speranza si è un po’ smarrita».

In che senso?

«Vedo trepidazione, delusione, a volte anche paura. L’aspirazione al benessere, l’abitudine ad avere sempre tutto, a vivere comunque nell’agiatezza, l’euforia della ricchezza proposta come unica meta di speranza oggi sono messe a repentaglio dalla situazione economica. Accade sempre quando si fonda la speranza sui beni materiali».

Come vede l’Italia da questo palazzo che s’affaccia su Roma?

«Un po’ "litigiosa", nonostante tutte le promesse di gettare ponti, i ragionamenti sugli obiettivi comuni delle forze politiche e sociali. Le legittime diversità di opinioni non possono bloccare il processo di ricerca del bene comune per inseguire tanti beni particolari, che non aiutano l’Italia a crescere. La scelta della Chiesa italiana di dedicare la recente Settimama sociale dei cattolici a una riflessione sul bene comune è un appello che deve essere accolto».

L’Italia viene dipinta come un Paese in declino. Lei che opinione ha?

«I profeti di sventura non mi piacciono. Vi sono critiche vere che vanno fatte, ma non si può presentare l’Italia sempre negativamente. È autolesionismo di fronte all’opinione pubblica internazionale e un danno per tutte quelle risorse vere, positive, per quell’Italia che resiste, che lavora, che s’impegna per gli altri».

Chi la racconta?

«Questo è il problema. La televisione e i giornali parlano in abbondanza di delitti e di violenza. Pagine e pagine vengono riservate ai crimini in famiglia. Noto una sorta di inclinazione dei media a presentare tutto ciò che di male colpisce le famiglie. Raccontano situazioni al limite, la famiglia normale sembra scomparsa dall’orizzonte, quella dove si fatica, ma ci si vuole bene, si educano i figli anche alla solidarietà, all’impegno per gli altri, si prendono in carico i minori con l’affido, si adottano i bambini a distanza, segno che anche le situazioni di miseria nel mondo sono all’attenzione delle nostre famiglie normali. In Italia c’è una mentalità generosa, solidale, altruistica diffusa. Perché quel soldato in Afghanistan è morto buttandosi sul kamikaze per salvare altre vite? E così il generoso gesto del vigile del fuoco Giorgio Lorefice di Genova? Perché erano stati educati secondo l’ispirazione evangelica per cui la propria vita va spesa per il bene degli altri. Le famiglie che si radicano in questo insegnamento sono la maggioranza in Italia, ma i media quasi non se ne accorgono. Mentre la Chiesa italiana è molto stimata in Italia e all’estero, sia per l’opera di evangelizzazione del Paese, sia per la cooperazione con le altre Chiese di tutto il mondo».

E la politica se ne accorge?

«La posizione più saggia e obiettiva è quella del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: non cessa di indicare con forza le cose che non vanno, ma valorizza le ricchezze dell’Italia buona, operosa, generosa, morale».

Lei ha incontrato recentemente Silvio Berlusconi e Walter Veltroni. Cosa ha detto loro?

«Innanzitutto ho ascoltato. Non è vero che le persone che incontro vengono a ricevere direttive dalla Santa Sede, come leggo a volte sui giornali. Certamente chiedono la nostra opinione. Ci preoccupa soprattutto la difesa dei valori della vita, del patrimonio morale e sociale che c’è nel Dna del popolo italiano e che noi presentiamo sempre sotto il profilo della dottrina sociale della Chiesa. La Chiesa è una risorsa anche per la comunità politica italiana».

Eppure qualcuno parla spesso e volentieri dell’Italia come di un Paese condizionato dalla Chiesa...

«La concezione di laicità opposta a religiosità è antistorica. Anche il presidente della laicissima Francia Nicolas Sarkozy ha detto pochi giorni fa a Roma che la Chiesa cattolica è una risorsa e non un ostacolo o un pericolo per lo sviluppo del Paese. E non contrasta con gli ideali repubblicani. Sarà mai possibile, anche per i laici italiani, pensare in questa maniera?».

Quest’anno la Chiesa in Italia ha subito pesanti attacchi. Ai tempi della Democrazia cristiana e del Pci la situazione era migliore?

«C’era più rispetto. La posizione di Gramsci e di tanti esponenti comunisti verso la religione era ben diversa da quelli di certi laicisti attuali, i quali ritengono che un cattolico non possa avere un concetto positivo di laicità. Allora Giuseppe Lazzati, Igino Giordani, Giorgio La Pira, e altre grandi personalità, cos’erano? A mio parere ci sono dei pregiudizi stereotipati, quasi che un cattolico non possa essere un cittadino vero».

Sui cosiddetti "valori non negoziabili", vita e famiglia in primo luogo, il 2007 è stato difficile...

«È stato un anno molto impegnativo per i cattolici italiani. L’ultimo, diciamo, incidente di percorso è stato l’inserimento di una norma antiomofobia nel decreto sulla sicurezza, argomento del tutto diverso. La posizione della Chiesa non è partigiana, ma corrisponde al diritto naturale. Il partito comunista di Gramsci, Togliatti e Berlinguer, non avrebbe mai approvato le derive che si profilano oggi. Grandi intellettuali comunisti e socialisti che ho conosciuto personalmente avevano una visione laica ma morale, cioè credevano in un progetto morale ed etico autentico».

Ne ha parlato con Walter Veltroni?

«Certo. Ho auspicato che i cattolici non siano mortificati nel nascente Partito democratico e che ci si ispiri alla tradizione dei grandi partiti popolari, che avevano un saldo ancoraggio nei princìpi morali della convivenza sociale».

Torniamo alla Chiesa. Il motu proprio sulla Messa in latino ha provocato reazioni. Cosa pensate di fare?

«Ci sono state reazioni scomposte. Qualcuno è arrivato ad accusare il Papa di aver rinnegato l’insegnamento conciliare. Dall’altra parte c’è stato chi ha interpretato il motu proprio come l’autorizzazione al ritorno del solo rito preconciliare. Posizioni entrambe sbagliate, episodi esagerati che non corrispondono alle intenzioni del Papa. Si prevede di mettere a punto una "Istruzione" che fissi bene i criteri di applicazione del motu proprio».

Sul piano ecumenico si può parlare, secondo lei, di un maggiore avvicinamento agli ortodossi?

«Sono stati fatti passi avanti. Il problema ecumenico è una delle priorità del pontificato di Benedetto XVI. Lo ha detto nel suo primo discorso pubblico e ha posto la questione al centro dell’ultimo concistoro con tutti i cardinali del mondo. Uno dei problemi da approfondire rimane il primato papale. Su alcuni temi, per esempio famiglia, pace, ambiente, l’unità è più visibile. Sui temi teologici continuerà la discussione. Ma io credo che, proprio per la stima di cui gode papa Benedetto XVI come teologo, possano essere fatti passi concreti anche su questo piano».

La lettera sul dialogo inviata in Vaticano dai 138 intellettuali musulmani cosa porterà in futuro?

«Spingerà ad approfondire concretamente il dialogo con l’islam nel pluralismo delle posizioni. La risposta della Santa Sede è stata positiva e prelude a passi ulteriori. Il Papa ha espresso la sua disponibilità a ricevere una delegazione. Dobbiamo ragionare serenamente su ciò che ci unisce senza dimenticare ciò che ci divide».

È il Medio Oriente la questione più grave alla vostra attenzione?

«È uno dei problemi che ci preoccupano di più. Il Papa ne parla con tutti i leader che vengono in visita in Vaticano e al Medio Oriente ha dedicato moltissimi appelli durante gli Angelus domenicali di quest’anno».

Come vanno i rapporti con Israele? Qual è la situazione?

