27 marzo 2008

Su La7 Allam racconta la sua conversione. Rosanna Armeni baldanzosa in casa (Liberazione) e remissiva in tv... (Avvenire)


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Su La7 Allam racconta la sua conversione

DI UMBERTO FOLENA

Lo ripete una, due, tre volte: «Ho adempiuto a un esercizio di libertà religiosa. La libertà religiosa dev’essere garantita anche ai musulmani che si convertono al cristianesimo e oggi vivono nascosti, in silenzio, sentendosi abbandonati».

Magdi Cristiano Allam ieri sera era ospite a «Otto e mezzo» su La7.

Chi si attendeva una sorta di 'processo' è rimasto deluso, ma c’era da aspettarselo: Ritanna Armeni ricorda certe squadre di calcio tanto baldanzose e aggressive in casa (su «Liberazione»), quanto prudenti, perfino remissive fuori casa. E lei, per di più, sembra avere il fantasma di Giuliano Ferrara appollaiato sulle spalle. Domande originali, zero.

Semmai la monotona ripetizione degli armamentari retorici delle ultime ore. A cominciare dalla «conversione spettacolare», in San Pietro nella solennità di Pasqua, mentre invece la conversione dovrebbe essere un fatto intimo da celebrare in forma riservata.

Magdi Allam si dice scandalizzato dallo scandalo: «Il mio è stato un atto lecito e pacifico, dov’è lo scandalo?
Lo so, anche alcuni cattolici si sono risentiti. Io invece non me ne vergogno e anzi sono orgoglioso del regalo ricevuto dal Papa. Perché dovrebbe essere un’aggravante?».


«Siamo in Paese libero e democratico – proseguiva sicuro Allam – non invito a nessuna guerra di religione, anzi sono favorevole a un dialogo costruttivo con le persone di fede musulmana che condividono alcuni valori di base.

Ma se penso che l’islam in sé non sia una religione della moderazione, in una società democratica mi ritengo libero di poterlo dire con franchezza e chiarezza». Ritanna Armeni ci provava: «Lei però ha detto che l’islam va combattuto in tutto…».

Allam replicava: «No, non ho mai usato il verbo combattere». «È vero, l’ho aggiunto io». «Credo nel dialogo con le persone. Una volta questo dialogo era possibile. Penso ad esempio ai tanti amici ebrei e musulmani della mia infanzia in Egitto. Al centro c’era la persona.

Dal 1967, alla persona è subentrata l’ideologia». C’è tempo anche per le moschee in Italia: favorevole o contrario? «Favorevole. Se restano luoghi di culto, e basta».

© Copyright Avvenire, 27 marzo 2008

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