27 febbraio 2007

Mentre Politi (Repubblica) dà al Papa del profeta di sventura, Ferrara (Il Foglio)...


la battaglia della vita

Così il pastore filosofo Ratzinger resiste sulla trincea della difesa dell’umano

Roma. Incurante di sarcasmi e anatemi di chi lo vorrebbe, se non proprio silenzioso, quanto meno concentrato innocuamente su asettiche questioni dogmatiche, Papa Benedetto XVI continua a dimostrare che volgere gli occhi al cielo non significa rifiutarsi di vedere ciò che avviene sulla terra. E sulla terra – lo conferma la cronaca quotidiana, proprio in queste ore, tra lo sdoganamento inglese della vendita di ovociti e il “miglioramento” genetico di embrioni – è in atto un tentativo senza precedenti di ridisegnare il senso stesso del termine “umano”.
Se quel tentativo passa nell’indifferenza o nell’inconsapevolezza generale, rubricato sotto il confortante titolo di “progresso scientifico che si autogiustifica in nome della felicità e della salute per tutti”, questo Papa ritiene invece sia suo preciso compito smascherarlo per quello che è. Lo va facendo da tempo, in ogni possibile occasione pubblica. Dei suoi appelli c’è chi si lamenta, come se quel battere reiterato su certi tasti (famiglia, origine, fine e manipolazione della vita, eugenetica) significasse scarsità di altri argomenti. Ma i punti richiamati dal Papa appaiono, a chi ha occhi per vedere, decisivi per il presente e il futuro degli esseri umani. Anche sabato, rivolgendosi ai congressisti chiamati da ogni parte del mondo e dalla Pontificia Accademia Pro Vita a discutere di obiezione di coscienza, il Papa ha ricordato che il diritto alla vita, “fondamentale in ordine agli altri diritti umani”, va difeso contando “su motivazioni che hanno profonde radici nella legge naturale e che possono quindi essere condivise da ogni persona di retta coscienza”.
Non ha paura, il Pontefice, di chiamare a raccolta credenti e non credenti. I suoi argomenti volano alto e non lasciano spazio a piccine dietrologie politicanti. La trincea della difesa dell’umano, al centro della sua azione pastorale, non riguarda solo chi ha fede ma anche, come dice con espressione faticosa ma efficace il filosofo tedesco Jürgen Habermas, tutti coloro che sanno cos’è l’“adeguata autocomprensione etica” del genere umano. Tutti coloro che, cioè, sanno riconoscere l’umano dove si manifesta. Operazione sempre più difficile, perché, dice Ratzinger, “nell’attuale fase della secolarizzazione chiamata post moderna e segnata da discutibili forme di tolleranza, non solo cresce il rifiuto della tradizione cristiana, ma si diffida anche della capacità della ragione di percepire la verità, ci si allontana dal gusto della riflessione. Addirittura, secondo alcuni, la coscienza individuale, per essere libera, dovrebbe disfarsi sia dei riferimenti alle tradizioni, sia di quelli basati sulla ragione”. Il Papa dice che “gli attacchi al diritto alla vita in tutto il mondo si sono estesi e moltiplicati, assumendo anche nuove forme”. Non ci sono solo l’aborto (anche nella variante del “ricorso alla liberalizzazione delle nuove forme di aborto chimico sotto il pretesto della salute riproduttiva”), le “politiche del controllo demografico”, la promozione di “leggi per legalizzare l’eutanasia” e le “spinte per la legalizzazione di convivenze alternative al matrimonio e chiuse alla procreazione naturale”. L’attacco all’umano oggi assume anche la forma della “ricerca biotecnologica più raffinata, per instaurare sottili ed estese metodiche di eugenismo fino alla ricerca ossessiva del ‘figlio perfetto’, con la diffusione della procreazione artificiale e di varie forme di diagnosi tendenti ad assicurarne la selezione. Una nuova ondata di eugenetica discriminatoria trova consensi in nome del presunto benessere degli individui”.
Riecheggia, nell’allarme del Pontefice, la stessa preoccupazione del laico Didier Sicard, presidente del Comitato bioetico francese, e di Jacques Testart, altro laicissimo esponente della scienza d’oltralpe. Entrambi hanno di recente denunciato il “rischio eugenetico” che corre la Francia, a causa dell’uso generalizzato della diagnosi prenatale, concepita come sistema per eliminare gli individui che non rispondono a standard di accettabile “conformità”, se non di perfezione.
