8 dicembre 2007

Viaggio nella «galassia» dove l’etica cristiana ispira anche la biomedicina (malattie della pelle e farmaci antitumorali)


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Viaggio nella «galassia» dove l’etica cristiana ispira anche la biomedicina

A fianco della cura delle malattie della pelle, crescono la ricerca sui farmaci antitumorali e i poli di formazione per chi si laurea in scienze sanitarie

Quando il fondatore Luigi Monti, a fine Ottocento, acquistò un terreno nella campagna romana per dare uno spazio di riposo ai suoi confratelli infermieri, non avrebbe mai pensato che proprio lì sarebbe sorto un grande ospedale dermatologico. Tra un momento di preghiera e un lavoretto nell’orto, i confratelli incontrarono numerosi pastorelli malati di diverse patologie della pelle. Nacque così, protagonista il religioso Antonio L. Sala, la grande avventura dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata.
L’Idi è un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (www.idi.it), che ebbe nel trentino fratel Emanuele Stablum il primo insigne medico del quale è stata promossa la causa di beatificazione. L’Idi negli ultimi anni ha sviluppato un vasto progetto in tutti i campi collegati al mondo della salute: la cura, innanzitutto, ma anche la formazione e la ricerca.
Acquisito dalle Suore di San Carlo di Nancy l’omonimo ospedale generale sulla Via Aurelia, la Congregazione ha aperto nella capitale il polo di formazione sanitaria 'Padre Monti', oggi uno dei principali centri d’Italia per chi vuole conseguire una laurea in scienze infermieristiche o in fisioterapia. In questa prospettiva si colloca l’acquisizione del Nerviano Medical Sciences, uno dei maggiori centri di ricerca sui farmaci antitumorali in Europa. Lo sviluppo e l’avanzamento del Centro, avvenuto nell’ultimo decennio, con il passaggio da un approccio tradizionale della ricerca, di tipo chimico, a un approccio di tipo molecolare, ha attirato un elevato numero di ricercatori italiani e stranieri altamente qualificati.
Nel 2004, a Tirana, apre i battenti l’Università Nostra Signora del Buon Consiglio (www.unizkm.edu.al), che oggi gestisce sette corsi di laurea e un master in convenzione con quattro atenei statali italiani (Bari, Roma Tor Vergata, Milano e Bologna). Le lezioni vengono effettuate prevalentemente in lingua italiana e i titoli di laurea sono congiunti, quindi con valore anche in Italia ed Europa. Nel corso del solo anno 2007 saranno 300 i docenti italiani che si sono recati a Tirana per attività di insegnamento in quella che si presenta come la più grande operazione universitaria italiana all’estero. Da poco più di un anno la società Elea è entrata nel pianeta montiano. Si tratta di un’azienda con otto sedi, leader nella formazione informatica; recentemente ha costituito a Bologna un Centro studi a servizio della pastorale del lavoro della diocesi. Fondata da Adriano Olivetti nel 1979, Elea è un punto di riferimento nella formazione continua (www.elea.it).

