24 maggio 2007
Il documentario della BBC dice il falso: ecco le prove!
Vedi anche:
"Crimen sollicitationis": il testo autentico
Perche' il Papa viene tanto osteggiato e calunniato? e tutti i link ivi inseriti
Sui crimini sessuali la Chiesa non ha mai taciuto
Molto rumore per nulla. Il Papa, la pedofilia e il documentario "Sex Crimes and the Vatican"
di Massimo Introvigne
Solo la rabbia laicista dopo il Family Day spiega perché, subito dopo la grande manifestazione romana, all’improvviso il documentario dell’ottobre 2006 della BBC “Sex Crimes and the Vatican” abbia cominciato a circolare su Internet con sottotitoli italiani, e i vari Santoro abbiano cominciato ad agitarsi. Il documentario, infatti, è merce avariata: quando uscì fu subito fatto a pezzi dagli specialisti di diritto canonico, in quanto confonde diritto della Chiesa e diritto dello Stato. La Chiesa ha anche un suo diritto penale, che si occupa tra l’altro delle infrazioni commesse da sacerdoti e delle relative sanzioni, dalla sospensione a divinis alla scomunica. Queste pene non c’entrano con lo Stato, anche se potrà capitare che un sacerdote colpevole di un delitto che cade anche sotto le leggi civili sia giudicato due volte: dalla Chiesa, che lo ridurrà allo stato laicale, e dallo Stato, che lo metterà in prigione.
Il 30 aprile 2001 Papa Giovanni Paolo II (1920-2005) pubblica la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, con una serie di norme su quali processi penali canonici siano riservati alla giurisdizione della Congregazione per la dottrina della fede e quali ad altri tribunali vaticani o diocesani.
La lettera De delictis gravioribus, firmata dal cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede il 18 maggio 2001 – quella presentata dalla BBC come un documento segreto, mentre fu subito pubblicata sul bollettino ufficiale della Santa Sede e figura sul sito Internet del Vaticano – costituisce il regolamento di esecuzione delle norme fissate da Giovanni Paolo II.
Il documentario al riguardo afferma tre volte il falso:
(a) presenta come segreto un documento del tutto pubblico e palese:
(b) dal momento che il “cattivo” del documentario dev’essere l’attuale Pontefice, Benedetto XVI (per i laicisti il Papa “buono” è sempre quello morto), non spiega che la De delictis gravioribus firmata dall’allora cardinale Joseph Ratzinger come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede il 18 maggio 2001 ha l’unico scopo di dare esecuzione pratica alle norme promulgate con la lettera apostolica Sacramentorum sanctitatis tutela, del precedente 30 aprile, che è di Giovanni Paolo II;
(c) lascia intendere al telespettatore sprovveduto che quando la Chiesa afferma che i processi relativi a certi delicta graviora (“crimini più gravi”), tra cui alcuni di natura sessuale, sono riservati alla giurisdizione della Congregazione per la Dottrina della Fede, intende con questo dare istruzione ai vescovi di sottrarli alla giurisdizione dello Stato e tenerli nascosti. Al contrario, è del tutto evidente che questi documenti si occupano del problema, una volta instaurato un giudizio ecclesiastico, a norma del diritto canonico, a chi spetti la competenza fra Congregazione per la Dottrina della Fede, che in questi casi agisce “in qualità di tribunale apostolico” (così la Sacramentorum sanctitatis tutela), e altri tribunali ecclesiastici.
Questi documenti, invece, non si occupano affatto – né potrebbero, vista la loro natura, farlo – delle denunzie e dei provvedimenti dei tribunali civili degli Stati.
A chiunque conosca, anche minimamente, il funzionamento della Chiesa cattolica è evidente che quando i due documenti scrivono che “questi delitti sono riservati alla competenza esclusiva della Congregazione per la Dottrina della Fede” la parola “esclusiva” significa “che esclude la competenza di altri tribunali ecclesiastici” e non – come vuole far credere il documentario – “che esclude la competenza dei tribunali degli Stati, a cui terremo nascoste queste vicende anche qualora si tratti di delitti previsti e puniti delle leggi dello Stato”. Non è in questione questo o quell’episodio concreto di conflitti fra Chiesa e Stati. Le due lettere dichiarano fin dall’inizio la loro portata e il loro ambito, che è quello di regolare questioni di competenza all’interno dell’ordinamento giuridico canonico. L’ordinamento giuridico degli Stati, semplicemente, non c’entra.
