31 agosto 2007

Agorà dei giovani, due giorni con Papa Benedetto XVI: lo speciale de "Il Messaggero"


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Ragazzi, siete qui per scoprire il senso della vita

di GIOVANNI DANZI *


INCONTRARE il Santo Padre significa incontrare il Vicario di Cristo in terra o, come affermava santa Caterina da Siena, “il dolce Cristo in terra”.
Si tratta dunque di una esperienza di fede di grande profondità e intensità, che coinvolge tutto il nostro essere e ci mette in contatto in modo del tutto particolare con il mistero di un Dio che ha deciso di farsi uomo, di farsi uno di noi, fuorché nel peccato, di vivere una totale solidarietà con l'umanità, con ogni uomo.
Per questa ragione il mio cuore, come quello di tutti i loretani, e credo di tutta la Chiesa italiana vive una profonda emozione in attesa di tale evento e sente il bisogno di prepararsi con la preghiera e il silenzio.
Papa Benedetto XVI ha iniziato il Suo Pontificato ricordando al mondo che Dio è Amore. «All'inizio dell'essere cristiano – scrive il Santo Padre nella Enciclica Deus Caritas Est - non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (n.1). L'Agorà dei Giovani Italiani 2007 vuole essere un rinnovato, nuovo incontro con quella Persona viva e operante in mezzo a noi che è Cristo Gesù. L'Agorà dei Giovani Italiani 2007 vuole ricordare e cioè ridare al cuore dei giovani la verità che il Vangelo è la via per vivere un'esperienza di Amore che illumina e svela il mistero di ogni particolare della loro vita. L'Agorà dei Giovani Italiani è quell'avvenimento che, guidato da Benedetto XVI, potrà svelare ad ogni uomo il vero orizzonte della propria esistenza attraverso il quale cogliere il suo vero senso e quindi la “direzione decisiva” che conduce alla vera libertà, al vero amore, alla capacità di costruire relazioni di pace, di solidarietà e fraternità.
In tal modo il nostro amato Santo Padre ci condurrà alla comprensione che il Vangelo è prima di tutto il segno più eloquente che Dio ci ha amati per primo di un amore eterno e che desidera ardentemente un risposta. Egli ricorderà a tutti i giovani che il Vangelo non è solamente e prima di tutto un “comandamento”, ma una Parola di amore che Dio “ri-dice” personalmente ad ognuno di loro attraverso Suo Figlio Gesù. Così scrive Benedetto XVI: «Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4, 10), l'amore adesso non è più solo un “comandamento”, ma è la risposta al dono dell'amore, col quale Dio ci viene incontro» (Deus Caritas Est n. 1).
Cari giovani, con le parole di Giovanni Paolo II, vi dico «non abbiate paura, aprite anzi spalancate le porte a Cristo» è scoprirete la bellezza della vita!
(* + Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto)

© Copyright Il Messaggero, 31 agosto 2007


Fare di Montorso il monumento nazionale della Fede

di ROBERTO SOPRANZI

QUALCOSA ci dev’essere in questo posto. Il mare è dietro il palco ma quasi non si vede, è una distesa che si può immaginare. Il Conero è laggiù, lontano e vicino. Sembra una quinta teatrale, invece è una scheggia di creato che sta lì a definire i confini del mondo, del nostro mondo sospeso tra terra e acqua. Ti chiedi che cos’abbia questo luogo che ha visto crescere molti di noi, che per noi è il più bello del mondo ma che, dopotutto, potrebbe non esserlo se visto con altri occhi. E risultare talvolta persino anonimo, né bello né brutto, persino triste in un giorno senza luce che può capitare. Wojtyla venne a Loreto a venerare quella Madonna nera che tanto somigliava alla “sua” Madonna nera di Czestochowa. Pianse i caduti polacchi che da queste parti hanno trovato prima il sacrificio e poi la pace. Ma se tornò con l’ultimo fiato che gli restava forse lo fece anche per l’irresistibile richiamo di Montorso. La sacralità di questo luogo che difende le sue erbe verdi da un assedio di case e alberghi non sta solo nel prodigio che si è compiuto più a monte con la traslazione della Santa Casa. Qui, a Montorso, la Madonna non è mai apparsa ma è stata pregata da voci giovani. Voci fresche e forti di un’innocenza che non intende farsi corrompere mai. Anzi, da una sola immensa onda di voci che in alto, molto in alto deve essere salita se adesso la gioventù che si rinnova ha avvertito quel richiamo ed è tornata qui a proclamare con la sua presenza, davanti a Papa Benedetto XVI, quel che c’è di eterno nell’umanità. Sarà forse il vento dell’Adriatico, mare che divide e affratella. O forse no. E’ l’eco di queste voci che non si spegne mai il prodigio che si compie nella conca di Montorso. L’eco pettina quell’erba che resta sempre verde in attesa di una nuova preghiera corale che certamente ci sarà. E’ la voce giovane dell’uomo che sa ancora pregare e spendersi per una causa universale, della giovinezza che si carica sulle spalle con gioia il peso della missione affidata dal Papa e si incammina per il suo servizio volontario e solidale. Il messaggio affidato dal Papa ai 72 che avranno l’onore di salire sul palco in ideale rappresentanza della gioventù del mondo parte da qui, Montorso, Loreto, Marche, Italy. Che non sarà il posto più bello del mondo ma è il centro della terra almeno per i giovani, e sono tanti, che sono qui adesso per ascoltare il Papa. Se c’è un luogo che custodisce il richiamo della fede se non il suo mistero questo luogo è Montorso dove smontato il palco resta solo un’eco che non si estingue mai. La nostra umile proposta è fare della conca di Montorso un monumento nazionale, di più, mondiale, da proteggere per sempre contro ogni insulto. Perché quella eco resti intatta tra le giovani erbe verdi e sia ascoltata per sempre dalla gioventù della terra. Il vento prodigioso di Montorso che spinge i Cristo boys oltre tutti i confini conosciuti e forse oltre. E se per un giorno o due li chiameremo ancora Papa boys sarà tutt’al più un peccato che ci sarà perdonato.

© Copyright Il Messaggero, 31 agosto 2007


Così Ratzinger ringrazierà Loreto in piazza

I CITTADINI di Loreto stanno contando le ore che li separano dall’abbraccio con Benedetto XVI nella Piazza del loro Santuario. Sarà un abbraccio commosso ed intenso che si concretizzerà alle cinque del pomeriggio di domenica prossima, poco prima che il Santo Padre lasci la città mariana.
«Un anno di preparativi dal riconoscimento dell’Agorà dei Giovani come grande evento dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La nostra città ha lavorato giorno e notte alla realizzazione di questa grande manifestazione – ha detto il sindaco Moreno Pieroni - e ci prepariamo a vivere i giorni più caldi. Giorni in cui tutti a Loreto stanno dando il meglio di se stessi perché tutti i ragazzi possano trovarsi come a casa loro. Sono tante le case che hanno aperto le loro porte ai pellegrini e tutte le associazioni, cattoliche e non, stanno profondendo un impegno davvero eccezionale per dare la giusta accoglienza a tutti i giovani in arrivo. Loreto è dunque pronta ad accogliere il Papa – ha concluso Pieroni – e la nostra città, ormai conosciuta in tutto il mondo come capitale della solidarietà, della pace e dell’ospitalità sta dimostrando in pieno questa sua vocazione e da oggi, più che mai, è la porta aperta d’Italia ai giovani del mondo.
L. Bo.

