26 febbraio 2007

Rassegna stampa del 26 febbraio 2007


Ecco le solite speculazioni sui "DICO" e sulla presunta soddisfazione del Vaticano:

“Governo più equilibrato
Hanno fatto penitenza”



Via libera dei vescovi dopo la frenata sui Dico e il maggior peso dei centristi

GIACOMO GALEAZZI
CITTA’DEL VATICANO
Con un governo Prodi «riequilibrato al centro», e che ha tolto dalla propria agenda di priorità la regolarizzazione delle coppie di fatto, «si può discutere». In Vaticano vengono considerati «segni incoraggianti» l’assenza dei Dico dai dodici punti del patto di governabilità e l’allargamento della maggioranza all’ex Udc Marco Follini. «Mi sembra che la predicazione di Benedetto XVI stia scuotendo e orientando le coscienze. Le preoccupazioni della Chiesa per la famiglia iniziano ad esser prese nelle dovuta considerazione - osserva il ministro vaticano della Salute Javier Lozano Barragan -. Il rischio del relativismo rimane, ma sono ottimista che si possa raccogliere quanto è stato seminato».
Vede segnali che le cose stiano «maturando verso il bene» anche l’arcivescovo Edoardo Menichelli della commissione Cei per la Famiglia: «Con impegno e pazienza si può dialogare tenendo conto di valori che per noi sono precisi e centrali». Una prudente apertura di credito, quindi, «in attesa di conoscere nel dettaglio la nuova linea di azione del governo sul tema della famiglia». Ma le speranze, puntualizza Menichelli, «sembrano fondate». Saluta positivamente una «necessaria correzione centrista» dell’esecutivo anche il portavoce francescano, padre Enzo Fortunato: «Mai come questa volta il leader dell’Udeur Clemente Mastella è stato così prezioso e credo che i cattolici debbano molto al suo operato nella battaglia contro i Dico». E il fatto che si rafforzi la componente cattolica del centrosinistra, secondo il direttore della Sala stampa del Sacro Convento di Assisi, «non può che farci piacere ed è un importante elemento di moderazione».
Il barometro d’Oltretevere, dopo il gelo delle ultime settimane, volge al bello. Merito di una «costruttiva attenzione ai valori difesi dalla Chiesa e al Magistero», evidenzia l’arcivescovo di Curia Francesco Gioia: «C’è di che rallegrarsi per il fatto che i Dico non figurino tra i dodici punti di Prodi perché in questo modo è stato rimosso una gravissima causa di divisione». Un «apprezzabile passo in avanti», a giudizio del presule cappuccino, «sia che si tratti di una decisione presa per convinzione sia che sia accaduto per prudenza».
In Curia, comunque, si è persuasi che la linea dura contro i Dico indicata dal presidente della Cei Camillo Ruini e sottoscritta appieno dal Pontefice «abbia pagato», tanto che ora si possono gradualmente riallacciare i fili del dialogo con un governo «ridotto a più miti consigli» e meno sbilanciato sull’ala laicista. «Dopo i governi balneari, arriva un governo quaresimale, speriamo faccia penitenza per i Dico», sdrammatizza un dirigente di una congregazione vaticana. «Si è aperto un nuovo promettente spiraglio. Adesso si può tornare a confrontarci con serenità, senza che una parte pretenda di imporsi all’altra, come stava accadendo sulla regolamentazione delle unioni di fatto - afferma monsignor Vittorino Grossi, segretario del Pontificio comitato di Scienze storiche -. Le istanze poste dalla Chiesa paiono essere state recepite dall’esecutivo».
Guarda con favore alla «maggiore sensibilità verso i valori cattolici» anche il vescovo Luciano Pacomio, della commissione episcopale per la Dottrina della fede. «Certo, è tutta da valutare la sincerità delle motivazioni di questa riequilibratura al centro - sottolinea il presule -. Potrebbe essere una soluzione per salvare il governo, ma se davvero si è fermata l’ondata laicista alla Zapatero è un fatto salutare e contiamo di vederne presto gli effetti positivi».
Il presidente dei giuristi cattolici Francesco D’Agostino, membro della Pontificia Accademia per la Vita, sottolinea il fatto che il disegno di legge sui Dico sia stato rimesso all’attività del Parlamento. E si intravedono le condizioni per un ritorno alla normalità nei rapporti Stato-Chiesa. «Diciamo la nostra, se serve bene, altrimenti andiamo avanti. Non si può fare l’argine sulla famiglia e trascurare tutto il resto, non è scoppiata la Terza guerra mondiale - riflette il vescovo Claudio Stagni della commissione Cei per l’Educazione cattolica -. Siamo entrati in Quaresima, faremo una catechesi sul matrimonio e sensibilizzeremo i fedeli sui valori finiti sott’attacco, però poi si passa oltre».
La parola d’ordine nelle gerarchie ecclesiastiche, infatti, è «globalità». Fermare i Dico era indispensabile, però adesso è l’intero operato del governo a richiedere uno scatto. «Noi vescovi seguiamo con vivo interesse e partecipazione gli sviluppi della situazione e ci auguriamo che si attivi un canale complessivo di comunicazione con il governo - sostiene il vescovo Giancarlo Maria Bregantini della commissione episcopale per il Clero -. Ci attendiamo risposte sui temi della precarietà economica dei nuclei numerosi, degli assegni familiari, della lotta alla disoccupazione. Sulle emergenze che toccano la vita della gente offriamo collaborazione».
La strategia, dunque, è quella di cogliere le «incoraggianti» novità della veste «cattolically correct» dell’esecutivo, senza però deporre del tutto le armi. Come dimostrano l’appello alla mobilitazione dei fedeli lanciato sabato da Benedetto XVI, l’annunciata nota del cardinale Ruini che dovrebbe impegnare i politici cattolici al rispetto del magistero della Chiesa e la marcia «in preparazione» delle associazioni ecclesiali. Come a dire che fidarsi è bene, ma certe volte non fidarsi è meglio...