Nella nota 3 della lettera della Congregazione per la dottrina della fede – ma per la verità anche nel testo della precedente lettera di Giovanni Paolo II – si cita l’istruzione Crimen sollicitationis emanata dalla Congregazione per la dottrina della fede, che allora si chiamava Sant’Uffizio, il 16 marzo 1962, durante il pontificato del Beato Giovanni XXIII (1881-1963) ben prima che alla Congregazione arrivasse lo stesso Ratzinger (che quindi, com’è ovvio, con l’istruzione non c’entra nulla: all’epoca faceva il professore di teologia in Germania).
Questa istruzione dimenticata, “scoperta” nel 2001 solo in grazia dei nuovi documenti, non nasce per occuparsi della pedofilia ma del vecchio problema dei sacerdoti che abusano del sacramento della confessione per intessere relazioni sessuali con le loro penitenti. È vero che dopo essersi occupata per i primi settanta paragrafi del caso di penitenti donne che hanno una relazione sessuale con il confessore in quattro paragrafi, dal 70 al 74, la Crimen sollicitationis, afferma l’applicabilità della stessa normativa al crimen pessimus, cioè alla relazione sessuale di un sacerdote “con una persona dello stesso sesso”, e nel paragrafo 73 – per analogia con il crimen pessimus – anche ai casi (“quod Deus avertat”, “che Dio ce ne scampi”) in cui un sacerdote dovesse avere relazioni con minori prepuberi (cum impuberibus). Il paragrafo 73 del documento è l’unico mostrato nel documentario, il quale lascia intendere che gli abusi su minori siano il tema principale del documento, mentre il problema non era all’ordine del giorno nel 1962 e l’istruzione gli dedica esattamente mezza riga.
Clamorosa è poi la menzogna del documentario quando afferma che la Crimen sollicitationis aveva lo scopo di coprire gli abusi avvolgendoli in una coltre di segretezza tale per cui “la pena per chi rompe il segreto è la scomunica immediata”. È precisamente il contrario: il paragrafo 16 impone alla vittima degli abusi di “denunciarli entro un mese” sulla base di una normativa che risale del resto al lontano anno 1741. Il paragrafo 17 estende l’obbligo di denuncia a qualunque fedele cattolico che abbia “notizia certa” degli abusi. Il paragrafo 18 precisa che chi non ottempera all’obbligo di denuncia dei paragrafi 16 e 17 “incorre nella scomunica”.
Dunque non è scomunicato chi denuncia gli abusi ma, al contrario, chi non li denuncia.
L’istruzione dispone pure che i relativi processi si svolgano a porte chiuse, a tutela della riservatezza delle vittime, dei testimoni e anche degli imputati, tanto più se eventualmente innocenti. Non si tratta evidentemente dell’unico caso di processi a porte chiuse, né nell’ordinamento ecclesiastico né in quelli statuali. Quanto al carattere “segreto” del documento, menzionato nel testo, si tratta di un “segreto” giustificato dalla delicatezza della materia ma molto relativo, dal momento che fu trasmesso ai vescovi di tutto il mondo.
Comunque sia, oggi il documento non è più segreto, dal momento che – stimolati dalla lettura dei documenti del 2001 – avvocati in cause contro sacerdoti accusati di pedofilia negli Stati Uniti ne chiesero alle diocesi il deposito negli atti di processi che sono diventati pubblici. Quegli avvocati speravano di trovare nella Crimen sollicitationis materiale per ampliare le loro già milionarie richieste di risarcimento dei danni: ma non trovarono nulla. Infatti, anche l’istruzione Crimen sollicitationis non riguarda in alcun modo la questione se eventuali attività illecite messe in atto da sacerdoti tramite l’abuso del sacramento della confessione debbano essere segnalate da chi ne venga a conoscenza alle autorità civili. Riguarda solo le questioni di procedura per il perseguimento di questi delitti all’interno dell’ordinamento canonico, e al fine di irrogare sanzioni canoniche ai sacerdoti colpevoli.
Un altro inganno del documentario consiste nel sostenere, a proposito della lettera De delictis gravioribus del 2001 sottoscritta dal cardinale Ratzinger, che si tratti del “seguito” della Crimen sollicitationis, che “ribadiva con enfasi la segretezza, pena la scomunica”. In realtà nella lettera del 2001 non si trova neppure una volta la parola “scomunica”.
