7 giugno 2007

Rassegna stampa del 7 giugno 2007


Cari amici, oggi leggeremo moltissimi articoli soprattutto per quanto riguarda l'episodio del giovane che ieri ha tentato di salire sulla jeep del Papa.
Noto che molti quotidiani non si sottraggono al gusto di evidenziare che il ragazzo e' un tedesco con commenti e commentini, sottili, che ci potevamo risparmiare. Criticare e prendere in giro il prossimo e' un lusso che noi italiani, soprattutto in questo momento storico, non possiamo permetterci
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Raffaella

Vedi anche:

San Pietro, paura per il Papa. Padre Lombardi: nessun attentato


È stato fermato dalla scorta I medici ordinano il ricovero

Roma, paura per Ratzinger Squilibrato tenta di saltare sulla sua auto

Tedesco assalta la jeep del Papa paura per un folle in San Pietro
Subito bloccato dalla scorta. "Ma non era un attentato"

MARCO POLITI

CITTÀ DEL VATICANO - Un tedesco contro il papa tedesco. L´impensabile accade in piazza San Pietro poco prima delle undici, mentre Benedetto XVI attraversa benedicente in papamobile la folla festante venuta per l´udienza del mercoledì.
È solo un attimo, che riporta le guardie vaticane con orrore al 13 maggio 1981, quando dalla massa di teste e di mani levate in segno di saluto si stagliò un braccio e una pistola e tra i colpi secchi dell´arma papa Wojtyla si accasciò, mentre la sua veste si tingeva di sangue.
È un attimo brevissimo, in cui si vede un giovanotto robusto ma disarmato volteggiare sulle transenne e tentare di lanciarsi sulla vettura del pontefice. Florian Sperling ha ventisette anni, una maglietta rossa un po´ stinta, un berretto da baseball color kaki, occhiali da sole. È rimasto nascosto tra un gruppo di pellegrini bavaresi, attendendo che papa Ratzinger si avvicini al suo settore. Il Papa è in piedi sulla vettura, sorridente. L´auto si muove lentamente, scortata dalle guardie del corpo papali. Il giovane aspetta che la macchina gli sia di fronte e d´un colpo si afferra alle spalle di due pellegrini che gli stanno davanti, si issa sulle transenne e cerca di balzare sul papamobile. Florian ha calcolato male per una manciata di secondi. Invece di atterrare sul papamobile, cade tra le braccia delle guardie papali che lo trascinano a terra e lo immobilizzano, mentre l´auto papale prosegue e papa Ratzinger continua imperterrito a salutare la folla, senza voltarsi. Anche il suo segretario don Georg, seduto accanto a lui, non si cura del trambusto.
Dopo il brivido di paura, tirano un respiro di sollievo il colonnello Maeder comandante delle Guardie Svizzere e il capo della vigilanza vaticana Domenico Giani, che camminano accanto al papamobile. Il sistema di sicurezza ha funzionato perfettamente.
Quando Benedetto XVI comincia il suo discorso ai quarantamila pellegrini per ricordare il dramma dell´Africa, il giovane tedesco è già agli arresti in Vaticano, dove lo interroga il giudice dello stato pontificio Gianluigi Marrone. «Non aveva intenzione di attentare alla vita del Papa», spiegherà poi il portavoce papale padre Federico Lombardi. «Mostrava chiari segno di squilibrio ed era in stato confusionale», aggiunge Lombardi. «Pensava ad un atto dimostrativo che attirasse l´attenzione su di sé». Dal palazzo apostolico si viene a sapere che Sperling, cercando disperatamente di aggrapparsi all´auto del pontefice, pronunciava «farneticazioni religiose». Ed è un indizio interessante. Perché a Bamberga, la città da cui venivano i pellegrini tedeschi tra cui si era mescolato, la polizia conosce un giovane con l´identico nome che da qualche tempo si è piazzato con cartelloni davanti alle chiese annunciando di avere notizie importanti da comunicare personalmente a papa Ratzinger. Notizie venute dal cielo? Si ignora.
Dalla sala stampa vaticana non vengono forniti particolari. Non si comunica nemmeno il nome del giovane né si fa sapere cosa ha detto al giudice. Unica informazione aggiuntiva: sono stati chiamati degli psichiatri, che lo hanno visitato e ne hanno disposto il «ricovero obbligatorio in una struttura sanitaria protetta». Preso in carico dalla polizia italiana, ha passato la notte in una clinica.

