20 febbraio 2008

La Chiesa non conta i voti pesa le idee (Di Giacomo per "La Stampa")


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La Chiesa non conta i voti pesa le idee

FILIPPO DI GIACOMO

Gli anni passano, il Concordato resta. E mentre le istituzioni italiane e vaticane solennizzano la ricorrenza della Conciliazione, è probabile che alcune delle nostre migliori penne si stiano preparando a stilare l'ennesimo bollettino medico-clericale. Perché, a leggere i giornali delle due ultime settimane, è lecito sospettare che a ogni incontro italo-vaticano, specie in mesi vicini all'ennesima tornata elettorale, l'intero collegio episcopale italiano, compresa la parte residente in Vaticano, sia ancora una volta soggetto a una ormai cronica sindrome ansioso-depressiva.
Il fastidioso stato mentale dell'episcopato nazionale sarebbe causato da una ventennale e stratificata preoccupazione: l'insoddisfatta voglia di ricompattare il voto cattolico, per farlo poi confluire all'interno della formazione «gradita», di volta in volta e a seconda del referente di turno, al Vaticano oppure ai vescovi. Così abbiamo letto che per ottenere il tanto aureo risultato, Bertone e Bagnasco sarebbero stati condannati alla coabitazione con Ruini, «missus dominici» per vocazione ed elezione. Un'altra scuola di pensiero preferisce vedere l'ex presidente dei vescovi italiani operare fulminee e micidiali scaramucce contro l'asse politicamente inesperto di Bertone-Betori. I fautori dell'ennesimo «Zentrum» in salsa ecclesiastica, invece, li vedono tutti e tre appostati sugli spalti della segreteria di Stato e della Cei, pronti a puntare gli obici contro integralisti di destra e di sinistra.

La politica secolarizzata

Ma basterebbe leggere quanto viene detto, con pazienza e persino con garbo, da Avvenire e dall’Osservatore Romano per comprendere - è questa forse la vera novità del momento politico che stiamo vivendo - quanto la Chiesa italiana sia praticamente concorde nel ritenere che l'importante sia pesare le idee e non contare i voti.

I cattolici sono stati i primi, con la diaspora dalla Democrazia cristiana, a secolarizzare la politica del nostro Paese. Chi, durante le ultime legislature, ha visto nelle coalizioni liberal-conservatrici l'espressione più vicina alle scelte cattoliche, ha fortemente contribuito a orientare il centrodestra verso politiche più vicine alla Chiesa.
Di converso, la secolarizzazione degli ex di Botteghe Oscure sarebbe stata possibile senza la presenza, nella coalizione di centrosinistra, di un partito come la Margherita, la casa dei cattolici che, pur non volendo votare per il centrodestra, non volevano neppure sposare in toto le ragioni della cultura socialista? La Margherita, dopo aver eliminato spinte conservatrici ed eccessivi tecnicismi, è stato in questi anni il vero partito di centro in senso cattolico, capace di cogliere in velocità i cambiamenti del mondo contemporaneo, mantenendo con coerenza il profilo di un partito laico, non soggetto agli apparati, moderno ma attento alla tradizione.

La questione postcomunista

Se oggi è possibile affrontare in Italia una «questione postcomunista», cioè la secolarizzazione della cultura socialista del nostro Paese, priva del virus dell'acidume laicista che sembrava destinato a giungerci dall'Europa, lo dobbiamo agli uomini della Margherita per aver saputo, dentro «l'Unione delle contraddizioni», costruire una posizione forte e riconoscibile.
Così come non ha abbandonato i cattolici impegnati nel centrodestra, la Chiesa non ha alcun interesse ad abbandonare coloro che guarderanno al centrosinistra per votare conformemente ai loro interessi culturali, economici e sociali. Se al centro resta ancora uno spazio disponibile, è più probabile che sia per coloro che hanno proposto la moratoria dell'aborto e la conseguente enunciazione del diritto alla vita come diritto universale: due idee strepitose che stanno già liberando la politica da parole ipocrite e ideologicamente incrostate. E che potrebbero insegnare agli uomini di buona volontà dei due schieramenti perché, quando si parla di vita, non è un partito che ti fa più cristiano di un altro.

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5 commenti:

Anonimo ha detto...

condivido l'analisi di Di Giacomo, sui profondi cambiamenti , rispetto ai tempi della DC, che si sono prodotti nel rapporto tra cattolicità e impegno politico , però, valutando ex post l'esperienza dei cattolici, nella ex "Margherita" prima e nell'"Unione" poi, l'impressione generale è che ogni presa di posizione della componente cattolica in linea con il Magistero della Chiesa (penso all'esperienza della Binetti, naturalmente) sia stata energicamente contestata dagli alleati di governo (anche quelli che si dichiarano cattolici, e mi riferisco evidentemente alla Bindi). Il risultato complessivo, e, mi pare, incontestabile, è stata, in questa area politica, l'emarginazione dei cattolici in linea con il Magistero.

mariateresa ha detto...

Scusate, ma sotto i baffi (metaforici, si intende) mi scappa da ridere. Notate la frase disinteressata:
"La Margherita, dopo aver eliminato spinte conservatrici ed eccessivi tecnicismi, è stato in questi anni il vero partito di centro in senso cattolico, capace di cogliere in velocità i cambiamenti del mondo contemporaneo, mantenendo con coerenza il profilo di un partito laico, non soggetto agli apparati, moderno ma attento alla tradizione".
Ecco questi commentatori di informazione religiosa sembra che non ce la facciano più a stare zitti e devono dirla tutta sulle loro idee.Molte volte quando commentiamo gli editoriali noi,almeno io di sicuro, ci dimentichiamo di questi meccanismi.
In Italia è così. Uno strabordare della politica ovunque, credibilità della stessa zero.

Anonimo ha detto...

:-))))))))))
Senza contare il fatto che la Margherita non esiste piu'...

Gianpaolo1951 ha detto...

Tutto questo continuo cambiar nome e simbolo, serve solo a confondere le acque, che in sostanza restano sempre torbide e inquinate.
I vecchi e nuovi personaggi comunisti che vogliono rappresentare la vera “democrazia”, sono sempre gli stessi e, quando serve, non si vergognano affatto di calar la maschera e dimostrarsi per quello che sono e sempre saranno: anticlericali, arroganti e antidemocratici!
E’ inutile e da sciocchi illudersi che le pecorelle mischiate col branco dei lupi riusciranno a infondere in loro le caratteristiche miti e socievoli loro innate, saranno invece i lupi, mascherati da pecore che, al momento del bisogno, le accerchieranno e le sbraneranno.
La Binetti è stata solo un caso sporadico, per il resto - salvo qualche distinguo di prammatica – l’ovile di sinistra era pronto a sacrificare il proprio credo e certi valori irrinunciabili in nome del progresso fasullo sbandierato dalle minoranze dell’estrema sinistra!
Che Dio ci protegga da tutta questa gente che ha il coraggio di chiamarsi “cattolici adulti”!!!

Anonimo ha detto...

...E vi lascio immaginare quale sarà il trattamento riservato ai cattolici "non adulti" che militano nel nel Partito Democratico, alla luce delle odierne new entries radicali!
Saluti Carla