Si ribadisce, certo, che le procedure per i delicata graviora sono “sottoposte al segreto pontificio”, cioè devono svolgersi a porte chiuse e in modo riservato. Ma in questo non vi è nulla di nuovo, né il segreto si applica solo ai casi di abusi sessuali. Se c’è qualche cosa di nuovo nella De delictis gravioribus rispetto alla disciplina precedente in tema di abusi sessuali, è il fatto che la lettera crea una disciplina più severa per il caso di abuso di minori, rendendolo perseguibile oltre i normali termini di prescrizione, fino a quando chi dichiara di avere subito abusi quando era minorenne abbia compiuto i ventotto anni. Questo significa – per fare un esempio molto concreto – che se un bambino di quattro anni è vittima di abusi nel 2007, la prescrizione non scatterà fino al 2031, il che mostra bene la volontà della Chiesa di perseguire questi delitti anche molti anni dopo che si sono verificati e ben al di là dei termini di prescrizione consueti.
Con questa nuova disciplina la durezza della Chiesa verso i sacerdoti accusati di pedofilia è molto cresciuta con Benedetto XVI, come dimostrano casi dove, nel dubbio, Roma ha preferito prendere provvedimenti cautelativi anche dove non c’erano prove di presunti abusi che si asserivano avvenuti molti anni fa, e la stessa nomina del cardinale americano William Joseph Levada, noto per la sua severità nei confronti dei preti pedofili, a prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
Tutte queste norme riguardano, ancora una volta, il diritto canonico, cioè le sospensioni e le scomuniche per i sacerdoti colpevoli di abusi sessuali. Non c’entrano nulla con il diritto civile, o con il principio generale secondo cui – fatto salvo il solo segreto della confessione – chi nella Chiesa venga a conoscenza di un reato giustamente punito dalle leggi dello Stato ha il dovere di denunciarlo alle autorità competenti. Certo, in passato questo non è sempre avvenuto. Il legittimo desiderio di proteggere sacerdoti innocenti ingiustamente calunniati (ce ne sono stati, e ce ne sono, molti) qualche volta è stato confuso con un “buonismo” che ha ostacolato indagini legittime degli Stati. Benedetto XVI ha più volte stigmatizzato ogni forma di buonismo sul tema (si veda per esempio il discorso ai vescovi dell’Irlanda in visita ad Limina Apostolorum, del 28 ottobre 2006): e in realtà il trasferimento della competenza dalle diocesi, dove i giudici spesso possono avere rapporti di amicizia con gli accusati, a Roma mirava fin dall’inizio a garantire maggiore rigore e severità. In ogni caso, le misure prese nell’ambito del diritto canonico per perseguire i crimini di natura sessuale commessi dal clero, e la denuncia dei responsabili alle autorità dello Stato, costituiscono due vicende del tutto diverse. La confusione, intrattenuta ad arte per gettare fango sul Papa, è solo frutto del pregiudizio e dell’ignoranza.
Vedi anche: "La congiura degli ignoranti" (il Giornale, 23 maggio 2007)
da CESNUR
Mi pare che, con la pubblicazione del testo completo del "Crimen sollicitationis", il caso sia completamente chiuso, non vi pare?
Introvigne, che ringrazio di vivo cuore, ha smascherato tutti gli "altarini" e denunciato la falsita' e la meschina ricostruzione dei fatti ad opera della BBC.
Raffaella
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9 commenti:
cara Raffaella, voglio dirti che poco fa , a Radio radicale (che ascolto ogni tanto come forma di espiazione dei miei peccati) ho ascoltato Politi che, a domanda della giornalista, correttamente ha spiegato chi ha scritto veramente la Crimen Sollecitationis. No, Ratzinger non c'entra ha detto, anzi a quel tempo era un teologo del Concilio progressista e qui , anche se non l'ha detto, si è intuito un "sigh".
Non cambia mai.
Buona giornata
Cara Mariateresa, non c'e' un metodo meno doloroso per espiare i peccati? Chesso'...guardare il Grande Fratello, sollevare 100 kg di patate, intingere il dito nell'acqua bollente...?
Grazie per averci dato questa chicca. Mi fido di te e sono sicura che quel "sigh" era udibile agli ultrasuoni :-)
Un abbraccio
Raffaella
Cara Raffaella, complimenti per la pubblicazione dell'articolo, che è molto chiaro e scritto in ottimo italiano.
Vorrei soltanto aggiungere una cosa: io ho letto che il "Crimen" fu pubblicato dalla Tipografia Poliglotta Vaticana con il titolo "Procedimento nelle cause di sollecitazione" (1962). Pertanto tale documento non sarebbe stato segreto neppure a quei tempi.
In ogni caso si possono cercare ulteriori informazioni a riguardo.
Saluti
Ciao Romina, grazie per il suggerimento. Provo a fare una ricerca su google con il titolo che mi hai indicato.
Dobbiamo ringraziare Introvigne per il meraviglioso lavoro svolto finora.