© Copyright Il Messaggero, 31 agosto 2007


Giovani missionari di Cristo
il Papa affiderà il mandato


di MARIA PAOLA CANCELLIERI

SONO giovani che cercano risposte negli insegnamenti del Vangelo. Nuove coppie che vivono la famiglia come chiave per affrontare il quotidiano. Genitori che intraprendono la strada della santità pregando con i propri figli. Cattolici per scelta e per convinzione. Domani e domenica Papa Benedetto XVI li abbraccerà tutti e 300.000 a Loreto, santuario della cristianità, cattedrale senza mura dell'Agorà dei Giovani 2007. «Sotto lo sguardo di Maria e all'ombra della Sua casa, la conca di Montorso diventa anche piazza di preghiera» scrivono nell'introduzione del libretto della liturgia monsignor Paolo Giulietti, responsabile della pastorale giovanile e don Alessandro Amapani. «Si celebra il Signore nella cattedrale del creato: un tempio senza pareti nel quale è facile entrare perché l'invito di Dio è per tutti - spiegano - dal quale è facile uscire perché ogni cristiano è un messaggero del regno dei cieli. Le vie di entrata nella piazza e quelle di uscita sono diverse, ognuno è arrivato a Loreto con la sua storia e ciascuno tornerà alla propria vita quotidiana. Unico rimane il grande abbraccio del Padre, che desidera per ogni giovane una vita pienamente felice e chiama le nuove generazioni di credenti a cooperare alla sua opera di salvezza».
I giovani rappresentano il futuro della Chiesa e l'appuntamento di Loreto è stato particolarmente desiderato dal Pontefice. «Vi attendo numerosi al grande incontro dei giovani italiani in programma per l'1 e 2 settembre 2007 a Loreto» aveva annunciato Benedetto XVI all'Angelus il 29 ottobre 2006. Un invito rinnovato con calore ai 12 mila marchigiani nell'udienza generale in Vaticano del 14 febbraio 2007, in occasione della visita ad limina apostolorum dei vescovi delle Marche. In quell'occasione Benedetto XVI consegnò la preghiera composta da lui stesso e dedicata alla Vergine per il cammino dell'Agorà. Loreto sono stato poi rammentato nel discorso rivolto alla 57ª assemblea generale della Cei il 24 maggio, il 17 giugno ad Assisi, nel corso della visita apostolica e l'8 luglio, durante il pellegrinaggio sull'Adamello. Come ha ricordato in una recente omelia monsignor Claudio Giuliodori, vescovo di Macerata, è «ai giovani che il Signore si rivolge in modo particolare perché conosce la loro generosità e la sincerità del loro cuore». Perciò la loro evoluzione spirituale non va modellata su falsi miti, ma nella consapevolezza che il valore della missionarietà è faro per la Chiesa e deve essere elemento radicato nella vita di un buon cristiano, nella comunione con il prossimo. Una maturazione della coscienza che i ragazzi dell'Agorà raggiungeranno in 3 anni e 3 passaggi.
Il primo si sostanzia nel grande evento di Montorso, con un messaggio dedicato all'ascolto del mondo giovanile, leit motiv dell'anno pastorale 2006/2007. Dal messaggio lanciato a Loreto dal Santo Padre si apriranno poi nuovi spunti di riflessione per l'anno pastorale 2007-2008 dedicato alla “dimensione interpersonale dell'evangelizzazione” e che culminerà nella Gmg di Sydney 2008. A fine messa, domenica, il Papa impartirà il rito del mandato a 72 giovani italiani esortandoli ad annunciare al mondo la parola di Gesù.
Terza tappa del viaggio l'anno pastorale 2008/2009 che coinvolgerà piazze e santuari italiani in un connessione anche virtuale grazie alle potenzialità della Rete. A Loreto i nuovi modi di comunicazione fanno da supporto a principi secolari come la bellezza del creato e la solidarietà. Il 1° settembre, l'Agorà, per la prima volta celebrerà la Giornata per la salvaguardia del Creato con il giusto spirito ecologico. Il simbolo dell'acqua, bene comune ma anche fonte di catarsi e salvezza, accompagnerà i contenuti del concerto. A esaltare il sentimento della solidarietà sarà invece la raccolta di fondi attraverso gli sms per la diocesi di Emdeber. La chiesa etiope il 12 settembre 2007 celebrerà il Giubileo del Duemila. La croce del Giubileo d'Etiopia sarà benedetta (come già la campana) dal Papa e condotta a Loreto dal vescovo di Emdeber, Ghebreghiorghis Musié. «Il fatto che l'iniziativa di solidarietà dei giovani per Emdeber si colloca in un momento significativo del cammino della Chiesa in Etiopia mi sembra provvidenziale - ha spiegato monsignor Giulietti, - e aiuterà i giovani a capire che questa opera di carità è espressione della comune fede in Cristo e che il Vangelo è il dono più prezioso che si possa fare ad una persona. Sono un bellissimo segno di una Chiesa antica e giovane». Antica e immutabile nel rigore dei suoi dogmi, viva nella speranza del domani cercata dai giovani.

© Copyright Il Messaggero, 31 agosto 2007


Ratzinger il 13° nella storia, Wojtyla 5 volte

IL 1° settembre sarà l'ottava volta che Joseph Ratzinger si recherà in preghiera a Loreto, anche se la prima da Papa. Quando era ancora cardinale infatti, in sette occasioni - fra il 1985 e il 2002 - è stato in visita nella città della Santa Casa, a testimonianza di un forte legame con il santuario mariano. E del resto anche il suo predecessore, Giovanni Paolo II, è sempre stato molto legato a Loreto, tanto da visitare Loreto per ben cinque volte da Papa e una da cardinale. Se si considera anche Benedetto XVI, sono dunque tredici i pontefici che hanno visitato la località marchigiana, dal 1449 - l'anno di Niccolò V - ad oggi. Al Papa ligure hanno fatto seguito nei secoli Pio II, Giulio II, Clemente VII, Paolo III, Pio VI, Pio VII, Gregorio XVI, Pio IX, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Ventitrè in tutto le visite di un papa. Significativo fu il viaggio di Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, di Senigallia. Il Papa visitò la Santa Casa nel 1857, prima della dichiarazione del Regno d'Italia e della presa di Roma. Da allora, sarebbero dovuti passare ben 105 anni prima che un nuovo Pontefice uscisse dai confini del Lazio. Il primo fu Giovanni XXIII, che nel 1962 si recò in pellegrinaggio a Loreto e ad Assisi per affidare le sorti dell'imminente Concilio Vaticano II alla Madonna e a San Francesco. Il suo viaggio in treno attraverso le terre appartenute allo stato Pontificio richiamò grandi folle a tutte le stazioni. Dopo Papa Roncalli toccò a Karol Wojtyla. La prima volta fu nel 1979, quando, l'8 settembre, visitò il santuario lauretano e poi Ancona. Giovanni Paolo II tornò per il convegno della Chiesa italiana l'11 aprile 1985 - in cui concelebrò la messa solenne sul sagrato del Santuario - e il 10 dicembre 1994, in occasione dell'apertura delle celebrazioni per il 7° centenario lauretano. Meno di un anno dopo - il 9 e 10 settembre 1995, in piena guerra dei Balcani - Wojtyla fu ancora a Loreto per il pellegrinaggio dei giovani d'Europa. Fu la prima volta di Montors o. Alla veglia notturna parteciparono 400.000 ragazzi. E Montorso fu anche il teatro del suo ultimo viaggio pastorale, il 5 settembre 2004, per la festa dell'Azione Cattolica. Nell'occasione proclamò tre nuovi beati, primo caso in Italia in cui ciò avvenne fuori da Roma. Joseph Ratzinger ha pregato a Loreto come cardinale nel 1985, nel 1988, nel 1991, nel 1994, nel 1995, nel 1999 e nel 2002.

© Copyright Il Messaggero, 31 agosto 2007


Un’orchestra di diversamente abili accompagnerà la concelebrazione

UN’attenzione particolare è stata riservata dal Cisip (il centro organizzativo della Pastorale giovanile) agli oltre 300 diversamente abili che parteciperanno all’Agorà dei giovani italiani. La maggior parte di essi provengono dalle regioni del Nord e del Centro e raggiungeranno la spianata di Montorso attraverso dei pulmann a loro riservati. «La persona disabile è un valore, una risorsa e una ricchezza per la comunità, che è chiamata ad aprirsi e farsi carico di questi soggetti» sottolinea Letizia Secchi, 26 anni, di Montesanvito, in provincia di Ancona. «L’impegno – aggiunge la volontaria - è quello di far circolare una nuova mentalità, che stimoli le comunità ad aprirsi ad una vera accoglienza di questi soggetti, che non si risolva in un semplice dare ma anche ricevere dall’altro». A Montorso ci sarà un’area di 800 mq invece il settore totale destinato ai diversamente abili (280 mq di area coperta). Tra le novità di Loreto 2007 la notizia che ad accompagnare la concelebrazione eucaristica di domenica 2 settembre, presieduta dal Santo Padre con inizio alle ore 9,30 nella piana di Montorso, ci sarà anche l’orchestra Esagramma di Milano, che si esibirà con ventisei ragazzi diversamente abili e trentaquattro maestri, tutti diplomati al conservatorio. Esagramma (www.esagramma.net) è una cooperativa onlus fondata nel 1999 e nasce dall’esperienza riabilitativa e formativa del Laboratorio di musicologia applicata, associazione di volontario sorta nel 1985. Gli utenti dell’orchestra sono difatti bambini e ragazzi con problemi psichici e mentali come autismo, ritardo cognitivo o sindrome di Down, o giovani con gravi disagi sociali e familiari. Questi ragazzi accompagneranno la Santa Messa con il coro curato dal Co.Per.Li.M., un corso di perfezionamento liturgico – musicale, istituito dall’Ufficio liturgico nazionale.

© Copyright Il Messaggero, 31 agosto 2007

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Un anno fa, la visita del Papa al Santuario abruzzese del Volto Santo di Manoppello. L'arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, sottolinea la fruttuosa eredità di quell’evento

Gioia ed entusiasmo: questi i sentimenti che animano le migliaia di giovani che stanno confluendo a Loreto per incontrare Benedetto XVI. Quegli stessi sentimenti che il primo settembre di un anno fa hanno accompagnato il pellegrinaggio del Papa al Santuario del Volto Santo di Manoppello, nella diocesi di Chieti-Vasto. Una visita pastorale durata poche ore, ma la cui ricchezza spirituale si mantiene particolarmente viva ad un anno di distanza. Ecco la riflessione dell’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte, raggiunto telefonicamente da Alessandro Gisotti proprio a Manoppello, dove il presule si trova con i giovani dell’Abruzzo in partenza per Loreto:

R. - C’è stata come la grazia di un nuovo slancio, di una nuova gioia di credere, di sentirsi amati da Cristo, avvolti dallo sguardo della sua misericordia. In secondo luogo, il Papa ci ha invitati ad essere sempre cercatori del Volto di Dio. Il Santo Padre ci ha incoraggiati ad essere sempre pellegrini alla ricerca del Volto. Anche quando lo abbiamo conosciuto, dobbiamo sempre di nuovo riscoprirlo. Ci ha invitati ad avere una fede viva, una fede sempre nuova e giovane. E i giovani si sentono attratti da una fede che non è qualcosa di stantio, di statico ma che è novità di cuore, novità di vita: un sempre nuovo incontro d’amore con il Signore Gesù.