Repubblica, 7 giugno 2007

Politi...Politi...Politi...mi astengo da ogni commento. Sono contenta di rileggere un Suo articolo dopo il lungo silenzio seguito al video della BBC.
Raffaella


IL CASO

I due tentativi a Valencia e Ratisbona: entrambi neutralizzati

Altre due incursioni negli ultimi mesi Il Vaticano: mai stato vero allarme

CITTÀ DEL VATICANO - «Nessun allarme speciale». Dalla Segreteria di Stato arrivano parole di estrema tranquillità. La macchina della sicurezza continuerà a lavorare come al solito, anche perché nessun tipo di arma ha passato i varchi della piazza. Il fatto si iscrive tra gli imprevisti «normali». Le guardie del corpo papali sono allenate a fare fronte a fedeli entusiasti o esagitati. A Valencia, nel luglio scorso, un uomo ruppe i cordoni del percorso papale, tentando di raggiungere Benedetto XVI. Fu immediatamente fermato. Lo stesso successe a Ratisbona con un ragazzo che voleva avvicinarsi al pontefice durante la messa.
D´altra parte, dopo l´attentato alle Torri Gemelle a New York nel 2001 il servizio di sicurezza intorno ai pontefici è stato drasticamente rafforzato. Centocinquanta sono gli uomini della Vigilanza vaticana e centodieci gli appartenenti alle Guardie Svizzere. Ma non sono i numeri che contano. Si è affinata la qualità delle operazioni di sicurezza. In piazza San Pietro, per i grandi raduni, non si entra più ormai se non passando attraverso varchi attrezzati con metal detector. Quando ci sono udienze di massa o cerimonie papali sui tetti circostanti si appostano tiratori scelti, che tengono costantemente sotto controllo i movimenti del pontefice e le mosse improvvise di un eventuale attentatore.
Sopra San Pietro e la Città del Vaticano vige, peraltro, sin dal tempo dei Patti lateranensi (1929) il divieto di traffico aereo. Una «no fly zone» permanente. Inoltre a terra, accanto agli uomini della Vigilanza e alle Guardie Svizzere che proteggono pubblicamente il papa, sono mescolati tra la folla numerosi agenti in borghese.
Anche la polizia italiana collabora attivamente per la protezione del pontefice. L´Ispettorato di pubblica sicurezza presso il Vaticano ha a disposizione centocinquanta agenti sceltissimi, che operano in piazza san Pietro e svolgono servizio di vigilanza e prevenzione in tutta la zona circostante. (m. pol.)

Repubblica, 7 giugno 2007


«Eccomi, sono un profeta» E si lancia sulla papamobile

Paura in piazza San Pietro, bloccato un ragazzo tedesco

Bruno Bartoloni

CITTÀ DEL VATICANO — Un giovane squilibrato tedesco tenta di saltare sulla «papamobile» di Benedetto XVI durante l'udienza generale ma viene bloccato dai «gendarmi». Non era certo il giorno migliore questo mercoledì per un simile gesto, con un Vaticano in massima allerta in vista dell'incontro del presidente Bush con il pontefice sabato mattina.
Ha avuto appena il tempo di mettere i piedi sul selciato di piazza San Pietro il 27enne pellegrino tedesco non più bizzarro di tanti altri, con i suoi calzoncini neri, una maglietta rossa e un berretto a visiera verde militare.
Si è arrampicato rapidissimo sulla barriera ed è saltato giù, ma più rapido di lui un gendarme l'ha abbrancato, sono caduti a terra e immediatamente la scorta ravvicinata — otto guardie svizzere e gendarmi in borghese con i loro comandanti, il colonnello Theodor Mäder e l'ispettore Domenico Giani — l'ha bloccato.
Tutto è stato così fulmineo che non solo il Papa non si è accorto di nulla ed ha continuato a benedire i fedeli, ma anche questi ultimi non si sono per lo più resi conto di quanto stava avvenendo.
Il giovane tedesco è stato portato al comando della Gendarmeria dove il giudice unico del Tribunale Vaticano, Gianluigi Marrone, ha cercato di interrogarlo con l'aiuto di un interprete e con la collaborazione di due psichiatri del Centro medico.
«È apparso chiaro — ha detto il portavoce Federico Lombardi — che non intendeva attentare alla vita del Papa, ma compiere un atto dimostrativo che attirasse l'attenzione su di sé». Insomma «dava chiari segni di squilibrio ed era in stato confusionale». Pare sia affetto da «mania religiosa», avrebbe detto di «sentirsi un profeta». Il giudice «ne ha disposto il ricovero obbligatorio » in una struttura psichiatrica in Italia, a norma dei Patti lateranensi.
La buona reazione della scorta è stata commentata con soddisfazione dai responsabili della sicurezza. I metal detector ai varchi di ingresso assicurano che nella piazza non entrino armi, ma è impossibile impedire a squilibrati e a fedeli esaltati di dare spettacolo, come era capitato tante volte sotto papa Wojtyla, con un'ormai famosa pistola giocattolo in Corea o con abbracci di fanciulle in lacrime in piazza San Pietro.