Ciao
Raffaella
ho visto il documentario e aggiungo un vizio di fondo di tipo "narrativo": non si può argomentare una tesi a partire da una parte soltanto... perchè ci sia una vera esposizione dei fatti ci vogliono i pareri accolti e valorizzati di entrambe le parti coinvolte... nel documentario parlano soltanto persone che sono coinvolte, per storia personale o per scelta, nelle questioni - tra l'altro molto particolari e singole -
non si sente un'interpretazione "ufficiale" o da parte di esponenti della chiesa (tutti quelli che sono intervistati non sono più in comunione con la chiesa cattolica!)
insomma è solo la voce di una parte... che come si capisce lascia il tempo che trova...
le osservazioni di introvigne sono interessanti, ma, a mio parere, sono poco utili nel dibattito sull'opinione pubblica...
francesco
per Francesco: concordo con te al 100% quando dici che il video della bbc presenta certi fatti in modo chiaramente unilaterale e fazioso, senza assicurare un giusto contraddittorio e diritto di replica. Trovo, invece, molto prezioso il lavoro attento e capillare svolto da Introvigne, che ha illustrato ogni aspetto della vicenda e ha spiegato molto chiaramente come si sono succeduti nel tempo i documenti emanati dal Vaticano, ricordando in patricolare che l'Epistula firmata da Ratzinger nel 2001 è stata scritta in esecuzione e attuazione di un Motu Proprio di Giovanni Paolo II (a cui nessuno fa mai riferimento) e proprio allo scopo di rendere più rigorosa la disciplina sull'istruzione dei procedimenti in questione mediante l'attribuzione di competenza esclusiva alla CDF. Sono precisazioni essenziali proprio ai fini dell'opinione pubblica perché lo scopo della bbc e di chi dà corda a questi "scoop" non è tanto quello di denunciare i suddetti casi di pedofilia (arcinoti da tempo e per i quali soli l'emittente di sua maestà britannica certo non si sarebbe scomodata), quanto quello di delegittimare la persona di Joseph Ratzinger come Pontefice e far passare l'idea che, lui solo, abbia comandato in Vaticano per 40 anni e sia l'unico responsabile di eventuali errori commessi.
Certo, l'articolo di Introvigne non troverà molta eco nella maggioranza dei blog, quelli che attingono al Vangelo secondo Beppe Grillo, per intenderci, ma proprio per questo ciascuno di noi, nell'ambito delle proprie possibilità, deve contribuire a dare questi chiarimenti e, naturalmente, possiamo e dobbamo ringraziare persone coraggiose e instancabili come la nostra Raffaella che fanno di tutto per diffondere la verità al di là della dittatura delle opinioni comuni!
Che cosa????? Ma che cos'è un miracolo???????????????Politi ha detto che Ratzinger non ha colpe???????? nooooooooooo!!!!!!! non posso crederci. Allora vuol dire solo una cosa che la bufola di questo filmato è talmente evidente che neanche uno come Politi riesce a dire che è pura verità come qualcuno si illude alla Rai pagando una bufola ignobile contro il Papa ben 20.000,00 euro ............ Santoro e Cappon meditate e meditate bene perchè lsgrugnate sul muro fanno male molto male!!!!!!!
Eugenia
Cara Raffaella,
complimenti per il blog, davvero preciso e ben documentato. Ho visto "il documento" della BBC e cercando l' altra campana ho trovato te. Devo riconoscere che non ho tempo di leggere tutto il de Crimen Sollecitationis (quanti l' hanno fatto?), ma sono contento di apprendere che l' attuale Papa non c'entra.
Al di la di questo restano i trasferimenti di parrocchia di numerosi preti pedofili. E restano le vite di tanti fedeli cattolici che dopo le molestie subite, non hanno ricevuto alcun aiuto da parte di Santa Madre Chiesa.
Adesso delle due una:
o sono anche queste delle illazioni, e in questo caso vi prego di smentirle. Oppure sono fatti accaduti e a questo punto vorrei capire cosa c'è di Cristiano in tali atteggiamenti.
Col massimo rispetto, Federico.
Ciao Federico e benvenuto nel blog. Quella della pedofilia nella Chiesa e' una vera piaga di cui e' necessario liberarsi, come ha detto piu' volte il Papa.
E' di vitale importanza aiutare (e risarcire) le vittime di chi e' stato condannato con processo penale (e canonico).
E' bene riflettere su quanto accaduto ricordando che l'errore di pochi non puo' ricadere sulla Chiesa, composta da persone straordonarie che si spendono ogni giorno per il prossimo.
Entro oggi tradurro' alcuni articoli del "Crimen sollicitationis".
Ciao
Raffaella
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