D. - Accolto da grande entusiasmo a Manoppello, il Papa affermò: “La Chiesa è una grande famiglia. Dove c’è il Papa, la famiglia si riunisce con gioia”. Fin dall’inizio del Pontificato, Benedetto XVI ci mostra proprio la gioia dell’incontro con Cristo e la dimensione ecclesiale di questo incontro...

R. - La gioia è una delle parole-chiave di questo Papa. Ed io credo che sia un’esperienza che egli stesso viva profondissimamente da tanti anni. Questo Papa è uno di quei casi concretissimi in cui si può spiegare ai giovani perché non si deve dire che siamo vecchi, ma che siamo giovani da tanti anni. Veramente, c’è una giovinezza nel suo cuore, un entusiasmo della fede che ci fa capire come ciò che egli ripete - e cioè che chi crede non è mai solo, si sente avvolto da un amore che lo riempie di gioia - sia profondamente vero. I giovani lo hanno capito. Qui a Manoppello, l’anno scorso come quest’anno, ne sono venuti tantissimi. Adesso a Loreto ne vedremo ancora tanti lasciarsi confermare nella fede di Pietro, e da Pietro rilanciare nella testimonianza di questa fede nel quotidiano della loro vita.

D. - Un anno fa, Manoppello; oggi, Loreto. Lei si trova proprio con i giovani abruzzesi che si apprestano a partecipare all’Agorà dei giovani: lo stesso entusiasmo?

R. - Non solo con i giovani abruzzesi che verranno - e sono tantissimi, in modo speciale, quelli della mia diocesi - ma anche i tantissimi che verranno ed anche con i tantissimi - migliaia - che stiamo ospitando nella mia diocesi e che vengono da molte diocesi d’Italia e anche da vari Paesi d’Europa: Olanda, Germania, Ucraina e così via. Insieme stiamo vivendo un’esperienza meravigliosa. Le nostre famiglie sono arricchite dalla presenza di questi giovani, entusiasti dal calore e dall’affetto che hanno trovato, tutti siamo comunque nella gioia, ora, di andare pellegrini alla Santa Casa, pellegrini ad incontrare il Successore di Pietro che ci confermerà ancora una volta nella fede per rilanciare la nostra passione per la causa di Cristo, della sua Chiesa, per l’unità del suo Corpo.

© Copyright Radio Vaticana

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Presentata in conferenza stampa a Loreto l'Agorà dei giovani, attesi in 300 mila per i due giorni di incontro con Benedetto XVI

Saranno circa 300 mila i giovani che sabato e domenica prossima parteciperanno all’incontro con Benedetto XVI a Loreto. Il governo italiano ha definito il raduno un “grande evento”: ingenti infatti le misure di sicurezza e rilevante il lavoro organizzativo. La due giorni dei giovani italiani è stata presentata questa mattina a Loreto. La parola al nostro inviato, Paolo Ondarza.

I giovani possano sperimentare che la Chiesa è una casa accogliente, così come lo fu la casa di Nazareth per la Vergine Maria, custodita a Loreto. Lo ha detto il segretario generale della CEI mons. Betori presentando l’Agorà del prossimo fine settimana. “Non si tratta di un evento estemporaneo”, ha spiegato. Loreto 2007 è infatti parte di un cammino triennale dedicato ai giovani, chiamati a incontrare e conoscere la Chiesa. Oggi, è l’ultima delle giornate di accoglienza che in questi giorni hanno visto una grande collaborazione tra le diocesi italiane. Qui a Loreto, è giunta da Sidney in Australia una delegazione di giovani accompagnati da mons. Antony Fisher, segretario generale del Comitato preparatorio della GMG 2008. “Vogliamo imparare dall’organizzazione di questo evento - ha detto - gli italiani sono molto bravi a organizzare grandi raduni religiosi: ma siamo anche qui - ha proseguito mons. Fisher - per invitare i giovani italiani a venire a Sidney L’Australia ha bisogno di loro per una seconda evangelizzazione della cultura. Il lavoro della Protezione civile italiana, nella persona del responsabile Guido Bertolaso, è stato lodato dall’arcivescovo prelato di Loreto, Gianni Danzi. Lo stesso Bertolaso, prendendo la parola, ha detto che l’organizzazione è stata agevolata dal fatto che Loreto è stata già più volte meta dei viaggi pontifici. Bertolaso non ha nascosto l’emozione provata nel vedere già tanti giovani in festa e preghiera per le strade di Loreto: “un’immagine che - ha confidato - mi ha riportato alla grande GMG di Roma. Auspicio dell’odierna conferenza stampa è portare i giovani in prima pagina: lo ha così riassunto don Domenico Pompili, responsabile dell’ufficio stampa dell’Agorà. Per chiudere una curiosità: la Regione Marche farà dono al Santo Padre, amante della Musica, di una fisarmonica in madre perla. Lo ha detto il presidente della regione Gianmaria Spacca. Da Loreto, Paolo Ondarza Radio Vaticana.

In queste ore, tantissimi giovani da tutta Italia sono in viaggio verso Loreto. Per l’occasione, treni speciali sono stati messi a disposizione dalle Ferrovie dello Stato. Il treno, dunque, ancora una volta, si rivela come mezzo privilegiato per raggiungere i luoghi dello Spirito. Paolo Ondarza ne ha parlato con Mauro Moretti, amministratore delegato di Ferrovie dello Stato:

R. - Una grande massa di persone deve andare in un luogo relativamente piccolo e per riuscire a gestire tutta l’affluenza il treno si presta, in questi momenti, ad essere il mezzo di fruizione. Quando si arriva, lo si fa alla spicciolata, quando si va via, lo si fa tutti quanti assieme. Quindi, dover gestire grandi masse di persone contemporaneamente è molto difficile. Il treno ha questa grande capacità. Un secondo motivo è, invece, quello legato al fatto che il treno è un mezzo perfettamente coerente con lo spirito della manifestazione dell’Agorà di Loreto. Il treno è un mezzo di trasporto molto vicino alla natura, rispetta il clima, rispetta l’ambiente. E’ uno strumento dei valori che lì verranno ad essere manifestati. Terzo, è un mezzo con il quale si riesce a socializzare, cosa rara ormai nel nostro mondo. E’ un luogo di incontro, nel quale si possono scambiare esperienze, idee, opinioni e si può fraternizzare, cosa anche questa sempre più difficile fare.

D. - Come vi siete organizzati per fronteggiare i tanti giovani che si sono messi in viaggio per Loreto e quali servizi saranno offerti loro?

R. - Intanto, oltre ai treni ordinari ci sono anche dei treni speciali: oltre 100 treni speciali dedicati solamente ai giovani che vanno verso Loreto. Da più parti d’Italia, a raggiera, convergeranno verso Loreto, ed altri siti vicino Loreto, dove saranno dei centri di accoglienza dedicati, con delle persone che saranno in grado di organizzare un deflusso ordinato. Useremo dei treni molto capienti.

D. - Ancora una volta, il binomio treno-turismo religioso si ripresenta. Non è una novità...

R. - Sicuramente, è noto il pellegrinaggio verso Lourdes o altri centri di questo genere, che sono periodici, frequenti. C’è stata invece l’esperienza eccellente, che ho vissuto personalmente, del Giubileo e della Giornata Mondiale della Gioventù con Giovanni Paolo II, che fu un esempio molto felice di come un avvenimento così importante possa essere organizzato in maniera eccellente senza particolari disguidi.

