22 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 22 maggio 2007 (2)


Vedi anche:

Rassegna stampa del 22 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 22 maggio 2007 (1)

Le infami accuse al Papa...aggiornamenti


Bagnasco: ora la politica non può ignorare il Family day

Il presidente all’Assemblea generale Cei: «In piazza più di un milione di persone
Il pericolo? La povertà che dilaga»

dall’inviato GIORGIO ACQUAVIVA

— CITTÀ DEL VATICANO —
TONI MENO ultimativi e difesa "concreta" delle famiglie in difficoltà hanno caratterizzato la prima Prolusione del nuovo presidente all’Assemblea generale dei vescovi italiani: 274 i presenti, che hanno applaudito i passaggi in cui venivano citati Ruini e Napolitano.
Toni meno ultimativi ma fermezza assoluta sulle posizioni. Rivendica l’«ottima riuscita» del Family Day, monsignor Angelo Bagnasco, e definisce la manifestazione del 12 maggio «festa di popolo», «fatto molto importante e, per noi vescovi, consolante», con «oltre un milione di persone in piazza». Ma è attento ad attribuire il successo ai promotori, cioé «le principali aggregazioni laicali della Chiesa che è in Italia, alle quali si sono prontamente unite tutte le altre, e soprattutto moltissime parrocchie».

E’ LA PRIMA risposta alla richiesta emersa dal Convegno ecclesiale di Verona, di un maggior coinvolgimento maturo dei laici, che — ricorda — è stato uno degli obiettivi tenacemente perseguiti nel Concilio Vaticano II. Non rinnega, però, il presidente Cei, la Nota di marzo su famiglia e unioni di fatto, che resta «valida e attuale». Non sempre i media hanno capito la novità dell’evento, ma esso rimane «come un segno forte nell’opinione pubblica e un appello decisamente non trascurabile per la politica». Soprattutto, forte del successo del Family day e del legame con la "società civile" che si è espressa a piazza San Giovanni «in maniera inequivocabile», la Chiesa chiede «una interlocuzione istituzionale commisurata alla gravità dei problemi». Insomma, la politica non faccia finta di non sentire. Non viene nominata, ma certamente l’interlocutore è la Conferenza sulla famiglia organizzata dal ministro Bindi a Firenze.
Per descrivere la difficile situazione della famiglia, Bagnasco fa riferimento ai "centri di ascolto" delle parrocchie, dai quali emergono i drammi dei nuclei monoreddito con figli a carico, che spesso faticano a raggiungere dignitosamente la fine del mese. Disoccupazione, precariato, mancanza di asili-nido, caro-casa: a volte si fa ricorso ai «pacchi-viveri, che parevano definitivamente superati». Cresce la solidarietà, ma ancora di più deve fare una «Chiesa di popolo» vicina ai bisogni della gente. Un pensiero riconoscente va alla Caritas e a iniziative-pilota come il ‘Progetto Policoro’, fatto segno di intimidazioni e minacce.
La Chiesa interviene sui temi pubblici — ha continuato — «magari più spesso di quanto sarebbe gradito», per mettere in luce i «fondamenti etici e spirituali» e non per attentare alla «laicità della vita pubblica». La «legittima diversità su alcune pur rilevanti tematiche» deve esprimersi «con serenità e chiarezza, in un clima di rispettoso dialogo»; «la nostra parola non ha mai doppiezze». Inevitabile il riferimento alle scritte di insulti sui muri e alle lettere di minacce: «Episodi che mi hanno direttamente coinvolto, costruiti su interpretazioni distorte e su attribuzioni dipensieri mai pensati, e che neppure le immediate smentite e precisazioni sono servite a chiarire». «Rispetto a tali episodi, pur di diversa natura e rilevanza, la maggiore preoccupazione riguarda il rischio di una contrapposizione forzosa e strumentale tra laici e cattolici», che «non trova riscontro nel sentire della stragrande maggioranza del popolo». E’ seguito un cenno di apprezzamento verso il Presidente della Repubblica Napolitano.

