21 giugno 2007

"Gesu' di Nazaret". Mons. Fisichella: un libro che provoca


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di Massimo Tedeschi

«Questo libro è una grande provocazione a riflettere, a dare spessore alla nostra ricerca. Davanti a questo Gesù non si può rimanere neutrali, bisogna avere il coraggio di dare una risposta. Il libro di papa Benedetto ti provoca».
Con queste parole mons. Rino Fisichella, 56enne rettore della Lateranense, vescovo ausiliare di Roma, «cappellano» di Montecitorio, teorico della riscoperta dell’identità cristiana, ha sintetizzato il suo giudizio del libro di Joseph Ratzinger «Gesù di Nazaret».
L’ha fatto davanti a un auditorium di San Barnaba stracolmo di persone - molti i giovani - che hanno risposto con calore all’iniziativa della Fondazione San Benedetto: una presentazione del libro del Papa (ormai un best seller planetario) introdotta da Graziano Tarantini, presidente della Fondazione e della Cdo, e in cui è intervenuto anche Claudio Morpurgo, vice-presidente dell’Unione comunità ebraiche italiane.
Applauditissimo, mons. Fisichella ha tenuto un’autentica lezione: nitida nel linguaggio, lineare nell’architettura, tagliente in alcuni passaggi. «Oggi come nell’antichità - ha sottolineato il presule - ci chiediamo cosa abbia portato Gesù. Non ha portato la pace, non il benessere, non un mondo migliore. E allora cosa ci ha portato? La risposta è: Dio. Gesù ci ha portato Dio. Questo uomo di duemila anni fa ha una parola che rimane viva, nella quale vogliamo continuare a tuffarci. E non ci ha fatto conoscere solo il nome di Dio, come era già avvenuto sul Sinai, ma noi crediamo che ci abbia fatto conoscere anche il volto di Dio».
Inoltrarsi nella lettura di questo libro che Ratzinger ha iniziato da cardinale e concluso da Papa, significa approdare ai fondamenti della fede cristiana. E la lezione di Fisichella è stato ieri un lucido ripercorrere i «fondamentali» del cattolicesimo.
Dopo i ringraziamenti a chi aveva reso possibile l’incontro, e in particolare «all’amico on. Adriano Paroli», il rettore della Lateranense ha sottolineato la necessità del dialogo interreligioso. La religione, ha ricordato Fisichella, non chiama a vendette o guerre sante (come fa il fondamentalismo), ma neppure accetta che si considerino «norma di coscienza le proprie opinioni» (come fa il relativismo): «Dio esige il contrario, il risveglio interiore che nasce dal suo silenzioso parlare, ed esige persone che hanno fame e sete di giustizia».
Ma la visione di Fisichella non è edulcorata o conciliante: laicismo e relativismo vengono definiti, senza esitazione, «i mali del nostro secolo». Anche per questo il Gesù di Ratzinger è attuale, «parla al mondo di oggi». Visione conservatrice? Nient’affatto, perchè nel pensiero del papa tedesco «Gesù ha un valore universale, riesce a dare spiegazione a ogni uomo», esattamente - ricorda Fisichella - come sanciva il Concilio Vaticano II nella Gaudium et Spes.
Fisichella colloca l’opera di Ratzinger in un duplice contesto. Anzitutto quello creato da libri di larga diffusione come il Codice da Vinci con cui «un ateo ha voluto insegnare a noi cristiani in chi e come credere». Ma, polemizza il rettore della Lateranense, «la scienza non è determinata dalle copie che vengono vendute. La scienza costa fatica, si racconta con argomentazioni e non con slogan. Teologi non ci si improvvisa. Essere cristiani - scandisce il vescovo-teologo - non è frutto di manipolazione ma scelta di libertà, di chi è alla ricerca della verità. Il libro di Benedetto XVI usa gli strumenti dell’ermeneutica per dare una risposta solida».
C’è un secondo contesto in cui si colloca il best-seller papale, ed è quello della ricerca storico-critica attorno a Gesù di Nazaret. Una figura, premette Fisichella, da accostare con la categoria del «mistero», come suggeriva il filosofo Romano Guardini, e sapendo che l’asserto secondo cui «Gesù è il Cristo» è il cuore della teologia. Il libro di Ratzinger si colloca al culmine di una stagione di studi che ha messo in discussione il dogma della demitizzazione e ha riscoperto la storicità di Gesù. «Gesù - ripete Fisichella con il Papa - non è un mito. È un uomo di carne e sangue. L’incarnazione è lo scandalo e il paradosso che manifesta il mistero di fronte a cui ci troviamo».
Un mistero che è possibile indagare grazie ai Vangeli che «hanno un profondo contenuto storico», custodito e proclamato dalla voce della Chiesa pioichè «la scienza da sola non può offrire una spiegazione definitiva e vincolante, una certezza per cui possiamo vivere e possiamo morire».
Si colloca lì la solidarietà fra fede e ragione, fulcro della riflessione di papa Ratzinger e dello stesso Fisichella: «La storia e la fede, la fede e la ragione: ecco cosa rende vivo questo libro».
Come ammoniva Sant’Agostino «la fede se non è pensata non è nulla», ma al tempo stesso «la fede permette di allargare la ragione». Questa è l’apertura che papa Ratzinger - con il suo magistero e il suo «Gesù» - offre al mondo contemporaneo, solo che accetti di non rinserrarsi nel relativismo e nel laicismo. Che sono, appunto, i «mali del nostro secolo».

© Copyright 2007 Brescia Oggi, giugno

1 commento:

euge ha detto...

Grazie a Mons. Fisichella nessuno meglio di lui credo, abbia compreso fino in fondo l'importanza e lo spessore dei contenuti del Gesù di Benedetto XVI
Grazie di tutto cuore
Eugenia