© Copyright Radio Vaticana


BETORI: A LORETO I GIOVANI NON SONO 'PREFABBRICATI'
Già 100mila giovani giunti per incontro con il Papa

Loreto (Ancona), 31 ago. (Apcom) - "I giovani che partecipano all'agorà di Loreto non sono giovani prefabbricati": monsignor Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, non mette in contrapposizione i giovani che partecipano al megaraduno con il Papa dagli altri. "Diffido dal fare una differenza in tal senso - ha scandito il numero due della Cei durante una conferenza stampa alla vigilia dell'evento - non credo che dai giovani che sono a Loreto arrivino problematiche diverse da quelle della società. Da questo incontro vogliamo dare una parola di fiducia e di speranza per tutti gli uomini contemporanei".
Monsignor Betori ha ricordato infatti che "moltissime sono state le iscrizioni on line da parte di semplici ragazzi, individuali e non legati ai gruppi parrocchiali. Questo dimostra una necessità di incontro anche da parte di singoli giovani". Il segretario generale della Cei ha poi sottolineato che l'evento di Loreto si inserisce all'interno di "un percorso triennale in tre tappe: l'ascolto dei giovani nel primo anno, la proposta del Vangelo da giovani a giovani nel secondo anno e l'aspetto culturale ispirato al Vangelo nel terzo anno. L'agorà - ha proseguito Betori - è un esempio di grande collaborazione tra le chiese in Italia che indica anche la volontà di scambio e di esperienze tra diverse comunità e realtà. Noi auspichiamo che i giovani possano sperimentare la chiesa come una casa accogliente perché - ha concluso - il Cristianesimo vada vissuto come patrimonio importante per i giovani di oggi e del futuro".
Sono già quasi 100mila i giovani arrivati a Loreto per partecipare al grande incontro che si terrà domani con il Papa. Provenienti da tutta Italia, i ragazzi sono stati accolti in 32 diocesi distribuite in Marche, Emilia Romagna, Umbria e Abruzzo. Oltre 650 i giovani stranieri, in rappresentanza di 54 delegazioni da tutta Europa e dai paesi del Mediterraneo. Domani alle 17 è previsto l'arrivo di Benedetto XVI all'eliporto di Montorso, a cui seguirà la veglia con i giovani e successivamente la serata-spettacolo alla presenza di artisti del calibro di Claudio Baglioni, Lucio Dalla, Andrea Bocelli e Le Vibrazioni.


PAPA/ DA REGIONE MARCHE IN DONO UNA FISARMONICA DI MADREPERLA
"Sappiamo che il Papa ama tantissimo la musica"

Loreto (Ancona), 31 ago. (Apcom) - Una fisarmonica di madreperla fatta da un artigiano marchigiano: è questo il dono che la Regione Marche offrirà a Papa Benedetto XVI che domani e domenica sarà a Loreto per prendere parte all''Agorà dei giovani 2007', l'evento promosso e voluto dalla Chiesa italiana, primo appuntamento del cammino triennale proposto per i giovani italiani.
"Sappiamo che il Papa ama tantissimo la musica - ha detto Gianmario Spacca, presidente della Regione Marche - e per questo abbiamo scelto di regalargli una fisarmonica".

NUOVA SEZIONE IN "BENEDETTO XVI: GLI SPECIALI DEL BLOG

In "Benedetto XVI: gli speciali del blog" e' stata inaugurata una nuova sezione intitolata UDIENZE GENERALI: GLI APOSTOLI ED I PRIMI DISCEPOLI DI CRISTO che raccoglie le catechesi del Papa sugli Apostoli ed i primi discepoli della Chiesa nascente.

Esclusiva di Korazym: la lettera del Santo Padre ai giornali ecclesiali dell’Austria


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(nella foto Il facsimile della lettera del papa (a destra) come sarà pubblicata il 2 settembre (a pagina 3) sul "Sonntagsblatt", come in tutti gli altri giornali diocesani austriaci)

In esclusivo, la lettera del papa ai fedeli austriaci

di Barbara Marino

"La fede è il presente e apre le porte al futuro". Così Benedetto XVI nel suo saluto alle lettrici e ai lettori dei giornali ecclesiali austriaci, che verrà pubblicato nell’edizione di domenica. Il testo integrale in esclusiva su Korazym.org

In una lettera esclusiva prima della sua imminente visita in Austria, il papa confessa: "Amo questo Paese!". L'attesa coinvolge non solo i migliaia di pellegrini a Mariazell, le centinaia di volontari e gli organizzatori: anche l’ospite stesso guarda con trepidazione ai suoi tre giorni in Austria. In un momento tranquillo nella sua residenza estiva in Castel Gandolfo, Benedetto XVI, ha redatto "la lettera promessa ai giornali ecclesiali austriaci" e spera che "raggiungerà i lettori in tempo" prima della sua visita, scrive il papa nella sua lettera di accompagnamento al segretario generale della Conferenza della stampa ecclesiale austriaca Walter Achleitner. Un desiderio che si realizzerà, perché la lettera, che Korazym.org pubblica oggi in esclusiva, apparirà domenica 2 settembre su tutti i giornali "domenicali" austriaci.

La fede è il presente e apre la porta al futuro: è questo uno dei passaggi forti del saluto del pontefice. Nel contempo, il papa mostra la sua unione con l’Austria: "Amo questo Paese, che mi è vicino dalla mia infanzia (...). Amo i paesaggi incantevoli della vostra Patria, la grande cultura austriaca e la gente amabile del vostro Paese". Il papa definisce l’Austria come il Paese nel "cuore centrale dell’Europa", che ha dato alla fede "forme così multiple e luminose, da toccare perfino uomini, che non o non più condividono" la fede cristiana, "ma amano la bellezza che ha prodotto". Nell’incontro con i pellegrini in Mariazell, i fedeli di Vienna, i volontari da tutti i settori della società e i giovani sulla via verso il sacerdozio in Heiligenkreuz, Benedetto XVI è sicuro di vedere "una Chiesa viva, che anche nelle difficoltà quotidiane prova la gioia della fede; che sa come è bello conoscere Dio, conoscere il Suo Volto, che ci è reso visibile in Gesù Cristo", scrive. Nelle sue parole - concluse con un cordiale "Grüß Gott! - alle lettrici e ai lettori dei giornali diocesani austriaci, il papa ricorda che nella sua cappella privata c'è una copia dell’immagine miracolosa di Mariazell, che il suo predecessore Giovanni Paolo II ha riportato a casa dalla sua visita al santuario dell’Alta Stiria; insieme a una "bella statua di san Giuseppe", il suo patrono, un regalo che i vescovi austriaci hanno fatto scolpire in legno per lui.

La traduzione italiana non ufficiale di lavoro a cura di Korazym.org dall’originale tedesco del testo integrale delle lettere del papa

La lettera di accompagnamento indirizzata al segretario generale della Conferenza della stampa ecclesiale austriaca Walter Achleitner

Castel Gandolfo
4.8.2007

Hernn Mag. Walter Achleitner
Segretario generale
della Conferenza della stampa ecclesiale austriaca

Egregio signor segretario generale!

Nei giorni silenziosi in Castel Gandolfo ho trovato finalmente il tempo per scrivere la lettera promessa ai giornali ecclesiali austriaci, che Le accludo. Spero che essa possa raggiungere i lettori ancora in tempo prima della mia visita in Austria.

Con cortesi saluti

Benedictus PP XVI


La lettera ai giornali ecclesiali dell’Austria

Care lettrici e cari lettori
dei giornali ecclesiali austriaci
!

La mia visita in Austria si avvicina sempre di più. Lo sapete: amo questo Paese, che mi è vicino dalla mia infanzia - dal tempo delle passeggiate domenicali, che all’inizio degli anni trenta facevamo con nostra madre a Ostermiething, a Sankt Radegund e in altri luoghi sulla sponda austriaca del Salzach. Amo i paesaggi incantevoli della vostra Patria, la grande cultura austriaca e la gente amabile del vostro Paese. Nella mia cappella privata, c'è una copia della Madre di Dio di Mariazell, che papa Giovanni Paolo II portò a casa proprio da lì. Inoltre, i vescovi austriaci hanno fatto scolpire per me, una bella statua di legno di san Giuseppe, nelle cui braccia dorme fiduciosamente al sicuro il Bambino Gesù. Quando prego il mio breviario o rimango nella cappella per pregare, mi guarda il volto buono della Madre di Dio di Mariazell, e allo stesso tempo sento qualcosa della sicurezza che viene trasmessa dalla familiare figura di san Giuseppe al Bambino Gesù. Ecco così che con i santi, è sempre con me anche l’Austria, il Paese nel cuore centrale dell’Europa, che ha dato alla fede forme così multiple e luminose, da toccare persino uomini, che non o non più condividono la fede, ma amano la bellezza che essa ha prodotto.

Quando verrò in Austria, incontrerò la grande cultura che si è formata nei secoli. Ma incontrerò soprattutto anche il presente: con le difficoltà e le domande di un tempo che si muove sempre più velocemente; la fatica della fede e dell’essere cristiano in culture e tradizioni diverse tra loro. Quando incontrerò però i pellegrini a Mariazell, i fedeli a Vienna, i volontari da tutti i settori della società e i giovani sulla via verso il sacerdozio in Heiligenkreuz, so già che vedrò una Chiesa viva, che anche nelle difficoltà quotidiane prova la gioia della fede; che sa come è bello conoscere Dio, conoscere il Suo Volto, che ci è reso visibile in Gesù Cristo.

In Austria, come del resto anche nel mondo intero, con cui m’incontro quasi ogni giorno con le visite dei vescovi, la fede non è soltanto grande storia. È il presente e apre la porta al futuro. In Brasile nella "Fazenda da Esperança" ho incontrato in modo indimenticabile dei giovani, che erano diventati schiavi della droga e che perciò avevano perso la gioia nella vita, nella fede e nel futuro. Scoprire Dio ha significato per loro - così hanno testimoniato - ritrovare la speranza e riottenere la gioia nella vita, nel futuro.

