24 maggio 2007

Rassegna stampa del 24 maggio 2007


Vedi anche:

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE (9-14 MAGGIO 2007)

Il Papa ripercorre le tappe del viaggio in Brasile

Il documentario della BBC dice il falso: ecco le prove!


Come volevasi dimostrare (vedi post "Boom di fedeli in Piazza San Pietro" con i "preveggenti" commenti di Marco e Mariateresa), oggi i giornali non fanno alcun cenno ai 50mila fedeli (probabilmente di piu') presenti ieri mattina in Piazza San Pietro.
Questa omissione mi pare scorretta e indicativa dell'antipatia che i vaticanisti (non tutti ovviamente) nutrono per Papa Benedetto XVI.
Come mai si sono elencate, con dovizia di particolari, le cifre della partecipazione dei fedeli alle celebrazioni brasiliane e oggi si ignora il dato, straordinario, dell'udienza di ieri?
E' troppo comodo aspettare il Papa al varco e poi non tornare sui propri passi...
In questo primo post leggeremo i commenti all'udienza generale di ieri. Seguiranno molti altri articoli sia sul video della BBC sia sul libro "Gesu' di Nazaret".

Raffaella


«Evangelizzazione del Sudamerica Ci furono ombre»

di Redazione

«Ci sono state delle ombre nell’opera di evangelizzazione dell’America Latina». È quanto ha detto il Papa questa mattina nel corso dell’udienza generale rievocando il suo recente viaggio in Brasile. Con queste parole, Benedetto XVI è tornato sui temi affrontati durante la trasferta in America, e ha di fatto chiarito meglio il senso del discorso sull’evangelizzazione che aveva sollevato un dibattito. Il Pontefice aveva affermato che il Cristianesimo non era stato affatto imposto in America Latina e non aveva avuto come conseguenza una scomparsa o un’alienazione dalle proprie radici delle culture precolombiane.

Affermazioni che erano state lette da molta parte dell’opinione pubblica del continente come una mancata ammissione di responsabilità in merito alle sofferenze inflitte dai colonizzatori cattolici alle popolazioni indigene.

«Certo, il ricordo di un passato glorioso - ha ammesso il Papa - non può ignorare le ombre che accompagnarono l’opera di evangelizzazione del continente latinoamericano: non è possibile infatti - ha aggiunto Ratzinger - dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali».

Ma la doverosa menzione di tali crimini ingiustificabili - crimini peraltro già allora condannati da missionari come Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco da Vitoria dell’Università di Salamanca - non deve impedire di prender atto con gratitudine dell’opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli».

Per il Papa, dunque, «il Vangelo è diventato nel Continente l’elemento portante di una sintesi dinamica che, con varie sfaccettature a seconda delle diverse nazioni, esprime comunque l’identità dei popoli latinoamericani», oggi come allora. Ratzinger ha però ricordato di aver messo in guardia i vescovi incontrati a San Paolo e ad Aparecida dal rischio di «letture riduzioniste» del Vangelo, che lo trasfornano in un manifesto politico. Un monito che per il Pontefice non deve spingere all’integralismo.

Il Giornale, 24 maggio 2007


Un bel respiro...forza!!! Ecco Politi:


Dopo una settimana di polemiche Ratzinger riconosce le sofferenze degli indios, ma distingue tra Chiesa e conquistatori

America Latina, il Papa si corregge "Ombre sull´evangelizzazione"

