18 agosto 2008

Paolo Valente: "Il successore di Mons. Egger dovrà saper guardare all’Europa" (Bona)


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«Il suo successore dovrà saper guardare all’Europa»

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MASSIMILIANO BONA

BOLZANO.

Il suo motto era «syn» (dal greco antico insieme) ed aveva strutturato la Diocesi in modo tale da dare a tutti i gruppi linguistici il giusto peso. Dal 1986 Wilhelm Egger ha lavorato alacremente in questa direzione riuscendo a trasmettere serenità e pacatezza a tutti gli altoatesini, che hanno apprezzato la sua scelta di non alzare mai i toni per riaffermare il valore del dialogo.
Paolo Valente, giornalista di area cattolica e a lungo direttore del settimanale diocesano «Il Segno», si è soffermato sulla sua figura e sulle caratteristiche che dovrà avere il suo successore.

Cosa ci lascia in eredità il vescovo Egger?

«La capacità di parlare a tutti e il suo motto era legato alla parola greca “syn“. Ha organizzato la Diocesi in modo tale da dare ai gruppi linguistici il giusto peso, trovando il necessario equilibrio. Queste sue caratteristiche sono emerse anche durante le due settimane di vacanza del Papa. Egger ha parlato anche di tutela dell’ambiente e rispetto delle lingue minoritarie, come il ladino».

E per quanto riguarda i temi di carattere sociale?

«Ha portato all’interno delle parrocchie e della comunità altoatesina temi forti come pace, giustizia e salvaguardia del creato».

Forse è difficile parlarne già in questo momento, a caldo. Ma che tipo di caratteristiche dovrebbe avere il suo successore?

«È una questione che nessuno aveva mai affrontato, almeno non per l’immediato. Egger, che è il secondo vescovo della Diocesi Bolzano-Bressanone, avrebbe dovuto restare in carica altri 7/8 anni. In ogni caso più che un successore in senso stretto bisognerà trovare una figura che, oltre a dare continuità alla sua azione, abbia una visione europea e la capacità di valorizzare le diversità linguistiche riuscendo anche a metterle in comunicazione».

Ritiene che la scelta cadrà, in ogni caso, su una figura di spicco del mondo ecclesiastico altoatesino?

«Al 90 per cento sarà così, ma molto dipenderà dalla sensibilità per la particolare situazione locale che dimostreranno coloro che sono deputati alla scelta, a Roma. In questo momento non sembra esserci, in ogni caso, una figura di spicco, in cima alla lista dei papabili, proprio perchè tutti ragionavano in prospettiva. Sarà quasi sicuramente di lingua tedesca».

© Copyright Alto Adige, 17 agosto 2008

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