La fede ha radici profonde ed è proprio per questo che apre al futuro e dà la vita. Preghiamo insieme perché la mia visita in Austria aiuti tutti noi a ridiventare gioiosi in Dio e così a costruire il futuro, che è speranza.

Con un cordiale Grüß Gott

vostro

Benedictus PP XVI

Castel Gandolfo 4.8.2007

© Copyright Korazym

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ESCE IN SPAGNOLO 'JESUS DE NAZARETH'

SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

Cari amici, domani e' il grande giorno dell'agora' (che brutta parola!) e i preparativi sono quasi ultimati. C'e' grande attesa ed entusiasmo fra i giovani c'e' da chiedersi se fosse proprio necessario organizzare un concertone ad uso ed abuso mediatico. Non so dare una risposta, pero' vi segnalo tre editoriali di Petrus
che mi sembrano molto interessanti
:

A Loreto per pregare e non per cantare. Il nostro appello: fate come il Papa, disertate il concerto dell’Agorà

Giovani, non accettate caramelle dagli sconosciuti

L'Agorà non è la Festa del 1° Maggio


I GIORNI DELL’ACCOGLIENZA

Da tutt'Italia in ascolto dei testimoni

Mille ragazzi al santuario con Ernesto Olivero, fondatore del Sermig: «Imparate a sentire il respiro dell'altro»

Dal Nostro Inviato A Isola Del Gran Sasso (Teramo) Gianni Santamaria

Caldo e fresco. Superficie e profondità. Rumore e silenzio. Si è nutrita di contrasti la seconda giornata dell'Agora dei giovani ospitati nella diocesi di Teramo-Atri. Dedicata al tema del progetto di vita, si è svolta nel santuario di San Gabriele dell'Addolorata. Oltre mille i presenti, tra ospiti e giovani locali. Torrido è il clima sulla spianata ai piedi del Gran Sasso, c'è pure un incendio su una vicina altura e un vento caldissimo che spazza via tutto, cappelli, stoviglie di carta, e pure il vitto consumato sotto le tende.
Frescura e silenzio dominano i luoghi principali: il vecchio santuario e il nuovo, dove nella cripta sotterranea sono conservate le spoglie del santo giovane che dà il nome al luogo. In molti sostano sulle panche in meditazione. Magari dopo essersi scalmanati al suono delle chitarre e dei tamburi. L'esuberanza e la meditazione scandiscono la giornata nel luogo che vede ogni anno la presenza di più di quindicimila giovani.
Per l'Agorà sono arrivati fino a questa oasi religiosa - che il vescovo di Teramo-Atri, Michele Seccia, ha definito «la casa dei giovani» - 350 ragazzi del Cammino neocatecumenale della Campania, cinquanta giovani per ciascuna dalla diocesi di Brescia e dalle pugliesi Castellaneta e San Severo. Quaranta da Milano, appartenenti alla comunità dell'Emmanuele. Infine gli stranieri, altri 164 neocatecumenali spagnoli e un gruppo di 150 polacchi. Sono quasi tutti ospiti nelle famiglie. A due a due. Fatti i conti sono più di quattrocento gli usci di Teramo e provincia che si sono spalancati, a confermare la grande risposta delle famiglie alla chiamata dei giovani. Anche la diocesi locale ne porterà a Loreto 950 con quattro pullman e un treno speciale.
Per il momento volano i canadair a ricordare le incandescenze della storia in cui i giovani vivono. Si parla di scelte, che vanno maturate e radicate nel vissuto. Ne parla Ernesto Olivero, il fondatore del Sermig, Servizio missionario giovani che anima l'Arsenale della p ace a Torino e porta iniziative di solidarietà in tutto il mondo. Quello che si usa definire un «testimone». Lui li striglia e li incoraggia, i giovani pellegrini. Da un lato bando ai sentimentalismi: «Se andate a Loreto per avere una bella sensazione, non andateci». Dall'altro l'invito a remare contro corrente rispetto alle mode imposte o alle ingiustizie considerate ormai inevitabili, come la fame nel mondo. Perciò ad essere sempre più «patrimonio dell'umanità». Per farlo - è l'invito di Olivero - occorre «sentire il respiro dell'altro», giocarsi nelle relazioni con gli uomini e con Dio. L'assemblea giovanile raccolta nel nuovo santuario a forma di barca, ascolta e fa tesoro. Sa che prendere il largo non è facile. Ma le scelte non vanno rimandate, come ha detto Olivero, «a domani, a quando maturerò; vanno fatte adesso».
Una sua piccola scelta di vita l'ha fatta Giacomo, 18 anni, di Brescia. Studierà ingegneria. Sull'Agorà ha le idee chiare. Si inserisce in un cammino, nel quale l'Agorà non rappresenterà un momento alto solo per i partecipanti. Sarà anche una sfida per chi li starà a guardare, promette. «Le scelte non si declinano con fatti eclatanti; come diceva Madre Teresa occorre agire in modo ordinario nello straordinario e straordinario nell'ordinario».
Il ragazzo con il suo gruppetto è nei corridoi del convento accanto alla stanzetta dove san Gabriele morì nel 1862 a 24 anni. Un religioso passionista ha appena ricordato una frase del santo giovane che somiglia molto a quella della suora albanese, anche lei salita all'onore degli altari: «Dio non guarda al quanto, ma al come». All'amore con cui si fanno le cose. Allo stupore da cui ci si lascia prendere.
È a questa dimensione che don Luigi ha improntato il cammino dell'Agorà con il suo gruppo. Il sacerdote, 29 anni, testa pelata e cappello stile cow boy con tesa piegata (un simbolo della Giornata mondiale della gioventù di Colonia, replicato anche per Loreto) è responsabile della pastorale giovanile di Sa n Severo, nel Foggiano. Alcuni dei suoi ragazzi sono stati già a San Gabriele un anno fa, quando il vescovo Seccia, fino ad allora loro pastore, entrò nella sua nuova diocesi in terra d'Abruzzo. «Anche nella preparazione di quest'evento ci preoccupiamo di tante cose organizzative. Tutto dobbiamo fare, però senza dimenticare di mettere Dio al centro delle nostre vite».

© Copyright Avvenire, 31 agosto 2007


Oltre Loreto, Isola del Gran Sasso, Manoppello, Fiastra...

Giovani, un istinto inatteso li porta dove davvero conta

Francesco Ognibene

Non è un modo di dire: ci sono posti dove le pietre parlano davvero, e Loreto è senza dubbio tra quelli più loquaci. Un minuscolo lembo di Terra Santa è qui, circondato oggi dall'allegria dei giovani che sono venuti a incontrare Papa Benedetto, domani e domenica, una compagnia rumorosa e serena attorno a un angolo di cielo che fa tanto famiglia, amicizia, casa. I mattoni sghembi della Casa di Maria chiudono uno spazio piccolo come un grembo che accoglie a migliaia ogni giorno i ragazzi dell'Agorà. Vengono a Loreto da ogni parte come guidati da un istinto, attratti da un luogo dove smettono di essere massa colorata e prendono ciascuno il proprio volto, forma esteriore di una storia, delle richieste portate sulle spalle con lo zaino, delle domande su di sé, il futuro, la vita. Le pietre parlano, a tutti: dalla Santa Casa i ragazzi escono solo dopo aver vuotato il sacco e messo un punto in fondo a una preghiera, intensa o elementare che sia. Sono loro stessi, e dove altro potrebbero esserlo se non a casa della Madre? È bello osservarli mentre prendono le misure di un posto così denso eppure tanto piccolo, fanno qualche passo incerto, poi si appoggiano fiduciosi alle pareti, sfiorano i mattoni, si siedono a terra, a volte vinti dall'emozione, e capiscono forse per la prima volta con tanta evidenza che la fede non è un'astrazione, una dottrina, un'idea, tant'è vero che c'è un luogo di pietre grezze che parla del divino diventato storia. Escono e respirano, sono arrivati, cosa bisogna cercare ancora? Ma nella geografia spirituale dell'Agorà 2007 non c'è solo Loreto a parlare la lingua del cuore, ed è forse questa la maggior sorpresa delle giornate che stiamo vivendo in mezzo ai giovani, tutt'uno con l'ininterrotto viavai spontaneo dentro il santuario. Ogni diocesi tra le tante che ospitano ragazzi da tutta Italia e da almeno 50 altri Paesi del mondo per questo incontro festoso di fine estate sta offrendo i suoi luoghi della fede, le sue "case" dove piantare il campo base e sentirsi giunti a un approdo. E chi entra in questi luoghi, che altri vorrebbero ridotti a musei di una religione muta, si sente tornato a casa, finalmente. Sant'Apollinare in Classe, San Gabriele dell'Addolorata (Isola del Gran Sasso), il Santo Volto di Manoppello, l'abbazia di Fiastra, l'eremo di Gamogna, il santuario di Maria Goretti a Corinaldo, il duomo di Orvieto, e poi cattedrali belle da perdersi, i monasteri, le pievi. Tra Romagna, Umbria, Marche e Abruzzo è una ragnatela di percorsi ripassati in queste giornate di vigilia. È l'Italia che parla ai giovani con la sua vera voce, quella della storia cristiana che non è solo origine o radice ma respiro, anima. A guidare i viaggiatori diretti a Montorso, dove confluiranno domani, è ancora un fiuto naturale, che infallibilmente li porta al centro di ogni questione e ricerca. Se vogliono, sanno liberarsi in fretta dalle chiacchiere che li avvolgono, e si mettono in movimento rivelando di saper scegliere e di non concedersi sconti, quando vale la pena. Invitandoli a Loreto, il Papa li ha spinti a riprendere la strada, a rimettersi in questione, ma senza fretta. Tre giorni in giro per città e santuari, sino a oggi, gli hanno fatto scoprire che nel loro Paese le pietre dicono tutt'altre cose rispetto a quelle che sono abituati a sentire. E questa voce già li sta preparando ad ascoltare Benedetto non come si fa a una lezione ma nello stile di una famiglia. Non importa allora quanti saranno domani, né la coreografia che creeranno insieme, le bandiere, i canti, la notte all'aperto. Stanno ritrovandosi a casa, è questo che conta.