A essere in gioco, ha detto Sicard in un’intervista al Monde, non è semplicemente il destino del singolo embrione o il valore che gli si voglia attribuire, ma “il sapere che cosa vogliamo costruire per noi stessi come società umana che ci consenta di rispettarci”. Un altro laico, l’europarlamentare diessino Giovanni Berlinguer, intervistato dal Foglio aveva unito la propria voce a quell’allarme, e aveva segnalato la fondatezza di un pericolo eugenetico veicolato da tecniche apparentemente neutre come la diagnosi prenatale, e richiamato con tanta chiarezza lo scorso sabato da Benedetto XVI. Eclissi della fede ed eclissi della ragione vanno di pari passo, dice da sempre il Papa, fin da quando era il cardinale Joseph Ratzinger, e ne risulta l’eclissi dell’umanità, per come è stata pensata e si è pensata fino a oggi. Per scongiurare quell’eclissi, per far fronte agli attacchi di cui è oggetto il diritto alla vita, ha detto sabato, “il cristiano è chiamato a mobilitarsi”. E prima di tutto, “occorre rieducare al desiderio della conoscenza della verità autentica, alla difesa della propria libertà di scelta di fronte ai comportamenti di massa e alle lusinghe della propaganda, per nutrire la passione della bellezza morale e della chiarezza della coscienza”. Solo così “sarà possibile avviare i giovani a comprendere i valori della vita, dell’amore, del matrimonio, della famiglia. Solo così si potrà portarli ad apprezzare la bellezza e la santità dell’amore, la gioia e la responsabilità di essere genitori e collaboratori di Dio nel dare la vita. In mancanza di una formazione continua e qualificata, diventa ancor più problematica la capacità di giudizio nei problemi posti dalla biomedicina in materia di sessualità, di vita nascente, di procreazione, come anche nel modo di
trattare e curare i pazienti e le fasce deboli della società”.
Le parole del Papa sono accolte con favore dallo storico della matematica Giorgio Israel, che nel suo ultimo libro (“Liberarsi dei demoni. Odio di sé, scientismo e relativismo”, Marietti) analizza lo stretto legame tra i miti della palingenesi sociale e della gestione scientifica dei processi sociali, piaghe del Novecento, con quello, oggi trionfante, della scienza come unico e ultimo arbitro di ciò che è bene e di ciò che è male, oltre che (ed è il tema implicito dell’intervento papale) della ridefinizione dell’umano. Dice Israel al Foglio che “con i suoi coraggiosi interventi Benedetto XVI, Papa filosofo, sta mettendo in discussione quella che, con linguaggio husserliano, si può chiamare ‘ragione ridotta’. Il tema dominante delle sue riflessioni è il fondamento oggettivo della conoscenza, contromogni visione radicalmente relativistica, e la possibilità di una concezione della ragione che includa la dimensione della fede e della religiosità, e non consista nella ragione mutilata e ‘ridotta’, appunto, proposta dal positivismo. Quella che oggi imperversa
e detta legge non è scienza ma una sua triste parodia, la tecnoscienza, che non fa mistero dei propri intenti manipolativi.
Essa è fatalmente portatrice di un atteggiamento antiumano, perché l’essere umano viene da essa considerato come oggetto tra i tanti, al pari di qualsiasi altro oggetto naturale”. Oggi, dice ancora Israel, bisogna prendere atto che “è il Papa ad alzare con determinazione la bandiera dell’umanesimo, mentre vasti settori della scienza contemporanea sembrano voler dare ragione alle fosche previsioni del filosofo francese Merleau-Ponty. Il quale diceva che la scienza, quando tradisce il progetto iniziale di conoscenza dal quale aveva preso le mosse, tradisce anche l’uomo.
Diventa cioè un progetto ideologico che non vede più, nell’uomo stesso, l’essere fatto di soggettività, tempo, coscienza, finalità.
Qualcosa di misterioso e destinato a rimanere tale, lontanissimo dalla ‘macchina umana’, che viene proposta oggi dalla volontà manipolatrice e selezionatrice della tecnoscienza, e che ha come esito l’eugenetica denunciata dal Papa e, con lui, dalle
coscienze più vigili del mondo laico”.