SPIACE rilevare — ha detto ancora Bagnasco — che si levano a volte accuse di omofobia alla Chiesa e ai suoi esponenti. Diciamo serenamente che la critica è semplicemente ideologica e calunniosa, e contrasta con lo spirito e la prassi di totale e cordiale accoglienza».
Non è mancato neppure un passaggio dedicato alla difesa di «valori inderogabili» circa il «rispetto della vita», con «il chiaro invito a contrastare, sia a livello mediatico che legisativo, ciò che irride e minaccia quei valori fondamentali». Il riferimento implicito è a testamento biologico e manipolazione genetica, eutanasia e fecondazione assistita. E il messaggio è: «L’uomo non è riducibile a un agglomerato di pulsioni e desideri...».

Quotidiano nazionale, 22 maggio 2007


All'assemblea generale dei vescovi in Vaticano, il presidente della Cei esorta i politici ad ascoltare le istanze emerse nel "Family Day"

Bagnasco: l'Italia è sempre più povera
Rilancia il grido d'allarme sul ritorno dei "pacchi viveri" che giunge dalle parrocchie e dai centri della Caritas

Elisa Pinna
CITTÀ DEL VATICANO
La scorta che lo segue ormai da settimane resta fuori: qui nell'ovattata Aula del Sinodo, in Vaticano, entra da solo, alla sua prima Assemblea generale dei vescovi italiani condotta da presidente della Cei. Monsignor Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, supera disinvoltamente l'esame: toni misurati e fermi, appena monocordi, la voce pacata che non lascia trapelare particolari emozioni, conduce in porto la sua prima prolusione con un tratto più da pastore che da politico, segno anche questo di un mutato atteggiamento del vertice Cei dopo i 16 anni dell'era Ruini.
L'Italia è sempre più povera: il presidente della Cei fa proprio e rilancia il grido d'allarme che giunge da tutte le parrocchie del Paese e dai centri della Caritas. Il presule rivolge anche un appello alle autorità politiche e alle parti sociali affinché prendano misure per garantire la sicurezza dei luoghi di lavoro e pongano un freno alle morti bianche.
Riguardo all'emergenza povertà – dice Bagnasco – un numero crescente di pensionati, persone sole, famiglie non arrivano «a fine mese»: così sacerdoti e volontari cattolici si ritrovano a distribuire quei «pacchi viveri», che «parevano definitivamente superati», appartenenti ormai a un passato di fame lontano.
«La nostra esperienza diretta – sottolinea Bagnasco – registra una progressiva crescita del disagio economico sia di una larga fascia di persone sole e pensionate, sia delle famiglie che fino a ieri si sarebbero catalogate nel ceto medio. E proporzionalmente – aggiunge – c'è un ulteriore schiacciamento delle famiglie che avremmo definite povere».
Bagnasco, invitando la comunità cristiana ad una rinnovata solidarietà verso questi nuovi poveri, delinea un quadro cupo della situazione: disoccupati che si abbandonano all'alcolismo ed altre «dipendenze», madri sempre più in difficoltà con i figli piccoli, giovani «senza futuro», che non si possono comprare la casa o pagare un affitto. «Situazioni varie, dunque, che – commenta – ci stanno dinanzi e che ci interpellano per intensificare la testimonianza della carità evangelica e per far crescere la sensibilizzazione generale».
Il presidente della Cei si sofferma in particolare sulla condizione del Mezzogiorno, dove alla povertà si affianca il male endemico della criminalità organizzata. E ribadisce l'impegno dei vescovi, tramite il cosiddetto «Progetto Policoro», contro le «devastazioni e le intimidazioni che vengono inflitte dalla malavita locale».
Monsignor Bagnasco avverte i politici italiani che non possono ignorare le indicazioni date dal Family Day del 12 maggio, respinge come calunniose le accuse di omofobia, e afferma allo stesso tempo che la Chiesa non vuole attentare alla laicità della società civile. «Quando ci appelliamo alle coscienze – spiega – non è per essere intrusivi, ma per richiamare quei contenuti pregnanti senza i quali cessa il presidio ultimo di ogni persona, anzitutto per i meno fortunati».
Bagnasco ha ben presenti le minacce rivolte contro di lui da quando ha assunto la guida dell'episcopato italiano. Ringrazia per la solidarietà il Papa e il presidente Napolitano. Tra le tante, gli brucia la critica «calunniosa e ideologica» di «omofobia» mossa contro la Chiesa. Ma ciò che lo preoccupa di più è «il rischio di una contrapposizione strumentale tra laici e cattolici». «Questa contrapposizione – dice – in realtà non trova riscontro nel sentire della stragrande maggioranza del nostro popolo. Guardo – aggiunge – al nostro amato Paese e ripeto a tutti che i vescovi rinnovano il gesto semplice e vero dell'amicizia. Non parliamo dall'alto, né vogliamo fare in alcunché da padroni. Ci preme Cristo e il suo Vangelo, null'altro. Se come vescovi rileviamo, magari più spesso – ammette – di quanto sarebbe gradito, i fondamenti etici e spirituali radicati nella grande tradizione del nostro Paese, non è perché vogliamo attentare alla laicità della vita pubblica, sfigurandola, ma per innervare questa delle inquietudini che possono garantire il futuro».
Tuttavia, il presule non fa sconti sul significato del «Family Day». «è la società civile che si è espressa in maniera inequivocabile e che ora attende un'interlocuzione istituzionale commisurata alla gravità dei problemi segnalati», afferma. La manifestazione di San Giovanni è «stato un fatto molto importante» «consolante per noi vescovi», e con «un'ottima riuscita»: «Una testimonianza forte e corale – incalza – a favore del matrimonio quale nucleo fondante e ineguagliabile per la società. Se a livello di media laici – prosegue – non c'è stata sempre prontezza nel cogliere la novità e la portata di questo evento, non di meno esso rimarrà come un segno forte nell'opinione pubblica e come un appello decisamente non trascurabile per la politica».
La Nota della Cei contro le iniziative legislative in materia di unioni di fatto (leggi Dico) «ha trovato nella manifestazione pubblica del laicato il commento attendibile e l'eco più adeguata».
Di quel documento così contestato da una parte dell'opinione pubblica, il presule rivendica con orgoglio tutta la necessità e importanza. Si è trattato di un «gesto di premura episcopale verso il nostro popolo», gesto che resta «valido e attuale», contro i «travisamenti che il concetto di famiglia sta subendo».
A Bagnasco, durante il suo discorso, arrivano, a più riprese, applausi di approvazione e incoraggiamento.