© Copyright Avvenire, 31 agosto 2007

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di Rosso Malpelo - Gianni Gennari

«La forza del pregiudizio»: titolo mercoledì sul "Corsera" (p. 34) per Massimo Franco a proposito di "prodiani e Veltroni", ma che oggi va a pennello per certe sortite "laiche".

Fuoriserie, al solito, Radio Radicale, in cui 24 ore al giorno il pregiudizio imperversa contro il male assoluto: Chiesa e Vaticano. Lo fanno per sentirsi vivi, in genere non se li fila nessuno, ma talora a far benissimo del loro peggio arrivano anche altri e - su input dello zombi radicale - con "la forza del pregiudizio" contro Vaticano e Cei riscoppia l'eterno piagnisteo sulla faccenda dell'8 per mille, anche se il Vaticano con l'8 per mille non c'entra proprio niente e certi laici fanno ancora confusione.

E così ecco che mercoledì su "Repubblica" (p. 5) Laura Troja lamenta che «in cassa finisce anche quasi tutto l'8 per mille». Già: in pratica se il 90% delle scelte è per la Chiesa cattolica, è giusto che alla Cei vada il 90% dell'8 per mille? No! Laura Troja a nome di lorsignori laici scrive che è troppo: siccome la scelta è espressa solo da quasi metà dei contribuenti, vorrebbero che la somma fosse subito più che dimezzata, e poi divisa esattamente nelle percentuali delle scelte effettive. Originale! Anzi, unico! Infatti in ogni elezione valida tutto viene deciso dai voti espressi, anche se non tutti gli aventi diritto hanno votato. È così, o per esempio se per la Camera dei Deputati vota solo il 70% degli elettori, il 30% dei seggi dovrebbe restare vuoto? No! Lorsignori laici non sarebbero d'accordo: in democrazia conta chi si esprime. Giusto! Ma solo se si tratta di Chiesa, allora non vale. È la forza del pregiudizio.

© Copyright Avvenire, 31 agosto 2007

Grande! :-))

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SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"

La ricerca ossessiva della perfezione

di Turi Vasile

Torna la visione spartana della vita secondo cui l’essere che non corrisponda al modello estetico-fisico, direi alla pura forma platonica, non ha diritto alla vita. L’uomo si sostituisce così alla selezione della Natura e si appropria del diritto di scartare implacabilmente il prodotto scadente così come accade nella lavorazione industriale.

La coscienza invoca a suo alibi il diritto di correggere gli sbagli di Dio che nella mentalità comune regola il funzionamento, se non il destino della Natura.

Innanzitutto chi stabilisce che un essere menomato non nasconda invece in sé il genio, soprattutto scientifico, come accade ed è accaduto con esempi clamorosi? Chi stabilisce che nel Down non regni una sua incontenibile gioia, e quindi una sua soddisfazione di vita?

Non è perciò il caso di ribadire che il modello dell’uomo non è anatomico e mentale, bensì spirituale e ha i suoi modi, anche incomprensibili, di esprimersi e non solo interiormente?
Il fatto accaduto a Milano merita tutto il raccapriccio che è dilagato sui giornali sull’aborto presuntuosamente selezionatore della qualità della vita; ma è il caso di coinvolgere anche nel pietoso incidente la responsabilità morale dei genitori che rifiutano i figli probabilmente Down.
La carità avrebbe invece richiesto un’accoglienza pari, anzi superiore, a quella riservata al fratello sano; chi ha il diritto di rigettarlo invece di supplire con l’amore a ciò che gli è stato negato?
Se il linguaggio non fosse un po’ fuori luogo si potrebbe dire che il caso, non Dio, si è vendicato del cuore duro dell’uomo e della sua stoltezza. Il caso rappresentato dall’errore umano pare essere stato delegato a infliggere il grande dolore che oggi fa certamente rimpiangere la soppressione di quell’esserino innocente che idealmente confidava nell’abbraccio di coloro che lo avevano generato come conforto del difetto della natura. E per di più il fratello sano è stato coinvolto nella morte del fratello debole cosicché l’egoismo umano si è sostituito al destino biologico che è condizionato e sincrono nei gemelli, e che Thornton Wilder ha magistralmente rappresentato nel Ponte di San Luis Rey.

© Copyright Il Giornale, 31 agosto 2007


Il ministro e la proposta di Betori. Il Movimento per la vita: dialogo con la Turco

«Tagliando» alla 194? Il no della Bindi alla Cei

«Argomenti surrettizi, vanno applicati tutti gli articoli»

M.Antonietta Calabrò

ROMA — «Argomenti surrettizi ». Insomma un bel no, grazie. Il ministro della Famiglia, Rosy Bindi, risponde così alla richiesta avanzata ieri sul Corriere dal segretario della Cei Giuseppe Betori di riformare la legge sull'aborto, in linea con la richiesta del quotidiano dei vescovi Avvenire di «fare il tagliando» alla 194, dopo il caso dell'aborto selettivo dell'ospedale San Paolo di Milano.

E si trova sulla stessa lunghezza d'onda dei Valdesi («la legge va difesa da attacchi integralistici », ha detto la pastora Letizia Tomassone) e dei laici dello Sdi. Mentre i cattolici del Movimento per la vita, guidato da Carlo Casini, raccolgono le «aperture» del ministro della Salute, la diessina Livia Turco.

«Se nella legge 194 ci sono delle norme non applicate vanno applicate — ha detto Bindi, candidato leader del Pd, cattolica — ma non credo che si possa riaprire » il dibattito su di essa con argomenti che obiettivamente possono apparire surrettizi rispetto alla questione principale ». «La legge 194 è una legge dello Stato — ha sottolineato il ministro della Famiglia — e credo che vada applicata in tutti i suoi articoli così come in questi anni si è cercato di fare».
La pastora Tomassone, che è vicepresidente della Federazione delle chiese evangeliche italiane, ha parlato a margine del Sinodo delle chiese valdesi e metodiste di Torre Pellice. All'editoriale di Eugenia Roccella, in cui si parlava tra l'altro di «pulizia etnica » nei casi di aborto per diagnosi prenatale di malformazioni, Tomassone ha risposto sostenendo che «la legge va difesa dagli integralisti, bisogna affermare il principio etico fondamentale della responsabilità nella relazione, in cui la donna può e deve decidere nel suo rapporto con il feto».
Il caso aborto finisce dritto dritto nel dibattito sul nascente Partito democratico. Almeno questa è il punto di vista di Roberto Villetti, vicesegretario dello Sdi, che invoca la difesa della laicità e chiama in causa l'altro candidato leader del Pd: «Tocca anche a Veltroni — sostiene Villetti — che si esprime politicamente su tutto, pronunciarsi pure sui diritti civili, cominciando a dire subito un no chiaro e tondo a ogni modifica o distorsione della 194. «Non vorrei — continua — che tutta questa crescente offensiva integralista per scardinare la legge sull'aborto, soprattutto attraverso interpretazioni restrittive alla sua applicazione, nasca dalla convinzione che il Partito democratico, già per se stesso abbastanza ambiguo sui principi di laicità, possa essere accondiscendente alle richieste delle gerarchie ecclesiastiche».
«Per rendere la legge 194 meno ingiusta, alcune riforme possono essere introdotte per via amministrativa» afferma invece il Movimento per la vita, con riferimento all'emanazione da parte del ministero della Salute di linee guida di applicazione, a legge invariata. Su questo il Movimento si dice pronto «ad avviare da subito un dialogo con il ministro». Casini chiede in particolare «disposizioni della parte preventiva meno equivoche » e «la riforma dei consultori familiari».