© Copyright Avvenire, 7 dicembre 2007


Fisichella: a Nerviano ricerca coraggiosa

DI RINO FISICHELLA *

Ho visitato per una giornata intera il grande centro di ricerche Nerviano Medical Sciences, nei pressi di Milano. È stata una vera immersione in uno dei campi più interessanti della ricerca contemporanea. Ho trovato 700 persone che lavorano a pieno ritmo in ambito farmaceutico per la individuazione di molecole antitumorali, abbracciando un ventaglio amplissimo di saperi, che provocano domande sui grandi temi della bioetica. Il Centro di Nerviano rappresenta un’espressione esemplare dell’impegno del mondo cattolico in campo scientifico, non solo da oggi, attraverso l’intelligenza di scienziati laici e consacrati. Nel corso della visita ho potuto vedere sofisticati laboratori e confrontarmi con i ricercatori condividendo lo stupore di fronte alla complessità della vita umana, la insondabilità del suo mistero, l’apertura alla trascendenza. Si tratta di un’iniziativa assunta dai religiosi di Padre Monti, meritevole di attenzione e supporto per far fronte ai molteplici aspetti di una simile impresa. Per questo motivo stiamo studiando possibili forme di collaborazione fra il centro di Nerviano e la Pontificia Università Lateranense. Il Nerviano MS è senza dubbio un centro di ricerca farmaceutica del nostro Paese, che non può che procurare soddisfazione per il contributo dato nella cura dei tumori con la scoperta di molecole che, tuttora, costituiscono la struttura portante dei protocolli di chemioterapia. Il valore di un’opera come questa non è solo scientifico, economico e politico, ma anche ecclesiale. Il mondo cristiano non teme di inserirsi nei gangli vitali della società umana, laddove si gioca la tutela della dignità della persona e si prospettano gli scenari futuri. È questa un’espressione della 'fantasia creativa' a cui i cristiani nelle loro varie articolazioni dell’impegno apostolico sono chiamati. Penso che dovremmo essere grati alla Congregazione del beato Padre Monti per la sua disponibilità nell’assistenza ai malati che si apre alla passione per la ricerca. È uno dei modi più espressivi per corrispondere al carisma originario.
L’iniziativa di Nerviano, con la sua apertura a sviluppare la produzione farmaceutica anche a favore delle popolazioni più povere del mondo, esprime la sensibilità della dottrina sociale cattolica per un’economia del bene comune, facilitando l’interscambio commerciale equo e libero da vincoli ingiusti.

* rettore della Pontificia Università Lateranense - Roma

© Copyright Avvenire, 7 dicembre 2007


La Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, fondata a Roma nel 1857, sta celebrando i suoi 150 anni

Parla il superiore generale padre Aurelio Mozzetta: «La nostra tradizione è caratterizzata da due aree di intervento: la cura dei malati e l’accoglienza dei più giovani. Guarire e formare, dare salute e salvezza»

«Padre Monti e noi, sospinti dalla carità»

Da quindici anni pa­dre Aurelio Moz­zetta è il superiore generale della Congrega­zione dei Figli dell’Imma­colata Concezione, che ha celebrato il 150° di fon­dazione, avvenuta a Roma nel 1857. Erano gli anni dell’Immacolata - spiega padre Aurelio, 55 anni, ro­mano Pio IX aveva pro­clamato il dogma nel 1854 e quat­tro anni dopo vi furono le appari­zioni di Lourdes, in Francia.
Nel segno dell’Immacolata il mondo cat­tolico dell’Ottocento ha vissuto un’e­popea di bene.

La vostra comunità si sente ancora attuale?

«Adesso sentiamo la forza che deri­va da un’esperienza significativa e consolidata nel tempo, ma la Con­gregazione è ancora giovane, so­prattutto se teniamo conto che ne­gli ultimi anni il numero dei suoi membri è raddoppiato. Siamo 'in­tra gentes', immersi tra popolazio­ni molto diverse del mondo».

Eppure non sono tempi facili per gli Istituti religiosi, vero?

«Facile o no, questo è il tempo che Dio ci ha donato, il nostro tempo. È qui ed ora che noi dobbiamo espri­me la passione per il Vangelo che ci anima. La nostra è una piccola e­sperienza di Chiesa, ma senza dub­bio molto interessante».

In particolare?

«Il fondatore, Luigi Maria Monti, un consacrato mai divenuto prete, era fi­glio di contadini, con la terza ele­mentare. Quindi niente che potesse dargli il prestigio che a volte è ne­cessario per avviare iniziative nuove. Il suo profilo è disarmante: niente ruoli ecclesiastici, niente sangue blu, niente titoli di studio da esibire. Di­ceva di se stesso: 'Sono un po­ver’uomo illetterato che il Signore ha adoperato'».

Quali elementi caratterizzano la Congregazione come una novità all’interno della Chiesa?

«Tutti i carismi contengono una propria originalità che, collocan­dosi in un preciso contesto e in u­na determinata esperienza storica, rivela caratteristiche specifiche. Il carisma montiano è senza dubbio segnato dalla sua natura di comu­nità mista tra consacrati laici e con­sacrati preti, dove vige la totale pa­rità di diritti e doveri, a parte quan­to è proprio nel ministero esercita­to da ciascuno».