La Stampa, 26 febbraio 2007


“Voto sì perché hanno tolto i Dico”

Senatore Giulio Andreotti, come voterà giovedì?

«Voterò sì. Il diritto alla vita vale anche per i governi. Dal programma sono scomparse assurdità come la discontinuità in politica estera rispetto al governo Berlusconi e i matrimoni omosessuali. Erano due cose che mi avevano molto turbato. Le nozze gay sono inaccettabili non solo per chi ha il dono della fede ma per chiunque rispetti la Costituzione e le regole più normali. Sono state tolte e non credo che verranno rimesse perché, uscendo da una situazione così difficile, staranno tutti un po’ più attenti. E, oltreché con il censimento pro o contro Berlusconi, credo la smetteranno pure con gli attacchi al Papa».

Turbato come cattolico?

«Il compito del Papa è difendere la vita di tutti, mica solo dei cattolici. Non capisco perché imputano a Benedetto XVI di ribadire una concezione naturale delle creature e del creato che è sempre stata un punto essenziale del Magistero. E’ una costante della dottrina della Chiesa, poi ogni Papa può accentuarla più o meno, è normale. Questi attacchi al Pontefice mi sembrano incomprensibili. Ho appena terminato al Club di Monaco un convegno su Iran, Iraq e Libano e per fortuna ho dedicato tre giorni a cose di un livello maggiore di quelle interne a volte così meschine».

Come vede l’ingresso di Follini nella maggioranza?