MARCO POLITI

CITTÀ DEL VATICANO - Papa Ratzinger riconosce che dolori e tormenti hanno accompagnato l´introduzione del cristianesimo in America latina. «Il ricordo di un passato glorioso - ha ammesso il pontefice, rievocando il suo viaggio in Brasile durante l´udienza generale - non può ignorare le ombre che accompagnarono l´opera di evangelizzazione del continente latino-americano». Ai fedeli il Papa ha detto che «non è possibile dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali».
Proprio questo era stato rimosso dal pontefice nella città brasiliana di Aparecida, quando aveva aperto il 15 maggio con un lungo discorso la quinta conferenza dell´episcopato latinoamericano. C´è voluta una settimana di polemiche in Brasile e in altri Paesi del continente perché Benedetto XVI correggesse il suo ragionamento. Ad Aparecida, infatti, il pontefice aveva presentato l´evangelizzazione (introdotta con il ferro ed il fuoco dalla Conquista) come un processo di incontro spontaneo e indolore tra la religiosità delle popolazioni locali e il messaggio evangelico.
Non solo il Papa aveva detto che i popoli precolombiani attendevano il Verbo, che cercavano senza saperlo. Ma - tra lo stupore immediato di molti presenti: prelati, missionari, teologi - aveva scandito: «L´annuncio del Vangelo non comportò in nessun momento l´alienazione delle culture precolombiane né fu un´imposizione di una cultura straniera».
Contro questa affermazione avevano protestato subito associazioni di indigeni dell´America Latina, parlamentari e persino il leader venezuelano Hugo Chavez e il boliviano Evo Morales, lui stesso di etnia india. Tra i teologi, la cattolica Cecilia Domevi aveva commentato che, contrariamente all´immagine idillica presentata dal pontefice, l´evangelizzazione del continente era stata «un´imposizione ambigua e violenta, uno scontro di culture».
La rimozione degli aspetti sanguinosi della Conquista, durante la quale soldati e missionari marciavano in genere di pari passo, aveva tanto più suscitato scalpore in quanto papa Wojtyla aveva da tempo riconosciuto che il processo di evangelizzazione era stato accompagnato da «abusi ed enormi sofferenze». Tenendo anche presente che dinanzi agli orrori dei conquistadores si erano levate alcune voci di grandi personalità ecclesiastiche schierate a difesa degli indigeni.
Ieri è arrivato l´errata corrige papale. I «crimini» compiuti dai conquistatori, ha spiegato Benedetto XVI, erano peraltro già stati condannati da Bartolomeo de Las Casas (un vescovo domenicano che si batté a difesa degli indigeni). Oggi il loro ricordo «non deve impedire di prendere atto con gratitudine dell´opera meravigliosa compiuta dalla Grazia divina fra quelle popolazioni nel corso di questi secoli». Nelle parole del pontefice qualcuno ha voluto vedere una distinzione tra Chiesa e colonizzatori, ma storicamente le responsabilità si sono quasi sempre sovrapposte.
In ultima analisi, papa Ratzinger ha elogiato la sintesi prodottasi in America latina tra Vangelo e culture precolombiane. L´identità cattolica del continente, ha concluso, resta ancora la più valida risposta alle sfide della globalizzazione.

Repubblica, 24 maggio 2007

Uffffffffffffffff!!! Infatti la Chiesa, nelle persone dei missionari, ha sguainato la spada, vero Politi?
Raffaella