Quale è, dunque, il campo di a­zione dei vostri religiosi?

«Noi siamo dei lavoratori consacra­ti, operai per il Vangelo. Siamo uo­mini, e donne, cresciuti in questa passione che ci spinge. Potremmo definirla passione di carità. Di qui i vari settori di intervento, nei quali vogliamo manifestare l’amore che Dio ha per le sue creature. Non sia­mo i migliori e nemmeno esenti da limiti, ma ci crediamo».

Si possono fare degli esempi?

«La nostra tradizione nella carità è caratterizzata da due aree di inter­vento: la cura dei malati e l’acco­glienza dei più giovani. Guarire e for­mare, dare salute e salvezza. Per l’a­rea sanitaria abbiamo alcuni punti di riferimento: l’Istituto Dermopati­co dell’Immacolata e l’Ospedale San Carlo di Roma, Villa S. Margherita di Montefiascone (Vt), la Idi Farma­ceutici di Pomezia. Più recente è l’im­pegno nella ricerca farmaceutica a­vanzata, attraverso la società 'Ner­viano Medical Sciences' in provin­cia di Milano. Per l’area educativa: il complesso di attività che fanno ca­po a 'PadreMontiSud' (Calabria, Si­cilia, Sardegna), la scuola professio­nale Padre Monti di Saronno (Va) ed Erba (Co), la formula cooperati­va di 'Gardascuola' ad Arco (Tn), la nuova acquisizione della Società di formazione Elea, la parrocchia Im­macolata Concezione di Milano».

Dall’Italia all’Albania, dove un for­te significato sta assumendo la re­cente iniziativa universitaria e o­spedaliera. A che punto siamo?

«L’attività, ormai consolidata, del Po­liambulatorio Padre Monti di Tira­na, con le sue quarantamila presta­zioni sanitarie all’anno; la recente nascita dell’Università Nostra Si­gnora del Buon Consiglio che oggi ha 750 studenti e la prossima ripre­sa dei lavori di costruzione dell’o­spedale, danno alla nostra presenza in Albania un valore notevole: siamo davvero entrati in un progetto-Pae­se, dopo aver anche gestito progetti di emergenza, come il campo di 800profughi kosovari per oltre un an­no ».

E nel mondo?

«In Argentina c’è una notevole attività educativa scolastica, con oltre seimila studenti. In India, si stanno sviluppando scuole, centri per disa­bili, strutture sanitarie. Altrettanto nei vari Paesi africani, in Corea e in Filippine, dove sorgono ospedali, scuole, iniziative a favore delle po­polazioni emarginate come i Pigmei. Nei tre Paesi del Nord America cre­sce soprattutto l’attività di pastorale parrocchiale, una realtà abbastanza nuova per noi, unitamente alla pa­storale ospedaliera svolta dai cap­pellani ».

Il lavoro sembra molto, ma gli o­perai sono sempre pochi.

«Come dicevo il numero dei religiosi è raddoppiato. Più critica è la situa­zione italiana, ma il mio costante in­vito è questo: torniamo a chiamare! Proprio intorno a tale indicazione abbiamo impostato il progetto dei prossimi tre anni. Ma non dimenti­chiamo che l’essere 'pochi' è un cri­terio spesso presente nella Bibbia».

Intanto?

«Intanto evitiamo di continuare a piangere sui difetti del nostro tem­po. Esso nasconde un’inquietudine di senso che non può non tradursi in un movimento vocazionale, che dovrà vederci 'felici di appartenere a Dio' e più convinti protagonisti, assieme ai fedeli laici, che sono la grande risorsa di questo millennio. L’ultima comunità l’abbiamo posta a Lourdes, che l’anno prossimo ce­lebra il 150° delle apparizioni: con questo atto vogliamo rinnovare la nostra vocazione mariana, perché Maria è stata la più bella immagine di Gesù».

© Copyright Avvenire, 7 dicembre 2007

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