«I conti vanno fatti bene. Noi con la Democrazia cristiana avevamo periodi di maggioranze enormi, forse pure eccessive, e altri in cui disponevamo di quanto basta, come nelle ricette per i prodotti farmaceutici. I numeri sono importanti ma poi servono le idee chiare, il saper camminare su direttrici precise rispettando le scadenze. Per esempio, c’è da rimettere mano alla legge elettorale. Per quarant’anni il sistema proporzionale ha fatto sviluppare bene l’Italia e ha superato prove difficili. Questo bipolarismo presuppone che ci siano solo due orientamenti, tutto il contrario del carattere del popolo italiano. Andrebbe favorito il dibattito nelle università e nell’opinione pubblica prima di arrivare alle sedi decisive».

Non è strano che lei abbia bocciato D’Alema che sulla politica estera sembra ispirarsi alla sua linea filo-araba e autonoma dagli Usa?

«Il mio voto non era una bocciatura di D’Alema ma del dibattito come si è svolto. Lui ha sostenuto che c’è continuità nella politica estera citando anche il mio periodo alla Farnesina, poi però ha escluso la continuità con il governo Berlusconi e a me sembra una cosa abbastanza ridicola. Il voto non era un sondaggio su Berlusconi. Se c’è continuità c’è continuità. Poi certo ognuno vive secondo il suo temperamento e preparazione, ma la mania di voler vedere tutto in chiave pro o contro Berlusconi non la condivido. D’Alema sta conducendo bene la politica estera. Andiamo incontro a momenti difficili per il timore che gli Stati Uniti vogliano attaccare l’Iran. Dobbiamo prendere le nostre precauzioni. E spero che se ne parli giovedì. Ero già contrario alla nostra partecipazione alla missione in Iraq e ancora non ho capito come nacque l’operazione. Dobbiamo stare molto attenti».

Insomma, cosa non la convince in questo centrosinistra?

«Io penso che il compito della compagine governativa debba essere quello di stimolare riforme sociali. Cosa c’entrano i Dico? E’ troppo facile fare riforme in questo modo. Le riforme devono costare qualcosa a qualcuno, anche in termini economici. Nella mia esperienza la stagione più costruttiva che ricordo è il 1950. Furono realizzate la riforma agraria e la Cassa del Mezzogiorno. Queste sono riforme. Una sinistra dovrebbe spingere il governo in questa direzione sennò che sinistra è? Io comunque sono intenzionato a votare la fiducia giovedì. A meno che nei prossimi giorni non abbiano l’idea di mettere in gioco qualcosa che mi renda impossibile dare il consenso all’esecutivo».

La Stampa, 26 febbraio 2007


L´INTERVISTA

Il senatore a vita: il nuovo programma mi convince, opportuno che ci sia continuità di governo

Andreotti voterà la fiducia "Bene il dietrofront sui Dico"

Io e il vaticano Sono abbastanza adulto per decidere in autonomia ma c´è stata coincidenza tra la mia posizione e quella della Chiesa
il quirinale Come ha sottolineato giustamente il Colle non ci sono alternative a questo esecutivo, almeno per il momento

CARMELO LOPAPA

ROMA - Confessa di essere orientato a votare la fiducia al governo Prodi. Sarà pure una sorpresa, ma per lui, per il sette volte presidente del Consiglio che con la sua astensione mercoledì ha fatto scivolare verso la crisi il governo Prodi, non lo è affatto, assicura ora. La linea telefonica va e viene, dall´auto con la quale si sta allontanando da Montecarlo. Si è intrattenuto nel Principato per l´intero fine settimana. «Un convegno internazionale di politica estera programmato da tempo», non una vacanza, sia chiaro. Comunque un´ottima occasione per tenersi lontano dallo stress romano al quale in queste ore sono inevitabilmente sottoposti i (quasi) determinanti senatori a vita.

Presidente Andreotti, Prodi torna alle Camere. Voterà la fiducia? Cosa ha deciso dopo questi giorni di riflessione?

«Per la verità, a Montecarlo siamo stati impegnati in questo convegno sull´Iran e sulla politica internazionale. Momento propizio per prendere atto che la situazione, proprio sotto il profilo internazionale, è assai preoccupante».

E dunque, presidente?

«E dunque occorre stabilità di governo in momenti come questi».