LA REPLICA DI BENEDETTO XVI ALLE ACCUSE DI CHÁVEZ E MORALES

Indios, Ratzinger si difende

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO
Sono stati i «conquistadores», e non la Chiesa cattolica, i responsabili delle violenze patite dalle popolazioni indigene dell’America Latina dopo la scoperta: Benedetto XVI risponde alle polemiche suscitate dalle sue dichiarazioni al santuario brasiliano di Aparecida. Durante un’udienza generale particolarmente affollata, e in una calura estiva, papa Ratzinger afferma che «il ricordo di un passato glorioso non può ignorare le ombre che accompagnarono l’opera di evangelizzazione del continente latinoamericano: non è possibile, infatti, dimenticare le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali». E ha aggiunto: «ma la doverosa menzione di tali crimini ingiustificabili, crimini peraltro già allora condannati da missionari come Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco da Vitoria dell’Università di Salamanca, non deve impedire di prender atto con gratitudine dell’opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli».
Bartolomeo de Las Casas, un religioso domenicano, fu, insieme ad altri suoi confratelli, particolarmente sensibile a quello che si stava perpetrando e lo denunciò nella sua «Brevissima Relazione della Distruttione dell’Indie Occidentali». Da Vitoria gettò le basi del «diritto delle genti», e in ultima analisi, dei diritti umani così come li conosciamo oggi.
Il 13 maggio Benedetto XVI disse ai vescovi dell’America Latina che «in effetti, l’annuncio di Gesù e del suo Vangelo non comportò, in nessun momento, un’alienazione delle culture precolombiane, né fu un’imposizione di una cultura straniera». E aggiunse: «L’utopia di tornare a dare vita alle religioni precolombiane, separandole da Cristo e dalla Chiesa universale, non sarebbe un progresso, bensì un regresso. In realtà, sarebbe un’involuzione verso un momento storico ancorato nel passato. La saggezza dei popoli originari li portò fortunatamente a formare una sintesi tra le loro culture e la fede cristiana che i missionari offrivano loro. Di lì è nata la ricca e profonda religiosità popolare, nella quale appare l’anima dei popoli latino-americani».
Le sue parole provocarono la reazione di alcuni leader sudamericani, come il boliviano Evo Morales e il venezuelano Hugo Chávez. Quest’ultimo chiese le scuse del Papa per i popoli del subcontinente: «come può mai dire il Papa che l’evangelizzazione non è stata una imposizione?», disse il discusso presidente venezuelano, secondo l’agenzia di stampa Abn. «E allora perché i nostri indigeni sono dovuti fuggire nella selva e verso le montagne? Qui vi è stato un olocausto più grande di quello durante la Seconda Guerra Mondiale». Chávez aggiunse che Cristo è arrivato in America molto dopo e non con Cristoforo Colombo, mentre «con Colombo è arrivato l’Anticristo».
Ieri Benedetto XVI non ha chiesto scusa (fra l’altro, lo fece varie volte il suo predecessore) ma ha ripetuto che il Vangelo ha contribuito in modo determinante alla cultura Latino Americana e può illuminare oggi la sua crescita. «Nell’epoca della globalizzazione questa identità si presenta ancora come la risposta più adeguata alle sfide di oggi, purché sia animata da una seria formazione spirituale e dai principi della Dottrina Sociale della Chiesa». Il Papa ha però ricordato di aver messo in guardia i vescovi incontrati a San Paolo e a Aparecida dal rischio di «letture riduzioniste» del Vangelo, che lo trasformano in un manifesto politico.

La Stampa, 24 maggio 2007


Il buon esempio

De Las Casas sacerdote utopista

Bartolomé de Las Casas (Siviglia, 1484 - Madrid 1566), fu il primo ecclesiastico a prendere gli ordini sacri nel Nuovo mondo. Nel 1515 entrò nell’ordine domenicano e cominciò la sua battaglia a favore degli indios. Il suo tentativo di creare una società coloniale pacifica in Venezuela nel 1520 fallì, e la comunità venne massacrata da una rivolta incitata dai vicini coloniali. Nel 1550 fu protagonista del grande dibattito sul tema voluto da Carlo V, contro Juan Ginés de Sepúlveda, che sosteneva che alcuni uomini sono servi per natura. Il capolavoro di Las Casas è la «Brevísima relación de la destrucción de las Indias», che ebbe una indubbia influenza sulla liberazione degli indios decretata dall’imperatore nel 1543.

La Stampa, 24 maggio 2007


Benedetto XVI: indios vittime degli europei

di ANDREA COLOMBO

Il presidente venezuelano Hugo Chavez aveva chiesto a gran voce che il Papa chiedesse scusa per le stragi di indios nel periodo della colonizzazione. E Benedetto XVI non si è tirato indietro. Ma non ha certo accontetato il caudillo sudamericano. Né ha chiesto scusa.