«Noi comprendiamo il problema della sicurezza di Israele. Ma questo non si può tramutare in un atteggiamento negativo verso i membri della Chiesa cattolica, che ha fatto tanto negli ultimi 15 anni, sia per regolarizzare i rapporti con Israele, sia per migliorare la comprensione dell’ebraismo. Il Custode di Terrasanta, padre Pizzaballa, ha ricordato che i pellegrini di tutto il mondo contribuiscono ad alimentare nel mondo un’immagine più giusta dello Stato di Israele. I pellegrinaggi ai luoghi santi, inoltre, arricchiscono Israele. Quest’anno sono cresciuti più che nell’Anno santo del Duemila. A volte, tuttavia, ci pare che Israele non valuti opportunamente e adeguatamente tutto ciò. Noi ci siamo impegnati in un dialogo intenso, ma purtroppo non otteniamo soluzione a molti problemi concreti: diritti di proprietà, visti eccetera. Il nostro personale religioso in Terrasanta non ottiene i visti, eppure non si può dire che minacci la sicurezza. Questa è una chiusura che impedisce un’attività serena».

Lei è stato più volte in America latina. Sul documento finale della riunione dei vescovi ad Aparecida vi sono state critiche...

«Il documento è stato approvato all’unanimità. Qualche critica è venuta dalle comunità di base, perché nel documento non c’è una valutazione positiva univoca su di loro, ma più realistica, che del resto è stata condivisa da tutti i vescovi. Per la maggior parte i problemi riscontrati in passato sono oggi superati. La Chiesa in America latina sta camminando molto bene, anche dal punto di vista della carità. La Chiesa del Perú, per fare un esempio, in occasione del terremoto dello scorso agosto non ha aspettato gli aiuti delle Chiese più ricche, ma ha cominciato subito a operare in maniera solidale».

E col Venezuela di Chavez, ridimensionato dal referendum popolare?

«La Chiesa venezuelana non ha mai smesso il dialogo con il potere politico. Il popolo del Venezuela ha dimostrato grande libertà e coraggio. In America latina i leader devono imparare ad ascoltare i popoli, che stanno maturando e prendendo coscienza del loro diritto a essere protagonisti».

Con Cuba ci sono colloqui in vista?

«Sto preparando un viaggio a Cuba per il mese di febbraio. Spero proprio di vedere il fratello di Fidel Castro, Raul, che oggi guida il Paese. Un fatto positivo è l’inaugurazione di un grande monumento pubblico a Giovanni Paolo II a Santa Clara, che io benedirò, e che ricorda i 10 anni dalla visita di Karol Wojtyla a Cuba».

Cambiamo continente. Cina: ci sono rapporti migliori?

«Ci sono aperture e contatti che proseguono. Un fatto singolare è stato quest’anno il riconoscimento del valore positivo delle religioni da parte del partito. Diciamo che procediamo a piccoli passi, ma andiamo avanti».

Il Papa andrà all’Onu in primavera. Poche settimane fa i giornali hanno scritto di critiche di Benedetto XVI alle Nazioni Unite: come stanno le cose?

«È stata la solita forzatura di un discorso da cui sono state riprese frasi fuori dal contesto.

Le preoccupazioni del Papa riguardo alle Nazioni Unite sono le stesse del segretario generale Ban Ki-Moon, un uomo di grande spiritualità. La Chiesa cattolica ha sempre appoggiato il lavoro delle Nazioni Unite e non cambierà politica. E il discorso di Benedetto XVI alle Nazioni Unite ribadirà la necessità di puntare sui valori che sottendono le storiche dichiarazioni internazionali, pur nella preoccupazione circa le difficoltà di tenere insieme in un unico consesso mondiale quasi 200 Paesi con opzioni politiche e ideologiche diverse, e confermerà l’insostituibilità delle Nazioni Unite».

Il viaggio avverrà nel pieno della campagna elettorale americana. Lei teme strumentalizzazioni?

«Qualcuno dice che gli Stati Uniti sono sempre in campagna elettorale. Il Papa è al di sopra delle parti. Eventuali strumentalizzazioni non si possono certo controllare».

L’Osservatore Romano sta cambiando. È soddisfatto?

«Sì, al nostro quotidiano lavorano bene. Ma dobbiamo ravvivare le sinergie anche tra i media cattolici. Vi sono agenzie cattoliche come Misna e Zenit che hanno un posto importante tra i media. Ma bisogna fare di più: sinergie tra editori cattolici, facoltà di Scienze della comunicazione, giornali, radio e televisioni. C’è un progetto a cui stiamo lavorando per collegare L’Osservatore ad alcuni quotidiani italiani. E la stessa cosa va fatta per le Organizzazioni non governative cattoliche: azioni comuni, non separate o, peggio ancora, contrapposte.

L’idea conciliare di "Chiesa-comunione" deve essere tradotta nell’azione quotidiana delle Ong e dei media cattolici: fare rete e incidere con maggiore efficacia, altrimenti rischiamo il declino e perdiamo la sfida del confronto con la società contemporanea. Ma io vedo tante risorse e tanto impegno, per cui sono inguaribilmente ottimista».

Alberto Bobbio

© Copyright Famiglia Cristiana n. 1/2008

Le speranze dell'Europa alla luce dell'Enciclica del Papa "Spe salvi": la riflessione di padre Lombardi


Vedi anche:

L'ENCICLICA "SPE SALVI": LO SPECIALE DEL BLOG

Quasi 3 milioni di fedeli dal Papa nel 2007, ma come si calcola l'affluenza? Ce lo spiega Avvenire :-)

Buon Anno, Buona Speranza nell'annuncio dell'amore di Dio (Don Antonello Iapicca per "I segni dei tempi")

Tutto il mondo è paese: alla vigilia del voto Zapatero si scopre moderato, parla di famiglia tradizionale e rincorre il voto cattolico...

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento del Corriere della sera

NOTA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PAPABOYS

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento (molto di parte) di "Repubblica"

Il 2008 di Papa Benedetto fra liturgia, Cina, viaggi, enciclica e seconda parte del libro su Gesù

SUCCESSO STRAORDINARIO DEL "FAMILY DAY" SPAGNOLO: LE IMMAGINI

Benedetto XVI: difendiamo la famiglia da cui dipende il bene della società

Aparecida 2007: in Cristo la risposta alle sfide del tempo (Intervista dell'Osservatore al cardinale Re)

Leggo le critiche dei giornaloni, i continui confronti, le cattiverie gratuite e poi vedo la folla di stamattina all'Angelus e dico...

La Chiesa è impegnata a difendere e promuovere "la dignità naturale e l’altissimo valore sacro" del matrimonio e della famiglia (Concilio)

Cattolicesimo e islam: verso uno storico incontro (intervista del card.Tauran all'Osservatore Romano)

Ecco come si scrive un editoriale! Card. Bertone: "C'è un'Italia positiva ignorata dai mass media" (Osservatore Romano)

Bertone: Togliatti e Berlinguer rispettavano di più la Chiesa (Politi per Repubblica)

La fase due di Benedetto XVI (Garelli per "La Stampa")

(Fra Angelico, "Fuga in Egitto")

Le speranze dell'Europa alla luce dell'Enciclica del Papa "Spe salvi": la riflessione di padre Lombardi

Il solo benessere non può infondere speranza ai Paesi di un continente in maggioranza ricco, se a dare un senso ai mezzi di cui si dispone non c'è una visione dettata da valori più "alti". Richeggiando la recente Enciclica di Benedetto XVI Spe salvi, il direttore della Sala Stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi si è soffermato con alcune considerazioni sul presente e sul futuro dell'Europa che, afferma, soffre in molte sue parti di un "deserto spirituale". Ascoltiamo padre Lombardi nell'intervista della collega della nostra redazione albanese, Claudia Bumci:

R. - C’è veramente l’impressione che, magari, il benessere sia cresciuto, ma che ci sia un "deserto", un senso di oscurità per quanto riguarda le direzioni lungo le quali impostare la propria vita: le cose in cui credere, che poi danno anche entusiasmo e gioia in quello che si fa, al di là di quanti soldi si guadagnano. E questo è un discorso che il Papa fa continuamente: mettere in guardia soprattutto le società avanzate, che sono anche società del benessere ma molto secolarizzate, da una perdita di valori e quindi anche di senso e di orientamento, di gioia di vivere, di gusto di vivere.
Nel discorso che ha fatto il presidente Sarkozy in Laterano, c’è stato un riferimento molto preciso a questo aspetto. Diceva: il fatto che nelle campagne francesi, in gran parte del nostro territorio, la fede si sia spenta o si stia spegnendo, e che ci sia un deserto di valori, morali e religiosi, certamente non ha fatto sì che sia aumentata la felicità dei francesi. Non è che i francesi, oggi, siano più felici anche se hanno più benessere, ma di fatto vivono in un deserto di prospettive morali e religiose. E questo, io credo sia molto importante da tenere presente, perché anche nel dibattito che c’è per quanto riguarda la cultura e la fede - le posizioni che i laici hanno, anche di critica, nei confronti della fede o delle posizioni di Papa Benedetto XVI - dobbiamo cercare di capire che cosa è veramente in gioco, qual è la cosa importante oggi per l’Europa, per le nostre società, per i nostri Paesi. E dobbiamo, onestamente, riconoscere che c’è un deserto spirituale, che molte persone soffrono perché vorrebbero vedere più luce e invece sono insoddisfatte, scontente perché manca loro una gioia di vivere, un entusiasmo ed un vedere la meta del loro cammino, il senso della loro vita. Questo è un fatto evidentissimo, che poi si collega a tanti fatti di disagio sociale che è del tutto illusorio pensare di risolvere solo con misure di carattere organizzativo o di benessere maggiore: richiedono una proposta che giunga anche a dare una luce ed una vita interiore. Il Papa lo ripete continuamente e io credo che - onestamente - anche le persone che non hanno la fede debbano saper guardare con occhi aperti a questi problemi e quindi entrare in dialogo per capire chi possa dare veramente dei contributi positivi, per affrontare questi che sono problemi fondamentali della nostra società.

© Copyright Radio Vaticana

Quasi 3 milioni di fedeli dal Papa nel 2007, ma come si calcola l'affluenza? Ce lo spiega Avvenire :-)


Vedi anche:

Buon Anno, Buona Speranza nell'annuncio dell'amore di Dio (Don Antonello Iapicca per "I segni dei tempi")

Tutto il mondo è paese: alla vigilia del voto Zapatero si scopre moderato, parla di famiglia tradizionale e rincorre il voto cattolico...

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento del Corriere della sera

NOTA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PAPABOYS

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento (molto di parte) di "Repubblica"

Il 2008 di Papa Benedetto fra liturgia, Cina, viaggi, enciclica e seconda parte del libro su Gesù

SUCCESSO STRAORDINARIO DEL "FAMILY DAY" SPAGNOLO: LE IMMAGINI

Benedetto XVI: difendiamo la famiglia da cui dipende il bene della società

La marcia di Capodanno, dal Sessantotto in cammino per la pace (Intervista dell'Osservatore a Mons. Bettazzi)

Andrea Riccardi: "C’è una connessione profonda tra la vita di ciascuno, di una famiglia, e la pace del mondo" (Avvenire)

Aparecida 2007: in Cristo la risposta alle sfide del tempo (Intervista dell'Osservatore al cardinale Re)

La Vergine tra urgenze sociali e protagonismo femminile (Osservatore Romano)

Leggo le critiche dei giornaloni, i continui confronti, le cattiverie gratuite e poi vedo la folla di stamattina all'Angelus e dico...

Manifestazione di Madrid: il commento di Kiko Arguello (Neocatecumanali) e Antonia Sanchez (Focolari) a Radio Vaticana

La Chiesa è impegnata a difendere e promuovere "la dignità naturale e l’altissimo valore sacro" del matrimonio e della famiglia (Concilio)

Cattolicesimo e islam: verso uno storico incontro (intervista del card.Tauran all'Osservatore Romano)

Ecco come si scrive un editoriale! Card. Bertone: "C'è un'Italia positiva ignorata dai mass media" (Osservatore Romano)

Bertone: Togliatti e Berlinguer rispettavano di più la Chiesa (Politi per Repubblica)

La fase due di Benedetto XVI (Garelli per "La Stampa")

Il 2007 con Benedetto XVI

Quasi 3 milioni di fedeli agli incontri in Vaticano

2.830.100

DA ROMA SALVATORE MAZZA

Oltre due milioni e ottocentomila sono stati, nell’anno solare appena trascorso, i fedeli e i pellegrini che hanno partecipato agli incontri pubblici con Benedetto XVI in Vaticano o nella residenza di Castel Gandolfo. Quasi quattrocentomila in meno rispetto al 2006, quando il dato globale aveva toccato 3.222.820 presenze, giustificato però dal minor numero sia di udienze generali (44 quest’anno contro le 45 del 2006) che di celebrazioni pubbliche (giornate, canonizzazioni, ecc.) e udienze speciali.
I dati, diffusi ieri come sempre alla fine dell’anno solare dalla Prefettura della Casa Pontificia, parlano di un’affluenza di 2.830.100 pellegrini agli incontri con il Papa . In particolare, 729.100 alle udienze generali del mercoledì, 209.000 alle udienze speciali, 442.000 alle celebrazioni e 1.450.000 agli Angelus domenicali e festivi. Nel 2006 erano stati, rispettivamente 1.031.500, 357.120, 539.200 e 1.295.000, ossia, in numeri assoluti, 392.720 in meno.

Una differenza apparente, che statisticamente si annulla tenendo conto, come detto, del minor numero di occasioni di incontro quest’anno rispetto al precedente; e che anzi si capovolge anche nei numeri assoluti ricordando che, a differenza del 2006, il più importante degli incontri pubblici, quello con i giovani, è avvenuto a Loreto, l’1 e 2 settembre scorsi, con il quasi mezzo milione di ragazze e ragazzi presenti all’Agorà promossa dalla Conferenza episcopale italiana.

Secondo i dati della Prefettura della Casa pontificia, nel dettaglio, il mese che quest’anno ha registrato la maggiore affluenza in assoluto di pellegrini è stato aprile, con 470.800 presenze (130.000, 800, 250.000 e 90.000, sempre secondo il medesimo ordine di ripartizione illustrato prima), seguito da dicembre (329.000). Lo stesso mese di aprile detiene anche i record parziali circa le presenze alle udienze generali e alle cerimonie liturgiche, mentre per le udienze speciali il record è stato invece toccato a marzo (92.000 presenze), e per gli Angelus in dicembre (260.000).

Quest’ultimo dato relativo alla preghiera mariana andrà comunque aggiornato, mancando al conto quello in programma oggi, che molto probabilmente – trattandosi dell’ultimo Angelus dell’anno, appuntamento tradizionalmente molto caro ai romani – spingerà il dato a sfiorare le 300.000 presenze complessive, ben oltre le 280.000 totali del 2006. Per la cronaca, nel 2006 il record assoluto delle presenze era stato registrato a giugno.

Il computo delle presenze, ultimo dato da sottolineare, viene fatto solo ed esclusivamente (ad eccezione degli Angelus) sulla base dei biglietti emessi dalla Prefettura della Casa pontificia per i singoli appuntamenti, senza tener conto delle presenze «estemporanee».

Le quali per altro, soprattutto in occasione delle udienze generali e delle cerimonie che si svolgono in piazza San Pietro, possono in alcune circostanze – per esempio per le canonizzazioni – raggiungere o addirittura superare le decine di migliaia.

Per gli Angelus invece si segue il criterio delle «sezioni»: ormai da anni infatti piazza San Pietro, nello spazio compreso tra l’inizio del sagrato e il confine del colonnato del Bernini, è idealmente suddivisa in sezioni, diverse dai «settori» transennati che si usano per udienze e cerimonie, e a seconda di quanti di essi sono di volta in volta occupati si conosce con ottima approssimazione il numero dei presenti.