Gazzetta del sud, 22 maggio 2007


«Aiutiamo le famiglie povere»

Monsignor Bagnasco alla Cei: cresce il disagio economico, tornano i pacchi viveri «La politica non ignori il Family day». «La Chiesa difende l'identità del popolo»

Pier Giuseppe Accornero

CITTÀ DEL VATICANO «Guardo al nostro amato Paese e ripeto a tutti che i vescovi rinnovano il gesto semplice e vero dell'amicizia. Non parliamo dall'alto, né vogliamo fare in alcunché da padroni. Ci preme Cristo e il suo Vangelo, null'altro. Lo annunciamo come misura piena dell'umanesimo, non per rilevare debolezze e sconfitte, ma per un'obbedienza esigente verso di noi, che è promozione di autentica libertà per tutti. Ci appelliamo alle coscienze non per essere intrusivi ma per richiamare i contenuti pregnanti senza i quali cessa il presidio ultimo di ogni persona». Di più: «La distinzione "tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio", come struttura fondamentale non solo del Cristianesimo ma anche delle moderne democrazie, ci spinge decisamente a cercare il progresso delle comunità, risvegliando anche quelle forze spirituali e morali senza le quali un popolo non può svettare».
Il nuovo presidente della Cei, l'arcivescovo di Genova monsignor Angelo Bagnasco, sembra, «con umiltà e trepidazione», voler chiudere la fase delle polemiche e voltare pagina. Lo fa con una prolusione nuova e buona alla 57° assemblea della Cei, precisando, fuori testo scritto, «la stima e l'appoggio di Benedetto XVI che mi ha ricevuto in udienza con il segretario generale monsignor Giuseppe Betori e ci ha confortati a proseguire su questa strada». Quale strada? Il presidente dei vescovi italiani cita il Papa: «La Chiesa difende l'identità del popolo, rispettando la sana laicità ma suggerendo i grandi criteri e i valori inderogabili, orientando le coscienze e offrendo un'opzione di vita», in particolare sul rispetto della vita, della difesa della famiglia e contrastando «ciò che irride e minaccia i valori fondamentali».
In forza della presenza capillare, della capacità «di ascolto, comprensione, accoglienza e servizio», definisce quella italiana «una Chiesa veramente di popolo», e registra «una progressiva crescita del disagio economico di molte persone sole e pensionate, delle famiglie fino a ieri ceto medio, con ulteriore schiacciamento delle famiglie già povere». Il punto di osservazione è quello privilegiato e generale dei «centri di ascolto» di parrocchie, vicariati e diocesi sul territorio nazionale. Denuncia Bagnasco: «La situazione più esposta è quella della famiglia monoreddito con più figli a carico che spesso con difficoltà arriva a fine mese. Da queste famiglie viene una richiesta larga e crescente di aiuto, per lo più mascherata e nascosta per dingità», richiesta che riguarda «anche i "pacchi viveri" che parevano definitivamente superati». Una situazione che diventa drammatica e una casistica che si dipana a dismisura quando la disoccupazione «lunga» colpisce i genitori di oltre 40 anni, «diventa terreno fertile per alcolismo e dipendenze varie, porta a situazioni di degrado progressivo»; colpisce «le donne gravate da tassi di disoccupazione più alti degli uomini e con livelli retributivi più bassi, le madri sole con figli a carico, con la difficoltà di asili nido: non ce la fanno senza un ricorso ai vecchi genitori». Anche i giovani «si trovano in un mercato immobiliare fuori della loro protata e il bilancio familiare deve scontare un affitto troppo elevato per gli stipendi, specie quando il lavoro è ancora precario. Ciò incide non poco nel progettare il futuro».
