1 marzo 2008

La Chiesa non ha il diritto di cambiare ciò che Cristo stesso ha istituito (Osservatore Romano)


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La Chiesa non ha il diritto di cambiare ciò che Cristo stesso ha istituito

Antonio Miralles

Il Battesimo, "lavacro di rigenerazione e di rinnovamento dello Spirito Santo" (Tt 3, 5), costituisce uno dei doni più preziosi di cui il Signore Gesù ha arricchito la sua Chiesa. Per suo mezzo, infatti, "siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione" (1).

Si comprende pertanto come i cristiani di tutte le epoche si siano interessati alla sua accurata celebrazione, cosicché essa corrispondesse con esattezza alla volontà originaria di Cristo stesso, e quando sono sorti dei dubbi non li abbiano minimizzati, ma al contrario abbiano cercato di garantire un vero Battesimo.

Naturalmente, in questa opera di chiarimento il Magistero della Chiesa ha avuto un ruolo decisivo. Gli interventi prima del Sant'Uffizio e poi della Congregazione per la Dottrina della Fede, negli ultimi secoli, rispondono a una tale sollecitudine; recentemente, negli scorsi due decenni, ve ne sono stati tre (2).

La presente Risposta riguarda il dubbio sulla validità del Battesimo conferito con due formule in lingua inglese nell'ambito della Chiesa cattolica. Questo particolare è significativo, perché mostra che non si tratta di una esercitazione accademica su ipotesi teoriche, ma riguarda, purtroppo, fatti accaduti in paesi anglofoni. Il dubbio, ovviamente, non concerne l'inglese, ma la formula in se stessa, che potrebbe essere espressa anche in un'altra lingua.

Non si può sminuire l'importanza della questione, perché vi è implicata la salvezza delle persone, per la quale si richiede il Battesimo, secondo l'affermazione del Signore stesso: "In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Gv 3, 5).
Da qui la missione di battezzare affidata da Gesù ai discepoli: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato" (Mc 16, 15-16).

Perciò la diffusione di espressioni che invalidano il conferimento di un vero Battesimo non può essere tollerata dalla Chiesa. Sarebbe irresponsabile minimizzare un tale pericolo, giustificandosi col pensiero che Dio può rimediare a tutte le trascuratezze umane. Invece, siamo chiamati a compiere bene ciò che Dio ha lasciato alla nostra responsabilità.

Il Battesimo conferito nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo obbedisce al comando di Gesù Cristo, riferito alla fine del Vangelo secondo Matteo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28, 19).

E la Chiesa non ha il diritto di cambiare ciò che Cristo stesso ha istituito. Perciò è invalido, perché non rispetta la volontà di Cristo, ogni battesimo che non contenga l'invocazione della Santissima Trinità con l'espressione distinta delle tre Persone con i rispettivi nomi.

Il Magistero della Chiesa ha insegnato ripetutamente lungo i secoli che il Battesimo cristiano si amministra nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Non occorre fare qui un elenco completo dei documenti magisteriali al riguardo, sia sufficiente citarne alcuni di maggior rilievo: il Tomus Damasi del 382 (3); le decretali Desiderabilem mihi di san Gregorio II (a. 726) (4) e Sacris liminibus di san Zaccaria (a. 748) (5); il capitolo De fide catholica del Concilio Lateranense IV (a. 1215) (6); la costituzione Fidei catholicae del Concilio di Vienne (a. 1312) (7); la bolla Exsultate Deo del Concilio di Firenze (a. 1439) (8); il decreto De sacramentis del Concilio di Trento (a. 1547) (9). I documenti liturgici sul rito del Battesimo non offrono varianti alle denominazioni Padre, Figlio e Spirito Santo.

Le formule sacramentali vanno esaminate in quanto vi si esprime la fede della Chiesa. Sono parole di fede, da cui derivano la loro efficacia, come sant'Agostino metteva in rilievo riguardo alla formula battesimale (10). San Tommaso d'Aquino, commentando la sentenza di sant'Agostino, afferma che le parole sono efficaci nei sacramenti non semplicemente perché sono pronunziate, ma perché esprimono ciò che è oggetto di fede (11). Ed è quello che appare nei pronunciamenti del Magistero sopra citati.

La formula battesimale deve esprimere adeguatamente la fede trinitaria: non valgono formule approssimative.