© Copyright Avvenire, 30 dicembre 2007

Buon Anno, Buona Speranza nell'annuncio dell'amore di Dio (Don Antonello Iapicca per "I segni dei tempi")


Vedi anche:

Tutto il mondo è paese: alla vigilia del voto Zapatero si scopre moderato, parla di famiglia tradizionale e rincorre il voto cattolico...

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento del Corriere della sera

NOTA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PAPABOYS

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento (molto di parte) di "Repubblica"

Il 2008 di Papa Benedetto fra liturgia, Cina, viaggi, enciclica e seconda parte del libro su Gesù

SUCCESSO STRAORDINARIO DEL "FAMILY DAY" SPAGNOLO: LE IMMAGINI

Benedetto XVI: difendiamo la famiglia da cui dipende il bene della società

La marcia di Capodanno, dal Sessantotto in cammino per la pace (Intervista dell'Osservatore a Mons. Bettazzi)

Andrea Riccardi: "C’è una connessione profonda tra la vita di ciascuno, di una famiglia, e la pace del mondo" (Avvenire)

Aparecida 2007: in Cristo la risposta alle sfide del tempo (Intervista dell'Osservatore al cardinale Re)

La Vergine tra urgenze sociali e protagonismo femminile (Osservatore Romano)

Leggo le critiche dei giornaloni, i continui confronti, le cattiverie gratuite e poi vedo la folla di stamattina all'Angelus e dico...

Manifestazione di Madrid: il commento di Kiko Arguello (Neocatecumanali) e Antonia Sanchez (Focolari) a Radio Vaticana

La Chiesa è impegnata a difendere e promuovere "la dignità naturale e l’altissimo valore sacro" del matrimonio e della famiglia (Concilio)

Cattolicesimo e islam: verso uno storico incontro (intervista del card.Tauran all'Osservatore Romano)

Ecco come si scrive un editoriale! Card. Bertone: "C'è un'Italia positiva ignorata dai mass media" (Osservatore Romano)

Bertone: Togliatti e Berlinguer rispettavano di più la Chiesa (Politi per Repubblica)

La fase due di Benedetto XVI (Garelli per "La Stampa")

Riceviamo e molto volentieri pubblichiamo questa riflessione di Don Antonello Iapicca per "I segni dei tempi":

(Filippo Lippi, "Adorazione del Bambino con san Bernardo e san Giovannino")

Buon Anno, Buona Speranza nell'annuncio dell'amore di Dio

Buon anno? Certo, a tutti.
La speranza, il motore dell'esistenza, anche per questo 2008 che si affaccia alle nostre vite, ha il volto di Cristo, incarnato in quello mite e fermo del Santo Padre, in quello dei due milioni che ieri hanno partecipato all'incontro per la famiglia organizzato a Madrid. E in quello di un uomo che, in questi tempi, sconvolge gli assetti e gli equilibri, ovunque appaia. L'uomo al quale lo Spirito Santo ha consegnato un dono per ogni uomo di questa generazione, un carisma innestato nel cuore stesso della Chiesa, il Neocatecumenato che sta ispirando un profondo rinnovamento dell'Iniziazione Cristiana, fondandosi in una seria riscoperta della ricchezza del Battesimo.
La speranza incarnata in Pietro e Paolo e nel Popolo Santo, in Benedetto XVI e in Kiko Arguello, e nel Popolo che mostra i segni della vita celeste, il Popolo dissetato dal vino nuovo dell'amore di Cristo, più forte del peccato e della morte.
E' la forza dello Spirito, lontano anni luce dalle alchimie del politicamente corretto, delle dichiarazioni che pesano e ripesano parole, virgole e accenti. Il volto profetico di chi osa gridare il nome di Cristo vittorioso sulla morte in una piazza stracolma di gente, incurante di telecamere o di giornalisti appostati a scovare una parola o una frase per avvelenare l'impeto purissimo dello Spirito.
Ecco l'immagine che ci dà speranza all'alba di questo nuovo anno: Pietro che conferma l'impeto dello Spirito che si incarna in un Popolo nuovo. Il Papa affacciato alla sua finestra, parole lucide, nette, a sigillare quanto lo Spirito ha ispirato nel gelo di questo inverno della ragione che tutti ci attanaglia. "Vale la pena impegnarsi per la famiglia" ci ha detto Benedetto XVI. Vale la pena dunque riscoprire il battesimo, la fonte da cui ricevere, giorno per giorno, la vita e l'amore per vivere in pienezza la vocazione celeste alla quale siamo chiamati, nella famiglia e per la famiglia.
Vale la pena essere voce di chi grida nel deserto, dar voce alla Parola che, sola, risponde all'anelito e al desiderio più profondo dell'uomo.
Una voce che grida, che non si lascia intrappolare in discorsi e parole usurate, ecco l'immagine dell'incontro di ieri a Madrid. Le parole del Papa, il grido di Kiko, il Popolo della gioia. Diceva il Papa nella notte di Natale che "Nella stalla di Betlemme cielo e terra si toccano. Il cielo è venuto sulla terra. Per questo, da lì emana una luce per tutti i tempi; per questo lì s’accende la gioia; per questo lì nasce il canto". Il canto che è risuonato nella Piazza di Madrid, Risuscitò!
Ecco, "vale la pena" perchè Risuscitò!, Cristo è risuscitato, e ci attende per un destino di Gloria. E le famiglie innumerevoli accorse alla Plaza de Colon, testimoni gioiosi di una vocazione santa, che nessuna massoneria, nessun sofisma del demonio potrà mai distruggere.
Per questo la speranza, oggi come duemila anni fa, sorge da un annuncio, l'unico, capace di destare le anime intorpidite nei cavilli dei sofismi, del laicismo o del clericalismo. L'annuncio semplice e secco di un destino che che tutti ci riguarda e che a tutti appartiene. Il destino di Gloria che trapassa il muro dell'indifferenza e dell'egoismo e ci obbliga, finalmente, con la schiena al muro, ad essere liberi. Liberi di scegliere la felicità per la quale siamo nati, e che solo occorre accogliere nella semplicità e nello stupore dei pastori giunti alla mangiatoia di Betlemme. E liberi anche di scegliere la nostra carne, il nostro sentire, i nostri appetiti, così ben celati da ragionevolissimi percorsi intellettuali.
Nel freddo di una piazza colma di duemilioni di persone un grido ha squarciato l'omertà di una generazione che non ha posto per Dio: ci diceva infatti il Papa nella notte di Natale che "nell’albergo non c’è posto. In qualche modo l’umanità attende Dio, la sua vicinanza. Ma quando arriva il momento, non ha posto per Lui. È tanto occupata con se stessa, ha bisogno di tutto lo spazio e di tutto il tempo in modo così esigente per le proprie cose, che non rimane nulla per l’altro – per il prossimo, per il povero, per Dio. E quanto più gli uomini diventano ricchi, tanto più riempiono tutto con se stessi. Tanto meno può entrare l’altro".
La speranza di cui ci ha parlato Benedetto XVI è dunque un grido che ci sconvolge e ci mette in moto, e parole come quelle di un angelo, il messaggero che consegna all'umanità smarrita la volontà di Dio. E, come duemila anni fa, si rinnova il mistero della stalla di Betlemme, dove lo Spirito Santo ha deposto il Figlio di Dio. Dio è cacciato fuori da questa generazione ma, come diceva il Papa nella notte di Natale, rientra per una stalla. E la stalla di questo nuovo anno è per noi il luogo indicato dall'angelo, una piazza colma di famiglie vive e gioiose per aver creduto all'annuncio della Chiesa, una piazza trasformata nel corpo stesso di Cristo, un Dio bambino come le famiglie cristiane di quet'epoca avvelenata. Le famiglie perseguitate da Erode, deboli e inermi, ma ricolme di vita celeste. E' questa la speranza, è questa la stalla, la mangiatoia che l'angelo ci ha indicato: l'amore di Dio capace di di trasformarci e di far sante le famiglie, perchè Dio stesso è famiglia e comunità di persone. La famiglia, la comunità, il Popolo santo di Dio. Ecco il segno che ci è dato anche quest'anno, che lo Spirito ha indicato e che il Papa ha confermato.
Nella notte di questa storia che ci angoscia, di tristezza e peccato, di morte e disperazione, brilla per noi una luce: la Croce gloriosa di Cristo. La Croce che ha perdonato, che ha amato, che ha dischiuso il Cielo per tutti gli uomini: "Il nuovo trono – la Croce – corrisponde al nuovo inizio nella stalla. Ma proprio così viene costruito il vero palazzo davidico, la vera regalità. Questo nuovo palazzo è così diverso da come gli uomini immaginano un palazzo e il potere regale. Esso è la comunità di quanti si lasciano attrarre dall’amore di Cristo e con Lui diventano un corpo solo, un’umanità nuova. Il potere che proviene dalla Croce, il potere della bontà che si dona – è questa la vera regalità. La stalla diviene palazzo – proprio a partire da questo inizio, Gesù edifica la grande nuova comunità, la cui parola-chiave cantano gli Angeli nell’ora della sua nascita: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” – uomini che depongono la loro volontà nella sua, diventando così uomini di Dio, uomini nuovi, mondo nuovo" (Benedetto XVI, Omelia nella Notte di Natale, 2007).
La stalla e la Croce, la nostra vita crocifissa con Cristo, e per questo gloriosa; ecco la speranza che ci illumina, che ci rallegra, che ci fa affrontare questo nuovo anno senza timore. Un nuovo anno migliore, perchè un nuovo anno con il Signore della Vita. Il mistero della nostra vita ricoperta di ferite, di cadute, di angoscie, eppure salvata, redenta, santificata. Lo stesso mistero apparso ieri a Madrid in un uomo avvinto dallo Spirito, a tratti quasi perso nell'emozione e nello stupore, un uomo incapace di frenare l'impeto ardente dell'amore che brucia, la potenza nella debolezza, così scandaloso perchè così autentico e divino. Lo stesso mistero che percorre le nostre vite sorte dall'annuncio del vino nuovo, della vita nuova, quellache portiamo dentro ogni giorno, che ci fa estranei al mondo, stranieri nella nostra Patria, un popolo diverso da tutti gli altri popoli. Il popolo della Speranza.
"Il cielo non appartiene alla geografia dello spazio, ma alla geografia del cuore. E il cuore di Dio, nella Notte santa, si è chinato giù fin nella stalla: l’umiltà di Dio è il cielo. E se andiamo incontro a questa umiltà, allora tocchiamo il cielo. Allora diventa nuova anche la terra. Con l’umiltà dei pastori mettiamoci in cammino, in questa Notte santa, verso il Bimbo nella stalla! Tocchiamo l’umiltà di Dio, il cuore di Dio! Allora la sua gioia toccherà noi e renderà più luminoso il mondo. Amen" (Benedetto XVI, Omelia nella Notte di Natale, 2007).

