19 febbraio 2008

Norme più severe per le beatificazioni. Stop alle «corsie preferenziali» (Galeazzi per "La Stampa")


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Wojtyla santo dopo

Norme più severe per la fabbrica dei beati
Tempi più lunghi anche per Romero e D’Acquisto


GIACOMO GALEAZZI

CITTA' DEL VATICANO

Stop alla «fabbrica dei santi». Il Vaticano vara norme più severe per l’accertamento dei miracoli e chiede ai vescovi locali maggior «rigore» nel decidere di aprire una causa di beatificazione. In pratica, un giro di vite sulle santificazioni-record. Nei primi due anni e dieci mesi del pontificato di Joseph Ratzinger è aumentato il ritmo dei «modelli di santità» portati agli onori degli altari (577), cioè, un terzo del totale dei 27 anni di regno di Karol Wojtyla, che già da solo aveva proclamato più beati e santi di tutti i suoi predecessori messi insieme. Un boom dovuto soprattutto alle canonizzazioni di massa. Il 28 ottobre scorso, per esempio, nella cerimonia più numerosa di tutti i tempi, sono stati beatificati in un colpo solo 498 martiri della guerra civile spagnola.

«Nel nostro dicastero si lavora più di prima - spiega il prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il cardinale Josè Saraiva Martins.

Da quando Benedetto XVI ha deciso che, come norma generale, le beatificazioni non si svolgano più a Roma, ma nelle diocesi, le cerimonie si sono quintuplicate in tutto il mondo».

In Vaticano, la presentazione del documento e l’entrata in vigore delle nuove regole offrono l’occasione per fare il punto sui processi in corso. Alcuni marciano spediti, altri continuano a velocità standard, altri rallentano.

Stop a Romero

È di nuovo ferma la causa di beatificazione dell’arcivescovo Oscar Romero, ucciso nella cattedrale di San Salvador nel 1980 dagli squadroni della morte. Il suo dossier era approdato in Vaticano nel 1997 dopo la conclusione della fase diocesana ma era stato a lungo bloccato dall’ex Sant’Uffizio per le sospette simpatie marxiste del presule. Alla fine Romero fu dichiarato ufficialmente «uomo di fede e pastore», ma adesso si profila un’ulteriore sospensione.
Avanza rapidamente, invece, la causa di Giorgio La Pira, il sindaco di Firenze, morto in odore di santità nel 1977. «Un bel modello per tanti laici impegnati in politica oggi - evidenzia il ministro vaticano dei Santi-. Il cammino della beatificazione, cominciato nel 1986, sta procedendo veloce». Per Giovanni Paolo II si annuncia un iter a ritmi normali verso gli onori degli altari (quindi non «santo subito»).

Il processo ha già ottenuto la deroga ad iniziare prima dei cinque anni canonici dalla morte. «Non ci saranno altre accelerazioni e di sicuro Karol Wojtyla non sarà proclamato beato il prossimo 2 aprile, terzo anniversario del decesso», puntualizza il cardinale.

Pio XII, invece, attende nuovi studi e ricerche sulla sua personalità: «Comunque il silenzio sull’olocausto nazista non c’è stato. È stata prudenza, per non causare ulteriori sofferenze alle vittime».

Quanto al carabiniere-eroe Salvo D’Acquisto, «il suo fascicolo è allo studio ma i tempi sono piuttosto lunghi». La veggente di Fatima, suor Lucia (come Madre Teresa e Karol Wojtyla) è stata dispensata dai cinque anni canonici, ma il processo dovrà seguire il normale itinerario: «Il suo dossier è appena stato aperto, si può prevedere che seguirà tappe analoghe alle altre cause».

Marcia indietro

Marcia indietro invece, con l’accusa di antisemitismo, nei procedimenti relativi a padre Leon Dehon, fondatore dei sacerdoti del Sacro Cuore (autore di scritti antiebraici) e di Isabella di Castiglia (la «sovrana cattolicissima» che espulse gli ebrei sefarditi dalla Spagna e cacciò i musulmani da Granada), la cui causa, introdotta durante il franchismo, resta bloccata in Vaticano malgrado 100 mila lettere ne invochino la beatificazione.

L’istruzione «Sanctorum Mater» (madre dei santi), contiene nuove norme per lo svolgimento «sobrio» delle inchieste diocesane: come avviare una causa, raccogliere materiale, sentire testimoni, usare registratori e Internet nel rispetto della privacy. Prima di avviare il percorso burocratico, il vescovo locale (al quale il diritto canonico affida la fase introduttiva, poi l’incartamento passa sotto il diretto controllo della Santa Sede) dovrà compiere alcuni «accertamenti» determinanti per la sua decisione.

Il Vaticano ritiene «inadeguata» la situazione attuale di alcuni tribunali diocesani per mancanza al loro interno «persone specializzate e con esperienza pratica» nei compiti di delegato vescovile, promotore di giustizia, teologi per l’esame degli scritti, periti per la ricerca storica e archivistica. Tanto più che la mole di lavoro è in crescita, considerato che appunto sotto il papato di Benedetto XVI, beatificazioni e canonizzazioni sono aumentate rispetto a Giovanni Paolo II.

«In questi ultimi vent’anni, nelle inchieste sui presunti miracoli, alcuni elementi della procedura si sono rivelati problematici, perciò si è deciso di intervenire per ottenere un maggiore controllo sui candidati agli onori degli altari - sottolinea Saraiva Martins -. Alla Chiesa interessa la verità. Accertare con serietà e rigore i fatti è agire a favore e non contro i candidati alla beatificazione, perché li mette al riparo da possibili polemiche successive».

Le istruttorie

Per le istruttorie sui miracoli, sono indicati i vari gradi di testimonianze e di accertamenti scientifici. «I miracoli non sono compiuti dai beati o dai santi, ma solo da Dio attraverso la loro intercessione - precisa il cardinale -.Il miracolo è il sigillo che Dio appone alla santità». Joseph Ratzinger, appena eletto, ha deciso che le beatificazioni avvenissero nelle diocesi e non in Vaticano, e ha delegato la celebrazione delle messe a un cardinale, riservando per sé i riti di canonizzazione. Giovanni Paolo II, invece, ha celebrato le cerimonie in tutto il mondo.

Più rigore sui santi, dunque, ma con Ratzinger il ritmo è senza precedenti. «Ciò dimostra la grande sensibilità del Papa per la santità della Chiesa - osserva Martins -.Non è il metodo storico-critico lo strumento per determinare la santità bensì un’inchiesta di tipo processuale». Senza più «corsie preferenziali».

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