14 gennaio 2008

Oscurantismo laicista: alla Sapienza di Roma si ha paura del pensiero del prof. Ratzinger (Stefano Zecchi per "Il Giornale")


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OSCURANTISMO LAICISTA

di Stefano Zecchi

La chiamano «Università», ma la sola parola non significa niente, almeno nel senso che generalmente le attribuiamo. Dovremmo dire: Università degli Studi, e la specificazione è fondamentale per comprendere la funzione dell’istituzione accademica, luogo di ricerca e di approfondimento di tutte le discipline dello scibile umano. Universitas Studiorum è sempre stato sinonimo di libertà, di confronto tra diverse visioni del mondo, punto di riferimento della formazione dei giovani attraverso l’insegnamento di maestri che amano la ricerca della verità

L’Università degli Studi di Padova accolse Galileo Galilei e fu orgogliosa che nel proprio ateneo lo scienziato potesse far conoscere e sostenere le sue teorie, avversate dal dogmatismo ecclesiastico. In quell’Università è ancora conservata con devozione la cattedra da cui insegnò Galilei, e gli studenti di Padova, quando si laureano, le rendono simbolicamente omaggio, quasi un giuramento di fedeltà alla propria autonomia di pensiero.

A Roma, 63 professori dell’Università degli Studi, detta La Sapienza, firmano un proclama con cui si pretende che il Pontefice, il teologo e filosofo Joseph Ratzinger, non metta piede in quell’ateneo, per tenere una sua lezione.

E, come pecore, un numero considerevole di studenti si dichiara disposto a seguire quei suoi 63 docenti, pronto ad occupare l’Università, a picchettarla, come si fa durante lo sciopero di una fabbrica, per impedirne l’ingresso al prof. Ratzinger.

L’arroganza e la violenza culturale di questa presa di posizione si commentano da sole. Ciò che sconcerta è il degrado della laicità e il suo arroccamento dogmatico.

È fin troppo ovvio che l’Università degli Studi è il luogo più opportuno per il confronto delle idee: ma come sempre, sulle cose ovvie non si riflette, e così si dimenticano le verità più semplici.

Alla Sapienza di Roma si ha paura del pensiero del prof. Ratzinger e del messaggio del Pontefice. I 63 professori di quell’ateneo temono il confronto di idee diverse dalle loro. Probabilmente sono anche preoccupati dal fatto che i loro studenti possano essere corrotti dalle parole del Pontefice e che le loro menti vengano pervertite. Tanto timore per difendere il pensiero laico dall’ottusità religiosa.

Se questa è l’eredità di due secoli di Illuminismo c’è da ridere o da piangere, a seconda del valore che si attribuisce a quella filosofia. In ogni caso una bancarotta.

In fondo, quei 67 professori della Sapienza sono la prova vivente del fallimento e dell’inconsistenza di un pensiero che non ha la forza e la tensione morale di misurarsi con il pensiero del Pontefice. Un pensiero in crisi o decadente, incapace di cogliere le tensioni, le aspirazioni, le utopie, le speranze del nostro tempo.

Come al tempo di Galilei.

Ma allora era il pensiero cristiano ad essere chiuso in un dogmatismo che non riconosceva il valore delle esperienze scientifiche. Il cardinale Bellarmino non volle guardare attraverso il cannocchiale di Galilei il meraviglioso significato di un nuovo mondo.

Alla Sapienza di Roma non si vogliono ascoltare oggi le parole di Ratzinger. Le parti si sono capovolte: dove un tempo c’era esperienza di verità oggi c’è dogmatismo, dove un tempo c’era paura dogmatica oggi c’è un pensiero capace di dialogare con la realtà del mondo, soprattutto con i giovani.

Forse si troverà una soluzione diplomatica e non ci saranno barricate vetero-sessantottine ad impedire al Pontefice di varcare le porte della romana Sapienza. I difensori del dogmatismo laicista piegheranno la testa, ci sarà qualche patetica contestazione studentesca e poi tutto si risolverà in un Ballarò televisivo.

Tuttavia se davvero il Pontefice non potrà fare lezione all’Università di Roma o egli stesso riterrà più opportuno rinunciarvi per non surriscaldare le ostilità laiciste, suggerirei al rettore dell’Università degli Studi di Padova di invitare il Pontefice a tenere la sua lezione dalla cattedra di Galilei.

© Copyright Il Giornale, 14 gennaio 2008 consultabile online anche qui

Professor Zecchi, Le ho sempre voluto bene...oggi gliene voglio di piu' :-)
R.

7 commenti:

lapis ha detto...

davvero un articolo molto ben scritto dal prof. Zecchi, che senza troppi giri di parole va al cuore del problema: la paura. Paura, l'ho già detto e lo ripeto, di un Papa che sa far camminare insieme fede e ragione, quest'ultima ritenuta per troppo tempo monopolio della sola scienza (o forse dovrei dire scientismo).
Perché in fondo è la ragione la vera materia del contendere. Finché una religione si propone come fuga dalla realtà, come necessità personale e soggettiva di una dimensione irrazionale non ingombra nemmeno più di tanto e allora è tutto sommato ben accetta anche agli espononenti atei della scienza e della filosofia, che possono additare un credo religioso alla stregua di un oroscopo. Ma quando la fede viene presentata non come un "credo quia absurdum" bensì un credo quia credibile, e Papa Benedetto è maestro nel proporre la nostra fede come opzione ragionevole, ecco che fra i suddetti esponenti serpeggia la paura che la scommessa cristiana torni ad affascinare i cuori e le menti più del meccanicismo e del determinsimo atei. E allora, a chi sembra avere pochi argomenti, non resta che la reazione scomposta.

brustef1 ha detto...

Approvo totalmente questa considerazione. Sottolineo ancora come per le teste d'uovo sia impossibile vivere serenamente l'ateismo, che diventa misoteismo aggressivo e furioso. Perché?

paola ha detto...

Assolutamente d'accordo con Zecchi questo Papa è troppo grande e fa paura il confronto

Anonimo ha detto...

Io non sono d'accordo con questo articolo! E ne con i commenti favorevoli verso l'articolo in questione. La volontà di esprimere la propria contrarietà alla visità di Ratzinger è un atto di libertà!
Il fatto di non voler accettare la visità di un papa cattolico, non è sinonimo di ateismo, anzi il contrario, per una società composta da persone che professono altre religioni è rispettoso e riguardoso evitare di imporre una presenza che turberebbe e offenderebbe la fede di studenti e professori di fede o credenze differenti. Le istituzioni pubbliche dovrebbero mantenersi laiche sotto molti aspetti.

Anonimo ha detto...

Non e' atto di liberta' ma becero oscurantismo impedire al prossimo di parlare!

Anonimo ha detto...

Probabilmente non avete cognizione dell'espressioni che utilizzate!
Ratzinger è sempre presente nei telegiornali e mi sembra che abbia ampi spazi e modi altrettanti numerosi per dar sfoggio dei suoi pensieri! La parola certo non gli manca, e ne gliela si toglie, visto che siamo inondati dalle sue apparizioni in TV.
La sua presenza in questo caso, è un imposizione, e ciò che è imposto è una costrizione e una violenza, per chi la subisce.

Anonimo ha detto...

Probabilmente la S.V. non ha cognizione del fatto che il Papa e' stato invitato alla Sapienza!
Non aveva intenzione di presentarsi senza invito. La maleducazione italiana ha fatto in modo che diventasse ospite sgradito...