21 agosto 2008

Libertà religiosa sotto attacco. L'occidente sta a guardare (Luca Volontè)


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Libertà religiosa sotto attacco. L'occidente sta a guardare

Luca Volontè

In questi ultimi giorni è riesplosa la violenza del terrorismo islamico. Inutile fingere che le cose vadano in un'altra direzione. Dieci francesi colpiti e ammazzati in Afghanistan, attentati giornalieri in Pakistan, colpita con vittime una scuola di polizia in Algeria, Fronte islamico all'attacco nell'isola di Mindanao nelle Filippine, solo per citare gli episodi più recenti. All'interno di questa recrudescenza, un'altra si avanza, quella contro i cristiani. Una trentina i cristiani abbattuti, con una violenza che ricorda la strage indonesiana, nelle Filippine, per mano del movimento «Moro», gli stessi che avevano rapito padre Giancarlo Bossi mesi fa.
In India, negli stessi giorni è stato colpito a morte, omicidio premeditato anche per le autorità, padre Thomas Pandipally, un carmelitano che si stava recando a celebrare la Messa.
Quindi violenza soprattutto islamica, ma certamente rivolta verso i cristiani o i crociati come vengono definiti i militari occidentali presenti in varie nazioni sotto la bandiera o il mandato Onu. All'inizio delle Olimpiadi era stato il presidente Usa, George W. Bush, a ricordare al gigante Cinese, quanto la libertà religiosa sia fondamentale per la crescita democratica ed economica di una nazione, tranne il francese Nicolas Sarkozy, tutti gli altri capi di Stato avevano glissato sulla questione dei diritti umani, pur di non turbare il colosso pechinese o per evitare di scoprire propri scheletri negli armadi.
Il contesto e la situazione politica mondiale che stiamo vivendo non è delle più rosee, razzismo addirittura in Sud Africa, scontri in Georgia e nel Caucaso, attentati in Medio Oriente. Il modo è in subbuglio e nemmeno le organizzazioni internazionali sembrano consentire decisioni efficaci nei tanti scacchieri di crisi internazionali.
Tre mesi orsono il Papa aveva richiamato l'Onu alla precisa responsabilità e aveva invitato ad azioni propositive per affermare e difendere i diritti umani e le libertà dei popoli, anche in quelle nazioni in cui non sono rispettati. Non vogliamo aspettarci la luna, nessuno si attende che l'Onu o l'Osce intervengano in Cina, in India, in Russia o in Iran e Siria per difendere i diritti umani delle persone. Tuttavia è lecito attendersi e lavorare per un maggior impegno dei paesi europei, di quel continente che è ricco solo della giusta cultura di diritti e doveri, di quella tradizione e civiltà che definisce la persona, un maggior impegno perché si ricostruisca al più presto un idem sentire tra le nazioni per il rispetto della vita e della libertà dei cittadini. La realtà e circostanze attuali ci invitano a seguire la via maestra da affermare, la libertà religiosa innanzitutto pare oggi la priorità assoluta.

Senza cedimenti e con determinazione, la via della costruzione di una società rispettosa della libertà religiosa è oggi percorribile solo con l'impegno occidentale ed è l'unica che possa creare condizioni stabile di soluzione dei conflitti e delle tante, troppe violenze che turbano queste settimane. Alla fine, dispiace dirlo, le polemiche sulle parole del Papa contro ogni razzismo in diversi Paesi, servono solo a evitare di prendersi le responsabilità proprie di un grande paese come l'Italia, stringersi in polemiche da cortile per evitare di partecipare alla storia dei prossimi anni.Volenti o nolenti, le vacanze sono finite anche per il Belpaese.

© Copyright Italia Oggi, 20 agosto 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Riporto una notizia d'agenzia del 13 agosto:
ARABIA SAUDITA: AVEVA CAMBIATO FEDE,ARSA VIVA DAL PADRE/ANSA
REGNO PETROLIFERO TENTA APERTURE MA INTRANSIGENZA RESTA RADICATA
(di Alessandra Antonelli)
(ANSAmed) - DUBAI, 13 AGO - La condanna non ha ammesso
appello: colpevole di essersi convertita al cristianesimo, una
giovane donna saudita e' stata data alle fiamme dal padre - che
prima le aveva tagliato la lingua. Non un padre qualunque, ma un
membro della Commissione per la promozione della virtu' e contro
il vizio, una sorta di polizia che vigila sul buon costume dei
cittadini dell'Arabia Saudita e sulla piena aderenza ai dettami
della rigida dottrina wahhabita a suon di frustate sulle gambe
per tacchi troppo alti o di arresti per incontri in ristoranti
tra uomini e donne non legati da rapporti coniugali o familiari.
Oltre alla beffa della conversione, la donna aveva aggiunto
il danno della parola, scrivendo articoli a contenuto
religioso-cristiano su blog e siti regionali.
Il brutale episodio di cronaca riportato dal quotidiano degli
Emirati Arabi Uniti (Eau) Gulf News riflette la realta' di
un'Arabia Saudita conservatrice ed intransigente e getta acqua
gelata sull'immagine di un regno petrolifero pronto ad
intraprendere qualche apertura nei confronti delle altre
religioni, imbastita dai recenti gesti dello stesso re Abdallah
Bin Abdelaziz.
Dopo la storico incontro con papa Benedetto XVI lo scorso
novembre, prima visita di un sovrano saudita in Vaticano, il
Custode delle due sacree moschee ha promosso a luglio, una
conferenza sul dialogo tra le tre religioni del Libro -
cristianesimo, giudaismo, islam.
Sebbene l'evento sia stato letto anche come una pragmatica
mossa politica-religiosa per consentire un'alleanza
interreligiosa contro un terrorismo islamico nato da
un'interpretazione deviata dell'Islam e che ha duramente colpito
anche in casa saudita, altri passi erano tuttavia gia' stati
mossi in direzione di una effettiva e concreta apertura tra
cristianesimo ed Islam: il nunzio apostolico di Kuwait, Qatar
Yemen ed Eau Mouged El-Ashem in primavera ha infatti confermato
l'esistenza di trattative in corso tra la Santa sede e le
autorita' saudite per autorizzare la costruzione di chiese
cattoliche nel regno petrolifero.
Negli altri cinque paesi del Consiglio di Cooperazione del
Golfo invece operano gia' chiese cristiane e cattoliche,
l'ultima delle quali inaugurata nel Qatar poco prima di Pasqua.
Al di la' del pragmatismo degli sceicchi rimangano tuttavia
sacche della societa' non ancora pronte a compromessi sui valori
ed i credo religiosi - sopratuttuto quando trovano spazio nelle
maglie familiari. Il padre della donna saudita bruciata viva,
riferiscono fonti vicine alla vittima e' indagato per ''delitto
d'onore'' e non omicidio - un movente che se riconosciuto
potrebbe comportare una pena non superiore ai tre anni, perche'
dettato dalla necessita' di ''lavare l'onta del disonore''
caduta sull'intera famiglia per il disdicevole comportamento
della figlia. (ANSAmed)
Saluti, Eufemia