Don Antonello Iapicca

www.segnideitempi.net

Tutto il mondo è paese: alla vigilia del voto Zapatero si scopre moderato, parla di famiglia tradizionale e rincorre il voto cattolico...


Vedi anche:

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento del Corriere della sera

NOTA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PAPABOYS

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento (molto di parte) di "Repubblica"

Il 2008 di Papa Benedetto fra liturgia, Cina, viaggi, enciclica e seconda parte del libro su Gesù

SUCCESSO STRAORDINARIO DEL "FAMILY DAY" SPAGNOLO: LE IMMAGINI

Benedetto XVI: difendiamo la famiglia da cui dipende il bene della società

La marcia di Capodanno, dal Sessantotto in cammino per la pace (Intervista dell'Osservatore a Mons. Bettazzi)

Andrea Riccardi: "C’è una connessione profonda tra la vita di ciascuno, di una famiglia, e la pace del mondo" (Avvenire)

Aparecida 2007: in Cristo la risposta alle sfide del tempo (Intervista dell'Osservatore al cardinale Re)

La Vergine tra urgenze sociali e protagonismo femminile (Osservatore Romano)

Leggo le critiche dei giornaloni, i continui confronti, le cattiverie gratuite e poi vedo la folla di stamattina all'Angelus e dico...

Manifestazione di Madrid: il commento di Kiko Arguello (Neocatecumanali) e Antonia Sanchez (Focolari) a Radio Vaticana

La Chiesa è impegnata a difendere e promuovere "la dignità naturale e l’altissimo valore sacro" del matrimonio e della famiglia (Concilio)

Cattolicesimo e islam: verso uno storico incontro (intervista del card.Tauran all'Osservatore Romano)

Ecco come si scrive un editoriale! Card. Bertone: "C'è un'Italia positiva ignorata dai mass media" (Osservatore Romano)

Bertone: Togliatti e Berlinguer rispettavano di più la Chiesa (Politi per Repubblica)

La fase due di Benedetto XVI (Garelli per "La Stampa")

Ora il premier si accorge che i socialisti vanno a messa

(e.ros.) Chi tocca muore: eutanasia e aborto. Sono due argomenti che il presidente del governo uscente, e prossimo candidato socialista, José Luis Zapatero, ha escluso prudentemente dal suo programma elettorale.

Evita perfino di pronunciare la parola «aborto» e preferisce «interruzione di gravidanza».

Va bene essere l'apripista europeo dei diritti civili, per quattro anni di legislatura, ma non il bersaglio della Chiesa o, peggio, dei «teocon» nei prossimi due mesi di campagna.

Come sa bene anche il suo diretto concorrente, il popolare Mariano Rajoy, la maggioranza dell'elettorato socialista si definisce cattolica e un passo falso in questioni di coscienza troppo delicate potrebbe spostare quella quota di voti che finirebbe per fare la differenza.

Dall'85 l'aborto è consentito in Spagna se la gravidanza è conseguenza di uno stupro, se minaccia la salute fisica o mentale della donna e se il feto è malformato. Anche se la magistratura catalana indaga in queste settimane su aborti illegittimi in cliniche compiacenti di Barcellona, per Zapatero «non c'è alcun motivo di cambiare la legge sull'interruzione di gravidanza».

Ma si dichiara «sempre disponibile a una riflessione». Dopo il 9 marzo prossimo.

© Copyright Corriere della sera, 31 dicembre 2007

Chiaro! E' proprio vero che tutto il mondo e' paese: prima si attacca la Chiesa, si vuole mettere il bavaglio ai Cattolici, li si isola politicamente e culturalmente, si tolgono e finanziamenti alle scuole cattoliche e poi? Beh, poi alla vigilia delle elezioni ci si scopre moderati, non si toccano i temi eticamente sensibili, non si parla di revisioni di concordati vari...ohibo'!
Stamattina il corrispondente del tg1 ha persino detto che Zapatero manda le figlie alla scuola cattolica...ma davvero?
Ma che strano!
Mi viene in mente una cosa: Zapatero non ando' alla messa presieduta da Benedetto XVI a Valencia (mentre ando' a quella di Papa Wojtyla nel 2003, in vista delle elezioni). Mi chiedo: secondo voi, se il Papa andasse domani a Madrid, Zapatero presenzierebbe
? :-)
R.