Vuol dire che voterà la fiducia?

«Sono stato lontano ma ho seguito l´andamento dei fatti. Ho letto soprattutto il nuovo programma al quale ha lavorato la maggioranza».

E qual è il suo giudizio?

«Positivo. Ho notato con piacere che certi punti non fanno più parte degli obiettivi dell´esecutivo».

Si riferisce ai Dico, al riconoscimento delle unioni civili che lei non aveva fatto mistero di non condividere affatto?

«Sì, ho visto che i matrimoni omosessuali, diciamo così, saranno accantonati. E questo è condivisibile. Dunque penso che non dovrebbero esserci difficoltà per il governo ad andare avanti».

Presidente Andreotti, intende dire che potrebbe andare avanti anche con il suo voto o no?

«Penso che non dovrebbero esserci difficoltà per il raggiungimento del quorum necessario ad ottenere la fiducia. Mi ha convinto molto quel che ha detto il presidente Napolitano».

A cosa si riferisce?

«Anche io penso, come ha giustamente sottolineato il Quirinale, che non ci siano alternative a questo esecutivo. Che la situazione è tale che risulta difficile trovare una soluzione diversa, almeno per adesso».

Insomma, obtorto collo, anche lei potrebbe decidere di sostenere l´esecutivo.

«È opportuno che ci sia una continuità di governo, questo è certo. La fase internazionale, ripeto, è assai delicata. E in situazioni come queste, lo dico anche per esperienza personale, sono necessari dei governi in carica che siano nel pieno dei loro poteri. E poi, ribadisco anche qui, sono soddisfatto dell´accantonamento di quei matrimoni....».

Avrà saputo anche lei a Montecarlo dell´interpretazione maliziosa circolata con insistenza a Roma a proposito della sua astensione di mercoledì.

«No, quale?».

Nella sinistra radicale, ma non solo, il suo mancato voto in favore della politica estera del governo al Senato è stato ricondotto proprio al dissenso sui Dico. "Il Diario" ci ha costruito anche la copertina, la sua foto e sullo sfondo la sagoma di Benedetto XVI: insomma, l´astensione in aula come riflesso delle perplessità - chiamiamole così - vaticane.

«No, guardi. Sono abbastanza maggiorenne per poter fare delle valutazioni personali e decidere in autonomia come orientare il mio voto. Certo, c´è stata una coincidenza obiettiva tra la mia posizione e quella delle gerarchie ecclesiastiche in merito a quel provvedimento così contestato. Una coincidenza dettata dalla non condivisione degli obiettivi fatti propri dal governo col ddl sui Dico. Detto questo, ecco, non c´era bisogno che me lo ricordasse il Sant´Uffizio come dovevo comportarmi».

La Repubblica, 26 febbraio 2007


IL CASO

Anche Fassino ribadisce che il ddl non finirà su un binario morto. Pollastrini: sarebbe un atto di cinismo

Dico, sfida della sinistra in Senato
Salvi: voto prima possibile, vediamo se qualcuno ci maledirà

La Binetti telefona al presidente della commissione: semmai ti auguro buon lavoro