Bagnasco indirizza a cittadini e cristiani una vera e propria scossa. Chiede «la testimonianza della carità evangelica e una sensibilità generale». È sbagliato pensare alla collettività senza tener conto delle persone che stanno peggio, senza avvertire il vincolo di solidarietà che ci lega agli altri e il dovere che tutti abbiamo - con responsabilità specifiche - in ordine alla costruzione del bene comune. Perciò - dice anche a vescovi e sacerdoti - «occorre accortezza nello spendere, per rispetto di chi non ha nulla, per dare qualcosa del nostro agli altri, per promuovere con garbo e costanza l'attitudine al dono». Accenna al Sud e si dice convinto che «le devastazioni e le intimidazioni inflitte dalla malavita alla Chiesa non ostacoleranno uno sviluppo nella legalità, con il sostegno e la solidarietà di tutti». Manifesta la solidarietà dell'episcopato «alle famiglie colpite dalla morte sul lavoro di un loro caro». Chiede alle parti sociali e alle istituzioni «iniziative che rimuovano le cause di tanti incidenti; emerga il lavoro nero e irregolare; si rendano trasperenti gli appalti; la vita di ogni lavoratore sia sempre tutelata e rispettata nella sua piena dignità».
E alla fine di una prolusione con un taglio decisamente nuovo monsignor Bagnasco definisce «un fatto molto importante e consolante l'ottima riuscita del Family day di sabato 12 maggio, soprattutto perché è stata organizzato dalle aggregazion laicali e familiari e da moltissime parrocchie. Per il presidente della Cei «è una prova di maturità del laicato, che nel matrimonio e nella famiglia ha la sua espressione privilegiata». La definisce «un'autentica festa di popolo, che ha colpito per freschezza e serenità, per senso civico e per rispetto. È stata una testimonianza forte e corale a favore del matrimonio come nucleo fondante e ineguagliabile per la società. Rimarrà come un segno forte nell'opinione pubblica, come un appello non trascurabile per la politica. È la società civile che si è espressa in maniera inequivocabile e che ora attende un'interlocuzione istituzionale commisurata alla gravità dei problemi».
Per questo chiede con decisione di «arrestare i travisamenti che il concetto di famiglia sta subendo» e di «fermare le accuse di omofobia alla Chiesa e ai suoi esponenti. Diciamo serenamente che la critica è semplicemente ideologica e calunniosa e contrasta con lo spirito e la prassi di totale e cordiale accoglienza verso tutte le persone».
In sostanza, per il presidente della Cei è arrivato il tempo di pore fine al «rischio di una contrapposizione forzosa e strumentale fra laici e cattolici» e, nel ricordare che i presuli sono con il loro popolo, conclude con queste parole: «Se come vescovi rileviamo, magari più spesso di quanto sarebbe gradito, i fondamenti etici e spirituali radicati nella grande tradizione del nostro Paese, non è perchè vogliamo attentare alla laicità della vita pubblica, sfigurandola, ma per innervare questa laicità delle inquietudini che possono garantire il futuro. La nostra parola non ha mai doppiezze. Con trasparenza, siamo a servizio della gioia. Nel nostro orizzonte non c'è un popolo triste, svuotato dal nichilismo e tentato dalla decadenza. C'è un popolo vivo, capace di rinnovarsi grazie alle proprie risorse e alla propria inevitabile disciplina, capace di non tradire i suoi giovani, capace di parole credibili nel consesso internazionale».

