13 gennaio 2008

Riccardi: contro Ratzinger una parodia scontata ed avvilente del '68 (Corriere della sera)


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Riccardi: contro Ratzinger una parodia del '68

Paolo Conti

ROMA — «Sono molto preoccupato per la visita di Benedetto XVI all'università "La Sapienza" del 17 gennaio. Mi sembra che il campus universitario romano, quarant'anni dopo il '68, rappresenti ancora un punto di tensione. Non vorrei che la presenza del Papa fosse il pretesto per una scontata, avvilente parodia, appunto, delle contestazioni del lontano 1968».

Andrea Riccardi parla in una doppia veste: da fondatore della Comunità di Sant'Egidio e da docente di Storia contemporanea all'università di Roma Tre. Ai suoi occhi di studioso e storico del cristianesimo, l'appuntamento del Papa all'università si innesta nel solco dei rapporti tra il Pontefice e la città di cui è vescovo. Quindi con la recente polemica del discorso di Ratzinger agli amministratori romani.

Ma continuiamo sulla vicenda dell'università, Riccardi. Qual è il suo timore?

«Che in un'occasione si vogliano colpire tre obiettivi. Cioè il Papa, Veltroni e il ministro Mussi. Purtroppo certe frange di disagio non hanno ora obiettivi precisi. Cosa c'è di meglio di una manifestazione contro tre personaggi tanto rilevanti, proprio all'inizio di un anno accademico?».

Sensazione di fondo?

«Tristezza, perché un'eventuale protesta non sarebbe nulla di diverso dalla citazione, in chiave appesantita dalle circostanze, della più squallida goliardia».

Ma non c'è solo il problema degli studenti. Molti docenti hanno fatto conoscere già il loro dissenso:

«Se un Papa, o chiunque altro al suo posto, non può far visita tranquillamente alla più antica istituzione universitaria romana, allora vuol dire che l'università italiana non è libera. E ciò è molto grave. Non ci dimentichiamo che eliminare la serenità negli atenei significa fatalmente l'inizio di un processo di violenza che poi interesserà tutte le pieghe della società».

Cosa suggerirebbe, Riccardi, a chi ha il potere di decidere? Cioè ai vertici universitari, ai responsabili del Comune, a chi è vicino a Benedetto XVI?

«Di tener duro. Di andare avanti col programma con molta dignità. L'università "La Sapienza" non è un simbolo da poco. E al di là della figura del Papa, sarebbe comunque pronto un bel teatro mediatico. Un po' come avviene con le periodiche contestazioni all'apertura della Scala di Milano: ma destinato a un impatto ben maggiore ».

Il Papa visita l'università romana dopo la polemica dei giorni scorsi. Qualcuno ha sbagliato, anzi «ha pasticciato », come ha scritto sul Corriere della Sera Massimo Franco?

«Il Papa è anche Vescovo di Roma e quindi non parla da estraneo. Ratzinger conosce la città per averla vissuta per ventisei anni nelle strade e non nei salotti.
Forse c'è stata la coincidenza della parola "degrado", usata anche dall'opposizione a Veltroni, soprattutto da An».

Sarebbe stato meglio evitarla?

«Si poteva evitare tutto, anche la visita di Veltroni... Battute a parte, ho riletto il discorso ed è giusto ciò che si dice. Cioè che la parte più rilevante era quella legata all'emergenza educativa ».

C'è chi parla di una Ratisbona- bis...

«Attenzione. Questo Papa scrive da solo i discorsi. Su Ratisbona non ha fatto marce indietro, ha solo spiegato che non voleva attaccare l'Islam ma compiere un ragionamento storico. Anche qui non c'è stata una "smentita" ma solo la manifestazione di "stupore" per interpretazioni politiche strumentali. Non c'è stata nessuna "spallata a Veltroni". Tutto è stato inevitabilmente amplificato perché il sindaco ora coincide col segretario del Partito democratico».

In quanto alle piaghe di Roma?

«Si perde troppo spesso la memoria. Anche noi di Sant'Egidio, e ci fanno passare per filo-veltroniani, parliamo dei problemi della città. E in passato tanti Papi, da Paolo VI con Amerigo Petrucci a Giovanni Paolo II con Pietro Giubilo, puntarono il dito sui drammi della Capitale. Piuttosto girerei tutto in chiave positiva».

Come, professor Riccardi?

«Organizzerei un nuovo convegno sui Mali di Roma, sul modello di quello del 1974. Coinvolgerei Campidoglio, Chiesa, i privati interessati alla rinascita della città. E tenterei di individuare una via d'uscita ai problemi. Questo, sì, sarebbe un modo utile e costruttivo di confrontarsi».

© Copyright Corriere della sera, 13 gennaio 2008

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