GIOVANNA CASADIO

ROMA - Pur di ottenere una tregua con il Vaticano, la legge sui Diritti dei conviventi, anche gay, è ormai fuori dall´agenda dell´Unione? Piero Fassino, segretario Ds, nega che le cose stiano così. Se non ci sono i Dico nei dodici punti del Patto programmatico di Prodi, sostiene, è solo perché «quelle sono le priorità che il governo intende assumersi da ora in poi, mentre il disegno di legge sulle unioni civili è stato già fatto. Adesso è in commissione Giustizia al Senato e poiché è stato costruito per corrispondere a un punto del programma dell´Unione, ci batteremo per farlo approvare in Parlamento». I Dico non finiranno insomma su un binario morto, non c´è «nessuna battuta d´arresto». Se ne fa garante Cesare Salvi, presidente della commissione, dove il dibattito sulle unioni civili è già in calendario: «Dopo la fiducia, si riparte con le coppie di fatto».
E se Fassino dal canto suo, rivendica l´autonomia della politica dal pressing dei vescovi e di Benedetto XVI contro le unioni civili («Ho il massimo rispetto per la Chiesa e per le sue esternazioni ma lo Stato deve garantire in modo equo e imparziale il rispetto dei diritti e in modo laico le scelte di tutti»), Salvi s´impegna ad andare avanti. Con buona pace dei teodem, gli ultrà cattolici della Margherita, che nel centrosinistra si allineano tra i contrari insieme con l´Udeur di Mastella. Ironizza Salvi, esponente della sinistra Ds: «Spero che la collega Paola Binetti non invochi su di me la maledizione divina se comunico che, qualora il governo Prodi avrà la fiducia, nella prima seduta successiva della commissione Giustizia da me presieduta, riprenderà l´esame dei disegni di legge parlamentari nonché di quello governativo sulle unioni civili». Anche perché, ragiona, non risulta che «il governo abbia pronunciato il ritiro della sua proposta, quindi avanti». La teodem Binetti aveva nei giorni scorso parlato di una benedizione di Dio, a proposito dell´accantonamento dei Dico. A sera Binetti telefona a Salvi: «Nessuna maledizione, casomai benedizioni su di te per un buon lavoro». Un augurio ma anche un avvertimento: daranno battaglia, sono convinti che la legge «vada rivoltata come un calzino».
Già previsto del resto che alle Camere sarebbe ricominciato il braccio di ferro laici-cattolici. Le due ministre che hanno preparato il testo dei Dico, la cattolica Rosy Bindi e la ds Barbara Pollastrini non si sono mai nascoste che l´iter parlamentare sarebbe stato difficile, assai più di quanto non sia stato l´ok del Consiglio dei ministri, l´otto febbraio scorso. Ieri la Pollastrini ha ribadito: «Sarebbe un atto di cinismo e di indifferenza se il Parlamento sbattesse la porta in faccia al disegno di legge. Certo, tutto è migliorabile». E la responsabile della Famiglia, Bindi: «La discussione sui Dico e la crisi è surreale, torniamo alla realtà. I Dico sono già stati proposti dal governo e sono affidati al Parlamento né più né meno di un attimo prima della crisi, né più né meno di un attimo dopo la conclusione della crisi».
Il centrodestra attacca. Agita i Dico come spauracchio per i cattolici e Riccardo Pedrizzi, di An, lancia un appello: se i Dico non vengono tolti di mezzo, i cattolici dell´Unione non votino la fiducia.

La Repubblica, 26 febbraio 2007


IL TEODEM

Bobba, senatore dei Dl: in Parlamento bloccheremo la legge
"E noi daremo battaglia anche col family day"

Il tema è escluso dai 12 punti del nuovo Patto voluto da Prodi. E ora organizzeremo un family-day


ROMA - «Follini ci aiuterà nella battaglia contro i Dico». Luigi Bobba, l´ex presidente Acli, ora senatore teodem della Margherita, è «ottimista» sull´archiviazione di una legge che non gli piace. «Non è che la Provvidenza si scomodi per i "Dico sì, Dico no"... ha ben altro a cui pensare». Quindi, ora che la questione delle unioni civili è fuori dal patto delle priorità di Prodi, ma al Senato la sinistra garantisce che il disegno di legge del governo ripartirà, il braccio di ferro «si sposta in Parlamento».

Senatore Bobba vuole che la legge sui Diritti dei conviventi, sia bocciata?

«Intanto un tema che riguarda i diritti personali merita una discussione più approfondita. Le soluzioni individuate dal governo non sono sufficienti. Non voglio imbucare la discussione nel binomio laici-cattolici però le unioni civili non possono essere ritenute un´urgenza».

Non un´archiviazione dei Dico, ma un rinvio?