Il Foglio, 27 febbraio 2007

Grazie a "Il Foglio" per la completezza e la ricchezza dei suoi articoli.
Spiace, dopo questo bellissimo editoriale, dover riportarne un altro, antitetico, che ha la firma di Marco Politi, vaticanista di "La Repubblica". Non è la prima volta che questo giornalista attacca veementemente il Papa (ricordiamo tutti gli articoli di critica alla lectio di Ratisbona con tutte le conseguenze che conosciamo...), ma, questa volta, merita una risposta.


LA GERARCHIA ECCLESIASTICA E I CAMBIAMENTI DELLA SOCIETA'

MARCO POLITI

Se l´Italia è la trincea di Dio, allora ogni pressione, invadenza e ricatto della gerarchia ecclesiastica su Parlamento e governo diventano leciti. Se la famiglia rischia la rovina, allora è urgente negare il riconoscimento alle coppie di fatto. Se il rapporto naturale tra uomo e donna sta franando, allora è missione divina cancellare la pubblica accettazione del patto d´amore tra due partner gay.

Bisogna andare alle radici culturali dell´atteggiamento di Benedetto XVI per capire la durezza dello scontro in atto, che ha per posta la laicità dello Stato. O, per essere più semplici, il diritto dei cittadini tutti di farsi democraticamente le leggi senza attendere il timbro di un´autorità confessionale. Perché la sfida culturale è questa: evitare di ripiombare nel XXI secolo in guerre di partiti religiosi, ognuno dei quali brandisce il nome di Dio per richieste «non negoziabili». Laddove la politica è negoziato, confronto, anche compromesso tra diverse visioni del mondo.

Dice Ratzinger al clero romano che la «fede in Italia è minacciata». Parole pesanti. Chiunque viaggi per l´Italia, assistendo ad una vitalità religiosa – gioiosa, attivissima, che si esprime in mille rivoli nelle pieghe della società – fatica a riconoscersi in questa profezia. E qualsiasi osservatore straniero, che guardi al cattolicesimo italiano florido di associazioni, movimenti, gruppi, giornali, televisioni, scuole, università, ospedali, centri caritativi, e con un´istituzione ecclesiastica ben sostenuta dal bilancio statale, sbarrerebbe gli occhi dinanzi all´irreale allarme per una Chiesa minacciata.

Ma papa Ratzinger è ancora più pessimista. «Siamo di fronte ad una multiforme azione, tesa a scardinare le radici cristiane della civiltà occidentale», ha proclamato nel novembre scorso al congresso dei settimanali cattolici italiani. Sembra di risentire i «profeti di sventura» che Giovanni XXIII, aprendo il concilio Vaticano II, invitava sorridendo a lasciare da parte.

Corrisponde questo atteggiamento allo stato d´animo dei milioni di «cattolici quotidiani», che vanno a messa, si impegnano in parrocchia, pregano, riflettono su Dio e la propria esistenza e comunque, con minore o maggiore pratica, si sentono parte della comunità dei cristiani? No. Va detto con assoluta franchezza. Quando da alti pulpiti si sente risuonare minacciosamente «Non possumus», andrebbe subito domandato: non possumus chi?

Il cattolico quotidiano del Duemila vive tranquillamente accanto ai diversamente credenti, senza complessi da stato d´assedio, senza l´ossessione di imporre la propria visione. E tutta la questione delle convivenze di fatto e delle stesse coppie gay è vissuta da anni molto serenamente, pragmaticamente, con umana sensibilità dalla maggioranza degli italiani a qualunque credenza si richiamino. Perché una cosa è chiarissima: la vicenda delle unioni civili non è uno scontro tra cattolici e laici. Non è oggetto di una guerra tra fedi. Ciò che emerge è il gap tra la gerarchia ecclesiastica e la società italiana come è nella realtà.