Eco di Bergamo, 22 maggio 2007


Uno stile pastorale e antiretorico, miscelato con l'analisi e le ragioni del cuore

dall'inviato

CITTÀ DEL VATICANO Per la prima volta dopo 21 anni - 5 come segretario e 16 come guida dell'episcopato - il presidente per antonomasia, il cardinale Camillo Ruini, che resta vicario del Papa per Roma, siede nel «parterre» dell'aula del Sinodo dei vescovi dove si svolgono le assemblee della Cei. Per la prima volta non è al tavolo della presidenza, ma è in prima fila in platea. Al suo fianco gli altri cardinali italiani: Poletto di Torino, Caffarra di Bologna, Scola di Venezia, De Giorgi emerito di Palermo, Tettamanzi di Milano e Antonelli di Firenze. Molti vescovi vanno a salutarlo.
Il neo presidente, forse perché è la prima assemblea (la 57° della serie) che presiede, forse perché vuole instaurare una nuova prassi, arriva con larghissimo anticipo. Si colloca sulla porta dell'aula, con a fianco il segretario generale monsignor Giuseppe Betori, e accoglie, saluta e abbraccia a uno a uno tutti i vescovi che arrivano alla spicciolata.
Monsignor Angelo Bagnasco, sereno e tranquillo, sicuro di sé ma anche disponibile, con voce ferma presiede la preghiera dell'assemblea e legge con voce chiara le otto cartelle della prolusione. Neppure un'ora dura la lettura e i vescovi sembrano apprezzare una prolusione più breve. Qui è lontana l'eco delle «scintille» degli ultimi mesi quando il Papa, monsignor Bagnasco, la Cei erano sotto il fuoco incrociato di attacchi pesantissimi e volgari. Contenuti e linguaggio sono molto calibrati e studiati: non dovrebbero, nelle intenzioni del presidente, dare adito ad attacchi. Ha un eloquio pacato ma solido nei fondamenti, gentile ma fermo nella sostanza, non vuole imporre nulla ma, sulle cose che contano, non arretra di un millimetro, ha convincimenti così meditati e profondi che non ha bisogno né di alzare la voce né di imporre i propri ragionamenti con l'oratoria o la retorica. Bagnasco è l'antiretorica fatta persona.
I vescovi in un silenzio assoluto - interrotto con moderazione dagli applausi: i più calorosi per Benedetto XVI e il cardinale Ruini - si lasciano avvincere da uno stile che vuole persuadere ma non imporre, che vuole convincere ma non tenere lezioni. Rispetto al predecessore è «meno metafisico» e più antropologico, mette in campo anche le ragioni del cuore oltre che i ragionamenti dell'intelligenza, si appella all'esperienza pastorale diretta, anche con quel riferimento ai «pacchi viveri» di chi li ha distribuiti in parrocchia negli Anni Sessanta e che li vede regalare alle famiglie dai suoi preti nel 2007. Anche il fatto di aver svolto per tre anni - dal 2003 al 2006 quando fu nominato arcivescovo di Genova - il delicato compito di Ordinario militare d'Italia, proprio mentre veniva abolita la leva obbligatoria, ha sicuramente segnato la sua esperienza. Ha celebrato i funerali dei nostri caduti nelle missioni di pace: nella prolusione ricorda i morti sul lavoro; ha affinato una particolare sensibilità verso il mondo giovanile: lo dimostra la scultorea frase «i giovani si trovano oggi in un mercato immobiliare fuori dalla loro portata»; tra i militari, con il grado di generale di Corpo d'armata, ha acquisito un forte senso dello Stato e delle istituzioni.
Se il IV convegno della Chiesa italiana, celebrato a Verona dal 16 al 20 ottobre 2006 su «Tesimoni di Gesù risorto speranza del mondo», ha segnato la fine della lunghissima e fruttuosa presidenza del cardinale Ruini, la discussione e l'approvazione della «Nota pastorale» come conclusione di quel convegno sarà il primo documento dell'era Bagnasco. Resta nettissima l'impressione di una presidenza «più pastorale e meno politica», se così si può dire, come in effetti dicono alcuni vescovi. Monsignor Lorenzo Chairenelli, vescovo di Viterbo, afferma: «È ora di rilanciare un atteggiamento nuovo, di carità, verso tutta le società italiana e verso tutte le sue componenti, comprese quelle laicihe». O come afferma monsignor Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta e presidente della cruciale Comissione per la famiglia: «Bisogna chiudere le pagine polemiche e archiviare il clima di scontro che non fa bene a nessuno, né alla Chiesa, né alla società né a una sana laicità».
È quello che sostiene il presidente quando nella prolusione afferma: «Vorrei anche dire che noi vescovi sentiamo la vicinanza che la gente ci esprime. Il rapporto della Chiesa con la società ialiana resta significativo e rilevante perché basato sulla reciproca conoscenza e su un ascolto autentico da entrambe le parti. La gente di tutti i giorni - cioè della vita semplice, quotidiana, spesso dura - sa che le nostre porte sono sempre aperte per chiunque, sa che accogliamo tutti, che non portiamo rancore, che siamo sempre pronti a ricominciare».
P. G. A.