© Copyright Corriere della sera, 31 agosto 2007

Francamente amerei che non si accostasse piu' l'aggettivo "cattolica" al nome della Bindi visto che non ne vedo la necessita'.
Quando parla il ministro Ferrero, raramente, trovo accanto al suo nome la "qualifica" di "valdese".
Inoltre il laicismo della Bindi, francamente, inizia ad essere irritante. Non c'e' bisogno che rilasci continuamente interviste e dichiarazioni ai giornali per rimarcare la sua distanza dalla CEI...abbiamo capito
!
Raffaella

A Loreto il Papa si farà "semplice" catechista


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FRANCO GARELLI

TORINO

Fine delle vacanze per il Papa e per duecentomila giovani cattolici italiani che domani e domenica saranno protagonisti di un meeting della fede a Loreto, nella grande spianata di Montorso che attornia il santuario della Madonna. Tra i momenti clou, la veglia di preghiera di sabato, nella quale il Pontefice teologo risponderà alle domande dei giovani e si improvviserà come il loro catechista, e la grande celebrazione eucaristica del giorno dopo, che Benedetto XVI concluderà con la recita dell’Angelus in uno scenario giovanile inusuale: un mix di musiche, feste, grandi emozioni e spazi di contemplazione.

Culture e stili diversi

Ancora una volta la Chiesa sceglie uno spazio aperto, l'agorà, per incontrare e ascoltare i giovani e per proporre loro mete impegnative. Per un weekend Loreto sarà la piazza d'Italia più frequentata. Vi convergeranno non soltanto i giovani delle associazioni e dei movimenti cattolici più importanti, ma anche folte rappresentanze delle 225 diocesi d'Italia, che da tempo si sono mobilitate per l'evento. La macchina organizzativa è imponente come si conviene a un happening di questo tipo. Tulle le diocesi attorno a Loreto si sono attrezzate per accogliere i pellegrini, non solo in chiave logistica, ma anche per far incontrare gli ospiti con i gruppi ecclesiali più vivaci della zona. Una sorta di contaminazione di culture e di stili ecclesiali che crea gemellaggio tra i giovani cattolici della penisola, rinforzandoli nelle loro convinzioni di fede e nell’amicizia umana.
La scommessa
Ancora una volta, dunque, la Chiesa italiana investe sui giovani, nonostante non stia vivendo un momento facile, esposta com’è a varie tensioni. A livello europeo, grazie a qualche soffiata nostrana, è sotto indagine per l’esenzione Ici degli edifici religiosi, una questione che può indubbiamente indebolire la sua immagine pubblica. Oltre a ciò, l'estate 2007 ha portato una serie di notizie non proprio favorevoli alla presenza della Chiesa nel Paese, con le accuse di abusi sessuali che hanno coinvolto don Gelmini e le sue comunità, con i casi (come quelli che si sono verificati a Torino) di preti al centro di inchieste sulla pedofilia; e ancora, con la situazione di sacerdoti che denunciano di avere qualche paternità, nonostante siano efficaci e apprezzati nel loro ministero.

La forza sociale

Ciò nonostante, il corpo forte della Chiesa continua la sua presenza di sempre nella società italiana e a livello giovanile si segnala come una delle forze più in grado di avanzare proposte significative. E non soltanto dando vita ai grandi eventi, funzionali a coltivare forti emozioni; ma soprattutto con un impegno di base a tutto campo, un’azione educativa di lungo periodo.
L'investimento della Chiesa nei confronti dei giovani è uno degli aspetti più interessanti della situazione italiana. Da tempo, nella società, si guarda ai giovani con scetticismo, accreditandoli perlopiù con le immagini dell'evasione e del bullismo. Si vive in un mondo troppo complicato perché i giovani possano trovarvi motivi di affezione e di identificazione. Così da molte parti se proprio non si giustifica, perlomeno si accetta come un dato di fatto che i giovani seguano la strada del disimpegno, si divertano finché sono in grado di farlo, vivano un po' ai margini dalla società, o con la testa da un'altra parte.
Da tempo la Chiesa cerca di combattere questo stato di cose. Il primo segnale forte in questa direzione è venuto da Papa Wojtyla, che proprio per mobilitare i giovani ha dato vita a una sequenza di appelli e di grandi appuntamenti capaci di richiamare le nuove generazioni a un forte protagonismo. L'evento di Loreto rientra in questa perenne scommessa sui giovani da parte della Chiesa. E’ solo puntando sui giovani, richiamandoli a grandi mete e prospettive, scommettendo sulle loro qualità, favorendo la loro leadership, che si può potenziare il capitale culturale della nazione.
Se le istituzioni (famiglia e scuola anzitutto) sono disorientate e incerte, la Chiesa non demorde dal richiamare i giovani a stili di vita più responsabili e armonici. I soli che possono far crescere le persone, metterle in relazione con gli altri, far maturare il senso della comunità, orientarli a scelte impegnative per sé e per gli altri.
Non è certo l'unica agenzia formativa, la Chiesa. Ma è indubbio che il confronto con le grandi questioni del senso della vita e della solidarietà sono una ricetta indiscutibile per far uscire i giovani dai loro pensieri pigri e per richiamarli a progetti di ampio respiro. Quelli a cui ha fatto riferimento Benedetto XVI nelle sue recenti vacanze in Trentino, quando ha ricordato a tutti che «la montagna evoca l'ascesa dello spirito verso l'alto, l'elevazione verso la “misura alta” della nostra umanità». Un concetto che il Papa ribadirà anche a Loreto e alle migliaia di giovani alla ricerca di segni di fiducia e di speranza. Abbattere le frontiere della globalizzazione, della cultura e delle etnie, per «ritrovare il senso del contatto, dei sentimenti, dell’abbraccio, del dialogo, del confronto». Con questo spirito Claudio Baglioni salirà domani notte sul maxipalco di Montorso, la spianata che accoglierà 300mila pellegrini per l’Agorà dei Giovani, il raduno con Papa Benedetto XVI. E la sua musica avrà un unico messaggio: «Prendere il proprio destino e il futuro in mano, e impegnarsi per creare un mondo migliore». Oggi Baglioni è arrivato nella cittadina marchigiana per provare le ultime note; domani l’incontro con i giovani e poi la partenza per Lampedusa, dove lo attende il progetto O’Scià che l’artista romano porta avanti da 5 anni con lo scopo di far riflettere istituzioni e forze politiche sul tema dell’immigrazione.

© Copyright La Stampa, 31 agosto 2007

Brutte notizie per la Chiesa questa estate? Ma no! La Chiesa e' abituata ad essere attaccata su piu' fronti e piu' e' forte e piu' il Maligno usa nuove strategie per cercare di danneggiarla solo che...non ci riesce :-)
R.

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Bagnasco: no a pregiudizi La Chiesa fa opere sociali

«Si riconosca l'azione con fiducia e gratitudine» Il verde Bonelli: niente crociate, toni da attenuare

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO — Chiede che la questione dell'Ici applicata agli enti ecclesiastici venga affrontata «senza pregiudizi», in modo che si possa «riconoscere» l'azione «sociale» della Chiesa. Ma non gli basta e aggiunge che quel riconoscimento dovrebbe avvenire «con fiducia e anche con gratitudine».
È la terza e più impegnativa tra le prese di posizione in materia di Chiesa e Ici che sono venute negli ultimi tre giorni dall'arcivescovo di Genova e presidente della Cei Angelo Bagnasco. Già martedì aveva detto che «non di privilegi si tratta», ma di «agevolazioni» di una «beneficenza » aperta a tutti. Mercoledì aveva aggiunto un monito: «Strangolare la Chiesa in molti casi vorrebbe dire strangolare i poveri».
Ieri il presidente dei vescovi ha completato la sua reazione alla «richiesta » dell'Unione Europea, indirizzata al governo italiano, mirante ad avere «chiarimenti» sulle «agevolazioni fiscali» concesse alla Chiesa e che potrebbero danneggiare la libera concorrenza.
«Io spero che ci sia un atteggiamento sereno, non pregiudiziale, non ideologico e senza interessi di parte, espliciti o nascosti» ha detto Bagnasco in un'intervista alla Radio Vaticana. Con un simile approccio, secondo il presidente della Cei, sarà possibile «riconoscere espressamente l'opera continua che nei secoli la Chiesa ha posto in essere e continua a porre in essere a favore dei più poveri e dei più deboli, mettendo a disposizione le risorse sia umane sia economiche, finanziarie di cui dispone».
Né la questione — ha osservato Bagnasco — tocca solo la Chiesa: «Bisogna considerare che certe esenzioni riguardano tutti gli enti non profit» che si occupano «concretamente dei problemi dell'emarginazione, della fragilità, della debolezza, della povertà», svolgendo un'opera che ha «una grande ricaduta a livello sociale».

Infine lo scatto d'orgoglio, e cioè la richiesta che l'azione sociale della Chiesa non ottenga solo riconoscimento, ma anche riconoscenza: il presidente dei vescovi ha espresso la fiducia «che questa presenza e questa azione di sussidiarietà che perdura nei secoli e nei millenni da parte della Chiesa sia riconosciuta a tutti i livelli; non solo riconosciuta, ma anche riconosciuta con stima, con fiducia e anche con gratitudine».