Per i cattolici quotidiani, e gli altri, le coppie di fatto non sono un astratta drago rovina-famiglie. Sono i nostri figli, i nostri amici, spesso noi stessi. Uomini e donne in carne e ossa, senza ideologie, con la fatica dell´esistenza e il desiderio di essere un po´ felici. E le aborrite unioni gay le incontriamo a cena, sui posti di lavoro, nei luoghi dove passiamo le nostre vacanze. E sono normali cittadini e normali conviventi.

C´è un passo straordinario nella relazione che il presidente della Cei, cardinale Ruini, ha letto al consiglio permanente dei vescovi nel gennaio scorso: «Esaminando in concreto la realtà delle unioni di fatto, quelle tra persone di sesso diverso sono certamente in aumento». Si tratta di un milione di uomini e donne, giovani e adulti, di cui i cattolici sono la grande maggioranza. Stupefacente è il tono en passant con cui il porporato dà per scontata una rivoluzione profonda avvenuta negli ultimi trent´anni. Arrivare a questa cifra significa che centinaia di migliaia di figli della Chiesa non considerano una puttana la ragazza che ha rapporti prematrimoniali, non considerano vergognosi concubini due partner che vivono assieme, non considerano peccato gli anticoncezionali, il divorzio, le interruzioni di gravidanza (esattamente come milioni di altri credenti sposati in chiesa o in municipio). In altre parole hanno impostato la propria vita secondo regole diametralmente opposte a quelle ossessivamente indicate per decenni dalla gerarchia ecclesiastica. E ciò nondimeno continuano il loro dialogo con Dio, vanno a messa, e spesso si impegnano in iniziative ecclesiali.

Il problema, allora, non è la Chiesa, la comunità dei fedeli. Il problema è di una gerarchia ecclesiastica incapace di guardare con umanità ai problemi di una società in trasformazione, in cui la «famiglia» è radicalmente diversa da quella di cinquant´anni fa. Una gerarchia che pretende di rappresentare in politica i cittadini cattolici, che né esistenzialmente né politicamente hanno dato all´istituzione ecclesiastica un mandato del genere. Il paradosso, semmai, è che non tutti i vescovi condividono l´immagine di una società contemporanea «nemica» della Chiesa, mentre una serie di politici – per pura convenienza – scelgono la Cei invece dei cittadini.

Forse è l´ora di rivalutare la libertà delle coscienze, nel Parlamento e fuori. In Europa democristiani e socialisti, liberali e conservatori hanno da tempo risolto civilmente questi problemi.

La Repubblica, 27 febbraio 2007

Mi pare che questo articolo sia duro nella forma ma assai debole nel contenuto.
Prima di tutto la Chiesa non deve, anzi non puo', correre dietro alle trasformazioni della societa' quasi fosse obbligata a prendere atto dei mutamenti del costume, non solo italiano.
La Chiesa ha una tradizione bimillenaria che, sicuramente, caro Politi, resisterà ai DICO, alle leggi sull'eutanasia, sulla eugenetica e ai concordati vari.
Il problema, caro Politi, non sono certo i DICO. Dal punto di vista giuridico essi creeranno solo confusione e tanta gioia per gli avvocati ammesso, e non concesso, che passino l'esame del Senato.
No, caro Politi, il problema è un altro: il Pontefice ha o no il diritto di illuminare le coscienze?
Ratzinger non enuncia i principi non negoziabili solo per il nostro piccolo Paese, ma per il mondo, tanto è vero che si è voluto a tutti i costi fare polemica quando il Pontefice ha parlato all'ambasciatore della Colombia o all'Accademia di Francia, ben sapendo che l'Italia non era nemmeno citata in quei discorsi.
Il Papa fa il suo dovere: egli non parla al Legislatore in quanto tale ma alle COSCIENZE. C'e' una bella differenza!!! Se una persona si professa cattolica, deve sapere che è obbligato ad una duplice obbedienza: alla legge, in quanto cittadino, al Papa, in quanto credente.
Non ci può essere una scissione di personalità nel cattolico ed egli non può invocare la libertà di coscienza per fare sostanzialmente ciò che vuole.
Sia chiaro: nessuna guardia svizzera imporra' a chicchessia un certo comportamento, ma coerenza vorrebbe che non si accettassero voti, in campagna elettorale, proclamandosi cattolici, per poi dimenticarsene una volta eletti.
Ciascuno e' libero di agire come crede, ma il Papa ha il diritto di enunciare i principi e la dottrina. Da' fastidio? E' chiaro!!! Ma non lo si puo' mettere a tacere.
Il sogno di un Papa silenzioso ed accomodante si è infranto sulla spiaggia della personalita' di Ratzinger, caro Politi.
E comunque invocare la libertà di coscienza, ossia di ignorare il Papa, non e' cattolicesimo. A voi non sembra protestantesimo?
Noto con una certa ilarita' che, mentre in Italia il Papa viene accusato di pensare molto ai nostri affari interni, in Spagna e Portogallo i Vescovi stanno assumendo come pietra miliare il discorso del Papa a Verona, come splendidamente scritto da Sandro Magister in questo articolo.
La Chiesa italiana non e' piu' isolata, caro Politi.


