13 giugno 2007

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Aggiornamento della rassegna stampa del 13 giugno 2007 (1)


Il Brasile di Benedetto

Il primo viaggio intercontinentale di papa Benedetto XVI, effettuato in Brasile dal 9 al 14 maggio, in occasione dell'apertura della V Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano e dei Carabi ad Aparecida, non è stato molto recensito dalla stampa italiana. Ha prevalso, per la concomitanza, l'attenzione alle nuove forme del cattolicesimo politico italiano e agli interventi politici dei vertici della Conferenza episcopale italiana.

Il viaggio del papa in Brasile merita invece una particolare sottolineatura. Nei prossimi numeri daremo conto anche della conferenza di Aparecida.

Il viaggio presentava molte difficoltà. Il cattolico Brasile (la comunità cattolica più grande del mondo con oltre 155 milioni di battezzati) conosce vecchie e nuove sfide: il permanere di radicali tensioni sociali, di forti ingiustizie, di diffusa illegalità a fianco di uno sviluppo economico significativo sul piano mondiale; un livello di democrazia che non è lo stesso in tutto il suo immenso territorio; l'erosione del cattolicesimo popolare da parte delle sette fondamentaliste di matrice protestante (dal viaggio di Giovanni Paolo II nel 1980 a oggi, i cattolici sono passati dall'89% al 74%).

Lungo il pontificato di Wojtyla il problema fu soprattutto identificato con il rischio di una deriva sociologica della teologica cattolica sotto la spinta del marxismo e affrontato con una ferma condanna, firmata nel 1984 dall'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, card. Ratzinger, di alcuni aspetti della teologia della liberazione, e uno spostamento in senso moderato dell'episcopato. Non era l'unico problema, non era forse la sola risposta.

Il nuovo papa - che deve sempre superare, soprattutto nei viaggi, l'inevitabile paragone col suo predecessore, formidabile pellegrino - ha preparato meticolosamente questo viaggio con una serie di incontri, ivi compreso un meeting con tutti i nunzi presenti in America Latina. Egli ha scelto l'evangelizzazione come tema centrale e di continuità con la storia ecclesiale postconciliare del Brasile e come nuova risposta alle sfide sociali e culturali in atto. L'intento è quello di «far fare un salto di qualità alla vita cristiana del popolo». Solo una più capillare educazione alla fede può risollevare la Chiesa brasiliana dall'attuale perdita di fedeli.

Così, parlando ai giovani, a San Paolo il 10 maggio, ai vescovi l'11 e alla sessione inaugurale della Conferenza di Aparecida il 13, egli ha sviluppato ampiamente il tema dell'evangelizzazione. Ai giovani ha detto: «Siate gli apostoli dei giovani. Invita-teli a camminare con voi, a fare la vostra stessa esperienza di fede, di speranza e di amore». Ai giovani ha anche ricordato le priorità drammatiche della loro società e del loro paese: devastazione dell'Amazzonia, violenza nelle città, droga, corruzione, ingiustizie, ma li ha anche messi in guardia dagli assalti del materialismo e del laicismo.

Ai vescovi ha chiesto di «ripartire da Cristo in tutti gli ambiti della missione» e ha chiesto un rilancio della vita sacramenta-le, della catechesi, della liturgia. Ad Aparecida, in forme più organiche, ha analizzato la condizione «discepoli/missionari» nella quale le comunità e il cristiano vivono sotto il profilo di un'integrale ecclesiologia di comunione. Né individualismo, né intimismo; nella Chiesa e nella società: «Che cosa ci dà la fede in questo Dio? La prima risposta è: ci dà una famiglia, la famiglia universale di Dio nella Chiesa cattolica. La fede ci libera dall'isolamento dell'io perché ci porta alla comunione: l'incontro con Dio è, in se stesso e come tale, incontro con i fratelli, un atto di convocazione, di unificazione, di responsabilità verso l'altro e verso gli altri. In questo senso l'opzione preferenziale per i poveri è implicita nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci con la sua povertà». Ma per conoscere Cristo è condizione indispensabile conoscere la sua Parola. Di qui il compito che Benedetto affida alla Chiesa e ai vescovi dell'America Latina: «Dobbiamo basare il nostro impegno missionario e tutta la nostra vita sulla roccia della parola di Dio».

Il papa chiama a una catechesi a tutto campo, con ogni mezzo e aggiunge: «In questo sforzo per conoscere il messaggio di Cristo e renderlo guida della propria vita, bisogna ricordare che l'evangelizzazione si è sviluppata sempre insieme con la promozione umana e l'autentica liberazione cristiana». I temi sociali, le questioni politiche, le priorità morali tradizionali (la famiglia in particolare) attraversano questo come altri testi. Ma il confronto tra la Chiesa di Roma e l'America Latina è un confronto ancora dolente a motivo della stagione ideologica degli anni sessanta e settanta.

Ratzinger ha riaffrontato la questione da papa parlando della necessità di strutture giuste quali precondizioni per un ordine giusto nella società. E su questo presupposto ha ribadito la propria condanna al marxismo, ma anche al capitalismo. «Tanto il capitalismo quanto il marxismo promisero di trovare la strada per la creazione di strutture giuste e affermarono che queste, una volta stabilite, avrebbero funzionato da sole; affermarono che non solo non avrebbero avuto bisogno di una precedente moralità individuale, ma che esse avrebbero promosso la moralità comune. E questa promessa ideologica si è dimostrata falsa. I fatti lo hanno evidenziato. Il sistema marxista, dove è andato al governo, non ha lasciato solo una triste eredità di distruzioni economiche ed ecologiche, ma anche una dolorosa oppressione delle anime. E la stessa cosa vediamo anche all'Ovest, dove cresce costantemente la distanza tra poveri e ricchi e si produce un'inquietante degradazione della dignità personale con la droga, l'alcool e gli ingannevoli miraggi di felicità».

Parole simili, ma più forti, erano risuonate il 12 maggio a Guaratinguetá, alla Fazenda da Esperança dove il papa ha condannato con toni biblici simili a quelli che Wojtyla aveva usato per i mafiosi, i mercanti di droga: «Dio chiederà loro conto di quello che fanno». Un viaggio che segnala un rapporto di continuità tra Roma e le Chiese dell'America Latina; ma anche di apprendimento, di fronte a una realtà cambiata, preludio forse di possibili approfondimenti.

Il Regno

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