L´intervento

Credo nell´amore e nel matrimonio

IO, LAICO MI SONO SPOSATO IN CHIESA

JOSÉ LUIS ZAPATERO

Quando lo racconto, nessuno ci crede, però tutti i giorni faccio colazione e ceno con le mie figlie e con mia moglie.
A parte quando sono fuori, in viaggio, è chiaro. Alle otto meno dieci del mattino, alle nove meno un quarto della sera. Me lo sono imposto. Non mi importa che mi chiamino per cenare fuori, non mi importa per niente.
La mia famiglia è assolutamente tradizionale. Sì, sono un uomo tradizionale, sposato, e in chiesa. Questa sì che è una cosa curiosa, perché i miei amici oggi vedono che sono di sinistra, e allora si aspettano che relativizzi la famiglia, e ridono perché mi hanno conosciuto sempre con la stessa ragazza.
Sempre.
Ho conosciuto Sonsoles e basta, è finita lì. Ho saputo sin dal primo momento che non avrei più avuto bisogno di conoscere nessun´altra ragazza. È proprio così. È possibile che sia dovuto al mio carattere ottimista, però quando me l´hanno presentata e l´ho conosciuta, quando mi sono avvicinato a lei e ho visto la luce che emanava, mi sono detto: «Accidenti. Che ragazza! Che ragazza!». Uno di quei momenti in cui ti stanno per presentare qualcuno, e quando cominci a parlare con lei, di nuovo: «Che ragazza! Che ragazza!» E via, per tutta la vita.
Sì, credo nel matrimonio. Nel rapporto di coppia stabile, che a me pare fecondo. Perché umanizza, la coppia umanizza.
Umanizza perché dai una parte di te, devi rinunciare a qualcosa. Credo che le parti scomode che ha, perché ce le ha, si compensano molto perché è una buona educazione dei sentimenti e del carattere; la coppia umanizza perché c´è dedizione. Il matrimonio è come un atto che si deve formalizzare, io credo che è bene formalizzarlo se sei determinato. E in definitiva, quando mi sono sposato, siccome la madre di Sonsoles è molto credente, l´ho fatto senza nessun problema.
Credo che il matrimonio sia un´istituzione che ha ancora un futuro, senza alcun dubbio. Ci sarà sempre più una tendenza al matrimonio secolarizzato, però penso che il matrimonio continuerà perché, in fin dei conti, la vita, anche nel terreno sentimentale, esige prospettiva, e ci sarà sempre più gente con una vocazione alla stabilità.
(tratto dal libro di Suso de Toro «Madera de Zapatero»)

© Copyright Repubblica, 31 dicembre 2007

Peccato sapere queste belle cose solo a due mesi dalle elezioni...
Chiaramente questa e' la mia opinione di persona che non vive in Spagna e che vede tutto dall'esterno.
Anche in Italia, nel 2005, ci fu una grande "crisi mistica" dei nostri politici.

R.

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento del Corriere della sera


Vedi anche:

NOTA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PAPABOYS

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento (molto di parte) di "Repubblica"

Il 2008 di Papa Benedetto fra liturgia, Cina, viaggi, enciclica e seconda parte del libro su Gesù

SUCCESSO STRAORDINARIO DEL "FAMILY DAY" SPAGNOLO: LE IMMAGINI

Benedetto XVI: difendiamo la famiglia da cui dipende il bene della società

La marcia di Capodanno, dal Sessantotto in cammino per la pace (Intervista dell'Osservatore a Mons. Bettazzi)

Andrea Riccardi: "C’è una connessione profonda tra la vita di ciascuno, di una famiglia, e la pace del mondo" (Avvenire)

Aparecida 2007: in Cristo la risposta alle sfide del tempo (Intervista dell'Osservatore al cardinale Re)

La Vergine tra urgenze sociali e protagonismo femminile (Osservatore Romano)

Leggo le critiche dei giornaloni, i continui confronti, le cattiverie gratuite e poi vedo la folla di stamattina all'Angelus e dico...

Manifestazione di Madrid: il commento di Kiko Arguello (Neocatecumanali) e Antonia Sanchez (Focolari) a Radio Vaticana

La Chiesa è impegnata a difendere e promuovere "la dignità naturale e l’altissimo valore sacro" del matrimonio e della famiglia (Concilio)

Cattolicesimo e islam: verso uno storico incontro (intervista del card.Tauran all'Osservatore Romano)

Ecco come si scrive un editoriale! Card. Bertone: "C'è un'Italia positiva ignorata dai mass media" (Osservatore Romano)

Bertone: Togliatti e Berlinguer rispettavano di più la Chiesa (Politi per Repubblica)

La fase due di Benedetto XVI (Garelli per "La Stampa")

La risposta di Korazym ed altri commenti...

Rosso "malpela" l'anomalia italiana: non capire che le leggi sono approvate dalla maggioranza e valgono per tutti!

Il Papa: dalla famiglia dipende il bene di tutti

E da San Pietro benedice il Family day spagnolo

Nuovo appello all'Angelus a difesa della «unione indissolubile tra un uomo e una donna».

Bruno Bartoloni

CITTÀ DEL VATICANO — La festa liturgica della famiglia e il «family day» spagnolo hanno offerto al Papa l'occasione per rilanciare un messaggio forte a difesa di un'istituzione dalla quale, secondo la Chiesa, dipende il bene stesso della società. Lo ha detto con molta fermezza Benedetto XVI rivolgendosi ai pellegrini venuti in piazza San Pietro per l'appuntamento dell'Angelus.
«Il bene della persona e della società — ha affermato — è strettamente connesso alla "buona salute" della famiglia ». È questo il motivo, ha spiegato il Papa, per cui «la Chiesa è impegnata a difendere e promuovere la dignità naturale e l'altissimo valore sacro del matrimonio e della famiglia». E ha sottolineato che non sono solo i pontefici a battersi in questo senso, come ha fatto con insistenza anche il suo predecessore Giovanni Paolo II, ma è lo stesso Concilio Ecumenico Vaticano II che lo richiede proprio con queste parole.
Ha ricordato che l'ultimo Concilio ha solennemente affermato che «i coniugi sono l'uno per l'altro e per i figli testimoni della fede e dell'amore di Cristo». Per cui «la famiglia cristiana partecipa della vocazione profetica della Chiesa». In sostanza ha un dovere di testimonianza che non gli consente sbandamenti o debolezze.
Dalla finestra del suo studio Benedetto XVI si è poi rivolto in spagnolo in collegamento video ai partecipanti all'Incontro delle famiglie in corso a Madrid ricordando ancora una volta che per la Chiesa «la famiglia è fondata sulla unione indissolubile tra un uomo ed una donna» e che «costituisce un ambito privilegiato nel quale la vita umana è accolta e protetta, dal suo inizio fino alla sua fine naturale».
Benedetto XVI ha quindi concluso con un'equazione: «Vale la pena lavorare per la famiglia ed il matrimonio perché vale la pena lavorare per l'essere umano, l'essere più prezioso creato da Dio».
Soddisfazione per la manifestazione spagnola è stata espressa dal portavoce del Family day Savino Pezzotta: «Ormai non è più solo una espressione italiana, come è stato il Family day, ma sono l'Europa e i movimenti sociali che gridano a gran voce per la famiglia come condizione umana e di pace».