Per concludere, non e' corretto dare al Papa del "profeta di sventura" o, come spesso si dice, della "cassandra".
Sappia, caro Politi, che spesso le verita' scomode sono molto piu' importanti e ben accette di discorsi vaghi che addolciscono la verita' per ottenere applausi...
Raffaella

11 commenti:

Luisa ha detto...

Concordo con tutto cio che ha scritto Raffaella.
Quanto astio, direi quasi odio contro il Papa nelle parole del vaticanista Politi.
In questa società si tollera ogni opinione, a condizione di essere dalla parte del pensiero unico , di ciò che è giusto pensare (secondo certi media) La Chiesa e il suo Pastore sembrano essere i soli a non avere il diritto di esprimersi liberamente ! Qui non c`è più traccia della minima tolleranza, il Papa e la Chiesa dovrebbero tacere o allora andare nel senso della "modernità" !
Eppure se resterà un`istituzione che continuerà a avere il coraggio di scuotere le nostre coscienze attirando la nostra attenzione sulle derive delle nostre società , in perdita totale di valori, quella sarà la Chiesa che non può certo cambiare il suo messaggio e insegnamento per fare piacere ai desideri molteplici e sempre più numerosi dei singoli individui . E per quel che riguarda le società citate da Politi che avrebbero risolto il problema con umanità, esse lo hanno semplicemente risolto mettendo Dio al bando della società, vivendo come se Dio non esistesse!

lapis ha detto...

Per avere un'idea delle proporzioni che sta assumendo l'attacco della stampa nei confronti di Papa Benedetto e della Chiesa, non so se qualcuno di voi ha letto l'articolo di Federico Orlando qualche giorno fa su "Europa"(quotidiano della Margherita, non di Rifondazione, per intenderci...). Io sono rimasta allibita.

Anonimo ha detto...

Ciao Luisa, e' comodo prendersela con il Papa anche perche' e' un profeta disarmato. Mi chiedo come mai certa stampa non abbia il coraggio di denunciare altre situazioni al limite della legalita'. Non si capisce come mai il Papa dovrebbe essere l'unico essere umano privato del diritto di parola. E' chiaro che e' un uomo "pericoloso" laddove con questo aggettivo io intendo un uomo che ha il coraggio di andare controcorrente e di farci ragionare.
I suoi discorsi andrebbero ascoltati, meditati e poi commentati: e' troppo comodo prendere una frase qua e la', estrapolandola da un intero discorso, per fare inutili e faziose polemiche.
Qualcuno puo' forse dubitare che in Italia la fede e' minacciata? Mi pare un'affermazione verisssima, anzi ovvia, eppure si fa polemica anche su questo.

Ciao Lapis, non ho avuto il "piacere" di leggere "Europa"...puoi farci un riassunto?
Ciao Raffaella

euge ha detto...