«Non ci stiamo, noi teodem, a un confronto come camicia di forza: non c´è nessuna fregola. Il fatto stesso che il governo nei 12 punti del nuovo Patto non abbia messo i Dico, ma la famiglia è un colpo di barra nella direzione che abbiamo sempre sostenuto e cioè che il legislatore dovrebbe avere un´attenzione prioritaria per gli oltre 11 milioni di famiglie con bambini. Io sto lavorando a un disegno di legge per la promozione del welfare familiare e generazionale; su tariffe e accesso ai servizi con costi agevolati. Occorrono più asili nido; una forte incentivazione del part time del coniuge che si dedica ai figli piccoli con un congedo pagato».

Intanto il presidente della commissione Giustizia, Cesare Salvi pensa di rimetterli in pista al più presto al Senato.

«Salvi fa il suo mestiere, però con tutte le leggi che ci sono in Parlamento non vedo l´urgenza di cominciare con i Dico. Un sondaggio Acli di qualche giorno fa, rilevava che su sette priorità indicate, le coppie di fatto erano per gli intervistati al settimo posto. Salvi farebbe bene a guardarle, queste cose».

Riassumendo. I teodem della Margherita non voteranno i Dico?

«Non mi piace lo strumento di una legge apposta per riconoscere i diritti individuali nelle unioni civili. Ci sono strade più efficaci, ad esempio cambiare il codice civile o intervenire sulla legislazione esistente».

I cattolici scenderanno in piazza contro i Dico?

«Nessuna manifestazione contro, ma forse un family-day».

I Dico hanno contribuito alla crisi del governo Prodi?

«È una ipotesi quanto meno controversa, non so l´astensione di Andreotti da cosa sia dipesa ma Emilio Colombo si è detto contrario ai Dico e poi sulla politica estera ha votato a favore. Il problema è un altro: se il governo insegue un laicismo di bandiera o un radicalismo di sinistra o uno statalismo conservatore non è in sintonia con il sentire del paese. Che Follini sia in maggioranza mi conforta per la qualità della persona e perché dà forza all´idea di un governo riformatore che non insegua radicalismi».
(g.c.)


Gli esercizi spirituali del papa

Si ferma fino a sabato l'attività del papa e della curia romana. Spazio alla riflessione e al silenzio degli esercizi spirituali, guidati dal cardinale Giacomo Biffi

Gli esercizi spirituali di Quaresima in Vaticano per il papa. La seconda volta di Biffi
di Alessandro Renzo

La Quaresima inizierà il 21 febbraio, Mercoledì delle Ceneri. La domenica successiva, la Prima Domenica di Quaresima, 25 febbraio, alle ore 18 il papa e i suoi collaboratori della Curia Romana inizieranno gli Esercizi spirituali nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico. Gli esercizi dureranno fino alla mattina di sabato 3 marzo. Durante questa settimana, il papa si dedicherà alla preghiera. Saranno sospese le Udienze pontificie e l'attività ordinaria del Santo Padre e della Curia Romana, compresa l'Udienza generale di mercoledì 28 febbraio.

Le meditazioni saranno proposte su invito del papa dal card. Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna sul tema Le cose di lassù, che sarà sviluppato in una riflessione introduttiva, 10 meditazioni e 5 testimonianze. Il tema è presa dall’inizio del terzo capitolo della lettera ai Colossesi: "Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio: pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra" (Col 3, 1-2).