In piazza

Ieri a Madrid sono scese in piazza, a due mesi dalle elezioni, oltre un milione di persone per difendere «la famiglia cristiana»

© Copyright Corriere della sera, 31 dicembre 2007


I vescovi in campo: un milione per la sfida a Zapatero

Elisabetta Rosaspina

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
MADRID — Non voleva essere una manifestazione politica.
Ufficialmente. Ma non poteva non esserlo a 70 giorni esatti dalle elezioni generali spagnole. I bambini, issati sulle spalle dei papà, erano più espliciti dei pochi cartelli inalberati per proclamare la sola unione ammissibile, e indissolubile: il matrimonio cristiano tra un uomo e una donna. Gli interventi di vescovi e cardinali, dei dirigenti di Comunione e Liberazione, della Comunità di Sant'Egidio e dei Neocatecumenali non volevano essere comizi, ma non hanno resistito alla tentazione di lanciare frecciate al governo. E sono stati applauditi come di solito non usa nelle celebrazioni liturgiche.
La «diretta» a mezzogiorno in punto con il Vaticano, l'intervento di Papa Benedetto XVI dai maxi schermi distribuiti in plaza Colón e nelle vie adiacenti non erano formalmente molto diversi dal consueto Angelus domenicale di piazza San Pietro. Ma a Madrid le parole del Pontefice sono suonate, ieri, come un avvertimento al governo socialista di José Luis Zapatero, che conclude il suo primo mandato con almeno due peccati capitali, agli occhi della Chiesa: la legittimazione dei matrimoni civili omosessuali e la legge che ha introdotto il «divorzio express», tagliando corto con i preliminari della separazione.
Doveva essere la grande «festa della famiglia cristiana», e certamente lo è stata, ma non è sfuggita ai calcoli normalmente riservati alle dimostrazioni: quanti partecipanti per metro quadrato, moltiplicati per la superficie occupata. Risultato: poco meno di 160 mila, secondo il quotidiano El País. Due milioni, secondo gli organizzatori, che contavano sulla mobilitazione di almeno 50 diocesi in tutta la Spagna. Un milione abbondante, secondo gli osservatori della Comunità autonoma di Madrid.
Di sicuro, abbastanza da far gola a qualunque partito.
Ma la saracinesca della sede del Partito popolare, diretto avversario di quello socialista, a 150 metri dal cuore della concentrazione, è rimasta abbassata come in tutti i giorni festivi: niente volantinaggi, niente bandiere che non fossero quelle spagnole (e qualche ospite portoghese, tedesca e austriaca), nessun tentativo, perlomeno evidente, di cavalcare il risentimento cattolico nazionale verso un «governo di atei e laici», come lo ha definito dal palco Kiko Arguello, presidente del Movimento neocatecumenale.
Il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, si è incaricato personalmente di regolare alcuni dei conti in sospeso con Zapatero e i suoi ministri: «Il nostro ordinamento giuridico ha riportato il Paese ai tempi precedenti la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo— ha detto il prelato, affiancato da 40 vescovi —, a prima che le Nazioni Unite stab ilissero, sessant'anni fa, che la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha il diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato».
Benigno Blanco, ex segretario di Stato e attuale vicepresidente del Foro spagnolo della famiglia, organizzatore della prima, imponente protesta contro le nozze gay, il 18 giugno del 2005, ha raccomandato ai genitori presenti di «non affidare cuore e cervello dei propri figli a nessuno, tantomeno allo Stato». E il cardinale di Valencia, García Gasco, ha messo in guardia dal laicismo: «È una frode, un inganno che porta soltanto all'aborto, al divorzio express e a un'ideologia che cerca di manipolare i giovani. Per questa via non si rispetta la Costituzione del 1978 e ci dirigiamo alla dissoluzione della democrazia ». A consacrare la palese disapprovazione ecclesiastica per la politica sociale e familiare di Zapatero, reo anche di aver messo in discussione i finanziamenti alla Chiesa e di aver introdotto l'educazione civica a scuola, sul palco era stato montato un enorme crocifisso ed è stata portata in processione la statua autentica della Vergine dell'Almudena, che mai esce dalla cattedrale. Quasi che da Lei si attendesse un intervento divino. E, a 70 giorni dalle elezioni, si può maliziosamente immaginare quale.

© Copyright Corriere della sera, 31 dicembre 2007

Bah!
R.

NOTA DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE PAPABOYS

Qui oppure direttamente qui e' possibile leggere la nota dell'Associazione Nazionale Papaboys che fa alcune precisazioni sugli articoli pubblicati da Korazym e Petrus e riportati in questo blog.
Buon lavoro ragazzi e buon anno
:-)

Angelus e "Family day" di Madrid: il commento (molto di parte) di "Repubblica"


Vedi anche:

Il 2008 di Papa Benedetto fra liturgia, Cina, viaggi, enciclica e seconda parte del libro su Gesù

SUCCESSO STRAORDINARIO DEL "FAMILY DAY" SPAGNOLO: LE IMMAGINI

Benedetto XVI: difendiamo la famiglia da cui dipende il bene della società

La marcia di Capodanno, dal Sessantotto in cammino per la pace (Intervista dell'Osservatore a Mons. Bettazzi)

Andrea Riccardi: "C’è una connessione profonda tra la vita di ciascuno, di una famiglia, e la pace del mondo" (Avvenire)

Aparecida 2007: in Cristo la risposta alle sfide del tempo (Intervista dell'Osservatore al cardinale Re)

La Vergine tra urgenze sociali e protagonismo femminile (Osservatore Romano)

Leggo le critiche dei giornaloni, i continui confronti, le cattiverie gratuite e poi vedo la folla di stamattina all'Angelus e dico...

Manifestazione di Madrid: il commento di Kiko Arguello (Neocatecumanali) e Antonia Sanchez (Focolari) a Radio Vaticana

La Chiesa è impegnata a difendere e promuovere "la dignità naturale e l’altissimo valore sacro" del matrimonio e della famiglia (Concilio)

Cattolicesimo e islam: verso uno storico incontro (intervista del card.Tauran all'Osservatore Romano)

Ecco come si scrive un editoriale! Card. Bertone: "C'è un'Italia positiva ignorata dai mass media" (Osservatore Romano)

Bertone: Togliatti e Berlinguer rispettavano di più la Chiesa (Politi per Repubblica)

La fase due di Benedetto XVI (Garelli per "La Stampa")

La risposta di Korazym ed altri commenti...

Rosso "malpela" l'anomalia italiana: non capire che le leggi sono approvate dalla maggioranza e valgono per tutti!

Il Papa: le nozze soltanto tra uomo e donna

ROMA - «Il bene della persona e della società è strettamente connesso alla "buona salute" della famiglia: perciò la Chiesa è impegnata a difendere e promuovere la dignità naturale e l´altissimo valore sacro del matrimonio e della famiglia». E´ il messaggio di un Angelus tutto speciale quello dedicato ieri da Benedetto XVI alla difesa dell´unione tradizionale, fondata sui valori cristiani e sul matrimonio tra uomo e donna. A Madrid un milione in piazza per protestare contro le riforme di Zapatero.


Il Papa: "Il matrimonio è tra uomo e donna"

Ma l´Arcigay attacca: il fanatismo religioso danneggia la convivenza

MARCO POLITI

CITTA´ DEL VATICANO - L´ultimo Angelus dell´anno papa Ratzinger lo dedica alla famiglia. Per ribadire che la Chiesa ne riconosce una sola: «Fondata nell´unione indissolubile fra un uomo e una donna (e che) costituisce l´ambito privilegiato in cui la vita umana viene accolta e protetta, dal suo inizio alla fine naturale». E ricordare che «il bene della persona e della società è strettamente connesso alla buona salute della famiglia». E´ questo il motivo, spiega il pontefice, per cui la Chiesa è impegnata a difendere la dignità naturale e «l´altissimo valore sacro» del matrimonio e della famiglia.
L´importanza centrale che il tema riveste per il pontificato ratzingeriano è rafforzata dalla decisione di Benedetto XVI di dedicare nel 2008 il suo Messaggio per la giornata della pace proprio alla salvaguardia della famiglia. «La negazione o anche la restrizione dei diritti della famiglia - ha scritto - oscurando la verità dell´uomo, minaccia gli stessi fondamenti della pace». La famiglia naturale fondata sul matrimonio, è esplicitato nel documento, è cardine della vita sociale. E´ la prima, insostituibile «educatrice alla pace», è il «luogo primario dell´umanizzazione» della persona e della società. E´ la principale «agenzia di pace» in seno all´umanità.
D´altronde, appena eletto, Ratzinger ha battuto su questo tasto sia nei discorsi all´episcopato italiano sia negli interventi a livello internazionale. Per il Papa la famiglia ha un insostituibile valore antropologico. «La prima forma di comunione tra persone - è detto ancora nel Messaggio - è quella che l´amore suscita tra un uomo e una donna, decisi ad unirsi stabilmente per costruire insieme una nuova famiglia».
Al pontefice replica con durezza il presidente nazionale dell´Arcigay Mancuso, ricordando che al di là dei pronunciamenti vaticani la realtà italiana mostra che nel Paese «esistono diverse forme familiari». Oggi sotto attacco, insiste Mancuso, non è la libertà di scegliere una vita comune in perpetuo, ma la tutela di milioni di cittadini (che aspettano una normativa per regolamentare le unioni civili). Ecco perché la classe politica dovrebbe «riflettere su come il fanatismo religioso danneggi la convivenza».
L´asprezza della reazione deriva dal fatto che da due anni la gerarchia ecclesiastica sta bloccando l´approvazione di una legge sulle coppie di fatto, già in vigore senza problemi nella maggior parte dei paesi europei.
Recentemente il Vaticano si è inoltre opposto al voto in parlamento di norme anti-omofobia, dimenticando che lo stesso cardinale Ratzinger nel documento Homosexualitatis Problema del 1986 riconosceva (e deplorava) che le «persone omosessuali siano ancora oggetto di espressioni malevoli e azioni violente» e affermava che la «dignità propria di ogni persona» dev´essere sempre rispettata non solo nei comportamenti, ma anche «nella legislazione».