Salve, beh da un giornalista come Politi e purtroppo non e' l'unico, non mi aspettavo che questo; il solito attacco carico di odio verso il Pontefice. Non ho mai visto che io ricordi, niente del genere pare che questo sia diventato ultimamente una specie di sport nazionale che, oltre a giornalisti e purtroppo, vaticanisti, anche personaggi dello spettacolo che prima di parlare o meglio di sparlare di Benedetto, dovrebbero pulirsi la coscenza e la bocca in eterno. Si puo' essere contrari al modo di pensare si puo' anche essere indifferenti agli insegnamenti della chiesa io stessa lo sono stata per una ventina d'anni ma, non mi sono mai sognata di mancare di rispetto alla persona del Papa fino a manifestare un odio che veramente non si concepisce; e poi qual'e' l'errore di quest'uomo?????? Difendere la famiglia , la vita umana in ogni sua manifestazione ed in ogni sua tappa e benvenga una persona cosi' perche' paragonarlo ad un profeta di sventure se e' l'uomo stesso a creare le sue sventure avvalendosi di un libero arbitrio solo per dar sfogo alla sua smania di potenza di dominio sulla natura???????? Caro Signor Politi lei dovrebbe essere il primo a rendersi conto della sua immensa e sconsiderata smania di grandezza e di superiorita' verso una persona che di giornalisti come lei, ne ha affrontati e strapazzati con parole semplici ed umili; impari dal Papa ad essere una persona piu' umile e metta da parte quell'odio che non e' degno di un'avversario si critico ma, rispettoso e leale.
Eugenia

Anonimo ha detto...

Anch'io concordo appieno con voi sembra viga ovumque una sorta di legge segreta tesa a imbavagliare e chiudere con ogni mezzo la voce a Sua Santita', ma se puo' farlo lui o i cardinali o i religiosi in generale chi si pensa sia autorizzati a parlare alle coscienza delle persone???? Se siamo cattolici dobbiamo pur rendere conto a qualcuno dei nostri comportamenti, modi di pensare, di agire ecc... tutti dovrebbero avere ben presente che se un giorno renderemo conto di noi stessi a Dio qui sulla terra e' sacrosanto giusto e doveroso che ci sia qualcuno che ci scuote, ci sporona, ci invita a rivedere le nostre posizioni quando sono sbagliate, quando imbocchiamo una strada che ci allontana da qualla di Dio, quando ci lasciamo guidare da idee e sentimenti contrari alla legge divina, quando deviamo su binari che portano a una vana e falsa liberta', quando insomma stiamo davvero andando dalla parte opposta di dove vorrebbe andassimo il Signore nostro Dio. Il papa ha il preciso compito, il dovere direi di aiutarci, di condurci, di svegliarci quando le cose non vanno, se non e' lui che deve parlare alle nostre coscienza chi dovrebbe farlo???? Certe gente pretenderebbe che il Pontefice il clero e tutti i preti in generale stessero chiusi nelle chiese e nei conventi a pregare tutto il giorno magari per le cosiddette anime dannate senza riflettere che forse se quelle anime fossere scosse prima dopo certo forse dannate non sarebbero.Queste persone hanno tanta paura della cosiddetta nota vincolante per i cattolici perche' dentro di loro sanno che fortunatamente in molti sanno di avere una coscienza e che con essa e' sempre bene essere in pace, non c'e' potere o possesso in grado di placare i rimorsi di coscienza e di questa consapevolezza hanno una paura dannata e vorrebbero mettere a tacere Sua Santita' e i suoi collaboratori vicini o lontani nella speranza di distogliere lo sguardo, il pensiero e le mente della gente dalla loro parte piu' intima e preaziosa, la sola pero' che un giorno ti salvera' o no.
Ecco dunque gli attacchi, gli stravolgimenti, le definizioni e gli appellativi assolutamente fuori luogo cupi che ci presentano Benedetto XVI come una sorta di invasato, che ha il chiodo fisso su certe posizioni e si ostina a combattere una battaglia persa in partenza, gli avvisi che si rasegni e lasci perdere.
Questi giornalisti mi fanno davvero pena se pensano di riuscire nei loro meschini intenti, sono davero delle povere menti ottuse che si ostinano a vedere le cose sotto la sola luce che conoscono la loro e credono di riuscire nel loro intento screditando chi e' infinitamente superiore a loro.
Per fortuna Dio esiste e' amore e abbiamo una persona che in nome di tutto questo parla alle nostre menti, alle nostre coscienza ma soprattutto ai nostri cuori.

lapis ha detto...