«Chi incontra Gesù risuscitato viene interiormente trasformato; non si può "vedere" il Risorto senza "credere" in lui. Preghiamolo affinché chiami ognuno di noi per nome e così ci converta, aprendoci alla "visione" della fede. La fede nasce dall’incontro personale con Cristo risorto, e diventa slancio di coraggio e di libertà che fa gridare al mondo: Gesù è risorto e vive per sempre. È questa la missione dei discepoli del Signore di ogni epoca e anche di questo nostro tempo: "Se siete risorti con Cristo - esorta san Paolo - cercate le cose di lassù… pensate alle cose di lassù, e non a quelle della terra" (Col 3,1-2). Questo non vuol dire estraniarsi dagli impegni quotidiani, disinteressarsi delle realtà terrene; significa piuttosto ravvivare ogni umana attività come un respiro soprannaturale, significa farsi gioiosi annunciatori e testimoni della risurrezione di Cristo, vivente in eterno» (Benedetto XVI, Udienza generale, 19 aprile 2006. In IV del cartoncino d’invito per gli Esercizi spirituali in Vaticano, 25 febbraio - 3 marzo 2007).

Gli orari degli esercizi spirituali in Vaticano per la Quaresima 2007

Domenica 25 febbraio
Alle ore 18: Esposizione Eucaristica, Celebrazione dei Vespri, Meditazione introduttiva, Adorazione, Benedizione Eucaristica

Da lunedì 26 febbraio a venerdì 2 marzo
Alle ore 9: Celebrazione delle Lodi, Meditazione.
Alle ore 10.15: Celebrazione dell’Ora Terza, Meditazione.
Alle ore 17: Meditazione.
Alle ore 17.45: Celebrazione dei Vespri, Adorazione, Benedizione Eucaristica.

Sabato 3 marzo
Alle ore 9: Celebrazione delle Lodi, Meditazione conclusiva.

I temi delle meditazioni e delle testimonianze

Domenica 25 febbraio
Riflessione e introduzione

Lunedì 26 febbraio
Prima meditazione: "Convertitevi e credete al Vangelo"
Seconda meditazione: "Ricòrdati che sei polvere e in polvere ritornerai"
Testimonianza: "La morte del Beato Cardinale Alfredo Ildefonso Schuster"

Martedì 27 febbraio
Prima meditazione: "La ‘scoperta’ del Signore dell’universo, della storia, dei cuori"
Seconda meditazione: "Noi, gli accadimenti, il creato e l’universale primato di Cristo"
Testimonianza: "L’ammonimento profetico di Vladimir S. Solovev"

Mercoledì 28 febbraio
Prima meditazione: "Ripensando al Giovedì Santo"
Seconda meditazione: "Ripensando al Venerdì Santo"
Testimonianza: "Il cristocentrismo del Cardinale Giovanni Colombo"

Giovedì 1° marzo
Prima meditazione: "Necessità di un’ecclesiologia anagogica"
Seconda meditazione: "La grande anagogia ecclesiologica di San Paolo"
Testimonianza: "L’ecclesiologia di un poeta"

Venerdì 2 marzo
Prima meditazione: "Eucaristia, Chiesa, Mondo I"
Seconda meditazione: "Eucaristia, Chiesa, Mondo II"
Testimonianza: "Sia in ciascuno l’anima di Maria"

Sabato 3 marzo
Riflessione conclusiva

Korazym

2 commenti:

lapis ha detto...

Ciao Raffaella. Azzeccata la foto del Papa che sorride... sembra quasi che lo divertano tutte queste speculazioni dietrologiche sulla presunta responsabilità vaticana della caduta del governo Prodi... : DDD

scherzi a parte, sappiamo che il nostro Papa si sta dedicando agli esercizi spirituali di Quaresima e che non si immischia nei rimpasti mortadellari. Stiamogli vicine con la preghiera.

Anonimo ha detto...

Ciao Lapis :-))
Anche ieri il Papa ci ha chiesto di accompagnarlo con la preghiera. Mi stupisce sempre la sua grande umilta' e, in fondo, il suo coraggio nel chiedere aiuto al Signore ed anche a noi.
Ricordo con commozione una frase della Messa di insediamento: "pregate per me affinche' io non fugga davanti ai lupi".
In questi due anni Papa Benedetto ha incontrato molti "lupi" ma, grazie a Dio, e' sempre riuscito ad addomesticarli :-))
Ciao