20 maggio 2007

Gesu' di Nazaret, parla Vittorio Sgarbi


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Aggiornamento della rassegna stampa del 20 maggio 2007 (2)


«Gesù» smuove i dubbi dello storico

di Vittorio Sgarbi

Le prime file con i canonici, l'assessore alla cultura Vittorio Sgarbi e monsignor Manganini, l'Arciprete del Duomo. L'arcivescovo di Milano cardinale Tettamanzi, che ha appena terminato di introdurre la prima presentazione pubblica in Italia del libro Gesù di Nazaret di Benedetto XVI. L'enorme platea di milletrecento che affolla, silenziosissima, i banchi della cattedrale. Il moderatore dell'incontro, Massimiliano Finazzer Flory, che ha ideato il progetto culturale A passo d'uomo. Tutti sono in attesa. In attesa che i due invitati illustri seduti davanti all'altare, il teologo cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e lo storico Ernesto Galli della Loggia, preside della facoltà di Filosofia dell'Università del San Raffaele, si confrontino a proposito di questo libro su Gesù. L'ecclesiastico e il laico. Il credente e il non credente. E idealmente seduto tra loro, papa Ratzinger e le sue oltre quattrocento pagine sulla realtà storica di Cristo. Il pubblico attende certo che il teologo e lo storico spieghino questo volume «che va letto tre volte: una lettura culturale, storica, teologica». Ma attende soprattutto che l'uno e l'altro confessino se, dopo aver letto il libro, non soltanto l'esistenza di Gesù è dimostrata, ma il suo essere Figlio di Dio. Perché quel pubblico forse è lo stesso che ha letto il Codice da Vinci o l'Inchiesta su Gesù di Corrado Augias. «Un libro simile ha tutte le chance per diventare un bestseller» esordisce il cardinale Kasper. «Perché pone la domanda cruciale per la cristianità: “Voi, chi dite che io sia?”. E dà la risposta cruciale: Gesù non era un rabbino, un predicatore, un amico dei poveri, un rivoluzionario o il frutto di una mistificazione posteriore. Ma Cristo, il Figlio del Dio vivente, che parlava in nome di Dio e aveva con lui un rapporto intimo ed esclusivo». E a questa risposta cruciale il laico liberale, lo storico, il professor Galli della Loggia, con emozione, sembra dare ascolto profondo: «Questo libro riguarda molto da vicino persone come me. Ratzinger tenta, alla Borges, un'impresa impossibile: dimostrare filologicamente l'esistenza di Dio. E lo fa prendendo di petto la posizione liberale. Il liberale apprezza i grandi principi nobili di Gesù. Ma ritiene inaccettabile che chi afferma quelle cose dica di essere il Figlio di Dio. Il laico accetta i principi ma cancella Dio». Ed è il laico Galli della Loggia a sostenere a più riprese il libro del Papa, che viene definito «un'interessante, intelligentissima operazione», in cui il Papa risulta «molto convincente e affascinante». È il laico Galli della Loggia a sottolineare i passaggi più attuali del libro su Gesù: i legami del cristiano con la politica, la tentazione di eliminare la cesura con l'ebraismo, l'odierna situazione dei cristiani, che vedono Cristo ridotto «al ridicolo di chi ne fa il protagonista di libri gialli». Ed è ancora il laico professor della Loggia a interrogarsi di fronte al pubblico in attesa: «È stato il Cristo storico o il Cristo della fede che ha cambiato il mondo? Sono i nobili principi enunciati o la misteriosa forza dello Spirito che hanno creato Dante, Sant'Agostino, Lutero e nei secoli hanno fondato qualcosa che anima il mondo? È difficile anche per un laico pensare che un geniale allucinato abbia detto cose che un gruppo abilissimo di seguaci ha manipolato e che queste cosa abbiano cambiato la storia. Voi, chi dite che io sia? Non è facile rispondere, né con una scrollata di spalle, né con un ragionamento che resti in piedi». E alla fine della serata, davanti al pubblico in attesa, a risuonare in Duomo è la voce di un laico incrinata dai dubbi che il libro di Ratzinger ha insinuato o risvegliato. Quale miglior dono per un papa e per un autore?

Il Giornale, 20 maggio 2007