Eco di Bergamo, 22 maggio 2007


Il plauso dei politici: «Dalla parte dei cittadini più bisognosi»

È piaciuta la prima prolusione di monsignor Bagnasco davanti all'assemblea dei vescovi. Tra i commenti positivi, quello di Pierluigi Castagnetti, vicepresidente della Camera, che l'ha trovata «molto seria, rigorosa e decisamente schierata dalla parte dei diritti delle famiglie e dei cittadini italiani più bisognosi di attenzione dalla politica».
Il presidente dell'Udc Rocco Buttiglione ha espresso la sua «totale condivisione» delle affermazioni di monsignor Angelo Bagnasco, annunciando che da parte del suo partito «ci sarà un ascolto attento del popolo nuovo che si è manifestato in piazza San Giovanni, senza la pretesa di monopolizzarlo, ma con lo sforzo sincero di essergli vicino, di ascoltarlo, di comprenderlo, di costruire percorsi puliti affinché possa nascere in Italia una politica nuova segnata dall'impegno di queste grandi voci corali che sole possono dare speranza al nostro Paese».
Gianfranco Fini, presidente di An, ha commentato: «Il Family day ha rappresentato la dimostrazione che la famiglia è al centro della società ma non solo per chi crede, perché anche i laici considerano la famiglia un pilastro della nostra società».
Per la bergamasca Carolina Lussana, della Lega, «ha ragione monsignor Bagnasco. Il Family day ha lanciato un segnale, ha trasmesso un messaggio di cui i politici non possono non tenere conto». Antonio Tajani, presidente degli eurodeputati di Forza Italia: «Ha ragione monsignor Bagnasco quando denuncia le scelte prevaricatrici di una parte del Parlamento Europeo più attivo nel conculcare le libertà che nel tutelarle».
I «politici avvertiti» devono impegnarsi a difendere i valori come la famiglia e la vita «dai pasticci legislativi che ne offendono il significato e l'importanza», ha commentato Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia.
«Un bell'avvio» la prolusione di Bagnasco secondo il ministro delle Politiche per la famiglia, Rosy Bindi: parole «di forte tensione spirituale e pastorale e anche di una grande sensibilità sociale, con i problemi veri delle famiglie, le morti bianche».
Luisa Capitanio Santolini, responsabile per la famiglia e le politiche sociali dell'Udc, ha detto che le considerazioni di Bagnasco sono «assolutamente condivisibili. Dobbiamo essere molto grati a monsignor Bagnasco per la sua testimonianza serena, equilibrata e fiduciosa espressa sul Family day.
Maurizio Lupi di Forza Italia ha dichiarato che «la ricchezza della relazione di Bagnasco sottolinea, ancora una volta in modo inequivocabile, la funzione fondamentale che la Chiesa ha nel Paese».
Unica voce contro, quella del consueto
Franco Grillini, deputato dell'Ulivo e presidente emerito dell'Arcigay: «Il Family day a noi è apparso come la rappresentazione di un'Italia arcaica». Il deputato Verde Paola Balducci ha invece invitato a «superare le dolorose divisioni di questi mesi» sui temi che riguardano la famiglia.

Eco di Bergamo, 22 maggio 2007

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