Le varianti alla formula battesimale, secondo designazioni delle Persone Divine diverse da quelle bibliche, considerate nella Risposta provengono dalla cosiddetta teologia femminista per evitare di dire Padre e Figlio, ritenute parole maschiliste, sostituendole con altri nomi. Tali varianti, però, sovvertono la fede nella Trinità.
Per esprimere in sintesi la fede trinitaria ci possiamo servire del Simbolo Quicumque, che cita il Catechismo della Chiesa Cattolica: "La fede cattolica consiste nel venerare un Dio solo nella Trinità, e la Trinità nell'Unità, senza confusione di Persone né separazione della sostanza: altra infatti è la Persona del Padre, altra quella del Figlio, altra quella dello Spirito Santo; ma unica è la divinità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, uguale la gloria, coeterna la maestà" (12). I nomi delle tre Persone divine sono quelli con cui ripetutamente sono designate nel Nuovo Testamento e nella Tradizione della Chiesa. Essi sono nomi relativi, cioè designano le Persone in quanto sono in rapporto di origine tra loro, per cui si distinguono. Infatti: "La distinzione reale delle Persone divine tra loro, poiché non divide l'unità divina, risiede esclusivamente nelle relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre" (13). Dio "è eternamente Padre in relazione al Figlio suo unigenito, il quale non è eternamente Figlio se non in relazione al Padre suo" (14), e "lo Spirito Santo è [... ] rivelato come un'altra Persona divina in rapporto a Gesù e al Padre" (15).
I nomi Creator, Redeemer, Sanctifier, oppure Creator, Liberator, Sustainer si possono attribuire alle Persone divine come appropriazione ad esse, secondo la procedura logica per cui ciò che è comune alle tre Persone si attribuisce a una di esse in quanto ha una certa similitudine con ciò che è proprio della Persona (16).

Ad esempio, l'essere Creatore si attribuisce al Padre, perché nel creare si mostra sommamente il potere divino in quanto principio dell'essere delle creature, e il potere ha una certa similitudine con ciò che è proprio del Padre nella vita intratrinitaria, ossia l'essere principio senza principio delle altre Persone (17). Ma "la creazione è opera comune della Santissima Trinità" (18).

Leone XIII insegnava in termini generali: "La Chiesa molto opportunamente è solita attribuire al Padre le opere in cui eccelle la potenza, al Figlio quelle in cui eccelle la sapienza, allo Spirito Santo quelle in cui eccelle l'amore. Non già perché non siano comuni alle divine Persone tutte le perfezioni e tutte le opere esterne; infatti "sono indivise le opere della Trinità come ne è indivisa l'essenza" (19)" (20).

L'adeguata espressione della fede trinitaria non si ha quando si designano le Persone divine con nomi comuni alle tre, pur attribuendo per appropriazione ogni singolo nome a una Persona. Ed è ciò che accade nelle formule considerate nella Risposta. Tutte e tre le Persone divine sono Creatore, Santificatore, Liberatore, Sostenitore. "Tutta l'Economia divina è l'opera comune delle tre Persone divine. Infatti, la Trinità, come ha una sola e medesima natura, così ha una sola e medesima operazione" (21). Anche la redenzione è opera di tutta la Trinità come la sua prima causa, benché il nome di Redentore sia proprio di Cristo in quanto uomo, perché nella sua umanità ha patito e morto in croce (22).
La fede trinitaria richiede l'accurata precisione del linguaggio. Se la sostituzione dei nomi delle Persone divine nella formula battesimale con altri nomi che sono propri ad ognuna di loro (Genitore, Genito e Procedente da entrambi) sollevava già dei seri dubbi nei teologi sulla validità di un tale Battesimo, e san Tommaso d'Aquino lo considerava perfino invalido (23), a maggior ragione è da ritenersi non vero Battesimo quello che è conferito con le formule considerate nei dubbi presentati alla Congregazione per la Dottrina della Fede.
La persona che realizza l'azione battesimale con una di quelle formule invalide defrauda chi riceve tale azione, e anche coloro che lo presentano qualora si tratti di un bambino, perché ciò che si aspettano è un vero Battesimo. È una grave ingiustizia che va riparata senza indugio, non aspettando più o meno a lungo, pensando all'efficacia del desiderio del Battesimo, perché va
quanto prima garantito il dono del carattere sacramentale. Infatti: "Il Battesimo segna il cristiano con un sigillo spirituale indelebile ("carattere") della sua appartenenza a Cristo. [...] Incorporati alla Chiesa per mezzo del Battesimo, i fedeli hanno ricevuto il carattere sacramentale che li consacra per il culto religioso cristiano" (24).
La rilevanza ecumenica di garantire un vero Battesimo è quanto mai chiara. In forza di esso ci chiamiamo cristiani. "Il Battesimo costituisce il vincolo sacramentale dell'unità, che vige tra tutti quelli che per mezzo di esso sono stati rigenerati" (25), anche per quelle persone che appartengono a Chiese o Comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica, per carenze che riguardano la fede, gli altri sacramenti e il governo ecclesiastico. Se una Comunità perde il vero Battesimo, fa un gran salto indietro nel cammino ecumenico, allontanandosi enormemente dal desiderato traguardo della piena comunione, che Gesù Cristo vuole (26). Tutti noi cristiani siamo chiamati a rimanere saldamente fedeli all'unità esposta molto bene dalla Lettera agli Efesini: "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (Ef 4, 5-6). Confortati da questo intervento della Congregazione per la Dottrina della Fede, i pastori devono pertanto vigilare anche su eventuali nuove formule fuorvianti.