Una voce di consenso dal mondo laico l'arcivescovo l'ha ottenuta a poche ore di distanza dalla messa in onda della sua intervista, quando Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Camera, ha detto che l'azione della Chiesa «per i poveri» è «fuori discussione» e «per questo non ci sentiamo lontani dalla parole di Bagnasco e pensiamo che i toni del dibattito vadano attenuati». «Non vanno fatte crociate» ha detto ancora Bonelli e «ci si deve muovere con saggezza, equilibrio e ragionevolezza ».
Un riconoscimento sul piano generale — quello di Bonelli — che però non elimina l'esigenza di una verifica: «Riteniamo sia importante trattare le attività commerciali secondo quanto previsto dal regime fiscale italiano, come avviene per tutti i cittadini. Ma non vi è dubbio che le attività sociali della Chiesa non vanno messe assolutamente in discussione ».

© Copyright Corriere della sera, 31 agosto 2007


Il presidente della Conferenza Episcopale a Radio Vaticana: le esenzioni Ici riguardano tutti gli enti no profit

"No ad attacchi ideologici alla Chiesa"

Monsignor Bagnasco: la Ue riconosca la nostra opera sociale
Secondo intervento in tre giorni: Bruxelles ci giudichi anche per il nostro lavoro

ORAZIO LA ROCCA

CITTÀ DEL VATICANO - «La Chiesa da sempre mette a disposizione dei più bisognosi tutte le sue risorse umane, economiche e finanziarie. E´ una verità storica che sarebbe opportuno che fosse tenuta in considerazione dalla Commissione Ue nella sua richiesta di chiarimenti sui presunti privilegi agli enti ecclesiali, con atteggiamento sereno, senza pregiudizi, privo di ideologie».
Mano tesa del presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana), l´arcivescovo Angelo Bagnasco, alle autorità europee impegnate in questi giorni a fare luce sulle presunte esenzioni Ici riconosciute dal governo italiano per gli edifici commerciali senza fini di culto di proprietà di confessioni cattoliche, non cattoliche e di enti no-profit. E´ la seconda volta in tre giorni che sul caso Ici-Chiesa parla il presidente Cei che domani e domenica affiancherà papa Ratzinger all´Agorà dei giovani di Loreto. Il nuovo intervento arriva attraverso una intervista concessa ieri, significativamente, alla Radio Vaticana. Ed i toni usati da Bagnasco sono stati del tutto diversi dal duro attacco anti Ue da lui sferrato martedì da Genova - città di cui è arcivescovo - durante la festa della Madonna della Guardia quando aveva accusato Bruxelles di usare verso la Chiesa «atteggiamenti pretestuosi e ideologici».
Giudizi, comunque, ugualmente sfiorati in parte anche nell´intervista della Radio Vaticana, ma con un atteggiamento molto più dialogante. In questa vicenda, si è infatti augurato Bagnasco, «è necessario che» le autorità europee usino «un approccio nei confronti della Chiesa senza pregiudizi, senza ideologie e senza interessi di parte, espliciti o nascosti». Il vescovo non mette in discussione l´intervento di Bruxelles, ma chiede che la Commissione Ue alla concorrenza «almeno riconosca espressamente l´opera continua che nei secoli la Chiesa ha posto in essere e continua a porre in essere a favore dei più poveri e dei più deboli, mettendo loro a disposizione le risorse sia umane sia economiche, finanziarie di cui dispone la comunità cristiana». Monsignor Bagnasco nell´intervista entra anche nel merito dei tagli dell´Ici, ricordando che «certe esenzioni riguardano tutti gli enti no-profit, proprio per favorire, per riconoscere, innanzitutto, gli scopi di questi enti, tra cui evidentemente c´è anche la Chiesa, enti che si occupano concretamente, stabilmente e continuativamente dei problemi dell´emarginazione, della fragilità, della debolezza, della povertà». Un´azione che, sottolinea il presidente Cei, «ha una grande ricaduta a livello sociale». Ecco perché, a parere del vescovo, l´Unione Europea, intervenuta in questi giorni per chiedere ulteriori spiegazioni all´Italia sui benefit fiscali riconosciuti ad enti ecclesiastici, dovrebbe invece riconoscere, «con stima, con fiducia e anche con gratitudine la presenza e questa azione di sussidiarietà che perdura nei secoli e nei millenni da parte della Chiesa e della comunità cristiana in tutte le forme là dove c´è bisogno di aiutare chi vive nel bisogno, al di là delle fedi e delle scelte politiche».

© Copyright Repubblica, 31 agosto 2007

Secondo me l'intervista di ieri e' ancora piu' diretta ed incisiva di quella di martedi'!
R.

MONSIGNOR BAGNASCO: CERTE ESENZIONI RIGUARDANO TUTTI GLI ENTI NON-PROFIT

“L’Ici? Serve per i più deboli”

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO

L’arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco, chiede «un atteggiamento sereno», non pregiudiziale né ideologico, nella questione Chiesa-fisco. Il presule, che era già intervenuto nei giorni scorsi sulla polemica, con un breve commento («Privilegio è una parola totalmente sbagliata») è tornato ieri sull’argomento, in un’intervista alla «Radio Vaticana», centrata sull’imminente visita di Benedetto XVI a Loreto per incontrare trecentomila giovani, ma che non poteva ignorare un fatto di tale risonanza.
«Io spero che ci sia un atteggiamento sereno, non pregiudiziale, non ideologico - ha detto Bagnasco -. E’ necessario che ci sia un approccio alla Chiesa - senza pregiudizi, senza ideologie e senza interessi di parte, espliciti o nascosti - e quindi si riconosca espressamente l’opera continua che nei secoli la Chiesa ha posto in essere e continua a porre in essere a favore dei più poveri e dei più deboli, mettendo a disposizione le risorse sia umane sia economiche e finanziarie di cui dispone la comunità cristiana».
Il presidente della Conferenza Episcopale ha tenuto a sottolineare poi che la Chiesa è solo uno dei numerosi soggetti che non pagano l’Ici, l’imposta comunale istituita nel 1992. «Inoltre bisogna considerare - e anche questo è noto - che certe esenzioni riguardano tutti gli enti non-profit - ha detto l’arcivescovo di Genova -, proprio per favorire, per riconoscere - innanzitutto - gli scopi di questi enti, tra cui evidentemente la Chiesa, che si occupano concretamente, stabilmente e continuativamente dei problemi dell’emarginazione, della fragilità, della debolezza, della povertà. Questo ha una grande ricaduta a livello sociale».
Il prelato non ha commentato in maniera diretta le dichiarazioni di Bruxelles e la richiesta di informazioni da parte dell’Unione Europea, ma ha invece rivendicato il ruolo di «sussidiarietà» nei confronti delle istituzioni pubbliche che la Chiesa impersona in vari campi in Italia: «Penso e spero - ha concluso - che questa presenza e questa azione di sussidiarietà che perdura nei secoli e nei millenni da parte della Chiesa e della comunità cristiana in tutte le forme, sia riconosciuta a tutti i livelli; non solo riconosciuta, ma anche riconosciuta con stima, con fiducia e anche con gratitudine».
Dal fronte storicamente critico nei confronti della Chiesa viene un commento di Enrico Boselli. «Non vogliamo certo penalizzare la meritoria attività assistenziale della Chiesa cattolica - afferma il segretario dello Sdi - né tanto meno l’esercizio del culto, ma non si capisce proprio perché mai nel momento in cui tutti sono d’accordo nel dire che l’evasione fiscale costituisce una vera e propria emergenza nazionale, dovrebbe essere sbagliato correggere il regime di favore di cui godono le proprietà del Vaticano». Risponde Antonio Tajani: «Ancora una volta la sinistra usa l’Unione Europea per intervenire su vicende italiane - dice il presidente degli eurodeputati di Forza Italia -. La “Rosa nel Pugno” lasci perdere la Commissione Europea, a Bruxelles ci sono cose più importanti da seguire rispetto a certe smanie provinciali».

© Copyright La Stampa, 31 agosto 2007

Le proprieta' del Vaticano? Boselli esistono buoni corsi di diritto ecclesiastico ed internazionale che L'aiuteranno a capire che il Vaticano e' uno Stato estero e che e' cosa ben diversa dalla Chiesa italiana. Lei ha posti liberi a tavola, a pranzo ed a cena, per i poveri che dovessero bussare alla Sua porta?
R.


Bagnasco (Cei): «Basta attacchi ideologici»

Il presidente della Cei mons. Angelo Bagnasco è intervenuto ieri nella polemica sui presunti privilegi fiscali della Chiesa, auspicando «un atteggiamento sereno, non pregiudiziale, non ideologico». È necessario, secondo Bagnasco, «che ci sia un approccio alla Chiesa senza pregiudizi, senza ideologie e senza interessi di parte, espliciti o nascosti». Il presidente della Cei ha chiesto che «si riconosca espressamente l'opera continua che nei secoli la Chiesa ha posto in essere e continua a porre in essere a favore dei più poveri e dei più deboli, mettendo a disposizione le risorse sia umane sia economiche, finanziarie di cui dispone la comunità cristiana». Ha inoltre ricordato che «certe esenzioni riguardano tutti gli enti non profit, proprio per favorire gli scopi di questi enti, tra cui evidentemente la Chiesa, che si occupano concretamente dei problemi dell'emarginazione, della fragilità, della debolezza e della povertà».

© Copyright Libero, 31 agosto 2007