L'UDIENZA

Tornato a Roma, nella sua prima udienza generale dopo il viaggio in Brasile, ha parlato sì delle «ombre» che hanno accompagnato il cammino degli spagnoli e dei portoghesi alla conquista del Sud America. Ma ha anche evidenziato che, di fronte alle violenze degli imperi e degli eserciti, i missionari hanno spesso agito in difesa delle popolazioni locali, denunciando i soprusi e le violazioni dei diritti umani. Basti pensare all'esperimento sociale delle riduzioni dei gesuiti in Paraguay, fra le tribù Guarani: un'esperienza comunitaria basata sull'economia evangelica, distrutta dalle armate portoghesi. Un'epopea resa celebre dal film "Mission" con Robert De Niro. «Non è possibile dimenticare ha detto Ratzinger - le sofferenze e le ingiustizie inflitte dai colonizzatori alle popolazioni indigene, spesso calpestate nei loro diritti umani fondamentali. Ma la doverosa menzione di tali crimini ingiustificabili - crimini peraltro già allora condannati da missionari come Bartolomeo de Las Casas e da teologi come Francesco da Vitoria dell'Università di Salamanca - non deve impedire di prender atto con gratitudine dell'opera meravigliosa compiuta dalla grazia divina tra quelle popolazioni nel corso di questi secoli». Nessun mea culpa. Nessun passo indietro rispetto a quanto detto nel discorso di apertura dell'Assemblea del Celam, nel quale il Papa aveva rivendicato la grandezza dell'opera di evangelizzazione dell'America Latina iniziata 500 anni fa. «L'annuncio di Gesù e del suo Vangelo non comportò, in nessun momento, un'alienazione delle culture precolombiane, né fu un'imposizione di una cultura straniera», aveva detto in quella occasione. Un discorso molto criticato dagli esponenti della teologia della liberazione, dai circoli progressisti, oltre che da Chavez (che aveva parlato di un «olocausto indigeno persino peggiore di quello della seconda guerra mondiale»). «Il Papa è stato molto arrogante e le sue parole non corrispondono alla verità - aveva commentato il direttore del Coordinamento delle organizzazioni indigene dell'Amazzonia brasiliana, Gesinaldo Sateré Mawé -. La storia umana mostra che l'evangelizzazione fu una strategia di quella colonizzazione che decimò svariate popolazioni indigene». Benedetto XVI, pur difendendo l'opera dei missionari, non ha voluto nascondere le «ombre che accompagnarono l'evangelizzazione». Il suo discorso tuttavia è chiarissimo: è necessario distinguere fra oppressori e missionari, fra colonizzatori ed evangelizzatori. E soprattutto bisogna guardare al futuro, e non al passato. Oggi, per il Papa, la «cultura cristiana» può rappresentare per il mondo «un nuovo modello di sviluppo», perché «può animarvi una riconciliazione tra gli uomini e il creato».

L'IDENTITÀ

Il Pontefice ha inoltre sottolineato che il Vangelo è stato, e sarà un elemento portante per l'identità dei popoli latinoamericani. Poi un cenno al ruolo specifico della Chiesa nel Paese che lo ha ospitato: «Il Brasile custodisce valori cristiani profondamente radicati, ma anche problemi sociali ed economici. Per risolverli, la Chiesa deve mobilitare tutte le forze spirituali e morali della sua comunità cercando opportune convergenze con le altre energie sane del Paese». Insomma il cattolicesimo ha ancora un ruolo importante da svolgere in Sud America. Senza per forza dover rinnegare il suo passato di santi e missionari.

LA STORIA MAYA E INCAS

Prima dell'arrivo di Cristoforo Colombo alle Bahama nel 1492, l'America centrale era governata dagli Aztechi, una civiltà basata, fra l'altro, sui sacrifici umani. L'attuale Perù era invece la sede dell'impero degli Incas, la cui civiltà poggiava su un apparato statale centralizzato e un'economia collettivistica.

GLI SPAGNOLI

Nel XVI secolo gli spagnoli iniziano a penetrare nell'America centrale e meridionale, attraverso una fase iniziale di sterminio e saccheggio, conclusasi con la conquista del Messico (1519-21), del Perù e del Cile (1531-43). Al seguito delle truppe spagnole vi erano numerosi missionari cattolici, che spesso criticarono l'operato dei soldati nei confronti degli indios. Gli spagnoli asservirono le popolazioni locali e trapiantarono in America le loro istituzioni.

Libero, 24 maggio 2007

1 commento:

euge ha detto...

E ti pareva il commento del solito Politi.......... mamma mia è proprio un odio dichiarato!!!!!! ma insomma Politi faccia uno sforzo!!!!!! possibile che ogni volta che deve commentare qualcosa di benedetto XVI vede rosso e non riesce più a distinguere dove inizia il buon senso e il puro attacco per antipatia personale o per partito preso?????!!!!!!!
Ma per favore Politi provi a togliersi i paraocchi per cercare di comprendere ed apprezzare almeno un minimo di tutte le cose importanti che il Papa ci dona in ogni occasione forse farebbe bene anche a lei chissà ............... non si può vivere una vita nascondendosi dietro un partito preso!!!!!!!!!!!!!
Eugenia