Ciao a tutti: rispondo a Francesca e a Raffaella.
L’ignoranza della gente nei confronti della Chiesa è tanta e tale che questi giornalisti hanno gioco facile nel fare il lavaggio del cervello ai loro lettori e la mia impressione, purtroppo più pessimista della tua, è che riescano benissimo nel loro intento. Diciamocelo francamente: anche fra tanti sedicenti cattolici, quanti oggi credono veramente alla Resurrezione di Cristo? Faccio un esempio molto terra-terra: qualche settimana fa ho partecipato, insieme ad altri genitori, a una riunione dedicata al catechismo dei nostri figli e il sacerdote, volendo far parlare un po’ anche noi e sentire come intendiamo educarli, ci ha chiesto che cosa significa per noi essere cristiani oggi. Sono venute fuori le cose più disparate: l’impegno nel sociale, la solidarietà, la sfida dell’integrazione con i musulmani, il dialogo ecumenico e interreligioso… a quel punto mi sono ricordata di un evento (non ricordo se si trattava di un sinodo o di un semplice congresso) a cui tempo fa aveva partecipato anche l’allora Cardinale Ratzinger che, intervistato, si era lamentato, in pieno contrasto rispetto a tutti gli altri porporati che decantavano gli splendidi risultati dei lavori, che si era parlato di tutto fuorché di Cristo… ecco, improvvisamente mi è sembrato, si parva licet, che a quel bell’elenco di opere pie sciorinate alla riunione mancasse però il suo fondamento, così, facendo appello a tutto il mio coraggio di bastian contraria (che non è molto), ho detto che secondo me essere cristiani oggi significa la stessa cosa che in fondo ha significato in duemila anni di storia: testimoniare che Cristo è risorto. Come credi che sia stata accolta questa mia uscita? Silenzio tombale, facce basite, sacerdote compreso. Ammettiamolo: la situazione è drammatica; da tempo ormai è radicata nella maggioranza delle persone la convinzione che la Chiesa si regga su una menzogna o, tutt’al più, che sia un’istituzione che predica bene e razzola male e che come tale andrebbe completamente abolita. Diceva bene Sgarbi nel suo articolo pubblicato su Il Giornale, che oggi la Chiesa, la religione cristiana stessa, non sono più viste come i capisaldi dell’umanità e dell’umanesimo, che hanno prodotto cultura, arte e scienza, ma come la peggior iattura che sia mai entrata nella storia dell’uomo. Da qui non solo la liceità, ma il gusto, oggi tanto diffuso, del dileggio della Chiesa Cattolica e dei suoi rappresentanti, primo fra tutti ovviamente il Santo Padre.
E così mi riaggancio all’articolo di Federico Orlando su Europa, che è davvero estremamente offensivo, per cui mi limito a citarne tra virgolette solo alcune parole, ma non me ne avrò a male se Raffaella riterrà opportuno cancellare il mio commento, capirò perfettamente.
Mi pare che Orlando rispondesse a una lettrice e abbia colto l’occasione per riversare un vero fiume di insinuazioni ingiuriose a tutto campo, dal Papa, in primis, passando per il Cardinale Ruini, per arrivare alle organizzazioni cattoliche (quelle non allineate con la dittatura delle opinioni comuni, s’intende). Per cominciare definisce “organizzazioni integraliste” quei movimenti che intendono aderire alla manifestazione in favore della famiglia e riecheggiando i tempi delle Crociate afferma che “il Papa la vuole”. Quindi si passa all’attacco del Cardinale Ruini e dell’eventuale documento destinato ai cattolici impegnanti in politica, che viene stigmatizzato, prima ancora di essere stato pubblicato, come espressione di un “razzismo nazista che prima o poi ci porterà a marchiare i gay o anche gli etero non sposati con la stella gialla” . Si salvano naturalmente alcune eminenti eminenze italiane, meglio se con residenza a Gerusalemme, acclamate come “non komehiniste”.

lapis ha detto...