Corriere della sera, 7 giugno 2007



Cerca di saltare sull’auto del Papa Paura in Vaticano

di Massimo Malpica

Si è tuffato a corpo morto sulla Papamobile, lanciandosi dalle transenne di piazza San Pietro, riuscendo ad aggrapparsi per qualche istante alla coda del veicolo che trasportava Benedetto XVI nonostante il placcaggio del comandante delle Guardie svizzere e di tre gendarmi vaticani. Le immagini dell’«assalto», riprese dalla tv, hanno fatto il giro del mondo: il ragazzo, un tedesco di 27 anni, con pantaloncini neri, maglietta rossa e un berretto da baseball beige, è stato rapidamente sopraffatto dal servizio di sicurezza e dalle Guardie svizzere, mentre il Papa, impassibile, ha continuato a benedire sorridente la folla che riempiva il colonnato per l’udienza settimanale. Impossibile non ripensare all’attentato avvenuto nello stesso luogo 26 anni fa, quando il turco Ali Agca, allora 23enne, proprio in occasione di un’udienza generale del pontefice, sparò due colpi di pistola contro Giovanni Paolo II, ferendolo gravemente all’addome.

Meno bellicose le intenzioni del 27enne, che tra l’altro non era armato. Il ragazzo non voleva attentare alla vita del suo celebre connazionale, ma «fare un gesto dimostrativo, quasi come se si sentisse un profeta e volesse dare un messaggio messianico di esaltazione al mondo», ha spiegato il direttore della Sala stampa del Vaticano, Federico Lombardi. E sono bastate le prime domande del giudice unico del Vaticano, Gianluigi Marrone, che l’ha interrogato subito dopo che le guardie l’avevano fermato, per capire che il giovane tedesco soffre di gravi problemi psicologici. Tanto che, accertata la sua inoffensività, il 27enne è stato immediatamente ricoverato in una clinica psichiatrica romana e sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio. «Ce l’hanno suggerito gli psichiatri che l’hanno visitato - racconta il giudice Marrone - e hanno diagnosticato uno stato di alterazione di livello patologico, indicando come fondamentale un trattamento immediato di ricovero ospedaliero». «È arrivato in città martedì - continua Marrone - e ha tenuto a precisare che il suo gesto non era rivolto contro il Papa. Ma dal tenore delle sue frasi era evidente che fosse in preda a un delirio, a un’esaltazione religiosa, quasi messianica». La cosa più inquietante della vicenda, probabilmente, sono gli interrogativi sulle misure di sicurezza adottate in piazza San Pietro. È ancora il giudice Marrone a ricordare come «ci sia sempre un margine imponderabile», anche se, ammette, «va certamente analizzato il fatto che abbia usato le transenne, una misura di sicurezza, per slanciarsi sul pontefice: se necessario dovremo mettere a punto ogni più idonea misura».
Dal punto di vista giuridico, invece, il 27enne è diviso tra due Stati. «Non avendo il Vaticano una struttura sanitaria psichiatrica autonoma - conclude Marrone - di fronte all’esigenza cogente del ricovero, ormai il ragazzo è passato alla competenza territoriale dello Stato italiano. Così la questione diventa più complessa, ma la magistratura vaticana non ha chiuso il caso: si tratterà di lavorare in stretto collegamento con le autorità italiane, ma non sarebbe la prima volta».

Il Giornale, 7 giugno 2007

E' necessaria una precisazione che riguarda il regime giuridico di Piazza San Pietro.
Pur facendo parte integrante dello Stato della Citta' del Vaticano, Piazza San Pietro e' sottoposta (essendo aperta al pubblico, fra l'altro) alla giurisdizione della polizia italiana. Ecco perche', quando andiamo in Vaticano, notiamo che sulla piazza vigila la polizia della nostra penisola.
Nessuna meraviglia, quindi, che il giovane, dopo un primo interrogatorio, sia stato consegnato alle autorita' italiane
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Raffaella

L. 27 maggio 1929, n. 810 (Patti Lateranensi):

Art.3. L'Italia riconosce alla Santa Sede la piena proprietà e la esclusiva ed assoluta potestà e giurisdizione sovrana sul Vaticano, com'è attualmente costituito, con tutte le sue pertinenze e dotazioni, creandosi per tal modo la Città del Vaticano per gli speciali fini e con le modalità di cui al presente Trattato. I confini di detta Città sono indicati nella pianta che costituisce l'allegato 1 del presente Trattato, del quale forma parte integrante.
Resta peraltro inteso che la Piazza di San Pietro, pur facendo parte della Città del Vaticano, continuerà ad essere normalmente aperta al pubblico e soggetta ai poteri di polizia delle autorità italiane; le quali si arresteranno ai piedi della scalinata della Basilica, sebbene questa continui ad essere destinata al culto pubblico, e si asterranno perciò dal montare ed accedere alla detta Basilica, salvo che siano invitate ad intervenire dall'autorità competente.
Quando la Santa Sede, in vista di particolari funzioni, credesse di sottrarre temporaneamente la piazza di San Pietro al libero transito del pubblico, le autorità italiane, a meno che non fossero invitate dall'autorità competente a rimanere, si ritireranno al di là delle linee esterne del colonnato berniniano e del loro prolungamento
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