1 marzo 2008

Il direttore dell'Osservatore Romano scrive ai lettori dell'Eco di Bergamo...


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Ai nuovi lettori

Dopo molti decenni, con il numero di oggi "L'Osservatore Romano" raggiunge - e anzi probabilmente supera, in circostanze normali - le tirature massime della sua storia. Quando negli anni Trenta del secolo scorso, l'indipendenza vaticana consentì al giornale del Papa una libertà sconosciuta nell'Italia di allora, aggiungendo alla sua tradizionale autorevolezza quanto mancava negli organi di stampa della penisola, e favorendo così una diffusione senza precedenti della nostra testata.
La diffusione, questo è il problema. Da sempre punto dolente nella storia del giornale vaticano, la questione della sua presenza nelle edicole italiane si è aggravata nel secondo dopoguerra, e poi nell'ultimo quarto di secolo, per motivi diversi: un quotidiano di idee come il nostro, infatti, non ha vita facile in un panorama informativo variegato ma di frequente anche superficiale, e in un contesto come quello italiano, certo non ai primi posti, per convergenti giudizi, nella lettura dei giornali.
In questa situazione ecco la novità di oggi: per la prima volta nella sua lunga storia "L'Osservatore Romano" sarà distribuito ogni domenica insieme a un altro quotidiano che è una delle più antiche testate cattoliche italiane, "L'Eco di Bergamo". L'esperimento, che durerà per il momento sino alla fine dell'anno, prevede una seconda grande innovazione: il giornale del Papa - ed è la prima volta dal 1929 - si stamperà anche fuori dai confini vaticani.
E tutto avviene - nel cinquantesimo dell'elezione del predecessore di Benedetto XVI che venne dalle terre di Bergamo, Giovanni XXIII - grazie alla generosità del cattolicesimo bergamasco: della diocesi e del suo vescovo, in primo luogo, e quindi dei nostri colleghi che ogni giorno, con un impegno appassionato e convinto, fanno "L'Eco di Bergamo". Una generosità che risponde al desiderio della Santa Sede di diffusione del suo quotidiano.
E il giornale si presenta oggi, con umiltà ma con fiducia, ai suoi molti nuovi lettori. Come foglio del Papa, ovviamente: di quel vescovo di Roma che guarda e predica al mondo. Con un respiro internazionale, dunque, che si riflette anche nell'informazione culturale e in quella religiosa. Per colloquiare con tutti, donne e uomini di oggi, radicati nelle rispettive realtà. Sicuri che il male non avrà l'ultima parola, come ha promesso il Signore Gesù.

g.m.v.

(©L'Osservatore Romano - 2 marzo 2008)

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