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1) Catechismo della Chiesa Cattolica, 1213.

2) Responsum ad propositum dubium de validitate baptismatis apud communitatem "The Church of Jesus Christ of Latter-day Saints", 5 iunii 2001: AAS 93 (2001) 476; Notificatio de validitate baptismatis apud "The New Church" confessionem collati, 20 novembris 1992: AAS 85 (1993) 179; Notificatio de validitate baptismatis apud "Christian Community" Rudolfi Steiner confessionem, 9 martii 1991: AAS 83 (1991) 422.

3) "[...] ut credamus, quia in Patre et Filio et Spiritu Sancto solum baptizamur [...]" (H. Denzinger - A. Schönmetzer, Enchiridion Symbolorum definitionum et declarationum de rebus fidei et morum, [= DS], 176).

4) "In his tua dilectio teneat antiquum morem Ecclesiae: quia, quisquis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti baptizatus est, rebaptizari liceat minime" (DS 580).

5) "Si mersus in fonte baptismatis quis fuerit sine invocatione Trinitatis, perfectus non est, nisi fuerit in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti baptizatus" (DS 589).

6) "Sacramentum vero baptismi (quod ad Dei invocationem et individuae Trinitatis, videlicet Patris, et Filii, et Spiritus Sancti, consecratur in aqua) tam parvulis, quam adultis in forma Ecclesiae a quocumque rite collatum proficit ad salutem" (DS 802).

7) "Ad hoc baptisma unicum baptizatos omnes in Christo regenerans est, sicut unus Deus ac fides unica ab omnibus fideliter confitendum, quod celebratum in aqua in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti credimus esse tam adultis quam parvulis communiter perfectum remedium ad salutem" (DS 903).

8) "Forma autem est: Ego te baptizo in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti" (DS 1314)

9) "Si quis dixerit, baptismum, qui etiam datur ab hæreticis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, cum intentione faciendi quod facit Ecclesia, non esse verum baptismum: anathema sit" (DS 1617).

10) "Unde ista tanta virtus aquae, ut corpus tangat et cor abluat, nisi faciente verbo, non quia dicitur, sed quia creditur? Nam et in ipso verbo, aliud est sonus transiens, aliud virtus manens" (In Iohannis Evangelium, tr. 80, 3: CCL 36, p. 529).

11) "Sicut Agustinus dicit, Super Io., verbum operatur in sacramentis, non quia dicitur, idest, non secundum exteriorem sonum vocis: sed quia creditur, secundum sensum verborum qui fide tenetur" (Summa theologiæ, III, q. 60, a. 7, ad 1).

12) DS 75, citato dal Catechismo della Chiesa Cattolica, 266.

13) Catechismo della Chiesa Cattolica, 255.

14) Catechismo della Chiesa Cattolica, 240.

15) Catechismo della Chiesa Cattolica, 243.

16) Cfr S. Tommaso d'Aquino, Summa theologiæ, I, q. 39, a. 7.

17) Cfr S. Tommaso d'Aquino, Summa theologiæ, I, qq. 39, a. 8 et 45, a. 6, ad 2-3.

18) Catechismo della Chiesa Cattolica, 292.

19) Sant'Agostino, De Trinitate, I, 4: PL 42, 824.

20) Enc. Divinum illud munus, 9 maii 1897: DS 3326.

21) Catechismo della Chiesa Cattolica, 258.

22) Cfr S. Tommaso d'Aquino, Summa theologiæ, III, q. 48, a. 5.

23) Cfr S. Tommaso d'Aquino, Scriptum super Sententiis, IV, d. 3, q. 1, a. 2, s. 2, ad 5; Summa theologiæ, III, q. 66, a. 5, arg. 7 et ad 7.

24) Catechismo della Chiesa Cattolica, 1272-1273.

25) Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 22/2.

26) Cfr Concilio Vaticano II, Decr. Unitatis redintegratio, 4/1.

(©L'Osservatore Romano - 1 marzo 2008)

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