(segue dal mio commento precedente)

Il gran finale non poteva essere che uno: la necessità di abrogare il Concordato, obiettivo di qualunque Stato di diritto e società civile.
A parte le considerazioni giuridiche sulla natura di trattato internazionale dei Patti Lateranensi, dai quali non si può dare la “disdetta” dalla sera al mattino senza che si verifichino pesanti ripercussioni, lo vediamo a cosa stiamo andando incontro: se non ci diamo una mossa, nel giro di qualche decennio molti dei valori cristiani, e anche molti dei valori umani e naturali che il cristianesimo ha sempre difeso saranno fuori legge, la loro affermazione costituirà reato e non ci sarà libertà di parola o di espressione da invocare come scriminante perché la dittatura del relativismo avrà fatto dell’anticristianesimo il proprio dogma assoluto.
In “Rapporto sulla Fede” Joseph Ratzinger diceva che la storia dell’uomo è già salva, di questo possiamo essere certi grazie alla morte di Cristo in croce e alla Sua Resurrezione, ma è la gravità del prezzo che ancora non è stata stabilita, e questa dipende da noi e dalla svolta che imprimeremo alle nostre vite e alla vita della comunità ecclesiale. Meditiamo le sue parole e, ancora più, meditiamo l’invito della Regina della Pace che ci implora da anni di deciderci per la conversione.

gemma ha detto...

non ho nulla da aggiungere alle vostre considerazioni, che condivido, salvo il fatto che quando gli interventi di alcuni giornalisti diventano troppo livorosi e trasudano odio, smetto di leggerli. Chi usa certi toni credo che abbia esaurito altre argomentazioni e sia il primo a non essere in grado di dialogare con nessuno.

Luisa ha detto...

Pure io,come Gemma, sono sempre piu tentata di cessare di leggere gli articoli di certi giornalisti di cui si conoscono le posizioni intolleranti e direi ottuse. Quando si arriva a un tale grado di astio, odio, non si tratta più di una sana controversia, che ha il diritto di esprimersi. Scusatemi la volgarità, ma mi sembra che certi giornalisti si installano in un vomitorium per scrivere i loro articoli, non possono digerire che il Santo Padre continui e continuerà con coraggio a ricordare a noi tutti, e non solo ai cattolici, certi valori fondamentali sempre più dimenticati.
Le parole di Benedetto XVI non sono cibo gradito , nè musica gradita alle orecchie di molti che non possono che reagire con una violenza direttamente proporzionale alla loro paura dell`influenza che il messaggio del Santo Padre esercita e eserciterà sulla popolazione.
Eppure è anche importante , e ringrazio Raffaella di passarci l`informazione, conoscere gli argomenti di questi accaniti anti-Benedetto XVI, non tanto per rispondere alla violenza con la violenza, non fosse che verbale, ma ,come ce lo insegna il Santo Padre, calmamente ma fermamente, riaffermare ciò in cui noi crediamo.
Il mio grazie va a Raffaella che ci offre lo spazio per dare la nostra testimonianza.

Anonimo ha detto...

Grazie per le vostre acute osservazioni.
In particolare, vorrei ringraziare Lapis per avere riportato la sua esperienza personale e ampi "stralci" dell'articolo di "Europa". Prendo atto del fatto che, per la stampa, i cattolici si dividono in due categorie: i democratici e gli integralisti. Bella semplificazione, complimenti!
Personalmente non credo di essere un'integralista perche' ubbidisco al Papa.
Io mi chiedo: ma perche' questi cattolici democratici non smettono di dichiarare cio' che la stampa vuole sentirsi dire? Certo! E' facile fingere di essere aperti al dialogo quando si e' in pensione e si vive all'estero!
Il Papa non ha scelto una strada facile, ma non aveva alternative. La crisi della fede e' piu' che evidente e nascondersi dietro un dito o, peggio, fare finta di essere misericordiosi, non aiuta certo il progresso della societa'.
Ciao Raffaella

Luisa ha detto...

Vi suggerisco di leggere su Zenit, l`articolo sulla riflessione del Cardinal Biffi che presenta l`anticristo secondo il filosofo russo Solovev.