© Copyright Repubblica, 31 dicembre 2007

Politi...Politi...Politi...non si dia la zappa sul piede da solo!
Lei si lamenta perche' la Chiesa (giustamente e come e' suo sacrosanto diritto) ha detto la sua sulla norma-bavaglio antiomofobia, ma non ha nessuna remora a riportare le parole di Mancuso che accusa il Papa di fanatismo. Non Le sembra una contraddizione?
Davvero la legge sulle unioni di fatto negli altri Paesi non ha prodotto danni? Ne siamo sicuri? Guardiamo alla Francia ed alla Spagna...
Mi fa piacere che Lei, Politi, abbia citato il documento dell'allora cardinale Ratzinger. Infatti si tratto' di una svolta storica, anche se ora qualcuno finge di dimenticarsi: PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA la Chiesa condannava la discriminazione e la violenza contro le persone omosessuali.
E' un documento di svolta, buono e giusto perche' non e' ammissibile alcuna violenza contro le persone sulla base del loro orientamento sessuale.
La lettera "Homosexualitatis Problema" del 1986 fu scritta da Joseph Ratzinger, non dimentichiamolo! Eppure c'e' qualcuno che finge di non vedere la firma in calce a quel documento.
Non e' il caso di Politi, comunque: piu' di una volta, anche in tv, il vaticanista di "Repubblica" ha evidenziato il fatto. Di questo dobbiamo rendergli merito.
Tuttavia quel documento non da' il via libera a norme-bavaglio. La Costituzione stabilisce che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge senza distinzione di sesso, religione, opinioni politiche...
C'e' poi il diritto penale che punisce in comportamenti violenti. Non c'e' alcun bisogno di introdurre norme che rendono alcuni cittadini "piu' uguali" di altri.
Mancuso ha il diritto di parlare male del Papa, ma io ho il diritto di dissentire e di dirlo chiaramente e/o di scriverlo.
Non facciamo discriminazione al contrario...

R.


Manifestazione organizzata dai vescovi contro le scelte del governo. Collegamento in diretta con il Vaticano

A Madrid un milione in piazza "Difendiamo la famiglia da Zapatero"

ALESSANDRO OPPES

MADRID - L´avevano annunciata come una «celebrazione liturgica» in difesa della famiglia cristiana. In realtà è bastato ascoltare il primo intervento - pronunciato dall´arcivescovo di Valencia Agustín García-Gasco sul grande palco allestito nella Plaza de Colón e sormontato da un´enorme croce bianca - per capire che ancora una volta la Chiesa ha scelto il terreno dello scontro aperto con il governo Zapatero e le sue leggi sociali. L´attacco è a tutto campo: no ai matrimoni gay, al divorzio rapido, all´aborto e all´istituzione della materia di studio sulla «educazione alla cittadinanza», vista come il fumo negli occhi dalla gerarchia ecclesiastica dopo che l´esecutivo socialista aveva deciso di sopprimere l´obbligatorietà dell´ora di religione. Il cardinale García-Gasco tuona contro il laicismo imperante, denuncia il tentativo di «manipolare l´educazione dei giovani» e passa poi ai toni apocalittici per sostenere che «ci dirigiamo verso la dissoluzione della democrazia». Altrettanto duro l´arcivescovo di Toledo, il cardinale primate di Spagna Antonio Cañizares, che vede serie minacce per la famiglia e «un grave attacco per il futuro della società».
A mezzogiorno, quando i mega-schermi trasmettono le immagini di piazza San Pietro dove il Papa sta per pronunciare l´Angelus, dal palco annunciano che il pontefice «sa che siamo un milione e mezzo». In realtà, secondo i calcoli delle fonti ufficiale, la cifra sarebbe molto meno grande. Benedetto XVI si rivolge in spagnolo ai fedeli di Madrid per sottolineare «l´altissimo valore sacro del matrimonio, unione indissolubile tra uomo e donna» e si limita a dire che «vale la pena lavorare per la famiglia». Toni moderati, in contrasto con le parole taglienti rilanciate dagli altoparlanti della Plaza de Colón. «Genitori, non lasciate mai la testa e il cuore dei vostri figli nelle mani di altri, meno che mai dello Stato», avverte Benigno Blanco, presidente del «Foro español de la familia», il movimento che due anni fa mobilitò le piazze contro i matrimoni gay.
E Kiko Arguello, leader dei neo-catecumenali, assicura che «questi governi atei e laici vogliono farci credere che la nave della famiglia non va da nessuna parte, e questo è falso». Fu proprio lui, nelle scorse settimane, a lanciare l´idea di un grande incontro in difesa della famiglia cristiana. Un´idea subito accolta con grande entusiasmo dal cardinale arcivescovo di Madrid, l´ultraconservatore Antonio Maria Rouco Varela. «Mi permetta di non rispondere a nessuna domanda che possa mettere in rapporto l´atto di oggi con qualsiasi connotazione di tipo politico», aveva detto Rouco in un´intervista pubblicata ieri mattina dal quotidiano «El Mundo».
Eppure, quando sale sul palco per pronunciare l´omelia che chiude la manifestazione, il cardinale non ha remore nell´attaccare ancora una volta Zapatero e il suo governo.
«Constatiamo tristemente che l´ordinamento giuridico spagnolo ha fatto marcia indietro rispetto alla Dichiarazione dei diritti umani delle Nazioni Unite», sentenzia, mentre sulla piazza sventolano centinaia di bandiere spagnole e poche decine di insegne bianco-gialle del Vaticano. Su una bancarella sono esposte foto di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, ma gli articoli più richiesti sono i simboli nazionali, stampati su berretti, coccarde e magliette. Va a ruba una sciarpa che reca la scritta: «Questa è la Spagna, e se a qualcuno non piace, che se ne vada». Quando mancano poco più di due mesi al voto per le legislative, il leader di Izquierda Unida Gaspar Llamazares non ha dubbi: «E´ stata la chiusura della pre-campagna elettorale del Partito Popolare».

© Copyright Repubblica, 31 dicembre 2007

No...non ci siamo!!! Non so di quali fonti ufficiali parli Oppes, ma mi viene da pensare che sia El Pais. Beh, e' una fonte di parte, cara Repubblica!!!
In realta' gli osservatori della Comunità autonoma di Madrid parlano di un milione abbondante!!! C'e' una bella differenza...
Se fossero stati in pochi, caro Oppes, Zapatero avrebbe commentato. Invece e' rimasto zitto e prosegue nella sua campagna "conservatrice" (lo vedremo in un altro post).
So che puo' dare fastidio ma ieri in piazza, in Spagna, c'era una folla molto, ma molto, cospicua di cui, mi dispiace, occorrera' tenere conto...
Ah, per inciso: come mai io ho visto bandiere un po' diverse? :-)

R.